Ad ogni ragazzino che tenta nel calcio che conta, indipendentemente dalla fede calcistica, non gli si può che augurare che buona fortuna.
Non ha di certo il marchio del campione.
Sarà tanto se riuscirà a giocarsi le sue carte in una serie b, più probabile che vaghi in futuro su un campo di C, magari in Calabria o in Sicilia dove a stento su un campo di calcio cresce l'erba, tra polvere e pietre, tra assatanati giovani che hanno fatto gavetta e vecchi marpioni sul viale del tramonto.
Insomma in mezzo al guado: gli studi magari buttati nel cesso, soldi abbastanza per una vita dignitosa per una decina di anni, poi, chissà.
Rimarrà qualche tatuaggio sul collo, un braccio ricamato di incomprensibili segni.
Un pollace del centrocampo che almeno ha fatto parte di una Primavera stratosferica.
Dura la vita del calciatore che non riesce ad emergere.