New Wave, Darwave, Post Punk

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Cialtron_Heston

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Re:New Wave, Darwave, Post Punk
« Risposta #20 il: 14 Set 2015, 21:12 »
State buoni, non litigate :D
Quoto tutti.
Ero convinto che  The JaMC fossero diciamo tra gli ultimi del genere dark wawe, invece sono i primi del genere immediatamente dopo la fine del genere dark.

Comunque oggi con la scusa mi sono risentito un po di roba, all' epoca adoravo i Church e i Jesus, ero adolescente, mettevo i dischi e mentre ascoltavo mi leggevo ogni singola lettera della confezione dell' LP mentre fantasticavo di fare chissà che.

Lo facevo spesso, che emozione quando andai a Londra all'indirizzo di un' etichetta che avevo letto centinaia di volte dietro alle copertine dei dischi. :)

Scusate l' OT.

Offline Zanzalf

*****
11963
Re:New Wave, Darwave, Post Punk
« Risposta #21 il: 14 Set 2015, 21:44 »
E i Television, come me li catalogate?
Re:New Wave, Darwave, Post Punk
« Risposta #22 il: 15 Set 2015, 01:19 »
In amicizia, ma sticaxxi della bibbia di Reynolds,
secondo la mia di bibbia, i JMC ci stanno e come nel genere,
poi ognuno le sonorità  le interpreta e le cataloga come le sente.

I "generi", per come la vedo io,
una volta nati non muoiono mai,
crearli è difficile, ammazzarli impossibile.

Ma si ma infatti io l'ho premesso che só un cacacazzi  :beer:
É ovvio che uno si ascolta cose e le classifica come je pare, giá se scannano abbastanza per calcio e politica....

La seconda cosa che hai scritto é verissima. Purtroppo.
Purtroppo perché sono almeno una ventina d'anni che di generi non ne nascono piú.
É solo tutto un riformulare e riproporre generi vecchi.
Gli appassionati di musica con qualche anno si ricorderanno come fino almeno a metá anni 90 é stato un susseguirsi frenetico di nascite di correnti, sottogeneri, tendenze che spesso si esaurivano in breve tempo ma comunque germogliavano altri semi fecondi.
Nel 2015 puoi trovare gente che suona o che ascolta praticamente tutti quei generi e sottogeneri.
C'è gente che rifá QUEL tipo di dark, altri che ripescano i Manowar o altri ancora che si ispirano a quel particolare OI punk dell'82 nel sud dell'inghilterra.
Peró non trovi nessuno che si inventa un genere nuovo, almeno in ambito "rock".
Ma non credo sia un gran momento neanche per la house e la techno, in veritá.
Forse é internet e la facilitá digitale di creazione e fruizione della musica che ha portato a tutto ció, o forse
é la sovrastimolazione a cui siamo soggetti nell'era della rete che limita la creativitá.

Fatto sta che all'epeca quuando nasceva un gruppo come Jesus and Mary chain, che in fondo era una band di tradizionalisti adoratori della golden age del rock'n'roll, si parlava di Rivoluzione con grande facilitá.
C'è un intervista divertentissima in cui William Reid descrive i Joy Division come "a bag of shit" per il puro gusto della provocazione e del glamour.
Re:New Wave, Darwave, Post Punk
« Risposta #23 il: 15 Set 2015, 01:22 »
Re:New Wave, Darwave, Post Punk
« Risposta #24 il: 15 Set 2015, 01:24 »

Lo facevo spesso, che emozione quando andai a Londra all'indirizzo di un' etichetta che avevo letto centinaia di volte dietro alle copertine dei dischi. :)


Creation? Rough Trade? 4AD?
a sto punto so curioso...

Cialtron_Heston

Cialtron_Heston

Re:New Wave, Darwave, Post Punk
« Risposta #25 il: 15 Set 2015, 08:53 »
Creation? Rough Trade? 4AD?
a sto punto so curioso...

Rough trade, poi il Marquee club a Wardour street ma vidi solo il portone perché non c'era più, al Marquee alla nuova sede a Oxford street dove vidi un concerto di una band americana di cui non ricordo il nome, e un altro club dove suonavano gruppi punk a Tottenham Court Road.

Ora quando sono in giro cerco di individuare gli  stadi delle quadre di calcio locali, più sono piccole e mezze sconosciute più ci vado in fissa, cerco pure le maglie.  :)

Offline Warp

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Re:New Wave, Darwave, Post Punk
« Risposta #26 il: 15 Set 2015, 09:13 »
Rough trade aveva il negozio a Londra, anzi mi sa che lo ha ancora sono anni che non vado a Londra.

I generi ormai sono solo riletture di stilemi vecchi come giustamente dice Kelly e la cauisa credo sia (se ne parlava questo mese o il mese scorso su blow up anche) dovuto ad una serie di ragioni.

Internet che ha reso possibile farsi un disco a casa e pubblicizzarlo on line senza passare per produttori, case discografiche e distributori che invece prima "sceglievano" cosa produrre, stampare e distribuire, c'era quindi una scrematura a monte. Perche diciamocelo chiaro anche i dischi "storici" più fieramente indipendenti erano comunque prodotti commerciali, ovvero fatti per venderli, anchè perchè avevano dei costi, ben diverso oggi dove qualunque nerd si fa 6/7 tracce con dei software free e le mette su bandcamp in download free. Questi fa si che su intenet vengano caricati centinaia e centinaia di album ogni giorno, stargli dietro è impossibile, se non scaricare, acoltare se non ti piace al primo ascolto lo butti. Internet ha generato un folle consumismo musicale, se non passi al primo ascolto sei finito. Nessuno ti da una seconda chanche.

Le grandi label non rischiano più, preferiscono produrre il discone pop da 5 milioni di euro che te ne fa tornare 20 in passaggi radio, streaming legale, spot pubblicitari,  copyright, videogiochi e fuffa varia, piuttosto che rischiare su gruppi che ti fanno magari un disco buono e 3 di cacca, doverli pubblicizzare e sostenere, non ci sono più le strutture per fare questa mole di lavoro, dove stanno i produttori ? figura leggendaria che ha benedetto centinaia di carriere di fino ad allora onesti mestieranti.

Le piccole label sono tagliate fuori da questo  giro perchè "i piccoli" ormai i dischi se li fanno da soli a loro spese, pagano una agenzia che gli fa promozione, pagata in anticipo cosi che pure l'agenzia non rischia un catzo nel promuovere, i grandi vanno altrove, dove gli si garantiscono soldi veri (radio streaming ecc, vedi sopra)

Gli ascoltatori sono invecchiati. Gli unici che comprano dischi sono la generazione degli over 35 ovvero gente cresciuta con il feticcio del supporto fisico, cd. lp, K7, gli altri la musica la sentono in radio su youtube su spotify, la mettono nella sd dello smartphone, quando è piena la roba vecchia che non senti più la cancelli.

La musica ha perso quella capacità di incamerare la ribellione o di descrivere il mondo, il linguaggio con cui rivolgersi a queste generazioni.
Prima io e quelli della mia generazione andavamo a disfunzioni musicali, compravo che sò Unknown pleasures dei Joy Division poi dritto in cameretta ad ascoltarlo a nastro, finiva e ricominciavi, leggevi ti informavi.

Oggi l'adolescente il tempo libero lo passa in chat o su internet non ad ascoltare musica e quando la ascolta magari ascolta la fuffa che gli propina il mainstream, la tv, i reality, non ha una capacita "critica" di scenta, anche perchè nessuno parla più di musica e lo aiuta a scegliere cosa ascoltare e a distinguere la cioccolata dalla m.erda. Non si fanno programmi tv musicali decenti, le riviste di musica sono pochissime e quasi tutte autoreferenziali.

In questa epoca la teoria di Adorno sulla musica popolare ha avuto completa attuazione. Davvero i gusti popular sono guidati dai mass media che li giudano normalmente verso il basso perchè nel basso sta più massa pronta a "consumare il tuo prodotto".

Chiudo il pippotto con la definizione di Reynolds, si ovvio che se dovessimo accettare queste classificazioni un pò manichee io dovrei togliere vari nomi dal post dove ho indicato dei gruppi da ascoltare, alcuni rientrerebbero in altre "categorie" (dark folk/industrial ecc), ma io credo che la storia della musica non sia un tetris dove pezzi diversi si attaccano ma un fiume pieno di rivoli e rivoletti che si distaccano dal corso principale per poi rientrarci e magari riuscire di nuovo. E' lo spirito che muove la musica a classificarla
scusate la lungaggine

Offline Rugiule

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Re:New Wave, Darwave, Post Punk
« Risposta #27 il: 15 Set 2015, 09:54 »
 :o

Cialtron_Heston

Cialtron_Heston

Re:New Wave, Darwave, Post Punk
« Risposta #28 il: 15 Set 2015, 11:52 »
Naturalmente quoto Warp.

Aneddoto di qualche tempo fa a conferma che i media introducono i giovani all'ascolto decidendo per loro.
Da nostalgico del vinile e delle riviste specializzate anni '80 ( il primissimo Rockstar, Il Mucchio etc), nonchè dei negozi dove toccavi con mano, sceglievi e portavi a casa, 4-5 anni fa sono andato alla Discoteca Laziale a Termini.

Chiedo un gruppo, se non ricordo male erano i Black Angels.
Il commesso prima storce la bocca, poi controlla sul pc, dice che non c'è, poi visita la pagina di Ondarock e mi conferma che il cd non ce l'hanno, rimango lì a distanza a guardare altro e sento che commenta con l'altro collega suo sbarbatello " so' quelli della pubblicità della Polo..."

Che tristezza.
Mai messo più piede, anzi mi chiedo come facciano a sopravvivere ancora vendendo ACDC ,Pooh e compilation hitmania.
Mi aspettavo un luogo di nicchia, specializzato in qualche genere, invece niente.

Offline giò7

*****
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Re:New Wave, Darwave, Post Punk
« Risposta #29 il: 15 Set 2015, 13:44 »
Naturalmente quoto Warp.

Aneddoto di qualche tempo fa a conferma che i media introducono i giovani all'ascolto decidendo per loro.
Da nostalgico del vinile e delle riviste specializzate anni '80 ( il primissimo Rockstar, Il Mucchio etc), nonchè dei negozi dove toccavi con mano, sceglievi e portavi a casa, 4-5 anni fa sono andato alla Discoteca Laziale a Termini.

Chiedo un gruppo, se non ricordo male erano i Black Angels.
Il commesso prima storce la bocca, poi controlla sul pc, dice che non c'è, poi visita la pagina di Ondarock e mi conferma che il cd non ce l'hanno, rimango lì a distanza a guardare altro e sento che commenta con l'altro collega suo sbarbatello " so' quelli della pubblicità della Polo..."

Che tristezza.
Mai messo più piede, anzi mi chiedo come facciano a sopravvivere ancora vendendo ACDC ,Pooh e compilation hitmania.
Mi aspettavo un luogo di nicchia, specializzato in qualche genere, invece niente.

purtroppo Discoteca Laziale saranno 10 anni che è così...

Offline Biafra

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Re:New Wave, Darwave, Post Punk
« Risposta #30 il: 15 Set 2015, 19:34 »
Ma si ma infatti io l'ho premesso che só un cacacazzi  :beer:
É ovvio che uno si ascolta cose e le classifica come je pare, giá se scannano abbastanza per calcio e politica....

La seconda cosa che hai scritto é verissima. Purtroppo.
Purtroppo perché sono almeno una ventina d'anni che di generi non ne nascono piú.
É solo tutto un riformulare e riproporre generi vecchi.
Gli appassionati di musica con qualche anno si ricorderanno come fino almeno a metá anni 90 é stato un susseguirsi frenetico di nascite di correnti, sottogeneri, tendenze che spesso si esaurivano in breve tempo ma comunque germogliavano altri semi fecondi.
Nel 2015 puoi trovare gente che suona o che ascolta praticamente tutti quei generi e sottogeneri.
C'è gente che rifá QUEL tipo di dark, altri che ripescano i Manowar o altri ancora che si ispirano a quel particolare OI punk dell'82 nel sud dell'inghilterra.
Peró non trovi nessuno che si inventa un genere nuovo, almeno in ambito "rock".
Ma non credo sia un gran momento neanche per la house e la techno, in veritá.
Forse é internet e la facilitá digitale di creazione e fruizione della musica che ha portato a tutto ció, o forse
é la sovrastimolazione a cui siamo soggetti nell'era della rete che limita la creativitá.

Fatto sta che all'epeca quuando nasceva un gruppo come Jesus and Mary chain, che in fondo era una band di tradizionalisti adoratori della golden age del rock'n'roll, si parlava di Rivoluzione con grande facilitá.
C'è un intervista divertentissima in cui William Reid descrive i Joy Division come "a bag of shit" per il puro gusto della provocazione e del glamour.

100% :beer:

Mai mettere limiti alla creatività umana, ma sono convinto che ormai siano state utilizzate ed esaurite tutte le possibili combinazioni di accordi, strumenti, ritmi e sonorità. Nell'ambito rock credo che non ci sia più spazio per altri generi ma solo per una rivisitazione in chiave moderna di vecchi generi.

PS. Quello che dici sui JMC è verissimo. I loro pezzi sono belle ballate classiche che più classiche non si può eseguite con il distorsore acceso a manetta. E anche in questo non inventarono proprio nulla visto che Metal Circus e Zen Arcade* erano già nei cataloghi della SST trail 1982 e 1983.

*l'avrò mai scritto che lo ritengo di gran lunga il più bell'album della storia del rock?...mi sa proprio di si  :)

FINE OT
Re:New Wave, Darwave, Post Punk
« Risposta #31 il: 16 Set 2015, 10:26 »
Rough trade aveva il negozio a Londra, anzi mi sa che lo ha ancora sono anni che non vado a Londra.

I generi ormai sono solo riletture di stilemi vecchi come giustamente dice Kelly e la cauisa credo sia (se ne parlava questo mese o il mese scorso su blow up anche) dovuto ad una serie di ragioni.

Internet che ha reso possibile farsi un disco a casa e pubblicizzarlo on line senza passare per produttori, case discografiche e distributori che invece prima "sceglievano" cosa produrre, stampare e distribuire, c'era quindi una scrematura a monte. Perche diciamocelo chiaro anche i dischi "storici" più fieramente indipendenti erano comunque prodotti commerciali, ovvero fatti per venderli, anchè perchè avevano dei costi, ben diverso oggi dove qualunque nerd si fa 6/7 tracce con dei software free e le mette su bandcamp in download free. Questi fa si che su intenet vengano caricati centinaia e centinaia di album ogni giorno, stargli dietro è impossibile, se non scaricare, acoltare se non ti piace al primo ascolto lo butti. Internet ha generato un folle consumismo musicale, se non passi al primo ascolto sei finito. Nessuno ti da una seconda chanche.

Le grandi label non rischiano più, preferiscono produrre il discone pop da 5 milioni di euro che te ne fa tornare 20 in passaggi radio, streaming legale, spot pubblicitari,  copyright, videogiochi e fuffa varia, piuttosto che rischiare su gruppi che ti fanno magari un disco buono e 3 di cacca, doverli pubblicizzare e sostenere, non ci sono più le strutture per fare questa mole di lavoro, dove stanno i produttori ? figura leggendaria che ha benedetto centinaia di carriere di fino ad allora onesti mestieranti.

Le piccole label sono tagliate fuori da questo  giro perchè "i piccoli" ormai i dischi se li fanno da soli a loro spese, pagano una agenzia che gli fa promozione, pagata in anticipo cosi che pure l'agenzia non rischia un catzo nel promuovere, i grandi vanno altrove, dove gli si garantiscono soldi veri (radio streaming ecc, vedi sopra)

Gli ascoltatori sono invecchiati. Gli unici che comprano dischi sono la generazione degli over 35 ovvero gente cresciuta con il feticcio del supporto fisico, cd. lp, K7, gli altri la musica la sentono in radio su youtube su spotify, la mettono nella sd dello smartphone, quando è piena la roba vecchia che non senti più la cancelli.

La musica ha perso quella capacità di incamerare la ribellione o di descrivere il mondo, il linguaggio con cui rivolgersi a queste generazioni.
Prima io e quelli della mia generazione andavamo a disfunzioni musicali, compravo che sò Unknown pleasures dei Joy Division poi dritto in cameretta ad ascoltarlo a nastro, finiva e ricominciavi, leggevi ti informavi.

Oggi l'adolescente il tempo libero lo passa in chat o su internet non ad ascoltare musica e quando la ascolta magari ascolta la fuffa che gli propina il mainstream, la tv, i reality, non ha una capacita "critica" di scenta, anche perchè nessuno parla più di musica e lo aiuta a scegliere cosa ascoltare e a distinguere la cioccolata dalla m.erda. Non si fanno programmi tv musicali decenti, le riviste di musica sono pochissime e quasi tutte autoreferenziali.

In questa epoca la teoria di Adorno sulla musica popolare ha avuto completa attuazione. Davvero i gusti popular sono guidati dai mass media che li giudano normalmente verso il basso perchè nel basso sta più massa pronta a "consumare il tuo prodotto".

Chiudo il pippotto con la definizione di Reynolds, si ovvio che se dovessimo accettare queste classificazioni un pò manichee io dovrei togliere vari nomi dal post dove ho indicato dei gruppi da ascoltare, alcuni rientrerebbero in altre "categorie" (dark folk/industrial ecc), ma io credo che la storia della musica non sia un tetris dove pezzi diversi si attaccano ma un fiume pieno di rivoli e rivoletti che si distaccano dal corso principale per poi rientrarci e magari riuscire di nuovo. E' lo spirito che muove la musica a classificarla


Sulla prima parte ovviamente sono tristemente d'accordo.
Sulla chiosa invece non tanto.
Non se l'hai letto quel libro: se no te lo consiglio vivamente, secondo me è uno dei libri piú belli sulla storia della musica moderna.
In realtá Reynolds ne fa una questione cronologica.
Praticamente tutto ció che è avvenuto tra il 1978 e l'84 è post-punk.
Anche i Duran duran o i Frankie goes to hollywood, per capirci.
Ed è una meraviglia scoprire come super-hit mainstream dell'epoca nascessero a stretto contatto col sottobosco della sperimentazione e delle etichette indipendenti.
Gli Human League prima del botto di Dont you want me erano gli oscuri sperimentatori elettronici di Reproduction, per esempio.
O gli Scritti Politti, che prima di diventare hit-makers avevano come proposito quello di divulgare il marxismo attraverso la musica pop.
Il filo conduttore del post punk, secondo Reynolds, travalicava i generi ed era al contrario rintracciabile nell'attitudine.
Attitudine a sperimentare come mai prima e sopratutto a contaminare con tutto il possibile.
Chuck Berry era il nemico.
E allora i Pil col dub, i Pop group pure, i Fall col kraut, i Gang of four col funk solo per dire i piu rappresentativi.
E ognuno poi con una visione del mondo da artisti contemporanei che usano un medium popular e non da mestieranti rock'n'roller.
E quindi ovviamente anche tutto l'industrial, l'ebm,la dark wave rientra assolutamente nel calderone, forse con l'unica eccezione del primo industrial dei Throbbing Gristle, che la bomba l'avevano lanciata molto prima anche della nascita del punk, ovvero all'inizio dei 70'.

Cialtron_Heston

Cialtron_Heston

Re:New Wave, Darwave, Post Punk
« Risposta #32 il: 16 Set 2015, 12:39 »
Lo voglio !

Offline Warp

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10045
Re:New Wave, Darwave, Post Punk
« Risposta #33 il: 16 Set 2015, 14:20 »

Reynolds ovviamente è un grande conoscitore della materia, anzi forse il più grande conoscitore, lungi da me paragorarmi a lui.
Io modestamente ho una interpretazione differente, per me post punk è non solo qualcosa che viele dopo il punk ed è cronologicamente delimitato.
Per me conta molto la parola "punk" e il punk per me è "attitudine" (chi lo ricorda "punk is an attitude" ?) ecco perchà non ho mai considerato punk i Clash e considero punk i New York Dolls.

Post punk è qualcosa che parte da li ovvero dall'one-two-three-four, dal Do it yourself dal we are crass not clash, dall' There is no future In England's dreaming.
Per questo non ci vedo i Duran o i Frankies come non ci vedo i Depeche mode, che io a scanso di equivoci considero la più grande pop band degli ultimi 40 anni, quindi non è una diminutio di gruppi seppur importanti.

Il post nasce da li e dalle citta grigie buie (Birmingham, Sheffield, Manchester, Liverpool, Leeds, quasi tutti i gruppi del periodo vengono da li in questo "genere"). Citta in deindustrializzazione selvaggia, affogate di eroina e di piscio nelle strade, con il Tatcherismo che sta smantellando tutto.
Gli Human league ci stanno dentro molto (grandi i primi 2 album) se pensi che a Sheffield cabaret voltaire clock dva Vice Versa Human Leagie (ci metto pure Heaven 17 e ABC) erano band composte da gente che entrava e usciva da una o dall'altra band. Che se vai a sentirteli difficile trovare punti di contatto se non sai che certi dischi li suonano le stesse persone.

Per me il discorso troppo schematico e classificatorio, Hegeliano tipico degli anglosassoni rispettabilissimo per carità, si inserisce male in questo campo, perchè questo cavolo di post-punk, darkwave, o come lo vogliamo chiamare è uno "stato d'animo, una attitudine" non un genere codificato, geograficamente localizzato come il grunge ad esempio.

Forse è il genere/non genere più misterioso della storia del rock (insieme ad un altro genere "sfuggevole" come il post-rock), proprio perchè venuto secondo me dopo una "quasi tabula rasa" fatta dal punk che ha riportato il rock alla sue origini alla sua infanzia, il pinkrocker è qual bambino venuto su male, antipatico, chiuso, a volte violento e brutale, ma capace di grandi slanci romantici.

Detto questo lunga vita a Simon Reynolds

ps. confesso che del libro ho letto solo alcune parti solo i capitoli che mi interessavano. Mi riprometto di completarlo

Offline Warp

*
10045
Re:New Wave, Darwave, Post Punk
« Risposta #34 il: 16 Set 2015, 16:10 »

video (e commenti) esemplifcativi della "confusione ideologica" che circonda il genere/non genere (senza considerare che vari dei rappresentati sono americani quindi gia di per se fuori dal post punk, che è europeo e inglese in particolare per me)

ps che pezzo Temple of Love, pezzone da saltare sui tavoli
Re:New Wave, Darwave, Post Punk
« Risposta #35 il: 18 Set 2015, 01:52 »
Reynolds ovviamente è un grande conoscitore della materia, anzi forse il più grande conoscitore, lungi da me paragorarmi a lui.
Io modestamente ho una interpretazione differente, per me post punk è non solo qualcosa che viele dopo il punk ed è cronologicamente delimitato.
Per me conta molto la parola "punk" e il punk per me è "attitudine" (chi lo ricorda "punk is an attitude" ?) ecco perchà non ho mai considerato punk i Clash e considero punk i New York Dolls.

Post punk è qualcosa che parte da li ovvero dall'one-two-three-four, dal Do it yourself dal we are crass not clash, dall' There is no future In England's dreaming.
Per questo non ci vedo i Duran o i Frankies come non ci vedo i Depeche mode, che io a scanso di equivoci considero la più grande pop band degli ultimi 40 anni, quindi non è una diminutio di gruppi seppur importanti.

Il post nasce da li e dalle citta grigie buie (Birmingham, Sheffield, Manchester, Liverpool, Leeds, quasi tutti i gruppi del periodo vengono da li in questo "genere"). Citta in deindustrializzazione selvaggia, affogate di eroina e di piscio nelle strade, con il Tatcherismo che sta smantellando tutto.
Gli Human league ci stanno dentro molto (grandi i primi 2 album) se pensi che a Sheffield cabaret voltaire clock dva Vice Versa Human Leagie (ci metto pure Heaven 17 e ABC) erano band composte da gente che entrava e usciva da una o dall'altra band. Che se vai a sentirteli difficile trovare punti di contatto se non sai che certi dischi li suonano le stesse persone.

Per me il discorso troppo schematico e classificatorio, Hegeliano tipico degli anglosassoni rispettabilissimo per carità, si inserisce male in questo campo, perchè questo cavolo di post-punk, darkwave, o come lo vogliamo chiamare è uno "stato d'animo, una attitudine" non un genere codificato, geograficamente localizzato come il grunge ad esempio.

Forse è il genere/non genere più misterioso della storia del rock (insieme ad un altro genere "sfuggevole" come il post-rock), proprio perchè venuto secondo me dopo una "quasi tabula rasa" fatta dal punk che ha riportato il rock alla sue origini alla sua infanzia, il pinkrocker è qual bambino venuto su male, antipatico, chiuso, a volte violento e brutale, ma capace di grandi slanci romantici.

Detto questo lunga vita a Simon Reynolds

ps. confesso che del libro ho letto solo alcune parti solo i capitoli che mi interessavano. Mi riprometto di completarlo

Si certo, anche io faccio fatica a pensare ai duran duran come gruppo post-punk.
Peró allora qual'è esattamente quella sensibilitá comune post punk o cosa non lo è?
Attenzione perchè il punk è stato si una rottura, una conflittualitá manifesta, ma nache peró una sorta di regressione al rock'n'roll primigenio.
Nel libro Reynolds racconta di come nell'ultima fase dei Sex Pistols John Lydon fosse insofferente per la forma musicale attraverso cui stavano veicolando la rottura. "Fuck Chuck Berry"
E infatti poi fonda il gruppo che è un po l'epitome se vuoi del PP.
Allora si potrebbe definire il genere come una prosecuzione della rottura, nel senso anche di esplorazione di sentimenti e scenari fino allora non rappresentati: la rabbia, l'oscuritá, l'alienazione, peró attraverso la parola chiave della sperimentazione.
In altre parole il postbpunk è un genere non omologato a dei canoni, anzi forse è la negazione stessa del canone.
Altrimenti come trovare qualcosa di simile tra che so i Cabaret Voltaire che sperimentano sull'elettronica e sul rumore e i Gang of Four che ibridano il punk e il funk nella loro forma algida?
Oppure tra i Wire ( u o dei piu grandi gruppi di sempre per me ) che disarticolano le strutture rock giocando con mille umori differenti e il Pop Group che invece crea una personale distopia scandagliando e acidificando il dub giamaicano?

Discorso a parte secondo me merita la cosiddetta " darkwave" , che invece alla fine é piú omogenea sia nei codici stilistici che ( sopratutto ) nel mood generale, eppure é da considerarsi una costola importante del post-punk.

Sono d'accordo con te infine sul fatto che il post punk sia da considerarsi un genere prettamente inglese ( con le dovute eccezioni europee importanti ).
In america da una parte c'era l'hardcore e dall'altra certa new wave ( devo, television, wall of voodoo, violent femmes ) ancora comunque legata in un modo o nell'altro alle radici rock, oppure la cosiddetta no wave, che peró si proponeva come avanguardia artistica allo stato puro.
Le uniche due eccezioni sono i Pere Ubu ( che sarebbero potuti tranquillamente essere di Sheffield o di Birmingham ) perché seppero esprimere una forma brutale al tempo peculiare e affine agli albionici, ma sopratutto i Suicide, i quali essendo post punk giá prima del punk influenzarono non poco la scena inglese.

Offline orchetto

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12951
Re:New Wave, Darwave, Post Punk
« Risposta #36 il: 18 Set 2015, 10:41 »
Io credo che l'argomento meriterebbe un topic a parte.
Si potrebbe anche dire che da nessuna parte è scritto quanto tempo debba passare tra il sorgere di un nuovo genere musicale e un altro.
Si potrebbe anche fare un ragionamento sui contesti di fruizione della musica, in realtà il rock e il cosiddetto pop reinventano un contesto di fruizione presente da millenni: quello meramente ludico.
Re:New Wave, Darwave, Post Punk
« Risposta #37 il: 18 Set 2015, 11:47 »
Si potrebbe anche dire che da nessuna parte è scritto quanto tempo debba passare tra il sorgere di un nuovo genere musicale e un altro.

Ma perche' chi ha detto questo?
E' guardando al passato, facendo un ragionamento sulla storia che si tracciano delle linee.

Offline orchetto

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12951
Re:New Wave, Darwave, Post Punk
« Risposta #38 il: 18 Set 2015, 13:21 »
Ma perche' chi ha detto questo?
E' guardando al passato, facendo un ragionamento sulla storia che si tracciano delle linee.
Ma si certo solo che ci possono essere dei periodi di pausa nelle innovazioni artistiche.
Re:New Wave, Darwave, Post Punk
« Risposta #39 il: 21 Set 2015, 23:03 »
E i Television, come me li catalogate?

I Television sono un gruppo abbastanza incatalogabile.
Emersero nella scena cosiddetta art-punk newyorchese, insieme a Patty Smith, Richard Hell, i Blondie.
Ma in realtá musicalmente condividevano poco e niente con questi artisti.
Perché il loro era un rock angolare che infrangeva la struttura canzone, si appoggiava su ritmi sghembi e sopratutto si lasciava andare a lunghe sequenze di assoli incrociati dei due chitarristi, alla ricerca dell'improvvisazione in senso jazzistico.
Eppure era un rock che rimaneva in qualche modo attaccato alla tradizione americana, versante garage e psichedelico, sopratutto.
Quindi ne punk ne new wave e ne tantomeno post punk.
Seminali invece si, per un certo indie rock americano colto e importante come Pavement, Yo la tengo, certi REM e altri.
 

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