Ho un po’ “telefonato” l’apertura di questo topic, dunque non possono non intervenire.
Mi reputo alquanto fortunato nel non aver mai comprato olio in vita mia, prima potendo usufruire di quello prodotto da mio nonno in Calabria e, da una dozzina di anni a questa parte, anche di quello dei terreni dei miei suoceri tra Umbria e Toscana. Da quando ho scoperto quest’ultimo, la mia consapevolezza in materia è molto aumentata, essendomi da allora cimentato anche nella degustazione, seppur sempre a livello amatoriale.
Non v’è dubbio che i due prodotti siano radicalmente diverse, come mi piace dire accomunati quasi solo dall’origine dalle olive. Quello calabrese, molto più grasso e abitualmente derivante da raccolta tardiva da ulivi centenari, è stato per anni la mia definizione di “olio”, tuttavia è a tutt’oggi un olio “contadino” senza troppe pretese, per quanto sempre molito a freddo con metodi tradizionali. Continuo a usarlo con ottima resa per la cucina, mentre a crudo quasi solo da fresco, perché nonostante l’abitudine mi risulta ormai un po’ troppo forte.
Altra storia con l’olio umbro, che anche nella scelta dei tipi di oliva risponde quasi completamente all’IGP della zona, composto da leccino e frantoio, mentre manca soltanto della quota del 10% di moraiolo, in quanto di coltivazione a quanto pare più difficile rispetto agli altri due tipi.
Beh, ammetto di essermi innamorato di questo olio, più leggero e fruttato, derivante da una raccolta ormai sempre più anticipata, che a stento arriva al mese di novembre.
Negli ultimi anni, è capitato di provare una spremitura con gli ultrasuoni, brevettata dall'università di Perugia, che ho trovato molto interessante per come concepita e soddisfacente per il risultato, visto che permette di ridurre la durata della molitura meccanica nelle gramole e dunque mantenere più basse le temperature.
Tra meno di due mesi comincerà il mio periodo "a pane e olio, olio e pane", non vedo l'ora.