La solitudine del tifoso laziale

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Offline kurt

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Re:La solitudine del tifoso laziale
« Risposta #20 il: 26 Ott 2017, 18:21 »
Ti voglio bene, Guy, e ti abbraccio, insieme a tutti i fratelli laziali.
Re:La solitudine del tifoso laziale
« Risposta #21 il: 26 Ott 2017, 18:25 »
E' un po' come se io rubo una mela, mi acchiappano e passo i guai. Mia madre mi riempie di sganassoni (ed è quello che stiamo facendo noi), però poi va al mercato e si accorge che tutti rubano le mele. Allora va dal brigadiere e gli chiede perché mio figlio passa i guai mentre tutti gli altri la scapolano? E il brigadiere le fa: si ma quelli sono della roma, quello ha il padre poliziotto, quell'altro è nipote dell'assessore.

Questa é precisamente la fotografia dell'Italia. In ogni campo, purtroppo.

Offline Cesio

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Re:La solitudine del tifoso laziale
« Risposta #22 il: 26 Ott 2017, 18:26 »
Aria fresca, ci voleva.

Complimenti  :clap:

Offline TomYorke

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Re:La solitudine del tifoso laziale
« Risposta #23 il: 26 Ott 2017, 18:58 »
Questa é precisamente la fotografia dell'Italia. In ogni campo, purtroppo.

Rimane che la madre prende a sganassoni il figlio come prima cosa.

Noi siamo laziali, quello che dobbiamo fare lo dobbiamo fare in primis nel nostro mondo. Urlare e sbraitare contro ambienti sui quali non possiamo agire magari da tanta soddisfazione, ma non è utile e soprattutto manca una parte (bella grossa) del problema.

Offline gentlemen

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Re:La solitudine del tifoso laziale
« Risposta #24 il: 26 Ott 2017, 19:15 »
Io sono un tifoso qualsiasi. Amo la mia squadra, vado allo stadio, la sostengo come posso. La mia passione è immutata da più di 50 anni. Ne ho viste di tutte i colori e - per restare in attualità - ho visto da osservatore privilegiato l'evoluzione della nostra curva.

Inutile girarci intorno, il problema razzismo c'è, con tutte le connotazioni che si vuole dare al termine, dalle mani a paletta, ai cori, striscioni, canzoni, stendardi e quant'altro. Fastidiosi, sgradevoli anche perché mi ci tocca convivere, proprio quando avrei sperato - dopo una settimana in cui queste tematiche me le trovo in ogni ambiente - di trovare pace.

Non ho armi per combatterlo, oltre alla dissociazione personale e ai fischi per ululati ed altri gesti consimili. Fischio, mi dissocio, tifo. Non sono un avenger, non mi getto in mezzo alla mischia per punire i cattivi. Anche perché - e non è qualunquismo ma semplice constatazione - di atteggiamenti come quello della mia curva, con sfumature diverse, ne ho incontrati quasi ovunque, nelle centinaia di trasferte che ho fatto.

Oggi scopro che la mia curva è cattiva. Questo, lo sapevo. Ma scopro che è l'unica cattiva. Ciò desta in me stupore. Desta stupore tanto più quanto comportamenti similari, manifestati tra l'altro con le stesse modalità, e di cui sono a disposizione moltissime evidenze, non hanno provocato nell'opinione pubblica alcuna indignazione, alcuna sanzione da parte delle preposte autorità, e il variopinto mondo dei social media come quello degli opinion makers li ha bellamente ignorati.

Noi, no. E per noi non intendo la curva o una parte di essa, grande o piccola che sia, quanto proprio tutti noi, tutti i sostenitori della S.S. Lazio (immagino anche quelli della Lazio Golf o della Lazio Softball) siamo fascisti e razzisti. Eh, si dice, ma ne hanno combinate di cotte e di crude. Non ne dubito e - applicando il sacrosanto principio della responsabilità personale - immagino siano giustamente stati individuati e perseguiti. Tutt'altro, se non in minima parte. Ad essere perseguiti e bollati delle peggiori [...]e siamo tutti noi, e la Lazio intesa come società, nella figura del suo presidente. Curioso, quando il nostro presidente è stato l'unico ad interrompere l'annosa complicità omertosa della società con gli ultras, ed è stato l'unico a mettere in atto iniziative contro questo fenomeno. Iniziative sicuramente non sufficienti, ma ha provato a fare qualcosa, anche nobili gesti (ricordate il logo di Libera sulle maglie della Lazio? No, non se lo ricorda nessuno, forse perché andava contro la vulgata della Lazio cattiva).

In tutti questi anni nessun presidente (intendo della Repubblica), giornale giornalino o giornaletto ha fatto e scritto nulla, se non trafiletti in un angolino. Quando uscirono fuori gli adesivi con Anna Frank con la maglia della Lazio (sì, proprio quelli che hanno provocato questa valanga), credo 2013, ne scrisse l'Huffington Post, ma né la comunità ebraica, né la Federazione, né il mondo politico o sportivo, né le redazioni dei giornali, i tiggì, ritennero opportuno dedicarvi spazio. Quando il 23 luglio 2013, in occasione di una delle varie celebrazioni del compleanno dell'AS Roma, i loro ultrà devastarono Testaccio, riempiendolo di scritte in confronto alle quali gli adesivi con Anna Frank sono un libretto della Prima Comunione, ci fu qualche blanda bacchettata, le scritte furono prontamente (e giustamente) cancellate e tutto restò nella normalità. Non ci furono gramellini di fuoco, repubblica e il corriere non invasero le proprie prime pagine, i tiggì avevano altro a cui pensare. Sono sicuro che lo domanderete. No, non ci fu alcuna sanzione.

Tornando ad altra fastidiosa e sgradevole espressione di becera ignoranza, gli ululati ai giocatori di colore, io non li tollero. Sono stupidi, tutt'altro che goliardici ed incoerenti (dato che la nostra squadra di giocatori di colore ne annovera non pochi). Ebbene, sono stati giustamente sanzionati. Nulla da dire. Anzi, magari qualcosa avrei da dire. Perché forse chi parla del Lazio invece che della Lazio non lo sa, oppure quelli che gli hanno detto che la roma si chiama così perché è la prima squadra della Capitale, ma anche quelli che il calcio sono ventidue scemi in pantaloncini, ebbene queste persone non lo sanno che succede dappertutto. Ma noi lo sappiamo, e sono sicuro che lo sanno anche le nostre istituzioni, nonché le forze dell'ordine a ciò preposte. Però le partite a porte chiuse alla fine le disputa la Lazio.

Si dirà: perché voi - solo voi - avete questa fama. Ma qui il serpente si morde la coda. Perché solo noi abbiamo questa fama? Forse perché siamo peggiori di tutti gli altri? No, perché ce l'hanno appiccicata. Altri. Non faccio del complottismo, a mio parere è una questione più turpe e banale, questione di servilismo verso il potente laddove noi tutto siamo tranne che potenti, questione di una stampa pigra, fiacca e sciatta che antepone la propria appartenenza all'obiettività, e che volentieri - complice o timorosa - nasconde volentieri la svastica altrui sotto il tappeto, salvo - con arditi fotomontaggi - ogni volta che il Tajikistan c'è un episodio di razzismo in uno stadio la notizia viene riportata con la foto della curva della Lazio. E' un po' come se io rubo una mela, mi acchiappano e passo i guai. Mia madre mi riempie di sganassoni (ed è quello che stiamo facendo noi), però poi va al mercato e si accorge che tutti rubano le mele. Allora va dal brigadiere e gli chiede perché mio figlio passa i guai mentre tutti gli altri la scapolano? E il brigadiere le fa: si ma quelli sono della roma, quello ha il padre poliziotto, quell'altro è nipote dell'assessore.

Ecco, questo comportamento da parte dell'intero universo che gira intorno al calcio non solo non ha assolutamente a cuore le tematiche cui invece noi (sì proprio noi, i brutti tifosi della Lazio, siamo sensibili, vatti ad informare, giornalista di merda, su chi partecipa ai Mondiali Antirazzisti. Ohibò, LazioNet. Como se spieca? Non si spiega, mi verrai mica a dire che ci sono laziali differenti? E se non si spiega, si ignora) siamo sensibili, ed è sufficiente leggere le pagine di questo sito per rendersene conto, ma fa un cattivo servizio sia all'antirazzismo che a tutte le componenti sane del mondo del calcio. Ghettizzandoci, additandoci, generalizzando, rendono inutile qualsiasi iniziativa, la banalizzano, non le danno alcun risalto.

Quindi ritengo sbagliato l'atteggiamento di chi minimizza il polverone che ci si è creato intorno, e le tonnellate di merda che ci stanno scaricando addosso. Non è la causa del problema, ma ne è una concausa. Se si avesse veramente avuto voglia di combattere il fenomeno, lo si sarebbe fatto, ed esistono tutti gli strumenti tecnologici e sanzionatori per farlo, in maniera equidistante. Se invece le istanze sono altre, non dico di prendersela specificamente con la Lazio, quanto di trovare un capro espiatorio, due sganassoni, qualche giornata di squalifica e siamo da capo, allora il pranzo è servito. Da domani, dopodomani, la tempesta si calmerà, noi (tutti) laziali ci leccheremo le ferite, qualsiasi iniziativa continuerà ad essere ignorata, e ululati e mani a paletta persevereranno nel comune disinteresse. Fino a che un laziale in autobus confesserà ad un amico che sta lavorando come un negro, e il video ripreso e montato da un astante finirà su youtube, per poi rimbalzare automaticamente sulle prime pagine dei repubblica. La giostra ricomincerà, e saremo come sempre daccapo.

Siete voi, siamo noi che invece siamo laziali e sensibili al problema, che ci accaloriamo, ci interroghiamo sulle possibili soluzioni, che dovremmo essere più arrabbiati di tutti per quanto ci stanno vomitando addosso. Perché ci stanno facendo capire (più chiaro di così) che del nostro problema interno se ne sbattono il cazzo, e che - qualsiasi cosa possiamo fare - il cetriolo si sa dove arriverà.

Poi dice che uno si incazza.
Autorevolissima analisi.

Offline P.Nedved

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Re:La solitudine del tifoso laziale
« Risposta #25 il: 26 Ott 2017, 19:20 »
Non posso che essere d'accordo, bello il titolo del post che dice una grande verità ed il contenuto . Ingigantire le cose negative che nessuno nega ci siano minimizzare gli aspetti positivi e questo da anni è come veniamo trattati. In questo momento sto guardando il poster che abbiamo fatto l'anno scorso ad Amatrice con il ricavato in beneficenza, forse mi sbaglio ma credo che siamo stati l'unica squadra di serie A a fare una cosa del genere, ci fosse qualcuno non dico Mattarella ma un Ministro o il Presidente della Regione che abbia detto oh complimenti SS Lazio bella iniziativa, zero.

Offline zimmer

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Re:La solitudine del tifoso laziale
« Risposta #26 il: 26 Ott 2017, 19:43 »
Io sono un tifoso qualsiasi. Amo la mia squadra, vado allo stadio, la sostengo come posso. La mia passione è immutata da più di 50 anni. Ne ho viste di tutte i colori e - per restare in attualità - ho visto da osservatore privilegiato l'evoluzione della nostra curva.

Inutile girarci intorno, il problema razzismo c'è, con tutte le connotazioni che si vuole dare al termine, dalle mani a paletta, ai cori, striscioni, canzoni, stendardi e quant'altro. Fastidiosi, sgradevoli anche perché mi ci tocca convivere, proprio quando avrei sperato - dopo una settimana in cui queste tematiche me le trovo in ogni ambiente - di trovare pace.

Non ho armi per combatterlo, oltre alla dissociazione personale e ai fischi per ululati ed altri gesti consimili. Fischio, mi dissocio, tifo. Non sono un avenger, non mi getto in mezzo alla mischia per punire i cattivi. Anche perché - e non è qualunquismo ma semplice constatazione - di atteggiamenti come quello della mia curva, con sfumature diverse, ne ho incontrati quasi ovunque, nelle centinaia di trasferte che ho fatto.

Oggi scopro che la mia curva è cattiva. Questo, lo sapevo. Ma scopro che è l'unica cattiva. Ciò desta in me stupore. Desta stupore tanto più quanto comportamenti similari, manifestati tra l'altro con le stesse modalità, e di cui sono a disposizione moltissime evidenze, non hanno provocato nell'opinione pubblica alcuna indignazione, alcuna sanzione da parte delle preposte autorità, e il variopinto mondo dei social media come quello degli opinion makers li ha bellamente ignorati.

Noi, no. E per noi non intendo la curva o una parte di essa, grande o piccola che sia, quanto proprio tutti noi, tutti i sostenitori della S.S. Lazio (immagino anche quelli della Lazio Golf o della Lazio Softball) siamo fascisti e razzisti. Eh, si dice, ma ne hanno combinate di cotte e di crude. Non ne dubito e - applicando il sacrosanto principio della responsabilità personale - immagino siano giustamente stati individuati e perseguiti. Tutt'altro, se non in minima parte. Ad essere perseguiti e bollati delle peggiori [...]e siamo tutti noi, e la Lazio intesa come società, nella figura del suo presidente. Curioso, quando il nostro presidente è stato l'unico ad interrompere l'annosa complicità omertosa della società con gli ultras, ed è stato l'unico a mettere in atto iniziative contro questo fenomeno. Iniziative sicuramente non sufficienti, ma ha provato a fare qualcosa, anche nobili gesti (ricordate il logo di Libera sulle maglie della Lazio? No, non se lo ricorda nessuno, forse perché andava contro la vulgata della Lazio cattiva).

In tutti questi anni nessun presidente (intendo della Repubblica), giornale giornalino o giornaletto ha fatto e scritto nulla, se non trafiletti in un angolino. Quando uscirono fuori gli adesivi con Anna Frank con la maglia della Lazio (sì, proprio quelli che hanno provocato questa valanga), credo 2013, ne scrisse l'Huffington Post, ma né la comunità ebraica, né la Federazione, né il mondo politico o sportivo, né le redazioni dei giornali, i tiggì, ritennero opportuno dedicarvi spazio. Quando il 23 luglio 2013, in occasione di una delle varie celebrazioni del compleanno dell'AS Roma, i loro ultrà devastarono Testaccio, riempiendolo di scritte in confronto alle quali gli adesivi con Anna Frank sono un libretto della Prima Comunione, ci fu qualche blanda bacchettata, le scritte furono prontamente (e giustamente) cancellate e tutto restò nella normalità. Non ci furono gramellini di fuoco, repubblica e il corriere non invasero le proprie prime pagine, i tiggì avevano altro a cui pensare. Sono sicuro che lo domanderete. No, non ci fu alcuna sanzione.

Tornando ad altra fastidiosa e sgradevole espressione di becera ignoranza, gli ululati ai giocatori di colore, io non li tollero. Sono stupidi, tutt'altro che goliardici ed incoerenti (dato che la nostra squadra di giocatori di colore ne annovera non pochi). Ebbene, sono stati giustamente sanzionati. Nulla da dire. Anzi, magari qualcosa avrei da dire. Perché forse chi parla del Lazio invece che della Lazio non lo sa, oppure quelli che gli hanno detto che la roma si chiama così perché è la prima squadra della Capitale, ma anche quelli che il calcio sono ventidue scemi in pantaloncini, ebbene queste persone non lo sanno che succede dappertutto. Ma noi lo sappiamo, e sono sicuro che lo sanno anche le nostre istituzioni, nonché le forze dell'ordine a ciò preposte. Però le partite a porte chiuse alla fine le disputa la Lazio.

Si dirà: perché voi - solo voi - avete questa fama. Ma qui il serpente si morde la coda. Perché solo noi abbiamo questa fama? Forse perché siamo peggiori di tutti gli altri? No, perché ce l'hanno appiccicata. Altri. Non faccio del complottismo, a mio parere è una questione più turpe e banale, questione di servilismo verso il potente laddove noi tutto siamo tranne che potenti, questione di una stampa pigra, fiacca e sciatta che antepone la propria appartenenza all'obiettività, e che volentieri - complice o timorosa - nasconde volentieri la svastica altrui sotto il tappeto, salvo - con arditi fotomontaggi - ogni volta che il Tajikistan c'è un episodio di razzismo in uno stadio la notizia viene riportata con la foto della curva della Lazio. E' un po' come se io rubo una mela, mi acchiappano e passo i guai. Mia madre mi riempie di sganassoni (ed è quello che stiamo facendo noi), però poi va al mercato e si accorge che tutti rubano le mele. Allora va dal brigadiere e gli chiede perché mio figlio passa i guai mentre tutti gli altri la scapolano? E il brigadiere le fa: si ma quelli sono della roma, quello ha il padre poliziotto, quell'altro è nipote dell'assessore.

Ecco, questo comportamento da parte dell'intero universo che gira intorno al calcio non solo non ha assolutamente a cuore le tematiche cui invece noi (sì proprio noi, i brutti tifosi della Lazio, siamo sensibili, vatti ad informare, giornalista di merda, su chi partecipa ai Mondiali Antirazzisti. Ohibò, LazioNet. Como se spieca? Non si spiega, mi verrai mica a dire che ci sono laziali differenti? E se non si spiega, si ignora) siamo sensibili, ed è sufficiente leggere le pagine di questo sito per rendersene conto, ma fa un cattivo servizio sia all'antirazzismo che a tutte le componenti sane del mondo del calcio. Ghettizzandoci, additandoci, generalizzando, rendono inutile qualsiasi iniziativa, la banalizzano, non le danno alcun risalto.

Quindi ritengo sbagliato l'atteggiamento di chi minimizza il polverone che ci si è creato intorno, e le tonnellate di merda che ci stanno scaricando addosso. Non è la causa del problema, ma ne è una concausa. Se si avesse veramente avuto voglia di combattere il fenomeno, lo si sarebbe fatto, ed esistono tutti gli strumenti tecnologici e sanzionatori per farlo, in maniera equidistante. Se invece le istanze sono altre, non dico di prendersela specificamente con la Lazio, quanto di trovare un capro espiatorio, due sganassoni, qualche giornata di squalifica e siamo da capo, allora il pranzo è servito. Da domani, dopodomani, la tempesta si calmerà, noi (tutti) laziali ci leccheremo le ferite, qualsiasi iniziativa continuerà ad essere ignorata, e ululati e mani a paletta persevereranno nel comune disinteresse. Fino a che un laziale in autobus confesserà ad un amico che sta lavorando come un negro, e il video ripreso e montato da un astante finirà su youtube, per poi rimbalzare automaticamente sulle prime pagine dei repubblica. La giostra ricomincerà, e saremo come sempre daccapo.

Siete voi, siamo noi che invece siamo laziali e sensibili al problema, che ci accaloriamo, ci interroghiamo sulle possibili soluzioni, che dovremmo essere più arrabbiati di tutti per quanto ci stanno vomitando addosso. Perché ci stanno facendo capire (più chiaro di così) che del nostro problema interno se ne sbattono il cazzo, e che - qualsiasi cosa possiamo fare - il cetriolo si sa dove arriverà.

Poi dice che uno si incazza.

Lo cito di nuovo in modo che sia sempre leggibile, ad ogni pagina, e perché lo faccio mio in tutto. Aggiungo due considerazioni che non alterano il senso spero:

1. il problema è che non si vuole colpire e nemmeno prendere in considerazione il fenomeno generale del razzismo negli stadi (oltre che nella società): è troppo complicato, creerebbe troppe frizioni politico sociali, troppo scalpore. Quindi si mette in evidenza il fatto singolo che rappresenta il massimo che politici e giornalisti possono e sanno fare. E guarda caso il fatto riguarda sempre e solo la Lazio. Perché? Perché dietro, dal 1900 non ha nessuno di potente (non ha la fiat, non ha berlusconi, non ha andreotti, d'alema, unicredit, investitori cinesi e americani), però si permette di alzare la testa. Perché, purtroppo, ha una storia che è infarcita, nella realtà ma molto anche nella rappresentazione che ne è stata creata ad arte, di storie fasciste e ultimamente anche razziste.

2. Tutto questo è collegato al brutale mondo del pallone nostrano che credo sia la terza industria nazionale. Ma ve lo immaginate chiudere settori o stadi interi ogni volta che avviene un episodio di razzismo. Solo per fare un esempio, ieri ad Ascoli i "tifosi" (tra virgolette perché ovviamente erano una parte probabilmente piccola, ma mi sembra che si possa generalizzare senza problemi) non sono entrati che dopo il minuto di riflessione, a Torino invece i "tifosi" si sono girati di spalle e hanno intonato l'inno nazionale, all'Olimpico i "tifosi" romanisti, in contemporanea alla lettura del diario, hanno cantato i loro coretti. Che si fa si squalificano anche questi? E te lo immagini, se chiudono e delegittimano questo sano sport ogni volta, dove finisce il già malandato calcio italiano e tutti quelli che con il calcio ci mangiano. No, serve punire il mostro prendiamone uno per tutti e facciamoci belli agli occhi del mondo che ci osserva. Questo è il loro modo di sconfiggere o almeno di trattare il tema del razzismo. E noi ne facciamo le spese.

Offline dario

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Re:La solitudine del tifoso laziale
« Risposta #27 il: 26 Ott 2017, 19:52 »
Grandissimo Guy, ti abbraccio. Tanto.

Offline tommasino

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Re:La solitudine del tifoso laziale
« Risposta #28 il: 26 Ott 2017, 21:48 »
Il solito grandissimo, e ultimamente “poco produttivo”, Guy.
Complimenti

Offline anderz

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Re:La solitudine del tifoso laziale
« Risposta #29 il: 26 Ott 2017, 22:05 »
Guy clamoroso

Offline paolo71

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Re:La solitudine del tifoso laziale
« Risposta #30 il: 26 Ott 2017, 22:10 »
Semplicemente Laziale.
Grande Guy.

Purtroppo la verità non esce da Lazio.net altrimenti non saremo così soli e affranti nonostante una Lazio meravigliosa.
Re:La solitudine del tifoso laziale
« Risposta #31 il: 26 Ott 2017, 22:26 »
Grazie di cuore Guy...balsamo per l'anima..
Ti prego non mollare..
Non molliamo
Re:La solitudine del tifoso laziale
« Risposta #32 il: 26 Ott 2017, 22:29 »
Grazie Guy.

Solo un piccolo inciso: nel 2013 lavoravo poco distante da testaccio e passavo nel quartiere almeno due volte al giorno: posso assicurarvi che le scritte erano tantissime, terribili e sono state (in parte) pulite dopo diversi mesi. Probabilmente qualcuna sta ancora la...
La reazione del mondo mediatico fu sempre la stessa: la Roma ed i romanisti erano la parte lesa e quelli che avevano fatte quelle scritte non erano degni di chiamarsi tifosi (qualcuno, sommessamente, arrivò addirittura a dire che erano laziali infiltrati...).

Niente di nuovo sotto il sole, a parte che stavolta l'offensiva mi sembra molto più organizzata.


Re:La solitudine del tifoso laziale
« Risposta #33 il: 26 Ott 2017, 22:41 »
Grazie Guy

Offline TheVoice

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Re:La solitudine del tifoso laziale
« Risposta #34 il: 27 Ott 2017, 08:32 »
Grazie Guy.

Scrivi più spesso, se puoi
Re:La solitudine del tifoso laziale
« Risposta #35 il: 27 Ott 2017, 08:50 »
Quando serve, Guy c'è

Offline trax_2400

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Re:La solitudine del tifoso laziale
« Risposta #36 il: 27 Ott 2017, 09:13 »
Il problema è che sembra che non ci sia più nulla da fare ormai.
Questo che scrive Guy, giusto al 100%, ce lo possiamo dire solo fra di noi, perché purtroppo nel resto del mondo sembra ormai abbiano i paraocchi.

... sconforto ...
... ma tu guarda se uno deve essere etichettato come razzista senza fare assolutamente nulla ... anzi, casomai cercando di far ragionare i propri conoscenti quando parlano di migranti o stranieri in genere con una certa ostilità ...
... sconforto ...

Offline ES

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Re:La solitudine del tifoso laziale
« Risposta #37 il: 27 Ott 2017, 09:32 »
Eh! Perfetto. Paro paro.
Grazie.

Offline blu73

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Re:La solitudine del tifoso laziale
« Risposta #38 il: 27 Ott 2017, 09:36 »
La società ha perso la capacità di analizzare i fenomeni. Soprattutto manca una classe intellettuale degna di questo nome. Quando anche il pensiero diventa principalmente un bene spendibile sul mercato economico si perde profondità e ci si limita ad esporre idee 'produttive'. Ovvero che seguono le convinzioni correnti senza porsi domande o analizzare scrupolosamente i fatti solo alla luce del proprio intelletto, come dovrebbe fare appunto un 'intellettuale'.
Al giorno d'oggi abbiamo, sui media principali, dei 'ripetitori'. Abili scrittori che riprendono e rivestono di bella forma concetti triti e scontati. Raro trovare qualche analisi profonda e indipendente dei fatti del mondo.
Si ripete il cliché approvato dall'editore e dal gruppo di riferimento, senza rischiare un pensiero autonomo che potrebbe compromettere la posizione raggiunta.

Guy non potrebbe mai scrivere su un giornale 'importante'.
Lui pensa e non segue i luoghi comuni. E se poi leggendo lui anche altri iniziassero a pensare autonomamente? Non possono correre questo rischio...
 8)
Re:La solitudine del tifoso laziale
« Risposta #39 il: 27 Ott 2017, 09:38 »
Ci hanno etichettato da tempo, e sarà davvero dura ripulire la nostra immagine. Ormai come capro espiatorio facciamo troppo comodo. Ci scontriamo contro forze imponenti. Possiamo rispondere solo con la nostra fermezza e riempiendo lo stadio dimostrando i nostri sentimenti sportivi, prendendo costantemente e in maniera netta le distanze dal becerume neofascista.
 
 

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