Appunto, negli ultimi anni il valore economico e tecnico della rosa è quasi raddoppiato. E di conseguenza la spinta, anche se incostante, è verso l'alto e non verso il basso. Difatti i piazzamenti medi sono migliorati. Cosi come la vincita di qualche trofeo o la partecipazione a qualche finale. Più e meglio di altri tuoi competitori che hanno risorse economiche e organizzazioni societarie migliori delle tue.
Quindi, qual'è la strategia societaria?
Dal concetto di crescita lenta ma costante, siamo passati alla spinta verso l’alto, non verso il basso. Basta guardare le annate sportive e i dati di bilancio per descrivere un’altra immagine molto più adatta a descrivere la realtà di questa Lazio: il pendolo.
Coi limiti del l'autofinanziamento e' quella di cercare di rimanere a buon livello di competitività, provando a scovare talenti ancora non al top prima che arrivino al top in modo che coi pochi soldi a disposizione e con un monte ingaggi che non ti coonsente top player già consolidati, riesci comunque a tenere botta a certi livelli.
Difatti la grandissima delusione è che la Lazio di Lotito al momento non riesce ad andate in Champions.
Che, peraltro, è lo stesso problema delle altre 97 società professionistiche del calcio italiano che, come la Lazio, non ci vanno. Rispetto alle altre però noi stiamo messi benino.
Il problema non può riguardare 97 squadre italiane, ma soltanto quelle sei o sette che se lo possono seriamente permettere e tra queste c’è la Lazio, di diritto. Il fatto che ci siamo riusciti una volta e mezza nel corso degli ultimi 10 anni significa che le potenzialità ci sono ma non sono pienamente espresse. Il nostro monteingaggi poi è tra i top 30 di Europa, non di Italia.
Se poi quest'anno hai perso punti importanti col Carpi, con la Samp, con l'Atalanta, col Chievo e col Palermo evidentemente c'è stato anche un problema tecnico/tattico al di la delle scelte societarie.
Di preparazione? Di testa? Di assetto tattico? Di infortuni?
Ma tu, in coscenza, avresti cambiato Pioli dopo quanto di buono fatto lo scorso anno?
Presumo di no.
E allora: il tecnico è lo stesso che ti ha portato quasi al secondo posto sciorinando un calcio da leccarsi i baffi e la rosa è rimasta pressoché immutata soprattutto nei suoi giocatori più forti.
Dove stava questa diabolica strategia di distruggere tutto?
Pioli è lo stesso tecnico a cui gli è stata lasciata inalterata la rosa dello scorso anno, adeguata per una stagione senza coppe, inadeguata per una stagione come l’attuale nella quale gli impegni sono aumentati in numero e in qualità. Non è la prima volta che tutto questo accade.
Un dato su cui riflettere.
Il 10 febbraio 2015, nella stagione 2014-15, la Lazio aveva giocato 26 partite ufficiali (22 di campionato e 4 di coppa Italia)
Il 10 febbraio 2016, nella stagione 2015-16, la Lazio ha giocato 35 partite ufficiali (24 di campionato, 2 di coppa Italia, 2 di Champions, 6 di Europa League e 1 di Supercoppa)
Lo scorso anno sei arrivato terzo ad un punto dal secondo ma la strategia societaria era, per caso, arrivare settimo?
E se non vendo nessuno dei big inserito in un meccanismo che aveva girato alla perfezione tanto che ha sorpreso anche o suoi stessi tifosi, che ho intenzione di fare?
Consolidare il livello, o no?
Comunque, almeno, non abbassarlo.
Potevo implementarlo? Si, forse potevo farlo meglio.
Di base però non avevo la chaira intenzione di ridimensionare.
Questo, converrai, è del tutto evidente.
Non è andata bene. Succede.
Ci sono stato degli errori? A posteriori sicuramente si.
È una tragedia umana e sportiva per un tifoso?
No.
Lo scenario che avevi davanti a maggio, alla vigilia dell’ultima partita di Napoli era già chiaro. Europa League, al massimo un preliminare di Champions e magari la Champions. Avevi un parco attaccanti da rifondare, nonostante lo score e una difesa dove andava aumentata la qualità in vista dei doppi impegni, per non parlare del resto.
Né l’uno né l’altro è arrivato. Non c’è nessuna tragedia umana e sportiva, ma una grande delusione per come si lavora per arrivare a questi risultati. La prospettiva poi nel calcio è la prossima stagione, non il piano quinquennale.
Marcantonio nella sua metafora, consequenzialmente a quello che ha scritto, sottointende che l'unica soluzione che gli rimane ormai è cambiare squadra/donna.
Ma che davero davero.
Secondo me, nonostante la delusione e l'incazzatura, seppur legittime, una conclusione del genere me pare fuori misura rispetto alla realtà.
Poi fate come ve pare.
Marcantonio è capace di ben altre metafore, ma almeno questa è immediata.