La più colossale macchina da sconfitta che sia mai stata inventata

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Offline Lacan

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383
http://bit.ly/LAquilaeRoma
Re:La più colossale macchina da sconfitta che sia mai stata inventata
« Risposta #100 il: 27 Mag 2017, 20:44 »

andava fatto... troppo geniale!!! spero sia gradito

 :asrm :asrm :asrm :asrm

Offline bak

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20168
Re:La più colossale macchina da sconfitta che sia mai stata inventata
« Risposta #101 il: 30 Mag 2017, 06:38 »
vai ciccio
Again, forever and ever
Re:La più colossale macchina da sconfitta che sia mai stata inventata
« Risposta #102 il: 24 Dic 2017, 12:09 »
Up

Offline mdfn

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2134
Re:La più colossale macchina da sconfitta che sia mai stata inventata
« Risposta #103 il: 24 Dic 2017, 14:22 »
Furono interminabili notti insonni di palpitazioni improvvise, budella attorcigliate e presagi di sventura. Un pensiero ossessivo e un’attesa snervante durante la quale avrei barattato la vittoria delle vittorie in cambio di un campionato anonimo, persino in concomitanza di una vostra lotta per lo scudetto.
E così è andata.
Certo, è facile parlare dopo. Ma è sempre meglio parlare dopo che fare i fanatici prima. Vedi col Liverpool, vedi col Lecce e vedi quel 26 maggio del 2013.
Un anno fa.
Eravate tutti pronti al trionfo servito sul piatto d’argento, sull’onda della solita spinta mediatica.
E invece no.
In quel gol di Lulic al 71°, alle 19.27 spaccate di un giorno di maggio vi è tutto tornato indietro.
I cori contro Paparelli, la strafottenza d’ordinanza con cui avete da sempre fatto scempio di questa città, l’arroganza da branco, la deformità della vostra filosofia di vita e della vostra orribile iconografia.
Tutto.
La fusione del ’27 in un giorno imprecisato, la valigetta di Viola prima della partita con il Dundee, le fidejussioni false, le partite truccate, la filastrocca sugli 11 anni di B, le centomila estati da campioni d’italia, l’autogol di Paolo Negro, l’ironia becera su Gascoigne, le purghe del capitano e i bambolotti dalla maglietta.
Tutto.
Un’altra volta.
Per l’ennesima finale finita ad osservare il trionfo degli avversari e la vostra abituale disfatta.
A voi le lacrime, agli altri le coppe.
A noi la coppa.
La finale delle finali.
Noi stavamo male prima, voi dopo.
Avete passato un’estate a prendere a calci le macchine dei vostri calciatori, e weekend al mare con il mento all’insù ad osservare gli aerei che vi sfottevano, a mangiarvi il fegato, a negare il semplice dovere coniugale tra lenzuola e cuscini impiastricciati di lacrime.
Il viagra lo hanno inventato per voi. E la pillola è pure blu.
Dite la verità: avrete rivissuto quell’azione mille volte prima di addormentarvi, per chi di voi ci fosse riuscito: a immaginarvi quel pallone sfilare a lato, o intercettato da Marquinhos. La traversa un minuto dopo. E se fosse entrata? E se avesse giocato Osvaldo? E se ci fosse stato quello o quell’altro?
No.
Mauri passa a Candreva che scatta sulla destra e scarica la palla al centro, il vostro portiere smanaccia goffamente e un bosniaco dalle orecchie a sventola la insacca lì.
Alle 19.27 del 26 maggio 2013.
Boato.
La data che voi e la vostra prosopopea avevate segnato sul calendario sicuri di ritrasformare la città in una tana di coatti vestiti da pupazzi.
L’avete rivissuta, rimasticata, ripensata.
Il 27 maggio avete visto il sole sorgere sul cielo biancoceleste sperando che la partita fosse ancora da giocare.

E invece no.
Eccolo lì, stampato nella storia, il profilo da triglia di Andreazzoli che fissa l’arbitro Orsato che alza le braccia al cielo e fischia tre volte.
Lo sguardo del vostro capitano inebetito dai colori biancazzurri mentre la vostra curva disertava il momento topico della premiazione.
Codardi. Da sempre.
Non sapere vincere perché non vincete mai; e non sapete perdere perché non siete veri tifosi, se non di voi stessi.
Poi è cominciata l’opera di elaborazione, di negazione, di normalizzazione. Sperando in una botta di libido che puntualmente, nemmeno quest’anno è arrivata.
Ad ascoltare voi e le vostre fanfare,  a leggere quello che scrivono i vostri direttori implumi, i comunicatori cafoni, gli scribacchini allineati sembra che sia sempre Natale per voi.
Ma voi a Natale non vi spetta nemmeno il tombolino.
Figuriamoci a maggio.
Avete fatto finta che dopo qualche mese di vittorie quella partita fosse un ricordo morto, ma noi conosciamo bene la vostra psicologia.
Siete pennuti da batteria, avete un arsenale psichico formato da un paio di pulsioni elementari. Non di più.
Le risate forzate, la logica del ragazzo del muretto, voi che portate il nome della città, che siete la squadra di regime per eccellenza. Che più perdete e più vi arrabbiate, e più vi arrabbiate e più perdete.
Mai come in questi dodici mesi ho capito quanto essere tifosi della roma sia una sciagura. Una sfida affannosa contro il destino che vi schifa. Tifare la roma è come fare sesso con una bambola gonfiabile senza nemmeno la soddisfazione di venire.
Ci provate coi soldi, con gli arbitri, con la stampa, gli sponsor, topolino, zeman. In un intreccio di favori e connivenze, chiese al centro del villaggio, isterismi dentro e fuori dal campo.
Come se la vittoria vi appartenesse.
No.
Non vi appartiene, non vi è mai appartenuta.
E potrete vivere mille anni, ma siete stati, siete e sarete sempre la più colossale macchina da sconfitta che sia mai stata inventata.
Questo pezzo è perfetto. Va letto almeno tre-quattro volte l'anno.

Offline porga

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1600
Re:La più colossale macchina da sconfitta che sia mai stata inventata
« Risposta #104 il: 08 Gen 2018, 15:49 »
E potrete vivere mille anni, ma siete stati, siete e sarete sempre la più colossale macchina da sconfitta che sia mai stata inventata.
Re:La più colossale macchina da sconfitta che sia mai stata inventata
« Risposta #105 il: 05 Mag 2018, 07:47 »
Rimettiamola in alto, che vedo girare su whatsapp degli screenshot di LN.

Offline adiutrix

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3042
Re:La più colossale macchina da sconfitta che sia mai stata inventata
« Risposta #106 il: 01 Giu 2023, 07:13 »
Furono interminabili notti insonni di palpitazioni improvvise, budella attorcigliate e presagi di sventura. Un pensiero ossessivo e un’attesa snervante durante la quale avrei barattato la vittoria delle vittorie in cambio di un campionato anonimo, persino in concomitanza di una vostra lotta per lo scudetto.
E così è andata.
Certo, è facile parlare dopo. Ma è sempre meglio parlare dopo che fare i fanatici prima. Vedi col Liverpool, vedi col Lecce e vedi quel 26 maggio del 2013.
Un anno fa.
Eravate tutti pronti al trionfo servito sul piatto d’argento, sull’onda della solita spinta mediatica.
E invece no.
In quel gol di Lulic al 71°, alle 19.27 spaccate di un giorno di maggio vi è tutto tornato indietro.
I cori contro Paparelli, la strafottenza d’ordinanza con cui avete da sempre fatto scempio di questa città, l’arroganza da branco, la deformità della vostra filosofia di vita e della vostra orribile iconografia.
Tutto.
La fusione del ’27 in un giorno imprecisato, la valigetta di Viola prima della partita con il Dundee, le fidejussioni false, le partite truccate, la filastrocca sugli 11 anni di B, le centomila estati da campioni d’italia, l’autogol di Paolo Negro, l’ironia becera su Gascoigne, le purghe del capitano e i bambolotti dalla maglietta.
Tutto.
Un’altra volta.
Per l’ennesima finale finita ad osservare il trionfo degli avversari e la vostra abituale disfatta.
A voi le lacrime, agli altri le coppe.
A noi la coppa.
La finale delle finali.
Noi stavamo male prima, voi dopo.
Avete passato un’estate a prendere a calci le macchine dei vostri calciatori, e weekend al mare con il mento all’insù ad osservare gli aerei che vi sfottevano, a mangiarvi il fegato, a negare il semplice dovere coniugale tra lenzuola e cuscini impiastricciati di lacrime.
Il viagra lo hanno inventato per voi. E la pillola è pure blu.
Dite la verità: avrete rivissuto quell’azione mille volte prima di addormentarvi, per chi di voi ci fosse riuscito: a immaginarvi quel pallone sfilare a lato, o intercettato da Marquinhos. La traversa un minuto dopo. E se fosse entrata? E se avesse giocato Osvaldo? E se ci fosse stato quello o quell’altro?
No.
Mauri passa a Candreva che scatta sulla destra e scarica la palla al centro, il vostro portiere smanaccia goffamente e un bosniaco dalle orecchie a sventola la insacca lì.
Alle 19.27 del 26 maggio 2013.
Boato.
La data che voi e la vostra prosopopea avevate segnato sul calendario sicuri di ritrasformare la città in una tana di coatti vestiti da pupazzi.
L’avete rivissuta, rimasticata, ripensata.
Il 27 maggio avete visto il sole sorgere sul cielo biancoceleste sperando che la partita fosse ancora da giocare.

E invece no.
Eccolo lì, stampato nella storia, il profilo da triglia di Andreazzoli che fissa l’arbitro Orsato che alza le braccia al cielo e fischia tre volte.
Lo sguardo del vostro capitano inebetito dai colori biancazzurri mentre la vostra curva disertava il momento topico della premiazione.
Codardi. Da sempre.
Non sapere vincere perché non vincete mai; e non sapete perdere perché non siete veri tifosi, se non di voi stessi.
Poi è cominciata l’opera di elaborazione, di negazione, di normalizzazione. Sperando in una botta di libido che puntualmente, nemmeno quest’anno è arrivata.
Ad ascoltare voi e le vostre fanfare,  a leggere quello che scrivono i vostri direttori implumi, i comunicatori cafoni, gli scribacchini allineati sembra che sia sempre Natale per voi.
Ma voi a Natale non vi spetta nemmeno il tombolino.
Figuriamoci a maggio.
Avete fatto finta che dopo qualche mese di vittorie quella partita fosse un ricordo morto, ma noi conosciamo bene la vostra psicologia.
Siete pennuti da batteria, avete un arsenale psichico formato da un paio di pulsioni elementari. Non di più.
Le risate forzate, la logica del ragazzo del muretto, voi che portate il nome della città, che siete la squadra di regime per eccellenza. Che più perdete e più vi arrabbiate, e più vi arrabbiate e più perdete.
Mai come in questi dodici mesi ho capito quanto essere tifosi della roma sia una sciagura. Una sfida affannosa contro il destino che vi schifa. Tifare la roma è come fare sesso con una bambola gonfiabile senza nemmeno la soddisfazione di venire.
Ci provate coi soldi, con gli arbitri, con la stampa, gli sponsor, topolino, zeman. In un intreccio di favori e connivenze, chiese al centro del villaggio, isterismi dentro e fuori dal campo.
Come se la vittoria vi appartenesse.
No.
Non vi appartiene, non vi è mai appartenuta.
E potrete vivere mille anni, ma siete stati, siete e sarete sempre la più colossale macchina da sconfitta che sia mai stata inventata.


Rifate "screan"
Re:La più colossale macchina da sconfitta che sia mai stata inventata
« Risposta #107 il: 01 Giu 2023, 09:10 »
Per sempre.
 

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