Professor Ledesma: “Alleno all’Università. De Rossi al Boca mi ha sorpreso. Pioli al Milan può dare la scossa ma…”Cristian Daniel Ledesma è nato per dettare i tempi: in campo lo faceva come pochi e non ha smesso di farlo oggi che il calcio giocato è alle spalle. L’amore tra l’ex centrocampista e il nostro Paese è scoccato quando non aveva compiuto nemmeno diciotto anni: il ragazzo cresciuto nel Boca Juniors ha trovato a Lecce la dimensione giusta per crescere e aspettare che arrivasse il momento giusto per fare il grande salto. Cinque stagioni in Puglia e quasi il doppio nel Lazio, o meglio nella Lazio dove è arrivato in punta di piedi conquistando presto la fiducia di tutto l’ambiente, la fascia da capitano e la Coppa Italia nel 2008-09 e nel 2012-13, quando si è portato a casa il trofeo dopo aver vinto il derby della Capitale. Ledesma si sente italiano al 100% e ha deciso che il suo futuro sarà nel nostro Paese. Tutte le strade portano a Roma: il proverbio vale per l’ex giocatore che ha cominciato la sua seconda vita tra banchi e pallone.
Cristian, come è stato smettere di giocare?
La botta non è ancora arrivata e non so se arriverà. Non so che cosa aspettarmi. Per adesso sono tranquillissimo: sto vivendo bene questo momento. Mi sono ritirato perché non riuscivo più a fare in campo quello che facevo una volta.
Lo scorso anno lei ha giocato col Pro Piacenza escluso per problemi societari dalla Serie C a stagione in corso: che ricorda di quell’esperienza?
È stato brutto, ma mi dispiace soprattutto per il magazziniere che si ritrova a 66 anni senza lavoro. Non mi sembra corretto che a lamentarmi sia io. Ci sono persone avanti con l’età che da un giorno all’altro si sono ritrovate a spasso. Chi lavora in queste società non è tutelato. E in Italia ci si permette di prendere possesso di una squadra che ha un seguito più o meno grande e di macchiarne la storia.
Si era mai imbattuto in una situazione simile?
No, mai. Avevo firmato un contratto di 2 anni da giocatore, poi avrei fatto il dirigente. Mi interessava l’idea di poter lavorare col loro settore giovanile. Sarei stato uomo immagine della società: il mio ruolo andava oltre il campo, ma non è finita bene. Chi dirige il calcio dovrebbe chiedere garanzie che vanno oltre 2 o 3 anni. Quando qualcuno prende in mano una società deve pensare che dietro ci sono tanti tifosi e gente che ci lavora: c’è una storia da rispettare. Se una persona vuole portare avanti una società deve dimostrare di avere i mezzi per poterlo fare.
Che cosa ha significato per lei il Boca Juniors? Come giudica la scelta di De Rossi volato in Argentina dopo la ****?
Nei due anni e mezzo al Boca è cresciuto il mio bagaglio tecnico e tattico: il loro settore giovanile mi ha dato tutto, è stato la mia Università del calcio. La scelta di De Rossi mi ha sorpreso: dopo aver lasciato la Lazio io sono andato in Brasile e non mi sono trovato bene perché ho capito che cosa significa ritornare in Sud America dopo tanti anni in Europa. Non c’è solo un altro modo di vivere il calcio, è una realtà più difficile. Finché sei un giocatore vai nei posti migliori. Per quanto io ami il mio Paese, non considero l’Argentina un posto tranquillo in cui poter vivere.
Dopo il Boca lei è arrivato in Italia al Lecce: che cosa ricorda della sua esperienza in Salento?
È stata una tappa bellissima della mia carriera: a Lecce sono cresciuto come calciatore e come uomo, lì ho conosciuto mia moglie e sono nati i miei due figli. Al Lecce poi ho cominciato la mia carriera da professionista: auguro ai giovani di trovare un posto simile nella loro prima esperienza nel calcio che conta. Lecce è stato il posto ideale per me. Devo tantissimo alla società e spero di aver lasciato un bel ricordo.
Si aspettava che il Lecce sarebbe partito così bene quest’anno? Che tecnico è Liverani?
La società mi ha sorpreso in positivo perché non è facile restare competitivi cambiando così tanto: lo aveva già fatto nel passaggio dalla Serie C alla B mandando via alcuni giocatori che avevano conquistato la Promozione. Non è facile mettere da parte chi ti ha dato tanto. Non penso che la società stia facendo passi più lunghi della gamba. Ho avuto Liverani alla Ternana per 6 mesi e ci siamo trovati benissimo: penso che possa diventare un grande allenatore.
Che cosa significato la Lazio nella sua carriera? Le piacerebbe ritornarci un giorno?
È stata la mia consacrazione, mi ha permesso di realizzare un sogno. Desideravo giocare in due squadre in Italia: volevo fare un bel percorso al Lecce e poi andare in una società più grande e finire la carriera lì. Purtroppo non è andata così, ma la Lazio ha significato tanto per me. Lì ho vissuto anni importanti e mi sono innamorato della squadra. Col tempo sono diventato anche un tifoso biancoceleste ed è stato qualcosa in più per me.
Nel 2012-13 la Lazio ha vinto la Coppa Italia battendo la ****: ha dormito col trofeo quella notte?
Sì, lo avevo promesso alla mia famiglia. Quella sera sono arrivato a casa con la Coppa Italia e la mattina dopo quando i miei figli si sono svegliati l’hanno vista di fianco al loro letto. Erano felicissimi: avevo mantenuto la mia promessa. Abbiamo vissuto una bellissima serata dopo quella partita e anche quelle successive sono state fantastiche.
Lei ha giocato con Inzaghi: quali differenze ci sono tra Simone calciatore e Simone allenatore?
L’ho vissuto poco come calciatore: quando sono arrivato alla Lazio lui era a fine carriera e si faceva spesso male. Era un ragazzo simpatico che si faceva voler bene dai suoi compagni. Da allenatore non l’ho mai visto all’opera perché lui lavorava nel settore giovanile, però si sta confermando ad alti livelli: non è da tutti cominciare dai giovani e arrivare in prima squadra e conquistare trofei. Negli ultimi anni oltre alla Juve l’unico ad aver vinto qualcosa è Simone Inzaghi con la Lazio e secondo me questa cosa viene sottolineata poche volte.
Lei è stato allenato da Pioli alla Lazio: come lo vede oggi sulla panchina del Milan?
È un allenatore molto preparato, ma bisogna capire che cosa riuscirà a fare il prossimo anno col Milan. Nelle società in cui è arrivato Pioli è riuscito a dare subito la scossa, ma gli manca un po’ di continuità secondo me. Tante volte però non dipende dall’allenatore, ma dai progetti della società. Può dare la scossa al Milan, ma andrà giudicato la prossima stagione. Bisogna capire anche quale sarà il futuro del Milan.
Lei è stato convocato in Nazionale quando c’era Cesare Prandelli: si sente italiano al 100%?
Sì, è un motivo di orgoglio per me: è stata una pagina importantissima della mia carriera. Quando è arrivata la chiamata dell’Italia ho accettato. Se non lo avessi fatto, avrei dovuto dire ai miei figli che avevo rifiutato la chiamata della squadra che rappresenta il Paese in cui sono nati loro: avevo anche questa motivazione. Sono stati dieci giorni stupendi: giocare contro i migliori di un’altra nazione è la cosa più bella che possa capitare a un calciatore.
Che clima ha trovato attorno alla Nazionale? L’impiego degli oriundi ha diviso il Paese in passato…
Dopo le convocazioni un giocatore aveva fatto un po’ di polemica: mi avevano chiesto se volessi replicare, ho risposto che ognuno è libero di esprimere quello che vuole e che non dobbiamo sempre ribattere. Io mi sento italiano: quando sono arrivato nel vostro Paese non ero ancora maggiorenne. In Italia ho giocato e ho conosciuto mia moglie, qui sono nati i miei figli. Ho deciso che il nostro futuro sarà qui, non ho mai pensato di voler ritornare in Argentina.
Lei ha aperto la scuola calcio Ledesma Academy: quali sono i suoi obiettivi?
Ho pensato di aprirla 4-5 anni fa quando giocavo ancora. Volevo creare qualcosa di mio e ridare un senso all’idea di scuola calcio che secondo me si è un po’ perso. Oggi abbiamo più di 225 ragazzi iscritti e pure la sezione del calcio femminile. Non facciamo selezione: non mettiamo i bambini più pronti da una parte e quelli meno pronti dall’altra. Non permettiamo ai genitori di assistere agli allenamenti. C’è anche una linea guida comune per tutti gli allenatori.
A settembre lei è diventato il tecnico dell’ASD LUISS in Promozione: che allenatore sarà? In squadra ritrova anche il suo ex compagno Guglielmo Stendardo…
Mi avevano cercato già un anno fa, ma avevo declinato l’offerta. Un mese fa mi è stato riproposto e ho accettato. Mi piace l’ambiente: ci sono ragazzi che hanno avuto il coraggio di accettare che non sarebbero arrivati a certi livelli e hanno messo un punto. Alla LUISS possono prepararsi per un futuro diverso dal calcio. Cerco di portare avanti le mie idee, ma è presto per dire chi voglio essere. Conterà il materiale umano e tecnico che avrò a disposizione. È importante ritrovare Guglielmo: so quello che può darmi dal punto di vista tecnico-tattico e come persona.
https://www.ilposticipo.it/calcio/professor-ledesma-alleno-alluniversita-de-rossi-al-boca-mi-ha-sorpreso-pioli-al-milan-puo-dare-la-scossa-ma/2/