L´essere per la morte

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Offline RG-Lazio

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L´essere per la morte
« il: 24 Ago 2023, 16:03 »

Prendendo spunto da qualche post sul topic RIP... Insomma quale significato date alla morte? alla vostra morte, alla morte degli altri, alla morte nel contesto sociale e politico e nel contesto eco-sistemico.


Re:L´essere per la morte
« Risposta #1 il: 24 Ago 2023, 18:06 »
Prendendo spunto da qualche post sul topic RIP... Insomma quale significato date alla morte? alla vostra morte, alla morte degli altri, alla morte nel contesto sociale e politico e nel contesto eco-sistemico.

 :( non stai cercando nuovi significati per la frase "moriremo tutti"... Vero?

Offline Tarallo

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Re:L´essere per la morte
« Risposta #2 il: 24 Ago 2023, 18:07 »
Io la mia l’ho detta :)
Re:L´essere per la morte
« Risposta #3 il: 24 Ago 2023, 18:50 »
Nessun significato come la vita. Il senso lo dai tu alle cose, di per se non lo hanno
Re:L´essere per la morte
« Risposta #4 il: 25 Ago 2023, 00:58 »
Allargo , prendendo spunto dalla frase Riposa in Pace .

Una vita di merda da un punto di vista della salute merita quella frase .

La morte come liberazione da uno stato che non ti permette una vita "completa" .

L'eta' e la genetica (spero di averla nominata nella maniera corretta) portano a riflessioni pesanti .

Ho il terrore di essere di peso per i miei cari .

Ho il terrore che le mie figlie possano solo sfiorare certe sofferenze .

PS : catso come e' difficile scrivere certe cose . La liberazione e' un peso che perseguita .


Offline king

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Re:L´essere per la morte
« Risposta #5 il: 25 Ago 2023, 01:41 »
Bel topic, grazie di averlo iniziato.
 
Credo la morte sia il senso della vita: a tutti i livelli (personale, sociale, scientifico, per gli esseri umani, gli animale, i pianeti, le stelle, etc...) non ci puo' essere vita senza la morte, non ci puo' essere evoluzione, non si puo' mantenere l'equilibrio naturale.

Bisogna morire per poter vivere.
Re:L´essere per la morte
« Risposta #6 il: 25 Ago 2023, 06:09 »
E' una domanda da un milione di dollari. Io sono radicale sull'argomento e mi è capitato spesso di pensare che mi sarei risparmiata volentieri anche la nascita, figuriamoci la morte. Posto che i due punti che determinano il dipanarsi dell'esistenza non si scelgono (la nascita mai, la morte spesso) a me sembrano due atti naturali estremamente forzati, dall'esterno il primo e dall'interno il secondo. Non penso la vita sia meravigliosa, non l'ho mai pensato, anche se l'ho amata a dismisura (adesso molto meno). Credo nemmeno la morte sia una liberazione (per chi va sì, per chi resta no). La morte lascia depositi terribili. Quando avevo vent'anni scrissi un soggetto teatrale sulla vita fetale. Era ambientato in un acquario e seguiva il processo di formazione della vita. Trattandosi di teatro-danza, l'unico ausilio esterno era dato da musica e diapositive proiettate sull'acquario, per il resto era pura coreografia interpretata da due ballerini che formavano un unico corpo (era una roba infernale, non sono mai riuscita a realizzarlo  :DD). Al momento della nascita, l'essere si affaccia sul bordo della vasca, si guarda intorno terrorizzato, mentre sul fondale del teatro sono proiettate immagini della vita in questo mondo, e si rituffa nell'acquario. La penso ancora così. Meglio non nascere affatto. A volte mi sento un batterio anch'io, ma dipende dal fatto che non sono antropocentrica e credo sia la più grande conquista fatta in vita mia. L'uomo misura di ogni cosa è un concetto terribile. Meno male che sfanculiamo prima o poi.
Re:L´essere per la morte
« Risposta #7 il: 25 Ago 2023, 06:43 »
Complimenti per il topic, ci sta.

Da agnostico la morte (almeno la mia) mi incuriosisce e non mi fa minimamente paura (il dolore fa paura, la morte in sé credo sia "'na strunzat"). Anzi, delle volte quando la sera mi addormento mi chiedo "e se non mi svegliassi mai più?". Non dico che la cosa mi attrae ma nemmeno mi dispiace(rebbe) più di tanto (proprio perché, per tornare al tema iniziale, mi rende curioso).

La morte degli altri invece mi spaventa terribilmente (soprattutto delle persone a cui voglio bene, ma non solo). Non ho mai perso una persona veramente cara ed è quindi un qualcosa che mi spaventa ma che ovviamente prima o poi mi toccherà provare.
Re:L´essere per la morte
« Risposta #8 il: 25 Ago 2023, 08:18 »
La morte, per definizione, non la viviamo.
La morte per me è ciò che questa provoca negli altri.
Vorrei che la mia non ferisse chi mi è vicino, ma questo significherebbe che non ho fatto nulla di buono.


Re:L´essere per la morte
« Risposta #9 il: 25 Ago 2023, 08:31 »
Su una grande e antica tomba di famiglia che vado a visitare ogni volta che passò al cimitero, c’è una scritta che in qualche modo, è diventata una specie di motto per me : MORS IANUA VITAE. La morte fa parte della vita. Ed è proprio così infondo, non possiamo pensare di nascere senza morire. Possiamo solo cercare di fare qualcosa di buono con il tempo che ci viene concesso. Per il resto non ne ho paura o meglio, ho paura di morire per mia figlia chiaramente, di lasciarla sola. Ma la morte di per sé è un passaggio, io so che “dopo” c’è qualcosa, non so com’è ma so che c’è. E in qualche modo il pensiero mi dà conforto.

Offline Aquila1979

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Re:L´essere per la morte
« Risposta #10 il: 25 Ago 2023, 12:06 »
Quando avevo vent'anni scrissi un soggetto teatrale sulla vita fetale. Era ambientato in un acquario e seguiva il processo di formazione della vita. Trattandosi di teatro-danza, l'unico ausilio esterno era dato da musica e diapositive proiettate sull'acquario, per il resto era pura coreografia interpretata da due ballerini che formavano un unico corpo (era una roba infernale, non sono mai riuscita a realizzarlo  :DD). Al momento della nascita, l'essere si affaccia sul bordo della vasca, si guarda intorno terrorizzato, mentre sul fondale del teatro sono proiettate immagini della vita in questo mondo, e si rituffa nell'acquario. La penso ancora così. Meglio non nascere affatto.

È un soggetto meraviglioso, anche solo la sinossi mi emoziona.
Provo una sana invidia.
Re:L´essere per la morte
« Risposta #11 il: 25 Ago 2023, 12:30 »
Grazie.  :))
Re:L´essere per la morte
« Risposta #12 il: 25 Ago 2023, 13:54 »
Io purtroppo credo che dopo non ci sia nulla di nulla, per questo la morte mi fa girare veramente i co.gli.o.ni

Offline RG-Lazio

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Re:L´essere per la morte
« Risposta #13 il: 25 Ago 2023, 17:56 »

Io penso che la morte esista solo per gli uomini. Non perché sia antropocentrico (anzi direi l´esatto opposto). Semplicemente la morte é un´invenzione umana, troppo umana mentre al contrario Il vivere é di per se un processo in cui distruzione e creazione finiscono per coincidere.
     
Il nostro essere per la morte é dunque una questione politica...forse é la questione politica. Sembra una questione intima, al massimo biologica (in realtá non lo é affatto), eppure la questione della morte apre alla possibilitá della gestione della vita.

La morte fa parte della vita...si ma in che senso??

Qualcuno si chiedeva perché i credenti avessero cosí paura della morte, pur essendo convinti di mantenere la vita, oltre i limiti biologici o addirittura dominando e riavvolgendo le leggi biologiche (la resurrezione cristiana). La risposta é storica e allo stesso tempo filosofico-politica. Storica, perché bisognava rispondere alla questione del "perché non si risorge?" che le generazioni cristiani si posero. Bisognava perdere la vita per ritrovarla eppure pare che non si ritrovasse...e dunque bisognava spostare il ritrovo della vita ad un futuro non definito. Lo scarto tra la morte presente e la potenziale resurrezione apriva uno spazio di riflessione sulle pratiche di gestione della vita. Cosa facciamo di questa vita, affinché abbia senso e si guadagni la resurrezione a venire?? Bisognava dare un senso al morire e controllare la vita.

Il resto é storia...la nostra storia, i nostri saperi e i poteri ad esso abbinati. Anche se siamo atei, agnostici, gnostici, etc. questo dispositivo abita ancora le nostre esistenze, a mio modo di vedere.

Detto in due parole: Se ti dicono che sei un paccatore e che devi essere giudicato e chiaro che la morte fa paura...anche e soprattutto perché da Freud si sono capite tante cose ben oltre la coscienza e le manifestazioni pubbliche.

Ps non sono convinto che la modernitá sia solo l´effetto della secolarizzazione dei dispositivi e delle pratiche cristiane di gestione della vita. Tuttavia c´é un ruolo fondamentale.

Offline olympia

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Re:L´essere per la morte
« Risposta #14 il: 25 Ago 2023, 19:02 »
Io purtroppo credo che dopo non ci sia nulla di nulla, per questo la morte mi fa girare veramente i co.gli.o.ni
Anche per me. Il titolo di questo topic mi mette angoscia. Amo la vita, qualunque vita sia.
 

Offline Tarallo

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Re:L´essere per la morte
« Risposta #15 il: 25 Ago 2023, 19:40 »
Se amate la vita, non potete non amare la morte.
Primo, perché solo la morte, o la sua idea, può dare ad ogni giorno che viviamo lo splendido incomprensibile valore che ha. Senza la morte ci sarebbe davvero da suicidarsi, ma potrebbe essere difficile.
Secondo, perché la vita prepara alla morte, al punto in molti casi di volerla quasi desiderare, o almeno di accettarla con benevolenza, per motivi vari che però includono il sollevarci letteralmente dalle sofferenza terrene.
Il grandissimo Norm McDonald riassume il tutto in poche frasi, ovviamente dette in modo spiritoso, che neanche si affidano alla realtà di quanto la qualità della vita degeneri con l’età (noi ci abituiamo, perché dobbiamo e perché vittime di questa ossessione contro la morte, ma la vecchiaia è una schifezza. Norm qui probabilmente sapeva già di avere il cancro, di cui è morto due anni fa).
Il finale divaga un po’ ma il tutto è brevissimo. I sottotitoli dovrebbero aiutare.

“I don’t understand why people commit suicide.”
“You don’t????”


Re:L´essere per la morte
« Risposta #16 il: 28 Ago 2023, 18:20 »
Ragionando in maniera egoistica, la morte è l'esperienza più emozionante che si può vivere (pare un ossimoro)
Pensando invece al dolore che proverà chi ti è accanto, tutto sembra terribile.
Io ci sono andato ad un passo due volte, l'ultima con la consapevolezza che difficilmente ce l'avrei fatta. Mentre stavo in rianimazione un infermiere mi disse che c'era mia moglie là fuori in piena notte,sola ad aspettare, e la voglia di lasciarmi andare è completamente sparita.
Re:L´essere per la morte
« Risposta #17 il: 29 Ago 2023, 13:53 »
Bel topic.. Avevo letto anche io il post di Tarallo e ho avuto, direi a questo punto, una sorta di premonizione.. "RG-Lazio potrebbe aprirci una discussione"  :=)).

Come Fiammetta, molte volte ho rifiutato la mia nascita. Questo sentire mi ha portato di conseguenza a riflettere sulla mia esistenza, sulla vita e sulla morte.
Parto da una posizione razionalmente agnostica (o almeno ci provo), più per cercare di mantenere la mente aperta e ricettiva anche ad altri tipi di pensiero (e per non troncare sul nascere il dialogo) che altro.
Di pancia invece, concepisco la morte e vivo la vita in maniera atea.

Quello che ho imparato è che il mio approccio agli stati dell'essere e non essere sono molto liquidi. L'età innanzitutto è un criterio fondamentale nella loro percezione, lo stato d'animo poi, può prendere il sopravvento sulla parte razionale, che prova invece a dare equilibrio sul tendere verso uno o l'altro;
il vissuto di quello che è vicino e lontano da me, stimola continuamente questa percezione.
Gli output insomma.. Non sono sempre gli stessi, nonostante una scala di Valori interni, in questa fase di vita, abbastanza definiti. :)

La vera costante (su questo mi rispecchio nelle parole di Termopiliano) è la paura (fottutissima) del processo. L'unica morte "dolce" che conscepisco è quella in cui non ho coscienza del "morire".
L'istinto di sopravvivenza (aspetto biologico) è un [...] maledetto, in certi casi.
(Molto molto bella la storia di Kirillov ne "I Demoni" di Dostoevskij).

C'era invece una serie o un film, che non ho visto, che tratta l'aspetto "certezza di un'aldilà", dove l'unica cosa che so, è che la gente (penso mossa da varie motivazioni) comincia a suicidarsi in massa.

Completamente d'accordo con la visione di morte come concetto politico di RG  soprattutto in chiave di gestione della vita.
La mia idea è che uno Stato (forma che comunque andrebbe superata), come obbiettivo principale, dovrebbe avere quello di fornire la base per poter sviluppare un'esperienza di vita soddisfacente per gli individui( non ho usato il "tutti', sennò Fat Danny si arrabbia).
Questo come prima istanza. A cascata l'enorme, pieno di contraddizioni, resto (avremmo tutta la vita per discuterne!  :=)) ).


Re:L´essere per la morte
« Risposta #18 il: 29 Ago 2023, 19:20 »
Scusate il doppio post e il pippone che ne seguirà.. Ma è un tema al quale do molta importanza, difficile da trattare, tante volte viene fatto con evitante fretta (sono molto vicino a quello che ha detto Tarallo rispetto al rapporto con la morte sull'altro topic).

Vorrei parlare della morte degli altri che sono vicini a noi, non tanto del significato, quanto dell'esperienza in sé.

Fino ad ora ho sperimentato lutti di vario genere. Tutti hanno creato vuoto e dolore. Ma il dolore non ha mai riempito il vuoto, sono sempre state due cose separate.
Alcuni vuoti sono stati riempiti con la rabbia data dal senso di ingiustizia, e questa cosa non cambierà, perché è per me giusto identificare con questi sentimenti gli eventi ai quali mi riferisco, per come sono avvenuti. Non voglio attribuirgliene altri.
Sono serviti a formare la mia identità. Nel dolore, mi hanno dato l'opportunità di vivere momenti di forte legame, di reciprocità, con chi ha sofferto con me. Per ritornare al concetto che molti di voi hanno espresso, hanno dato valore alla vita che stavamo continuando a vivere, mi hanno costretto a riflettere, un po come se fino a quel momento fossi stato sott'acqua, ovattato, e qualcuno mi avesse tirato fuori di getto, facendomi provare la sensazione di non essere più coperto.
Altri lutti sono stati diversi.
Mi è capitato di vivere un dolore molto intenso, ma di accettare fin da subito quella morte (il contesto di come avviene lo trovo fondamentale). Da quel dolore, al momento del funerale, è nato un forte sentimento di amore, e poi tanta gioia per quell'amore e ancora, il senso di poter toccare con la parte più intima di me qualcosa di estremamente solido, tangibile e reale. Per fortuna in quel frangente della mia esistenza avevo già accettato il fatto di poter provare emozioni contrastanti, anche nello stesso momento, anche in situazioni dove questi sembrano essere "fuori luogo".
Mi piacerebbe che alla mia morte, chi mi sarà accanto, possa provare insieme alla tristezza e al dolore, quell'amore dirompente che ho provato in quel momento per mia nonna. Che possano concedersi, attraverso la mia morte, di sentire la vita forte e chiara.
Che possano poi dare loro del significato, come io ho dato agli altri il mio.
 

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