Che Assad utilizzi armi chimiche contro l'opposizione mi sembra un fatto certo.
Lo testimoniano migliaia di rifugiati arrivati ad Idomeni, lo testimonia quel che resta delle organizzazioni democratiche siriane, fonti che, quantomeno io, ritengo ben più affidabili dei vari media prezzolati di ambo le parti.
Assad ha fatto un uso sistematico e criminale della repressione sui civili delle regioni ribelli.
Un qualcosa che non può essere di certo cancellato dall'ipotesi che tali armi fossero a disposizione anche della controparte.
Il dramma siriano lo trovo paradigmatico sotto vari aspetti:
- paradigmatico di una sinistra prigioniera del campismo, che confonde la lotta tra imperialismi con la guerra fredda e che narra il mondo come un'inevitabile scelta di campo, trump o putin, scordandosi la terza possibilità: ma chi se li incula entrambi.
- paradigmatico di una sinistra eurocentrica che non ha riconosciuto la legittima e autonoma sollevazione di un popolo, il suo tentativo di RIVOLUZIONE, fino a che le forze fondamentaliste non ne hanno conquistato la piena egemonia, arrivando a sostenere quel criminale assassino di Assad.
- paradigmatico di una sinistra ipocrita, che piange Afrin senza vedere che la Ghouta versa lo stesso sangue nella spartizione del territorio decisa in una terribile neo-Yalta.
- paradigmatico di un contesto internazionale che non sa ragionare se non in termini bellici, come se buttare bombe fosse l'unica possibile soluzione, come se non esistessero forme coercitive di natura economica ben più efficaci (ma evidentemente meno convenienti perché a danno di qualche amico)
Per chi vuole approfondire, vi consiglio questo bel libro di un immenso Declich, che spiega molto bene cosa avvenuto in questi sette drammatici anni.
http://ilmegafonoquotidiano.it/libri/siria-la-rivoluzione-rimossa