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No, non sono d'accordo, anche se non riuscirò a spiegarti perché.
Se la squadra fosse costruita attorno a un giocatore, questo dovrebbe intervenire in ogni azione andata a buon fine (diciamo un'azione che si conclude con un gol, o un palo, o una parata, o un tiro fuori di poco, o un errore marchiano di chi doveva spingerla in porta, o un intervento miracoloso di un difensore avversario, o un fallo subito).
Trattandosi di un attaccante, poi, questo significherebbe un tiro, un assist, o un dribbling che crea la superiorità numerica negli ultimi 30 metri.
Disinnescata questa "chiave di volta" - per meriti dell'allenatore avversario, o perché il fenomeno ha una giornataccia, o perché si trova davanti un marcatore ispirato - la squadra si troverebbe "spezzata", non so se mi spiego bene.
Guarda, ti porto un controesempio: io ho in mente la "squadra perfetta", secondo i miei parametri (cioè secondo ciò a cui vorrei che la Lazio tendesse, in termini di organizzazione di gioco). Ed è una Lazio del passato: la Lazio dell'ultimo scudetto.
Sento di continuo dire "meritavamo lo scudetto dell'anno prima ancora di più di quello vinto". Ecco: col cazzo. La Lazio che vinse lo scudetto era una squadra "assoluta", in un senso: non sapevi chi avrebbe segnato (capocannoniere Salas, 12 reti), né proveniendo da dove. Sapevi solo che sarebbe successo.