Cose da fare:
1) Investire sulle scuole calcio; non è possibile che un istruttore di scuola calcio per insegnare ai bambini prende, quando va bene, un misero rimborso spese da € 200. Un istruttutore di scuole calcio, che deve essere preparato, formato ed aggiornato, deve riuscire a farlo come lavoro principale; ed inoltre ogni scuola calcio, dalla più piccola a quella delle grandi squadre, deve essere dotata di campo in sintetico di ultima generazione;
la questione scuole calcio è fuorviante, dato che dalle scuole calcio esci a 12 anni.
il problema magari sono i settori giovanili, quelli che culminano nelle primavere (per i club pro) o nelle juniores (per i club dilettanteschi).
e non vedo nemmeno come il "calcio di strada" possa dare nuova linfa secondo la logica del movimento non codificato e la ricerca di nuove soluzioni di tecnica individuale: è tutto molto bello e poetico, ma non sei davvero nessuno quando, daje e daje, ti sei imparato a far passare la palla in mezzo alle recchie ai soliti pischelli tuoi amici del campetto di strada.
è quando affronti i più forti che impari: principalmente a capire se sei davvero di un altro pianeta o il tuo universo è quello dell'asfalto sotto casa e delle porte fatte coi giacchetti della tuta.
che lo si voglia o no, i più forti non stanno sotto casa tua, ma nei campi delle scuole calcio e dei settori giovanili.
sempre parlando di scuole calcio, il movimento calcistico spagnolo, che trova nel real, nel barcellona e nell'atletico i principali serbatoi per le nazionali, ha una solida piattaforma proprio nell'insegnamento fin dalle giovani età.
le tre realtà più titolate della penisola iberica sono una vera e propria punta di un iceberg: si caratterizzano come tali per la grande ricchezza a disposizione, ovviamente, ma sotto di loro c'è un movimento organizzato e capillare che proviene da lontano e che affonda le radici già nelle scuole dell'obbligo, dove il
futsal (il calcio a 5) è praticamente quasi una materia.
non è un caso che la Spagna, prima di diventare una potenza assoluta nel calcio, sono già una ventina d'anni che domina la scena del calcio a 5 a livello planetario (stiamo parlando di una cosa come 2 titoli mondiali, tre secondi posti, 6 titoli europei e un secondo posto a partire dal 1996).
la federazione Spagnola tra l'altro, come sappiamo prevede le squadre B disseminate tra le varie categorie inferiori, e se è vero che non possono salire in Liga, è altresì vero che possono retrocedere, per cui i campionati che disputano sono altamente competitivi e formativi, molto più delle nostre competizioni primavera, dove ci sono sei o sette squadre di un altro pianeta e le altre abbastanza scarse, per cui il giovane che milita in una delle prime, gioca campionati in cui 3/4 delle partite vengono vinte tanto a poco contro avversari non allenanti (non è un caso che in Italia cominciano a scarseggiare forte i difensori, se è vero che la nostra retroguardia vista all'opera durante gli spareggi è composta da ultra trentenni e che non si vede alle loro spalle chi possa ricambiarli degnamente... del resto il difensore X della squadra Y che ha vinto il suo girone ed è andato alle final eight con la pippa in bocca, ma quanto può aver imparato giocando quasi tutto l'anno contro avversari che a malapena riescono a superare il centrocampo?).
stesso discorso per il calcio tedesco, in cui l'esperimento delle squadre B alimenta quel serbatoio tecnico alla base di un movimento letteralmente rinato.
in Francia, dove non esiste la logica delle squadre B, ci sono invece i centri federali che fanno capo a Clairefontaine (una sorta di Coverciano transalpina) e che formano i giovani più promettenti in età da settore giovanile (13/19 anni). qui in italia, il centro federale della figc dell'acqua acetosa è stato abolito da qualche anno e non aveva mai davvero ingranato.
in Italia tutto questo è pura utopia: in un ambiente dove le serie minori servono unicamente come lavatrici di soldi di dubbia provenienza, e dove non c'è alcuna mutualità tra i club di serie A e gli altri, in un panorama dove la sperequazione tra le risorse a disposizione del giro di squadre abitualmente nel massimo campionato e tutte le altre è clamoroso, dove retrocedere in serie B diventa un vero e proprio dramma, non solo sportivo ma anche economico, tanto che difficilmente una retrocessa si riprende il posto nel breve volgere di una stagione, anzi, abbiamo molti più casi di squadre che falliscono o che annaspano eternamente tra B e C, anche tra quelle residenti in medie/grandi città (Bari, Lecce, Brescia, Perugia, Pescara, Foggia, Parma, Verona, Venezia ecc. ecc.), in un mondo del genere, è ovvio che il primo obiettivo è non perdere e quindi calcisticamente la priorità diventa la tattica e non più la tecnica.
ci lamentiamo perché i nostri giocatori sembrano tecnicamente più scarsi di quelli spagnoli, tedeschi e francesi: non è solo una sensazione, è la realtà.
nelle scuole calcio (ed io ho fatto l'istruttore un paio di anni in una di quelle abbastanza titolate qui a Roma) la priorità già negli esordienti seconda fascia (11 anni) è la tattica: diverse volte mi è capitato di essere convocato assieme agli altri istruttori di secondi e terzi gruppi per riunioni di "aggiornamento tecnico" dove il direttore della scuola calcio ci intratteneva con lezioni sulle tattiche migliori per non andare a fare figure di m. sugli altri campi.
figuriamoci cosa avviene quando i giovani calciatori entrano nei settori giovanili, dove la cultura del non perdere è quella che viene ereditata dal 90% delle prime squadre di riferimento.
ci lamentiamo di Ventura che ha messo a cazzo i giocatori durante lo spareggio; chiediamo un allenatore con i contro c..., quando invece vediamo i titolati ct di spagna, germania o francia essere semplicemente dei discreti allenatori di club (aragones, del bosque, loew, deschamps).
è chiaro che per una squadra tecnicamente inferiore ci voglia l'allenatore top, e infatti conte non a caso lo è.
ma anche ingaggiando l'ancelotti della situazione, la questione non cambierebbe: qui il problema è alla base e non si vede alcuna soluzione strutturale in campo, se non quella relativa al solito valzer di teste che cadono e incarichi che vengono assegnati.