«Ora cosa resterà di Tor di Valle?» (Gazzetta dello Sport - ed romana)
Politici e tifosi tra preoccupazione ma pure tanta ironia
Malagò: «È importante che la Roma non sia coinvolta»
Chiara Zucchelli
ROMA
La notizia arriva quando alle 7 di mattina mancano ancora dieci minuti; le reazioni, invece, non smettono di arrivare fino a tarda sera. Nelle radio, tra i tifosi, si diffonde il malumore, ma soprattutto la paura che «adesso Pallotta molli tutto e chissà che fine facciamo », mentre sui social network #stadiodellaRoma è tra le prime tendenze per tutto il giorno e chiunque dice la propria. Sul fronte istituzionale, invece, ci si va con i piedi di piombo. Col coinvolgimento di gran parte delle forze politiche, e con milioni di interessi economici in ballo, nessuno calca la mano.
ATTESA
Non lo fa la sindaca Raggi, che parla ad inizio giornata: «Chi ha sbagliato pagherà, se è tutto regolare spero che il progetto possa andare avanti», e non lo fa neppure il presidente della Regione, Zingaretti, nel pomeriggio: «L’amministrazione regionale ha condotto la Conferenza dei servizi in modo tecnicamente corretto e trasparente. Nessun dirigente o funzionario regionale è stato oggetto delle misure adottate. Pertanto, è importante che la magistratura faccia luce su eventuali comportamenti che possono avere messo a rischio, ovvero speculato, su un investimento tanto significativo per la città di Roma. Per quanto riguarda Civita, che considero da sempre un uomo onesto delle istituzioni, sono convinto che saprà dimostrare la fondatezza delle sue ragioni». Sempre nel pomeriggio parla il vice Premier, e leader dei Cinque Stelle, Di Maio, che ribadisce quanto detto dalla Raggi: «Chi ha sbagliato pagherà». Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, è cauto: «Non faccio commenti a caldo, è sbagliato e il mio stile è un altro. Una cosa mi sembra certificata: non c’è nessun coinvolgimento della società e dei suoi legali rappresentanti in tutta questa storia. È un elemento molto importante e significativo ». Ettore Viola, invece, aggiunge: «In qualità di presidente Coni Lazio ed ex dirigente della As Roma, sono profondamente amareggiato di quanto accaduto. Così si diffonde una brutta immagine della nostra città che non lo merita».
POCHI SORRISI
Qualcuno prova anche a buttarla sull’ironia (virale il fotomontaggio in cui Carlo Verdone, in «Viaggi di nozze», cerca di vedere a Firenze dove sia lo stadio), ma la voglia di scherzare è poca. I portali stranieri riprendono la notizia, si parla di «corruzione italiana » e l’immagine di Roma, più che del club giallorosso, non ne esce bene. Dal Campidoglio, col passare delle ore, filtra imbarazzo, ma il leit motiv è sempre lo stesso: «Chi ha sbagliato pagherà – dice l’assessore allo Sport, Frongia – e ribadisco quanto detto dalla sindaca. Ho preso atto dell’autosospensione del capogruppo Ferrara pur ribadendo la sua totale estraneità ai fatti».
DISSIDENTI
Rilascia, invece, dichiarazioni di ben altro tipo Cristina Grancio, la consigliera dei 5 stelle che avanzò dubbi sul progetto e fu espulsa dal Movimento: «Ho invitato più volte la sindaca Raggi e la maggioranza a tenere gli occhi aperti. Il coinvolgimento di Lanzalone – spiega a «Repubblica » – è una faccenda inquietante: lui ha consigliato il gruppo su come andare avanti. Non mi aveva convinto, sono sempre rimasta scettica rispetto ai suoi interventi». Le sue parole vengono riprese dai social, ma è nulla rispetto al post della sindaca di martedì con l’hashtag #unostadiofattobene. Una beffa. E allora, tra le migliaia di tweet, eccone uno consolatorio: «Mi piace pensare che lo stadio della Roma sia questo qui, in cui cantiamo in migliaia con De Gregori in prima fila sotto al palco che, braccia al cielo, si gode Vasco Rossi».