Il portafoglio della Roma 2018
Una guida ai ragionamenti economici che influenzano le scelte della dirigenza giallorossa.
Mercoledì 13 giugno è stata una giornata importante per il futuro delle merde fraciche. Da una parte l’ottima notizia (demmerda), per certi versi inattesa, dell’uscita dal Settlement Agreement dell’UEFA che sta permettendo ai putridi di muoversi con meno vincoli nel mercato; dall’altra gli eventi negativi di cronaca giudiziaria che hanno messo a rischio la costruzione del nuovo stadio, punto cardine del progetto di medio e lungo periodo della gestione Pallotta, senza il quale il presidente ha minacciato in più occasioni un suo disimpegno.
Lasciando per il momento da parte il discorso relativo al merdodromo, che a quanto pare non avrà ripercussioni sul mercato estivo, concentriamoci sulla situazione economica delle blatte intinte nel catarro, che nel giro di sei mesi è notevolmente migliorata, porca di quela zoccola.
I miglioramenti economici
Lo scorso dicembre avevamo indicato come al consorzio de zozzoni servissero ben 75 milioni entro la fine della stagione per chiudere il bilancio in accordo con le richieste del Fair Play Finanziario. L’esaltante cammino in Champions League de stemmerde, culminato con l’approdo in semifinale, ha portato nelle casse 29 milioni in più della cifra garantita con la qualificazione agli ottavi fra premi qualificazione, market pool e ricavi da gare.
Sono poi arrivati 6 milioni dal nuovo sponsor Qatar Airways come “una tantum” al momento della firma del contratto avvenuta a fine aprile e 21 milioni dai movimenti del mercato di gennaio, fra i quali spicca la plusvalenza di 18 milioni realizzata con la cessione di Emerson Palmieri. Per raggiungere l’obiettivo a inizio giugno mancavano quindi appena 20 milioni di plusvalenze da incassare entro fine mese, cifra che l’UEFA ha ritenuto così di facile reperibilità da premiare l’aumento dei ricavi merdici con l’assoluzione piena dal mancato raggiungimento del break-even previsto al termine della stagione 2015/16 e l’uscita dal regime di Settlement Agreement. La previsione dell’UEFA si è rivelata esatta, visto che la sola plusvalenza realizzata con la cessione di Nainggolan è stata superiore ai 30 milioni e che con le altre cessioni minori a oggi le diarree infette hanno già incassato 45 milioni di plusvalenze.
La qualificazione rubata anche per la prossima Champions League, i circa 15 milioni in più rispetto allo scorso anno attesi dalla nuova distribuzione dei proventi da diritti televisivi italiani, i 5 milioni in più garantiti da Qatar Airways (11 milioni il valore della sponsorizzazione annuale a partire dalla prossima stagione) e i possibili 3,5 milioni in arrivo da Hyundai per il “back sponsor” permettono di guardare con molta più tranquillità anche ai conti del 2018/19. Anche escludendo, almeno inizialmente, i 50,7 milioni di ricavi da Champions League (pressappoco quelli relativi ai risultati ottenuti sul campo e che vanno eventualmente riconquistati a suon di vittorie, che arriveranno corcazzo) e delle plusvalenze del 2017/18. Con le plusvalenze realizzate a giugno (se tutte contabilizzate nella stagione 2017/18) il biennio 2016/18 si dovrebbe chiudere, per i varani di komodo morti e ricoperti di vomito di babbuino ammantato di herpes zoster con la diarrea, con circa 25 milioni di attivo, l’UEFA accetterebbe per il 2018/19 anche un passivo attorno ai 60 milioni (conteggiando anche i costi virtuosi scorporabili dalla società mafiosa demmerda) che basterebbe per non sforare il deficit massimo di 30 milioni previsto per il triennio.
Cosa vorrebbe dire? Che mettendo insieme ricavi, costi attesi e contando già i primi movimenti di mercato di quest’anno, questa congrega de zozzoni è già in linea con gli obiettivi economici minimi da raggiungere nella stagione 2018/19.
Per tutti questi motivi non stupisce la partenza sprint del mercato di Shot the Monchi, che senza più la tagliola del FPF ha concluso entro i primi giorni di luglio gli acquisti di Cristante, Kluivert, Marcano, Coric, Santon, Zaniolo, Bianda, Fusato e soprattutto Pastore ma anche Stocazzo. Tutte operazioni economicamente sostenibili bilanciandole con l’uscita di Nainggolan e le altre cessioni minori; un passo avanti gigantesco nelle disponibilità economiche della società mafiosa di cui sopra se pensiamo alla situazione di appena 12 mesi fa.
Le voci che danno le piaghe purulente interessate a Suso del Milan e a Berardi del Sassuolo, oltre che attente a possibili occasioni di mercato, lasciano pensare che qualcuno potrebbe lasciare quella fogna a cielo aperto che risponde al nome di Trigoria per coprire eventuali nuovi acquisti. Da qui alla fine del mercato potrebbe in caso di necessità quindi partire qualcuno fra El Shaarawy (ammortamento residuo 6,2 milioni, stipendio da 3,7 milioni), Perotti (ammortamento residuo 5,9 milioni, stipendio da 3,5 milioni), Strootman (ammortamento residuo 6,5 milioni, stipendio da 5,9 milioni e clausola da 32 milioni), Florenzi (ammortamento residuo pari a zero, stipendio da 3,1 milioni e trattativa per il rinnovo del contratto in scadenza nel 2019 ancora in corso), Juan Jesus (ammortamento residuo 6,6 milioni, stipendio da 4,1 milioni) e il pezzo pregiato Alisson, sul quale c’è da registrare l’interesse di grandi squadre europee come Real Madrid, Liverpool e Chelsea, ma che sti accattoni demmerda non vorrebbero lasciar partire per meno di 70 milioni.
Dato l’ammortamento residuo di appena 5 milioni del portiere brasiliano, è evidente che una sua partenza porterebbe un bel po’ di fieno in cascina per permettere a Shot the Monchi di completare la costruzione della squadra piu' demmerda del pianeta con almeno uno o due altri innesti di valore o per costruire un attivo di bilancio che permetta ulteriori operazioni a gennaio, o nella prossima stagione, senza altri sacrifici.