Stadio, retromarcia Raggi: ma si tratta (Gazzetta dello Sport - ed. romana)
La sindaca sulle posizioni di Berdini: «Sì all’impianto nei limiti del Prg». Però avvia il tavolo tecnico...
Alessandro Catapano
ROMA
«Sì allo stadio, nei limiti di legge del piano regolatore». Detta così, la formuletta che in campagna elettorale era servita a giustificare il «ni» dei Cinque stelle al progetto Tor di Valle, riproposta ieri poco prima delle 13 da Virginia Raggi, manda pranzo e colazione di traverso ad un centinaio di persone, qui e negli Stati Uniti. Agli occhi di chi tifa per il nuovo stadio della Roma, la frase della sindaca è un colpo basso e inaspettato. Sferrato appena 24 ore dopo l’ultima riunione della Conferenza di servizi e a soli quindici giorni dalla conclusione dei lavori. Cubature alla mano, infatti, restare nei confini del prg significa autorizzare lo stadio e pochissimo altro (per cui comunque sarebbe necessario approvare una variante): né più né meno, la posizione di Berdini. Che si pensava definitivamente superata dalla linea, più morbida, della sforbiciatina del 20% delle torri. Addirittura, circolava l’ipotesi che la Raggi si fosse convinta a firmare la variante al piano regolatore anche scavalcando il suo assessore. Evidentemente, però, l’ascendente di Berdini sull’elettorato grillino più movimentista (da Italia Nostra, non a caso, è già partito il primo ricorso al Tar), è un aspetto che la sindaca non può ignorare. Con la conseguenza che la prima cittadina è di nuovo tra due fuochi: l’esigenza di non buttare a mare anche questo progetto per la città e l’impossibilità di ignorare il s e n t ime n t o della base. Ieri, dopo pranzo, nelle telefonate preoccupate di Roma e Parnasi, il Campidoglio ha minimizzato il peso della frase, vendendo l’imminente apertura del tavolo tecnico, cui non parteciperanno assessori, come il gesto distensivo richiesto.
VARIANTE PER FORZA
Il tavolo «molto velocemente» studierà come e dove intervenire per ridurre quel 20% di cubature, se davvero tagliando il parco fluviale e dirottando i soldi sul potenziamento della RomaLido. Il guaio è nella durata di quel «molto velocemente». «Il tempo stringe – ha ricordato il governatore Zingaretti –, le chiacchiere non bastano più, servono gli atti». E devono arrivare entro due settimane, prima dell’ultima seduta della Conferenza di servizi, fissata al 31 gennaio, quando, solo in presenza degli atti richiesti al Comune (la variante al piano regolatore e lo schema di convenzione urbanistica), la Regione potrà sospendere i lavori e aspettare che l’Assemblea capitolina si esprima. Attenzione, impossibile fare a meno della variante, come vorrebbero i soggetti proponenti, considerando l’opera di interesse nazionale: la legge sugli stadi non prevede deroghe urbanistiche. Perciò, senza testo della variante, la Conferenza si chiuderà con un nulla di fatto. E, a quel punto, i proponenti potranno chiedere al Governo la nomina di un commissario ad acta.