Credo di aver visto, sabato sera al Tibur, il film più scioccante nella mia ancora breve carriera cinematografica.
Alla fine della proiezione mi tremavano le mani e oggi, a tre giorni dal film, continuo a pensarci.
La storia è quella, banale, della fine del mondo, ma dentro c'è tutto quello che di negativo possa esistere: depressione, angoscia, distruzione, senso d'oppressione.
Ma credetemi, vedere questo film è un'esperienza sensoriale e non solo.
Il plot vero e proprio non mi va di raccontarlo, so solo che non si può uscire indenni dall'ultima sequenza: un qualcosa di una potenza mostruosa.
Due ore e mezza di "sofferenza": prima reazione, "vaffanculo", poi più passano i minuti e le ore, più il film ti cresce dentro.
Io, ripeto, a tre giorni di distanza non riesco ancora a levarmelo di dosso.