stadio della roma Tutti in Campidoglio con Grillo a dirigere (Corriere dello Sport)
La chiave per il club: un accordo blindato con il Comune
di Marco Evangelisti
Roma
Non si sa mai che cosa pensino i 5 Stelle, o meglio una parte pensa una cosa e una parte un’altra, un giorno pensano una cosa e il giorno successivo un’altra. Temiamo (speriamo) proprio però che il gioco corto non sia più praticabile. Oggi alle 14 si vedono in Campidoglio, al netto dei consueti spostamenti dell’ultimo istante, i vertici della giunta, magari completi di sindaco Virginia Raggi e di leader maximo Beppe Grillo, e i rappresentanti del club e del costruttore. Mauro Baldissoni per la Roma, Luca Parnasi e i suoi tecnici, i soliti. Non c’è più neppure un’altra settimana a cui rinviare, perché venerdì 3 marzo dovrebbe tenersi l’ultima sessione della conferenza dei servizi, l’organismo che deve dire sì oppure no al progetto di nuovo stadio.
Ipotesi. In realtà c’è sempre tempo per un’altra riunione, un altro round di questo incontro senza ring e senza quartiere. E’ il resto che ormai sembra non si possa più fare, la variante al piano regolatore, una nuova delibera, qualcosa. L’unica iniziativa che il Comune potrebbe realizzare attraverso un passaggio volante in assemblea è la cancellazione del pubblico interesse stabilito dalla giunta Marino. Un’ipotesi che il presidente del consiglio comunale, Marcello De Vito, non ha scartato.
Il capogruppo Paolo Ferrara rilancia l’ipotesi di un referendum in rete: «Perché no, se ci sono i tempi?». I tempi, anzi, il tempo è proprio quello che manca. Tic tac, tic tac e il 3 marzo si avvicina. A dire la verità, per la prima volta l’assessore regionale al territorio, Michele Civita, ieri ha aperto alla possibilità di una proroga della conferenza dei servizi: «Ora è un esercizio teorico immaginarla. Se però lo chiede il proponente e tutti sono d’accordo, si valuta». Quanto alla vicenda del vincolo imposto dalla soprintendenza su tribuna e pista a Tor di Valle: «Dobbiamo prendere visione del parere dello Stato, che è unico. Sono tutte cose che si definiscono in sede di conferenza dei servizi».
Per proponente in questo caso non s’intende solo l’insieme club-costruttore, ma anche il Comune, formalmente l’organismo che ha chiesto, con la precedente giunta, la convocazione della conferenza. Quindi per la Roma sembra ci sia una sola strada percorribile: raggiungere un accordo a prova di bomba con l’amministrazione dei 5 Stelle, quindi presentarsi a braccetto con il Comune in conferenza dei servizi e vedere. Gira voce di una controproposta basata su un più sostanzioso taglio delle cubature (sotto i 700.000 metri) e conseguente rinuncia a una parte di opere pubbliche. Ma questo metterebbe in pericolo l’intero iter. Una proroga di due mesi sarebbe un sistema per affrontare con più calma i problemi, compreso quello, non piccolo dal punto di vista giuridico, del vincolo, che oggi come oggi blocca qualsiasi possibilità di costruire. Da quanto trapela, il governo non approva affatto l’operato della soprintendenza e potrebbe dare quindi parere favorevole allo stadio e al business park e alle opere pubbliche.
Enigmi. Oggi comunque la Roma ha davanti un pericolo più chiaro e immediato, la volatilità dei 5 Stelle. Grillo ieri ha partecipato a una tesa riunione interna del Movimento. Lui vorrebbe che il progetto si realizzasse, ma continua a rilasciare dichiarazioni più enigmatiche di quelle di Luciano Spalletti. Prima ironizza sulle torri, poi sostiene di non aver lasciato disposizioni sul tavolo, infine gigioneggia sugli attivisti contrari allo stadio: «Non so che cosa siano gli attivisti. Chiamiamoli cittadini. Sono a favore o a sfavore di una cosa che non conoscono. Ma resteranno soddisfatti, glielo dico io».
Aggiunge che la decisione verrà presa a giorni dai consiglieri e dalla giunta. E allora tra ostacoli che spariscono e ricompaiono non sembra più tanto irreale la proposta del sindaco di Fiumicino, Esterino Montini: «Facciamolo qui, dove non ci sono problemi di vincoli o piano regolatore, abbiamo due autostrade, due ferrovie e l’aeroporto a un passo». Dubitiamo che avrà seguito, ma è un’idea più allettante di quanto sembri.