Penso che questo articolo meriti un topic separato dal derby perchè fa un'analisi dei quartieri mi sembra abbastanza oggettiva (a parte qualche piccolissima imprecisione) e su cui penso si possa discutere
La sfida dentro i quartieri
Sabato 17 Aprile 2010 10:24
(La Gazzetta dello Sport - A. Catapano) - È un altro viaggio, sulla solita vespetta 125 bianca. Un caro diario calcistico. Non l’abituale suddivisione in quartieri laziali e romanisti. È un giro dentro la città, una traversata nella storia, un incontro con uomini, parole, gesti e luoghi del derby. Partenza Il viaggio comincia da
Piazza Ungheria, simbolo della Roma bene, ricca e borghese. Il sacro e il profano. La chiesa di San Roberto Bellarmino, dove si svolsero i funerali di
Dino Viola, e, dall’altra parte della piazza, i tavolini dell’Hungaria, il regno del «Completissimo»: hamburger con uovo, prosciutto e cipolle.
Lionello Manfredonia è nato all’angolo con via Panama. Buona famiglia, classico pariolino, grande laziale. Raccontano che da ragazzo trascorresse i pomeriggi con gli amici a scrivere sui muri «Roma me...».
Dopo la militanza nella Lazio, il calcioscommesse, il passaggio alla Juventus, Viola lo riportò a Roma, spaccando la curva Sud. Manfredonia fu più forte delle contestazioni e del suo passato: in un derby al Flaminio fece espellere
Amarildo, centravanti con la Bibbia. A pochi metri dalla piazza, su via Romania, c’è il Grottino del laziale: cucina romana e ambiente biancoceleste. Cazzotti Lasciamo i Parioli, costeggiamo Villa Borghese, scendiamo per il Muro Torto. Eccoci a Piazzale Flaminio. Seguiamo il percorso del 2, il tram che porta allo stadio Flaminio. L’ultimo derby che si giocò qui lo vinse la Roma, nel 1990, con un gol di
Voeller. Negli anni Ottanta le due squadre lo utilizzavano per l’amichevole del giovedì. Il 30 marzo 1983, ad un mese e mezzo dallo scudetto, la Roma di
Liedholm fu invitata ad assistere a Lazio-Under 21.
I tifosi biancocelesti non gradirono e alla fine aspettarono la squadra a piazza Apollodoro.
Di Bartolomei fu colpito in testa da una pietra,
Prohaska e
Fernando Fabbri aggrediti.
Sebino Nela, non a caso ribattezzato Hulk, fu l’ultimo a salire sul pullman dopo aver ingaggiato con gli aggressori una scazzottata. Tuffi, canzoni, striscioni Scendiamo verso Sud. Oltrepassiamo il Tevere In pochi minuti siamo a
piazza della Libertà: qui fu fondata la Lazio il 9 gennaio 1900, qui ha sede la fondazione Sandri. Sfiliamo Prati, feudo biancoceleste,
Borgo Pio e il ricordo di
Ferraris IV, Castel Sant’Angelo, il Cuppolone. Puntiamo dritti a Trastevere. Quartiere bipartisan:
Mazzone nato a
vicolo del Moro giocava a San Cosimato,
Giordano da vicolo del Cinque si spostava a
Santa Maria in Trastevere. Sopra la nostra testa, il cannone e le coppiette del Gianicolo.
Delio Rossi si tuffò nel
Fontanone dopo un derby vinto 3-0. Lo aveva promesso a Suor Paola. Da allora i romanisti lo chiamano lo stagnaro.
A ovest del Gianicolo,
Monteverde: a piazza Ottavilla c’è Santa Maria della Consolazione, da queste parti nel ’72 nacque il
Commandos Monteverde Lazio, poi CML ’74, per anni guida della Nord. Noi scendiamo invece per via Dandolo, sbuchiamo a viale Trastevere, torniamo verso il Tevere da Via Induno. Giriamo a sinistra per
Circo Massimo, il luogo delle celebrazioni romaniste. Tre concerti di ++++++++ passati alla storia: in 500.000 nel 1983, primo grande raduno popolare dopo la Liberazione; in 300.000 nel 1984, a cantare e a piangere; 1.000.000 nel 2001, arrampicati perfino sulle rovine del Foro.
L’anno prima, anche i laziali tentarono di festeggiare qui, ma nulla era stato organizzato e il pullman con la squadra non riuscì ad arrivare.Dal Circo Massimo alla
Garbatella ci vogliono cinque minuti. Molto prima dei Cesaroni, c’era
Valerio Mastandrea, il filosofo del romanismo. «
La Garbatella è speciale perché è romanista, verde e umana», disse una volta. Il 17 giugno 2001, giorno dell’ultimo scudetto, espose sul balcone uno striscione con scritto « So’ soddisfazzioni ». Tagliamo? E, conoscendolo, deve essere stata una soddisfazione pure per
Paolo Di Canio crescere laziale al
Quarticciolo, quartiere assai romanista. Paolino, esule in patria, con un unico alleato: Tonino, il barbiere di via Manfredonia. «
Quando segnò quel gol sotto la Sud volevano bruciargli la macchina...». Capolinea.