La radio Rai/Radiotre è solitamente abbastanza seriosa. Quasi esclusivamente musica classica, jazz bello tosto, approfondimenti, dibattiti ponderosi, tg.
In una parola, pallosa
Secondo i canoni abituali di fruizione radiofonica, difatti è abbastanza penalizzata negli ascolti, considerata assolutamente “di nicchia”, con un pubblico prevalentemente (se non quasi del tutto) adulto.
All’interno della sua programmazione giornaliera però, secondo me c’è un diamante assoluto, che nel mio personale palinsesto va ad occupare necessariamente uno dei primi posti: un programma piccolo, di musica, poco più di una mezzoretta attorno alle 18:30. Ma assolutamente speciale, di livello altissimo.
Mi capita spesso, in macchina mentre torno a casa dall’ufficio, e sinceramente nella pletora indefinita di aradi-de-carcio, di radio-coi-diggei-simpaticisssssimi, radio-dimensioni-varie, questa voce davvero esce dal coro, eccelle. Provateci, stasera: Rai/Radiotre dopo le 18 (non so gli orari precisi) e fino più o meno alle 19.
Musica, nella sua accezione più completa, più ampia. Grande musica.
Il programma si chiama “Sei Gradi” e praticamente mette in fila cinque o sei pezzi, che fra loro potrebbero sembrare anche apparentemente lontanissimi, mettendoli però a contatto con la logica del “Bersaglio” della Settimana Enigmistica: trovando assonanze, anagrammi dei nomi, connessioni logiche e intellettuali, corrispondenza di autori, o di interpreti, o di musicisti, di luoghi o temi.
Davvero straordinario. Si spazia con passo leggero fra Mozart e Rosa Balistreri, fra Jeff Beck e Georges Moustaki, gli U2 e Thelonious Monk, che so… Ornella Vanoni, Richie Valens, i Chieftains, Dizzie Gillespie, i Madness, uno street-singer di Lagos, un musicista Coreano, un coro dalla Namibia o del Perù, i Deep Purple e Gioacchino Rossini… Tutto è possibile, tutto è dentro.
L’altra sera erano partiti con un pezzo di Stewie Wonder, poi con un’ardito arco intuitivo il conduttore (mi pare si chiami Damiani… è molto bravo, molto esperto e si sente) ha fatto notare come Wonder sia nato in una cittadina del Michigan dove anni dopo sono anche nate Serena e Venus Williams. Da lì a “El purtav ‘e scarp’ del tenis” di Enzo Jannacci, il passo è stato immediato! Poi da Jannacci è arrivato a Gerschwin (collegati non ricordo come dall’anno 1935) e ha fatto ascoltare la classica “Summertime” in una versione particolarissima fatta da un gruppo che non conoscevo. Poi ha trovato il nesso logico con Tom Jobim e infine addirittura con Frankie Valli.
Strabiliante.