a me invece non me ne frega nulla di scendere in campo per ribadire che sono diverso, che sono migliore. ho già dato, ed ero pronto a vedere crollare tutto, in faccia a me.
ho messo tutta la posta da tifoso laziale degli ultimi lunghi anni su una domenica di maggio, è stata la mia rivincita della sera del 5-1, i was here. io posso raccontarlo a me stesso, nessuno potrà cambiare una virgola.
ho vinto due scudetti nella mia vita, uno nascendo - la gioia di mio padre-
l'altro festeggiando sul prato dell'olimpico. di Lazio ne ho viste tante, ho sempre portato i miei occhi - l'unica cosa per cui vale la pena vivere cioè guardare- li ho portati a vedere la Lazio. E so molto bene che esistono Laziali che hanno visto più partite e più trasferte e finali e pechino, e buon per loro. Sono stato un buon laziale anche io.
il boato del 26 maggio ancora mi fischia nelle orecchie, mi sento come un cannone sparato, da qualche parte ancora volo a cavallo della palla godendomi il risultato della coppa italia.
c'è solo un derby perso, degli anni lotitiani, che è rimasto in sospeso come mancata rivincita: quello in cui menarono impuniti, col rigore su mauri non dato.
per questo voglio la diga, un muro altissimo, che non li faccia passare.
voglio rovinare la festa degli altri, perché la vita è anche questo.
so che ce la posso fare perché c'ero quel 26 maggio e devo difendere quello che ho visto allora.