Riporto questo post circolato su un sito che frequento.
DEDICATO A ROZZELLA:
"Da presidente della Roma se avessi vinto questa partita mi sarei vergognata". Rosella Sensi.
Ci vergognamo. Un pochino, non tanto, cara Rosella. Ci vergognamo nella misura in cui riconosciamo a questo calcio delle gravi malattie che non vogliono essere curate dai protagonisti. Al punto che sono congenite: è l'esatto opposto dell'ipocondria, si chiamerebbe ipercondria. Questo calcio andrà dal dottore quando ormai sarà morto e tumefatto dalla decomposizione. Dai che ci siamo quasi.
Però.
C'è sempre un però.
Registriamo con piacere le parole della signora Sensi e le conserviamo a futura memoria: Rosella Sensi conosce il senso del pudore. Di più, conosce il significato della parola "vergogna". Che è già un successo, perché altri colleghi in cravatta giallodente non l'hanno neanche pronunciata (forse neanche pensata), nonostante i controsensi, le bugie, i lampioni di marsiglia e i pipperici bracci a vincere cèmpionslì, o i portaborse che devono spingere e spingere, convincere guardalinee, o il calore che devono trasmettere ai designanti di dovere.
Rosella Sensi si vergognerebbe. "Condizioniamo" il periodo.
La cosa pare un po' strana. Perché non mi ricordo di avere sentito la frase "mi vergogno" quando l'intero stadio di Roma ululò di razzismo nei confronti di Balotelli. La signora Sensi c'era? Ha sentito? S'è vergognata? Forse per la vergogna non fu capace di dirlo? E quando Balotelli fu oggetto di lancio di banane in piena Roma dai tifosi romanisti? Mi ricordate cosa disse?
Non mi ricordo la frase "mi vergogno" a ciascuno dei 30, 40 o 50 accoltellamenti negli ultimi 3/4 anni di cui sono protagonisti i tifosi della "maggica": vuoi vedere forse che per "vergogna" non ha voluto esporsi?
E non ricordo neanche una parola pubblica di scuse, non dico di "vergogna", per la donna che ha rischiato di morire incendiata nell'auto con i due figli per gli scontri post-derby di Roma (quest'anno). Il massimo che sono riusciti a fare è ricomprarle l'auto. No, al limite vuole invitare qualche ultrà che parla di accoltellamenti come se fossero noccioline.
Piuttosto che di "vergogna", ci ricordiamo altri tipi di parole della signora Sensi nei riguardi di Francesco Totti, capitano e core de Roma: "modello positivo", "esempio di sport e lealtà", "un campione universale", "una delle poche bandiere del nostro calcio". In gergo si risponde con una sola parola: estiqatsi.
Eppure qualche volta le sarà capitato di "vergognarsi" delle gesta di Totti, no?
Che so, quando ha colpito Manninger? Quando ha mandato affanculoaffanculoaffanculo il signor Rizzoli? Quando s'è trasformato nel Tottai Lama e ha sputacchiato allegramente sulle bianche membra di Poulsen? Quando ha esagitato gli animi con le "4 e porta a casa", "vi ho purgati ancora" o per i "pollici verso" (che hanno scatenato un inferno)? Quando ha mandato al tappeto il preparatore Vito Scala? In almeno una delle seicentomila simulazioni l'anno? In una delle innumerevoli passeggiate sull'avversario? O quando nel 2005 colpì al viso Colonnese (che non è Cirillo e non fa casino) prendendo 5 giornate di squalifica? Quando fece il verso delle "orecchie" alla Nord di Milano nel 2008? La "doppiamanatarotante" su Maxwell, ampiamente dimenticata quando si parlò dell'arbitraggio di Rosetti e dell'espulsione di Mexes? O di quando passeggiò volontariamente, allegramente, sadicamente su Ramelow (Bayer Leverkusen, CL 2004)? O di quando litigò con Campagnolo perché gli parò il rigore... o quando colpì Galante nel finale di partita?
Ma non si è mai vergognata di tutto questo?
Direi che non si è neanche vergognata quando, per un intero anno, l'Uefa ha monitorato, preoccupata, l'intera situazione romana con l'idea di cambiare sede della finale: a causa degli accoltellamenti, di cui la Sensi non ci risulta essersi vergognata, e dei continui cori razzisti nei confronti di Balotelli. Periodo nel quale la Rosella è riuscita a dire soltanto "Mourinho istiga alla violenza". Ah, i romani accoltellano per colpa di Mourinho. Dannato d'un serpente mourinhiano!
Ecco, delle due l'una: o la cara Rosella s'è troppo vergognata e s'è rintanata nel suo guscio oppure non s'è affatto vergognata. Secondo voi?
Non si è vergognata neanche quando, l'altro ieri, Totti ha chiaramente segnato un goal stoppando la palla col braccio, checché ne dicano le prostitute di tutte le moviole (che abbiamo scoperte essere taroccabili).
Non si è neanche vergognata quando il numero 7 del Parma, Castellini, sul primo goal di Totti si gira verso centrocampo e passeggia. Stessa cosa che fa il numero 6, il Lucarelli parmense.
Non si vergogna neanche sul secondo goal della Roma, quando quattro giocatori parmensi a centrocampo camminano e tre centrali su tre marcano Toni, lasciando a Totti libertà in stile amichevole.
Però volete farci credere che il Parma se la sia giocata alla morte, nevvero? Solo perché l'ha buttata in caciara negli ultimi minuti, facendo 60 secondi di gioco effettivo degli ultimi 12 minuti: wow, che gran voglia di giocare la partita eh.
Non si è neanche vergognata quando hanno vinto facile, molto facile, facile almeno quanto noi ieri con la Lazio, contro Atalanta (vince la Roma 1-2 con i bergamaschi che non esultano al goal), Udinese (vince 4-2 la Roma, ma l'Udinese si "squaglia" al 2-2), Bologna (0-2 per la Roma) e soprattutto Bari (1-0 facile facile): facendo la somma delle quattro partite, sono ZERO parate di Julio Sergio. "Famose" il conto. Dobbiamo fare i "gomboddisti" facciamolo sul serio.
Non ricordo neanche la Rosellina scandalizzata in quel famoso Roma-Milan in cui il Milan conduceva per 1-0 e poi, magicamente, fa uscire Seedorf (il migliore in campo) e prende 2 goal in 3 minuti... facendo uscire poco dopo Kakà per un "infortunio" alla schiena, poi magicamente guarito per un bagno nella piscina di Cocoon alle 4 di notte come raccontato ampiamente da un Pellegatti in estasi per il miracolo sulla via di Damasco.
Rosella Sensi non ha provato vergogna neanche quando lesse di quella intercettazione in cui Moggi dice chiaramente che ormai a Roma "dovrebbero stare agli ordini". Agli ordini.
Io mi sarei vergognato, almeno in questo mi sarei vergognato.
Ma è tutto il calcio italiano che soffre di questa "vergogna" a orologeria. Perché nessuno ricorda come nel 2002, 5 maggio, la Juventus vinse 0-2 facile facile contro un'Udinese più che prona e supina al tempo stesso, in grado di far segnare (al 2° e all'11°) due goal alla Juventus in meno di un quarto d'ora. Tutti guardavano all'altro possibile biscotto. Che non ci fu.
È il paese che fa caciara solo quando "serve". Il paese delle "serve". Che ricorda solo quello che vuole ricordare, come ha fatto qualche giornale, che riesuma la Roma vincente contro la Juventus a favore della Lazio, ma "dimenticando" un altro episodio analogo ma con finalità e risultati diversi (stagione 1972-73)
La storia del calcio italiano è piena di episodi in cui, a fine campionato, squadre "già in vacanza" giocano partite quantomeno allegre o, per così dire, accomodanti. A volte anche prima, come abbiamo visto tra Chievo e Catania qualche giornata fa.
È una consuetudine che non ci piace, che non è sport e che per questo ci fa schifare, sempre di più, il calcio italiano. Ma è una consuetudine: vedere improvvisamente queste verginelle strillare allo scandalo di una cosa mai vista fa davvero senso. Fa impressione. Ci fa vergognare, ecco, questa finta vergogna.
Perché questo non è un paese che improvvisamente deve riscoprirsi vergine di cose immonde decisamente peggiori di quella vista ieri. È il paese di Calciopoli, il più grande scandalo sportivo MONDIALE. È il paese che conta una sequela infinta di nefandezze pseudo-sportive, soprattutto calcistiche. È un pese che non può fare adesso, oggi, la verginella perché è da tempo una prostituta malandata e che s'è ubriacata nel suo concedersi a destra e manca. Ora è vecchia e sfatta, slabbrata da capo a piedi compresi tutti gli orifizi.
E vuole fare la verginella.
Di questo ci vergognamo molto di più, decisamente di più.
Ora, immaginatevi cosa sarebbe accaduto in Italia se, in una partita surreale come quella di ieri a Roma, il giocatore più importante della Lazio, che so, Zarate, in un disimpegno all'indietro avesse dato la palla a Eto'o che supera Muslera e segna il goal dell'uno a zero. E poi l'Inter vince facile 0-2. Come ieri. Pari pari.
Ve lo scrivo perché è la scena vista ieri in Liverpool-Chelsea, con i tifosi dei Reds che non cantavano pro-Liverpool, ma hanno fatto operazione simpatia nei confronti del Chelsea, tutto purché non vinca il Manchester United. Che se il Chelsea non fosse stato contratto dal nervosismo, dall'importanza dell'evento, avrebbe stravinto con 4 o 5 goal. Anzi no, sempre 0-2, ma per gentlemen agreement.
Apriamo le pagine del Times, del Guardian, poi del Sun, i due "Daily" e i due "Sunday". E al limite troviamo la giusta incazzatura di Ferguson che vede Gerrard (Steven Gerrard mica Alessandro Lucarelli!) PASSARE la palla a Drogba che segna un goal verosimilmente decisivo per la vittoria finale dei blues di Ancelotti.
Pensate se quei giornali fossero italiani, se i blues fossero stati "blackandblues" e i reds fossero stati "white&lightblue". Apriti cielo: ufficio inchieste, suicidi di massa, i Mughini starnazzanti di etica sportiva, gli arbitri italiani in sciopero che richiedono la squalifica di Mourinho, Collina che scende dalla montagna, i Palazzi che vanno dai Tosel, il presidente Abete che si indigna e non fa nient'altro.
E Rosella Sensi che si vergogna, si vergogna fortissimamente, si vergogna come non si è mai vergognata di nulla, cosa da temere persino per la sua fragile vita e pure per i debiti di Italpetroli che potrebbero vergognarsi pure loro (i debiti) ma non lo fanno.
Ma così forte che se fosse stata, lei, Rosella Sensi, al posto di Ancelotti... avrebbe esultato. Come ha sempre fatto, eleggendo Gerrard a "simbolo di sportività e esempio per i bambini". E come ha fatto ieri Ancelotti, avrebbe esultato sicuramente. Senza vergogna. Come sempre. Come tutti.
Benvenuti al terzomondo dello sport.
ALBERTO DI VITA