Dobbiamo rassegnarci alla prospettiva che per ottenere ciò che gli abitanti di tutte le capitali europee hanno di diritto – una mobilità pubblica che funziona, il territorio in sicurezza, parchi pubblici – dobbiamo regalare ai costruttori privati il diritto di costruire nuovi edifici, anche quelli di cui la città non ha bisogno?
E accettare l’idea che qualunque opera privata – anche un altro Stadio per la Lazio, e magari altri ancora – sia da considerarsi “investimento importante che porta lavoro e risorse nella nostra città“ “a prescindere”, perché comporta “decine-centinaia-migliaia” di posti di lavoro, che poi non si sa mai da quali calcoli siano ricavati, dato che tutti si guardano bene dal pubblicarli? La buona amministrazione non può distinguersi dalla cattiva solo perché cerca di stabilire un rapporto meno sproporzionato tra profitto privato e interesse pubblico.
Un articolo molto interessante di "Carteinregola" che fa bene il punto sulla possibile costruzione del nuovo quartiere utilizzando la testa di ariete dello stadio per la asroma:
Tor di Valle: e se lo Stadio non si fa più?
Pubblicato il 09/04/2015 di carteinregolaContinuiamo a parlare del nuovo Stadio della Roma, ma questa volta allarghiamo un po’ l’orizzonte del dibattito, che in realtà non riguarda solo il progetto di Tor di Valle, ma la stessa
idea di sviluppo della città, con cui dovremmo urgentemente confrontarci, visto che sulla stessa “linea” si pongono un altro stadio – della Lazio – e soprattutto le fatidiche Olimpiadi del 2024.
E se lo Stadio non si fa? L’ipotesi non è remota, è stata ventilata dall’Assessore alla Rigenerazione Urbana Giovanni Caudo nel corso della vivace assemblea pubblica del 31 marzo scorso, in cui l’Assessore ha presentato ancora una volta tutte le implicazioni della Delibera che riconosce l’interesse pubblico al progetto dello Stadio della Roma a Tor di Valle. Facendo presente che, a tre mesi e mezzo dalla sua approvazione in Assemblea Capitolina, “in Comune non c’è ancora nessun progetto dello stadio e nessuna procedura aperta”, e che “il proponente privato sta ancora valutando se fare o meno l’operazione”. Tanto che – come dichiarato da Ignazio Marino ai microfoni di Radioradio qualche giorno dopo – il Sindaco ha scritto a Pallotta lo stesso giorno – il 31 marzo – ricevendo rassicurazioni dal presidente giallorosso sulle intenzioni di andare avanti nei tempi stabiliti. E il 4 aprile il Sindaco ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport dal significativo titolo “Stadio Roma perchè si farà”, in cui racconta di aver chiesto conferma del massimo impegno e di aver avuto alla società “garanzie orali e scritte” che “l’impegno c’è” e che “ci sono 37 aziende che stanno lavorando dal punto di vista tecnico per avere il progetto definitivo entro il 15 giugno”. Ma evidentemente qualche problema c’è, e – secondo una fonte giornalistica non si sa quanto attendibile – potrebbe riguardare
una richiesta dei proponenti privati di far partire prima le opere a compensazione (vale a dire centro commerciale, negozi e hotel) e poi lo stadio e le infrastrutture della mobilità. E, sempre secondo la stessa fonte, Marino avrebbe escluso tale eventualità richiamando la Roma agli impegni presi.
Ma il timore dei cittadini – a prescindere dalle obiezioni generali al progetto di cui parleremo oltre – è che il Comune possa retrocedere su alcuni punti fermi della Delibera, in particolare su quelli che riguardano le infrastrutture per la mobilità e le altre opere di interesse pubblico, o sulla loro realizzazione “sganciata” dall’edificazione dello Stadio e del Business Center.
Con il rischio che si ripeta un film che a Roma abbiamo visto spesso: opere private finite e servizi e infrastrutture che restano sulla carta.Ma l’Assessore Caudo il 31 marzo l’ha detto chiaramente: “Se non verranno fatte le opere pubbliche previste dalla Delibera con cui abbiamo dato l’interesse pubblico – trasporto pubblico, adeguamento Ostiense/via del Mare, raccordo via Ostiense, sistemazione fosso Vallerano etc – lo Stadio non si fa. E’ scritto nella delibera votata in Assemblea Capitolina: il mancato rispetto di anche solo di una delle condizioni comporta la decadenza ex tunc del pubblico interesse e quindi del progetto”. “Oggi i progetti non ci sono, ma poniamo caso che arrivino i progetti definitivi, li esaminiamo, e se sono coerenti [con le condizioni poste dalla Delibera del Comune NDR], vanno in Regione. E poniamo che nella conferenza decisoria della Regione Lazio si decida ad esempio che la ferrovia Roma-Lido non si sistema [con la trasformazione in metropolitana NDR]: se non ci sono 16 treni l’ora sulla linea Tor di Valle lo stadio non si fa…”. E ancora: ” La tempistica delle infrastrutture va di pari passo con lo stadio: nel punto 1, dove sono indicate le opere infrastrutturali che consentono il pubblico interesse, c’è scritto “realizzazione contestuale delle opere pubbliche e private“.
Noi confidiamo che il Sindaco Marino e l’Assessore Caudo, che hanno sempre detto che sul progetto dello Stadio ci “mettevano la faccia”, tengano fede a questa linea, respingendo al mittente qualsiasi eventuale richiesta di ridimensionamento delle condizioni poste a tutela del pubblico interesse, a costo di abbandonare un progetto su cui si sono suonate fin troppe fanfare,
sfruculiando i tifosi romanisti e evocando una grandeur che a Roma ha già lasciato sul campo relitti urbani e opere incompiute. Rovine private, come le Torri di Ligini, e incompiute pubbliche, come la Nuvola di Fuksas e le Vele di Calatrava. Nel progetto del nuovo Stadio l'”anello debole” è l’Eurnova del costruttore Parnasi, la ditta proprietaria della maggior parte dei terreni di Tor di Valle che dovrebbe materialmente costruire lo stadio e gli annessi, che è in forte sofferenza economica – pare che abbia 600 milioni di euro di debito con le banche – e probabilmente non ha la liquidità necessaria a partire con i lavori. Una situazione che potrebbe spingere la Roma AS a cambiare cavallo, o forse a far entrare altri soci nell’impresa. E a giudicare dal cambiamento di tono della testata romana che per mesi ha messo il progetto dello Stadio della Roma sul banco degli imputati, sviscerandone puntigliosamente ogni possibile criticità reale o presunta, possiamo immaginare dove si andrà a parare. Anche questo è un film che abbiamo già visto.
ANCORA SUL PUBBLICO INTERESSE DELLO STADIO
Resta comunque aperta la questione della valutazione del “pubblico interesse” dell’operazione. Che si può affrontare su due piani diversi: quello di principio – è nell’interesse pubblico dare a privati compensazioni in cubature edilizie per pagare i costi della realizzazione di opere di pubblica utilità? – e quello di merito – le opere individuate nella delibera “consolidano il pubblico interesse“? Da quest’ultimo punto di vista, le obiezioni sollevate riguardano il bilancio tra vantaggi e svantaggi per il territorio derivanti dalla realizzazione dello stadio – la quantità e la rilevanza delle opere pubbliche che il Comune ha posto come “conditio sine qua non” – e soprattutto se tali opere siano utili esclusivamente ai fruitori del nuovo stadio e del nuovo centro direzionale, o se i benefici investano una fascia allargata di romani, a partire dai residenti nei quartieri limitrofi (e i pendolari, e gli abitanti di altri quartieri che dovrebbero essere decongestionati dal traffico o usufruire del parco fluviale etc). E sicuramente la trasformazione della linea ferroviaria Roma-Lido in metropolitana, con una frequenza dei treni degna del titolo, l’ampliamento e l’unificazione Ostiense/Via del Mare, e la messa in sicurezza dell’area a rischio idrogeologico accanto all’affluente del Tevere Vallerano, sono tutte opere che il quartiere e la città attendono da decenni. Ma prima di prendere decisioni definitive su altre infrastutture, come il controverso prolungamento della metro B a Tor di Valle, a nostro avviso l’amministrazione dovrebbe fornire accurati studi trasportistici e soprattutto avviare un confronto con i cittadini e con i residenti, portatori di una conoscenza del territorio e delle sue problematiche che è stata riconosciuta dalla Delibera n.57 del 2 marzo 2006 che “riconosce nella partecipazione popolare un metodo fondamentale per la formazione delle decisioni in materia di trasformazioni urbane“. In proposito, nel corso dell’incontro l’assessore del 31 marzo, l’Assessore Caudo ha annunciato che l’ultima parola sul prolungamento della metro B l’avrebbero avuta i cittadini, anche se non è chiaro come questo potrà accadere né quando.
Ma anche se il bilancio in opere pubbliche alla fine risultasse avere un saldo positivo per tutta la città, restano le nostre obiezioni sulle modalità su cui si fonda l’operazione, cioè il fatto che, per pagare i costi di realizzazione di infrastrutture pubbliche necessarie, sul piatto della bilancia si mettano uffici, hotel, centri commerciali privati. Ricorrendo di fatto alla solita “moneta urbanistica”, che – anche se non per fini speculativi ma per utilità pubblica – non può essere la strada giusta per dotare Roma dei servizi e delle infrastrutture che le mancano. E una riflessione sulle alternative possibili appare drammaticamente urgente e indispensabile se si prova a immaginare quale sarebbe la prospettiva se davvero il proponente privato decidesse di ritirarsi dall’impresa del nuovo Stadio della Roma, ritenendo troppo onerosa la contropartita pubblica fissata dalla Delibera.
Chi garantirebbe agli abitanti del Torrino e di tutto il quadrante fuori dal GRA, la conversione in metropolitana della Roma-Lido o la messa in sicurezza della via del mare/Ostiense, promesse entrambe da decenni da varie amministrazioni di sinistra e di destra? Il Comune di Roma, che sta riducendo i servizi essenziali? La Regione Lazio, che a quanto pare sta pensando di privatizzare la Roma-Lido vendendola a una società francese? Lo Stato italiano, che continua a diminuire le risorse per gli enti locali e in particolare per le città Metropolitane? Dobbiamo rassegnarci alla prospettiva che per ottenere ciò che gli abitanti di tutte le capitali europee hanno di diritto – una mobilità pubblica che funziona, il territorio in sicurezza, parchi pubblici – dobbiamo regalare ai costruttori privati il diritto di costruire nuovi edifici, anche quelli di cui la città non ha bisogno? E accettare l’idea che qualunque opera privata – anche un altro Stadio per la Lazio, e magari altri ancora – sia da considerarsi “investimento importante che porta lavoro e risorse nella nostra città“ “a prescindere”, perchè comporta “decine-centinaia-migliaia” di posti di lavoro, che poi non si sa mai da quali calcoli siano ricavati, dato che tutti si guardano bene dal pubblicarli? La buona amministrazione non può distinguersi dalla cattiva solo perchè cerca di stabilire un rapporto meno sproporzionato tra profitto privato e interesse pubblico.
LO SPETTRO DELLE OLIMPIADI DI ROMA 2024
E sullo sfondo già si staglia un altro “evento” di quelli che dovrebbero servire a rimettere a posto la città e che finora l’hanno spesso ridotta peggio. Le Olimpiadi. Che il Sindaco Marino definisce “un momento straordinario per migliorare l’urbanistica della città“, nonostante quello che è successo non solo qui, ma in tanti altri posti. A Torino per esempio, dove le Olimpiadi invernali hanno lasciato profonde e inutili cicatrici sulle montagne, e gusci vuoti in città. E vogliamo pensare che “Roma è una città che è naturalmente candidata a grandi sfide” sia più che altro una frase di circostanza, perchè dopo i fatti di Mafia Capitale e tutto l’olezzante mondo di mezzo, di sopra e di sotto che sta emergendo ogni giorno, l’unica vera sfida a cui questa città è chiamata a rispondere e che non può perdere è quella della legalità e del primato dell’interesse pubblico. Una sfida che per essere vinta richiede molto impegno. Guardare in faccia la realtà. Rimboccarsi le maniche. Non fare il passo più lungo della gamba.
Ricostuire la dignità della città partendo dalla vita quotidiana dei suoi cittadini. E lasciando grandi eventi e grandi opere per momenti migliori.Anna Maria Bianchi Missaglia annaemmebi@gmail.com
da https://carteinregola.wordpress.com/2015/04/09/tor-di-valle-e-se-lo-stadio-non-si-fa-piu-2/(sul sito ci sono 12 note/citazioni a supporto delle affermazioni contenute nell'articolo e links a materiale interessante)