Guerra in Medio Oriente

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Re:Guerra in Medio Oriente
« Risposta #260 il: 20 Apr 2018, 10:56 »
eh ma temo che su altre questioni il governo andrebbe in crisi  ;)

comunque, direi che questo articolo dice tutto.

https://theintercept.com/2018/04/19/dear-bashar-al-assad-apologists-your-hero-is-a-war-criminal-even-if-he-didnt-gas-syrians/

Il dr. Hasan, non prorpio un "unbiased journalist"  ;)) , il suo middle east record parla per lui, ma giustamente porta avanti il carro del suo datore di lavoro qatariota.

Offline orchetto

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Re:Guerra in Medio Oriente
« Risposta #261 il: 20 Apr 2018, 18:56 »
Il fastidio lo capisco eccome, perché capisco che deriva dalla contraddizione evidente insita in una determinata posizione.

Fermo restando il diritto d'opinione che nessuno sta negando, al contempo non devi accollarti la responsabilità delle vicende storiche di cui discutiamo, ci mancherebbe, ma proprio che altri possano avere un'opinione che mette a paragone l'antifascismo.
Soprattutto se è vero, come spesso ci diciamo, che l'antifascismo non è una categoria storica, ma politica.
Quanto dici porterebbe esattamente al contrario: l'antifascismo sarebbe dunque una categoria storica legata ad un preciso contesto e ad una precisa forma politica europea, che nulla ha a che vedere con la politica attuale.
Evidentemente ha ragione Minniti e tutti quelli che dicono che il fascismo oggi è morto (in base a come l'hai perimetrato in post precedenti lo è sicuramente, al 100%).
Basta capisse compà, invece che modificare le categorie alla bisogna.
Cosa si ottiene a voler smascherare a tutti i costi una presunta contraddizione evidente?
Quale è il registro da tenere per rispondere o introdurre certi argomenti, quello dell'analista che ovviamente non maschera la sua formazione politica ma che appunto cerca in primis di analizzare dei fatti o la polemica politica interna a fazioni della sinistra antagonista?
Il buttarla quasi sempre sul fascismo, quello politico certo, in ogni angolo della terra, ci esime dalle specificità della vicenda italiana che ancora dura oggi? E chi ancora, o di nuovo, combatte il fascismo (quello politico) senza essersi venduto in questa lotta non si trova accomunato nella lotta con altri?
Fila tutto liscio qui da noi? Abbiamo la necessità ancora e pure su questo, argomento di sottintenderci coerenze a tutto tondo? Di metterle in mostra ben oltre la comprensione comune attuale? Oppure ben al di sotto delle immagini stereotipate, spesso vere, ma che mi rifanno tornare sempre al punto di partenza ovvero che i dittatori so cattivi e i popoli sono buoni?
Oppure ancora, se questa coerenza, se questa insinuazione di mancanza di coerenza è necessaria anche su argomenti molto complessi e poi traslarla su eventi storici lontani.
Lascio le domande aperte confidando in una riflessione

Offline orchetto

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12951
Re:Guerra in Medio Oriente
« Risposta #262 il: 20 Apr 2018, 19:05 »

Rispetto ai numeri dell'opposizione siriana invece ti contesto.
Questa non è un'opinione, né mia né tua. I numeri so' numeri.
Dire che fossero pochi è negare la realtà per renderla coerente alla propria opinione, per evitare contraddizioni logiche e politiche.
Puoi avere l'opinione che vuoi di Assad o dei ribelli, non puoi negare che l'opposizione DEMOCRATICA al suo regime abbia coinvolto milioni di cittadini siriani. O meglio puoi farlo, ma come puoi dire che 2+2=5.
I fatti non sono opinioni. La primavera del 2011 non è un'opinione, ma un fatto politico.
Sono opinioni le ragioni della sua genesi, le sue possibilità di riuscita o di sconfitta, la positività del suo posizionamento.
Ma che questo ci sia stato, i termini in cui c'è stato e i numeri che ha coinvolto NON sono opinioni.
Non è la nostra opinione occidentale a determinare l'esistenza di milioni di siriani e le loro scelte.
Anche se molti in realtà questo pensano (non te, molti si).

Infine un ulteriore contributo sulla vicenda, che approfondisce un aspetto che è meno sotto la luce dei riflettori:

https://eastwest.eu/it/opinioni/open-doors/siria-egemomonia-caratteristiche-cinesi
io sui numeri non ho fonti che ritengo dal mio punto di vista affidabili.
Quando mi riferivo ai numeri esigui parlavo degli attivisti non integralisti, non delle masse al seguito a seguito di una congiuntura economica sfavorevole accentuata fortemente da alcune riforme liberiste nel campo dell'economia...
Io stesso ho detto che alcune manifestazioni erano oceaniche, tipico del periodo della primavera araba
Purtroppo una opzione politica non si valuta solo dal contenuto ma anche dall'efficacia del suo agire, con tutto il rispetto possibile per chi lo pratica e ne subisce le conseguenze ma è così in politica, altrimenti sconfiniamo nella metafisica.

Offline FatDanny

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Re:Guerra in Medio Oriente
« Risposta #263 il: 21 Apr 2018, 13:05 »
Ieri bombardato dai russi (e dalle truppe lealiste) il campo profughi palestinese di yarmouk.
Bombardato ospedale, ucciso ultimo conducente di ambulanze rimasto, raso al suolo quasi tutto.

Eppure non sento nessuno gridare "no alla guerra", che strano.
Dicono che pero c'era daesh li dentro.
Quindi quando lo dice Israele è una menzogna criminale (vero), se lo dice la Russia e assad è indubbiamente cosi.
Come se il problema non fosse il bombardamento di oppositori civili con la scusa del terrorismo.
No, queste so bombe buone.
A queste non si risponde "giù le mani dalla siria"

Agli pseudo-nowar: mi fate cacare. Ma nel profondo proprio. Mi fa piacere comunicarvelo.
Re:Guerra in Medio Oriente
« Risposta #264 il: 21 Apr 2018, 14:03 »
Ieri bombardato dai russi (e dalle truppe lealiste) il campo profughi palestinese di yarmouk.
Bombardato ospedale, ucciso ultimo conducente di ambulanze rimasto, raso al suolo quasi tutto.

Eppure non sento nessuno gridare "no alla guerra", che strano.
Dicono che pero c'era daesh li dentro.
Quindi quando lo dice Israele è una menzogna criminale (vero), se lo dice la Russia e assad è indubbiamente cosi.
Come se il problema non fosse il bombardamento di oppositori civili con la scusa del terrorismo.
No, queste so bombe buone.
A queste non si risponde "giù le mani dalla siria"

Agli pseudo-nowar: mi fate cacare. Ma nel profondo proprio. Mi fa piacere comunicarvelo.

La zona è controllata da Jayesh AlIslam e AlNusra e IS, è stato dato un ultimatum di 48 ore per far trasferire i "ribelli moderati" a idlib. Tra le vittime confermate Abu Muhammad al-Adnani e Abu Zeinab
simpatici responsabili della sicurezza di Daesh.



questa è un'immagine di un ragazzo Palestinese nel campo, sventolare la bandiera Siriana, continua a leggerti Al Baghdadi Jazeera



Offline FatDanny

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Re:Guerra in Medio Oriente
« Risposta #265 il: 21 Apr 2018, 14:36 »
Quindi questa guerra è legittima. War on terrorism dove l'ho gia sentito???

Come volevasi dimostrare. Credibili come una banconota da 7 euro.

Offline orchetto

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Re:Guerra in Medio Oriente
« Risposta #266 il: 24 Apr 2018, 18:14 »
Agli pseudo-nowar: mi fate cacare. Ma nel profondo proprio. Mi fa piacere comunicarvelo.
Capisco che può essere liberatorio.
Spesso mi capita anche a me di pensare frasi simili, anche su cose non politiche...
E guarda, in effetti, ribadisco in maniera più esplicita, che ci sono tutta una serie di posizioni che per semplicità chiamo pro Assad o pro Putin o pro Cina o pro Iran che hanno molto del demenziale.
Anche la sinistra comunista più ortodossa, o quella dichiaratamente stalinista sta oramai ragionando e metabolizzando il fatto che siamo ritornati su basi nuove ad un mondo imperialista (nel senso capitalista del termine) multipolare, quindi figurati.
Resta comunque il fatto a mio avviso che la linea da te tracciata che passa tra i due punti "coerenza con la nostra Resistenza", "coerenza con le scelte leniniste della rivoluzione" ha delle falle se applicata agli scenari in questione.
Non mi ripeto sull'analisi del contesto ma anche prescindendo da questo, non si può non discernere tra appoggio esterno per fini propri immediati come fu l'appoggio tedesco a Lenin e dipendere in tutto e per tutto dall'appoggio di stati terzi per la propria esistenza, come nel caso delle opposizioni siriane, ma soprattutto i bolscevichi erano realmente interessati alla fine dello zarismo, le opposizioni siriane nella loro storia si sono sempre caratterizzate per uno scontro che andava al di la di Assad e del regime nazionalista, ma che investiva l'Iran, a torto o a regione, questo ovviamente rende ancora più labili i confini tra chi sei tu e di chi vuoi usare come strumento e tra chi sei tu e di chi sei strumento. Si potrebbe brutalizzare parlando di pedine, non arrivo a tanto perchè la mia conoscenza non è così approfondita ma l'interrogativo me lo pongo.
Sul fascismo italiano e la Resistenza mi sono già sbilanciato oltre quello che mi ero prefissato. Restano dal mio punto di vista tutti gli interrogativi e le problematiche sul non risolto della questione fascista in Italia, sul fatto che volenti o nolenti lo scontro fascismo-antifascismo è ancora in corso con tutte le peculiarità del caso italiano, sul fatto che ancora nella pratica antifascista vi è una vicinanza di vissuto da tentare di mettere in comune qui da noi tra le diverse anime della sinistra antagonista, "spappolarci" mi si passi il termine anche su questo con richiami a coerenze anche su analisi di questioni altamnete complesse ed intricate come quella siriana, oggi che anche le forze genericamente democratico, cristiano e socialdemocratico ha completamente abbandonato il campo, se non proprio passate dall'altra parte lo trovo quanto meno forzato. Ovviamente non sto dicendo che non si può discutere tra gli antifascisti su quale è oggi l'antifascismo su come sostanziarlo, su cosa è oggi l'antifascismo ci mancherebbe ma evitare di farlo su questioni che già di per se sono fonte di ulteriore ennesima divisione. Ovvio è solo un suggerimento intendiamoci. Per quanto accalorato e allo stesso tempo piccato trattasi comunque solo di un suggerimento.   

Offline Kobra

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Re:Guerra in Medio Oriente
« Risposta #267 il: 04 Mag 2018, 09:06 »
L’attacco mediatico è partito in vista della decisione statunitense, il 12 maggio, se ripudiare o meno l’accordo nucleare con l’Iran (il cosiddetto Jcpoa). Spettacolare lo show del primo ministro Netanyahu, in diretta televisiva, con cui Israele ha denunciato la "duplicità iraniana". Ci vorrà molto tempo per vedere cosa contengono le decine di migliaia di pagine trafugate dal Mossad, in cui vi sarebbero le prove di un programma nucleare militare clandestino portato avanti da Teheran nonostante gli impegni presi con la comunità internazionale o derivanti dal Trattato di Non Proliferazione. Forse giova ricordare come, dal 2002, Netanyahu ci continui a informare che l’Iran sia a soli sei mesi dalla bomba. Sono passati sedici anni e l’Iran viene sempre presentato come ormai prossimo alla realizzazione di un ordigno di distruzione di massa.

E questo nonostante nessun Paese abbia "gli occhi" dei servizi segreti e dell’Agenzia atomica internazionale addosso da quasi due decenni come la Repubblica islamica dell’Iran. Gli unici indizi di un interesse verso lo sviluppo militare da parte di Teheran si fermano sostanzialmente al 2003. Da allora vi è ben poco che non sia oggetto di verifica.

Ma è evidente come l’oggetto del contendere vada molto al di là dei cavilli del Jcpoa che, a dispetto della retorica martellante e degli slogan di chi di quell’accordo sa spesso molto poco, rimane un buon compromesso. Frutto di dodici anni di negoziati e di complesse proposte tecniche e politiche. E che offre all’Occidente la sicurezza non già che Teheran non possieda la tecnologia nucleare (oggettivamente un richiesta ridicola oggi, dato che la possiede da tempo), ma che l’uso di questa tecnologia sia solo a fini civili e di ricerca, basandosi su di un sistema di verifiche e di controlli convincente.

La volontà di cancellare la firma apposta dal presidente Obama nel 2015 deriva da altro. Ossia dalla volontà di Arabia Saudita, di Israele e della lobby anti-iraniana ormai dominante a Washington di isolare e marginalizzare quel Paese, ossessivamente percepito come la minaccia alla stabilità di un Medio Oriente allo sbando da troppo tempo e certamente non solo per colpa di Teheran. Non è a causa di chi ha firmato il Jcpoa se i sauditi hanno sbagliato negli ultimi quindici anni tutte le loro mosse, appoggiando spesso i movimenti più [...] e pericolosi dell’islam sunnita.

Avendo perso (fortunatamente) le scommesse geopolitiche in Iraq e Siria e avendo dimostrato la sua fragilità nel conflitto yemenita, ora Riad cerca la demonizzazione definitiva dell’Iran. In alleanza di fatto, come già detto, con Israele e forte di un’amministrazione statunitense completamente sbilanciata. L’Europa, che quell’«accordo nucleare» ha cercato con tenacia e, infine, ottenuto, appare ora in grande difficoltà. Da un lato una sconfessione statunitense dell’accordo sarebbe umiliante per la diplomazia dell’Unione, dall’altro si cerca di evitare una divaricazione totale che amplierebbe il solco fra le due sponde dell’Atlantico. Ma l’unico strumento che oggi sembrano avere le cancellerie europee è richiedere a Teheran modifiche sostanziali all’accordo, includendo anche, fra le altre cose, la questione missilistica. Esclusa da sempre dalle trattative sul nucleare. È però assolutamente evidente l’indisponibilità iraniana a rimettere mano ai suoi 'doveri', soprattutto dopo due anni in cui gli Stati Uniti hanno disatteso i passi previsti in tema di riduzione delle sanzioni.

Anzi, il governo del moderato Rohani, che ha voluto a tutti costi questo accordo, fatica in patria a fronteggiare le critiche dei conservatori e degli ultraradicali. Per questi ultimi la propaganda ossessiva contro l’Iran è paradossalmente un regalo insperato, che li rafforza ulteriormente nei gangli interni di potere, nonostante il sostegno popolare di cui godono sia molto limitato. Vi è infine un messaggio, estremamente pericoloso, che può arrivare da una eventuale decisione di Trump di rompere. Quello che la parola e la firma dei Paesi occidentali sia sostanzialmente inaffidabile e che coloro che si imbarcano in difficili negoziati con gli Usa e i loro tradizionali alleati possano poi trovarsi con un foglio di carta firmata dal valore molto dubbio. Pacta sunt servanda è un principio base dell’idea di diritto.

https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/pacta-sunt-servanda

UnDodicesimo

UnDodicesimo

Re:Guerra in Medio Oriente
« Risposta #268 il: 04 Mag 2018, 09:59 »
d'accordo su molto, ovviamente visto che si tratta del solito racconto di come siano cattivi quelli che voglio apparire buoni, c'e' pero' da fare attenzione sul fatto che l'Arabia Saudita sia in cattive acque avendo 'perso scommesse geopolitiche e mostrato fragilita''

si tratta di un paese che negli ultimi 15 anni e' stato accostato al terrorismo internazionale in molti piu' modi e in maniera molto meno 'dubbia' di Saddam Hussein eppure non e' mai volata una mosca sulla possibilita' di un'invasione.

anzi, il congresso americano dovendo dare un contentino ai propri cittadini non e' voluto andare oltre dare la possibilita' di permettere la denuncia da parte di singoli cittadini del governo saudita stesso, roba che Davide e Golia e' molto piu' bilanciato.

il governo britannico ha qualche mese fa insabbiato il dossier sui legami tra famiglia reale saudita e armi dell'ISI, cosa ancora piu' sicura dei 'sei mesi dell'Iran', mentre Trump firmava un accordo con la stessa famiglia per vendergliene ancora di piu' di armi.

negli ultimi 13 anni uno dei paesi con la possibilita' di essere il maggiore competitor nella vendita del petrolio, il Venezuela, e' caduto in una spirale di impasse politica che ha le stesse caratteristiche di molte 'rivoluzioni' sostenute dall'occidente, primavera araba, arancione ucraina, Siria, ecc.

per non parlare poi del rapporto ONU sui crimini contro minori, che mette l'Arabia Saudita sul libro nero il 5 ottobre del 2017 e poi la 'cancella' stile leone col gorilla il 6.

in aggiunta, ma questo e' un problema interno, la famiglia reale ha fatto incarcerare, ma in comodi hotel piuttosto che orribili prigioni, molti esponenti delle opposizioni, senza che i tanti difensori della democrazia battessero 'articoli di denuncia'.

insomma, saranno pure deboli la dove e' debole l'alleanza occidentale, cioe' i cattivi che vogliono apparire buoni, ma nel loro (nostro) piccolo infilano parecchi ombrelli cipputi.

Offline FatDanny

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37141
Re:Guerra in Medio Oriente
« Risposta #269 il: 04 Mag 2018, 13:48 »
...

la cosa assurda è che sia proprio israele a parlare di nucleare, è il segreto di pulcinella che anche loro detengano diverse testate.
Ma lì nessuno a niente da ridire.
Che uno stato criminale che ammazza civili, incarcera e tortura bambini abbia l'atomica non c'è alcun problema.
Che uno stato in cui ormai la popolazione fascistizzata veda nei palestinesi dei bersagli mobili e faccia il tifo per i cecchini non c'è alcun problema.
So' buoni, so' dei nostri. Non c'è problema. Che possono fare, c'è il rischio attentati (!!!).
Gli attentati criminali che quotidianamente compiono loro invece vanno bene, sono giustificati dal rischio, anche se sto rischio non si palesa.
So buoni, so dei nostri.

Quanta merda sotto questo cielo, mamma mia.

Offline Kobra

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Re:Guerra in Medio Oriente
« Risposta #270 il: 14 Mag 2018, 11:10 »
E così, lunedì Israele, la Palestina, il Medio Oriente e il mondo vivranno una svolta epocale. Questo è, infatti, il trasferimento ufficiale da Tel Aviv a Gerusalemme dell’Ambasciata degli Stati Uniti d’America che sarà ospitata nell’edificio del Consolato americano fino a quando non sarà pronta una sede nuova di zecca. Ci sono molte ragioni per la decisione annunciata da Donald Trump il 6 dicembre scorso. Il desiderio di compiacere una parte importante del suo elettorato e ancor più il profondo rimescolìo di carte in corso in Medio Oriente.

La superpotenza, abituata a dominare la regione, ha vissuto brucianti sconfitte (l’Iraq è diventato sciita, l’Iran non è crollato sotto le sanzioni e al contrario ha esteso la propria influenza, la Siria di Assad ha resistito, la Turchia è un partner meno ossequiente di prima) e si è trovata a dover gestire la concorrenza inattesa della Russia di Vladimir Putin. Da qui la necessità di rinsaldare in tutta fretta le alleanze strategiche, anche senza andare troppo per il sottile: armi e onori all’Arabia Saudita che pure è sponsor di molti jihadismi, concessioni a Israele e il progetto per nulla segreto di arrivare a una collaborazione tra questi due Paesi che furono a lungo nemici.

Molte le ragioni, si diceva, ma una la conseguenza. La decisione di Trump fornisce copertura politica alla strategia dell’occupazione militare dei territori palestinesi che Israele varò nel 1967 per ragioni di sicurezza e che negli anni si è invece trasformata in allargamento del proprio territorio. Così facendo, Trump seppellisce anche quel minimo di concertazione tra le nazioni che a fatica resisteva, e mina alla base il concetto stesso di diritto internazionale. È bene essere chiari: in questo Israele c’entra poco. Nessuno può impedire a un popolo di considerare questa o quella città come propria capitale. E gli israeliani, laici o religiosi che siano, da lunghissimo tempo hanno chiarito che per loro la capitale è la Città Santa. Ragionamento che, ovviamente, vale anche per la controparte palestinese.

Ma la domanda è: il resto del mondo che ci sta a fare? E diciamo "resto del mondo" non a caso. All’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, riunita per discutere della svolta americana, 128 Paesi hanno votato contro la decisione di Trump (con 35 astenuti e 9 a favore, Israele ovviamente compreso), in coerenza con una posizione assai chiara, condivisa e consolidata nel tempo, per esempio con le Risoluzioni del 1971, 1980 (due volte), 1993 e 1997, fino alla sentenza della Corte internazionale di Giustizia che nel 2004 ha definito Israele, per quanto riguarda Gerusalemme Est, «potenza occupante».

Non riuscire a farsi sentire, e a far ragionare le parti in causa, su una questione che da decenni infetta il Medio Oriente è un’umiliazione che ognuno di noi dovrebbe sentir propria e meditare a lungo. Anche e soprattutto alla luce delle sanguinose crisi che si susseguono senza sosta e dimostrano senza possibilità di equivoco che gli atti d’imperio, da quelle parti, con grande facilità si risolvono in tragedie. Israele ha gli strumenti, l’intelligenza, l’astuzia, la determinazione (quanto abbiamo visto al confine di Gaza in queste settimane lo ha ribadito) e gli appoggi (primo fra tutti quello degli Usa) per gestire con successo questa ennesima prova di forza.

Ma ne ha anche la convenienza? Il suo isolamento internazionale cresce, la natura liberale e inclusiva del suo Stato cala e i palestinesi, ormai privi di ragionevoli speranze nella nascita di un loro Stato, dovranno prima o poi essere gestiti e integrati, visto che non possono sparire né ovviamente essere eliminati. La strategia del pugno di ferro rimanda il problema intanto che lo acuisce, certo non lo risolve.

E nel frattempo l’intero Medio Oriente tutt’intorno si sfrangia in una guerra che muta scenario e natura, ma non si arresta. In parallelo, una frazione della dirigenza palestinese, dopo essersi bruciata gran parte delle alleanze e delle simpatie di un tempo, continua a bruciare tanti suoi giovani in una politica del sacrificio dimostrativo che nulla dimostra se non la disperazione e l’impotenza in cui è precipitata. Il fallimento su Gerusalemme Est, comunque, viene da lontano ed è figlio della mentalità 'accordo su tutto o nessun accordo' che già fece naufragare, nel 2000, il vertice di Camp David convocato da Bill Clinton per trovare un’intesa tra Yasser Arafat ed Ehud Barak.

Anche allora il leader dell’Olp e il primo ministro israeliano s’inchiodarono su Gerusalemme e sulla proposta di una «sovranità condivisa » che nessuno dei due alla fine ebbe il coraggio di accettare. Seguirono la provocazione di Ariel Sharon sulla Spianata delle Moschee e un’intifada, la seconda, che durò anni. Le occasioni perse, soprattutto in Medio Oriente, stentano a ripresentarsi.

https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/e-il-mondo-dov

Offline Kobra

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2753
Re:Guerra in Medio Oriente
« Risposta #271 il: 14 Mag 2018, 18:10 »
« Mai siamo stati così lontani dal raggiungimento della pace»: lucido e inesorabile, è questo il giudizio del giornalista israeliano Gideon Levy, da trent'anni penna (e coscienza) critica d'Israele dalle colonne del quotidiano Haaretz.
In Italia per partecipare al Bergamo Festival Fare la Pace, gli abbiamo chiesto quale atmosfera si respiri nel suo Paese, nel Settantesimo anno dalla fondazione, evento che i palestinesi definiscono invece come la loro «catastrofe», la Nakba. In vista del controverso anniversario, da sette settimane gli abitanti di Gaza manifestano rabbia e frustrazione lungo il confine. Quasi cinquanta i morti, fino ad ora.
«La maggioranza degli israeliani ha poco interesse per quanto accade a Gaza. Per i miei connazionali chi manifesta laggiù è un terrorista. Non esiste alcuna discussione pubblica sulle uccisioni né sull'uso di munizioni vere da parte dell'esercito israeliano contro manifestanti disarmati. Il lavaggio dei cervelli è così efficiente che temi come questi non sono nemmeno sul tavolo».
Se i palestinesi protestano nell'anniversario della loro «catastrofe», lei ha parlato anche di una Nakba israeliana, quella seguita all'occupazione militare del '67: una vittoria-catastrofe che ha minato la vostra identità.
<<Certo, perché quando si fonda un Paese su un terreno problematico dal punto di vista morale, quando lo si costruisce sull'espulsione di centinaia di migliaia di persone, si sa bene che le fondamenta non sono solide, ma precarie. Molti israeliani vivono negando quanto è avvenuto, anche se, nel profondo, credo sappiano che qualcosa è andato (e continua ad andare) storto. >>
L'analista del quotidiano israeliano Haaretz è critico sulla scelta della Casa Bianca: Washington dichiara la morte definitiva dell'opzione dei due Stati La comunità internazionale insiste con la soluzione di due Stati distinti: è ancora realizzabile?
<<Il fatto che ancora si menzioni quest'ipotesi mostra quanto poco interesse esista nel raggiungere un accordo. Sentiamo l'Ue farvi riferimento, malgrado sappia che quella via non è più percorribile. Sono parole vuote che mostrano la mancanza di una vera volontà di porre fine all'occupazione. Ulteriore ostacolo è il trasferimento dell'ambasciata Usa a Gerusalemme: che conseguenze avrà? Con questa decisione gli Stati Uniti dichiarano la morte definitiva proprio dell'opzione dei due Stati: gli americani sanciscono l'appartenenza di Gerusalemme ai soli ebrei, senza nemmeno menzionare i palestinesi.>>
 Da trent'anni lei racconta l'occupazione della Palestina: davvero la pace è più lontana che mai?
<<Assolutamente sì. Oggi la situazione si è deteriorata non solo a causa di Israele, ma anche perché i palestinesi sono deboli, divisi e senza leadership come mai era accaduto prima. Il resto del mondo ha perduto interesse nella ricerca di una soluzione e alla Casa Bianca c'è Donald Trump. La combinazione di questi elementi ci conduce al punto più distante mai raggiunto non dico dalla pace, ma da una soluzione qualsiasi. Da dove ripartire, allora? L'unica speranza è nella comunità internazionale, perché il cambiamento non avverrà certo all'interno di Israele. Per gli israeliani non c'è ragione di cambiare: Israele è forte, economicamente prospero e la vita che vi si trascorre, per loro, è meravigliosa. C'è, invece, da chiedere alla comunità internazionale se davvero continuerà a tollerarlo, sostenerlo, finanziarlo>>


N.B.:
Per questo articolo pubblicato da "Avvenire" il sito informazionecorretta.com - !!! - invita a telefonare e mandare lettere al giornale per manifestare la propria opinione !!! Sarebbe opportuno farlo anche per sostenere quanto pubblica il giornale, specie di fronte ad un massacro come quello odierno a Gaza)

UnDodicesimo

UnDodicesimo

Re:Guerra in Medio Oriente
« Risposta #272 il: 14 Mag 2018, 19:15 »
Nel resto nel mondo il lavaggio del cervello non è meno attivo.

Offline FatDanny

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37141
Re:Guerra in Medio Oriente
« Risposta #273 il: 15 Mag 2018, 07:06 »
Se pensate che per il corriere della sera il problema della reazione israeliana di ieri è la rovina della festa dei 70 anni di Israele.
"Il sangue rovina le feste" quasi letterale. Ovviamente il tutto è narrato come trappola di hamas.
che la rabbia popolare non sia indotta e che la tattica usata si moltiplica perché svela una volta per tutti la menzogna di un'oppressione omicida travestita da conflitto non è nemmeno contemplato.

Offline Kobra

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2753
Re:Guerra in Medio Oriente
« Risposta #274 il: 15 Mag 2018, 14:56 »
Il "bello" è che questi commentatori unidirezionali che stanno sempre a riempirsi la bocca con "Diritto Internazionale", "Sanzioni" e roba del genere, in questi casi diventano completamente afasici, o, peggio, tacciano di "antisemitismo" chiunque osservi che Israele - così come gli USA - il Diritto Internazionale lo calpesta quasi quotidianamente.
Tra l'altro adesso questo coro urlante sta tessendo le lodi di Trump per la gestione della crisi nordcoreana: premesso che è tutto merito della Cina, la gestione dimostra una volta di più che solo se c'hai la bomba non ti rompe nessuno. Quindi - oltre ai morti di ieri - bellachioma ha al suo attivo anche la futura corsa al nucleare*: direi sia pronto per il Nobel per la Pace...

P.S.: A proposito. Israele, a differenza dell'Iran, non aderisce al trattato di non proliferazione nucleare.
ovviamente in tal caso di sanzioni e controlli non parla nessuno

Offline orchetto

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12951
Re:Guerra in Medio Oriente
« Risposta #275 il: 16 Mag 2018, 11:08 »
Israele, a differenza dell'Iran, non aderisce al trattato di non proliferazione nucleare.
ovviamente in tal caso di sanzioni e controlli non parla nessuno
Mangia tranquillo che la cosiddetta comunità internazionale sta coprendo da ben settanta anni pieni la pulizia etnica che lo Stato d'Israele compie a danno dei palestinesi. Si sono scatenate guerre per inventate e/o presunte pulizie etniche o pulizie etniche di ben minore gravità ma su Israele tutti coperti.

Offline Kobra

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Re:Guerra in Medio Oriente
« Risposta #276 il: 25 Mag 2018, 11:11 »
Patriarca Raï. «Per la guerra in Iraq perso un milione di cristiani»

n Libano la dimensione confessionale è fondamentale anche in politica, cosicché le autorità religiose hanno da dire la loro anche in campo civile e politico. Intervistare il patriarca della principale Chiesa cristiana presente in Libano, quella maronita, è quindi interessante non solo per gli aspetti più religiosi ma anche per quelli politici. Béchara Boutros Raï, a capo dei maroniti dal marzo 2011, è noto per il suo franco parlare e la chiarezza delle sue vedute. Mi riceve nel suo palazzo patriarcale di Bkerke.

In novembre lei si è recato in Arabia Saudita. In aprile è stato il presidente del Pontificio Consiglio per dialogo interreligioso, il cardinale Jean-Louis Tauran, a rendere visita ai sauditi. Solo qualche mese fa pareva impossibile…

Sono stato invitato ufficialmente dal re saudita Salman, senza richiesta alcuna. Non è la prima volta: già il re Abdallah, mi aveva invitato, ma la data stabilita cadeva proprio all’inizio del Conclave. L’importanza particolare di questa visita è stata la coincidenza con le dimissioni del primo ministro libanese. I rapporti con la sua famiglia erano stati interrotti e il presidente Aoun stava preparando un ricorso al Consiglio di sicurezza Onu. In realtà abbiamo visto giusto, perché ho portato parlare chiaramente del rientro di Hariri in Libano. Le autorità saudite convenivano, doveva rientrare; ma ero io che dovevo cercare di convincerlo, perché aveva paura. Muhammad Bin Salman mi ha suggerito di incontrare il premier a casa sua, ma ho risposto che era lui a dover venire da me, perché volevo accertarmi che fosse libero nei suoi movimenti. È venuto e ci siamo messi d’accordo che sarebbe rientrato due giorni dopo. Due settimane fa Saad Hariri, qui a Bkerke, per la prima volta pubblicamente ha detto: «Il mio rientro è dovuto al patriarca». Credo che il cardinale Tauran abbia continuato i rapporti aperti con la mia visita. La strada è ormai aperta. Io ho trascorso solo 24 ore in Arabia Saudita, perché dovevo recarmi a Roma. Ho subito incontrato il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, perché in Vaticano erano preoccupati. Ma dovevo pur fare qualcosa quando il premier libanese era dimissionario a Riad!

L’Occidente sembra voler cambiare i regimi mediorientali a proprio piacimento. Ma con la scusa di cacciare dei dittatori cerca di trarre vantaggi…

Perché gli occidentali vogliono cambiare i regimi mediorientali? Ma chi gliel’ha chiesto? Qual è stata la ragione vera per distruggere l’Iraq e oggi per smembrare la Siria? Noi cristiani sappiamo come vivere sotto tutti i regimi, in Iraq, Siria, Arabia Saudita… Questi Paesi hanno un sistema religioso di gestione del potere. I cristiani sanno che questi sono i loro limiti. La religione di Stato è l’Islam? Accettiamolo. Il Corano detta la legge? Rispettiamolo. In contropartita godiamo della fiducia delle autorità civili, perché non ci intromettiamo nelle questioni politiche.

Oggi si rischia la scomparsa dei cristiani in Medio Oriente.

La guerra nell’Iraq ci ha fatto perdere un milione di cristiani. E ti dicono: veniamo ad abbattere il tiranno di turno! Sì, d’accordo, era un tiranno, perché quando il sistema è a base religiosa il governante ha sempre una certa dose di dittatura. Ma Saddam Hussein costruiva lui stesso le chiese dei cristiani, il vescovado caldeo qui in Libano è stato edificato proprio da lui. La Siria? Conosceva un grande successo economico, mentre ora è stata indebolita da al-Qaeda, al-Nusra, dal Daesh. I dittatori sanno chi hanno nel loro Paese, per questo usano il pugno di ferro. Che cosa abbiamo ottenuto combattendo il presidente Assad? Povertà e guerre e milioni di profughi.

Cosa pensare del conflitto che oppone gran parte del mondo sunnita e sciita?

Qui in Libano tra sciiti e sunniti c’è un certo conflitto politico, ma si convive abbastanza bene. La guerra siriana è scoppiata per il contrasto tra l’Arabia Saudita e l’Iran, cioè tra i capofila del mondo sunnita e di quello sciita. Stessa cosa per Iraq e Yemen. Qui risentiamo di queste influenze. In Siria prima della guerra tutti, sunniti e sciiti, erano per il regime. Ora invece l’Arabia Saudita sta attirando tutti i sunniti e l’Iran tutti gli sciiti nelle loro sfere di influenza.

Quali le responsabilità della comunità internazionale?

La comunità internazionale applaude al Libano (“che bravo, che bravo!”) perché accoglie i migranti, ma non muove un dito per aiutarlo. Chiudere le nostre frontiere ad altri esseri umani non lo possiamo fare. Ma non è ammissibile che la comunità internazionale continui a stare a guardare. Dicono gli europei: «Ma che possiamo fare, da voi c’è la guerra!». E io dico loro: «Ma perché continuate voi a soffiare sul fuoco?». E poi ci vengono a dire come dobbiamo fare per proteggere i cristiani perseguitati! «Ma voi siete la causa di tutto questo - rispondo loro - , noi non siamo perseguitati, vivevamo e viviamo bene assieme». Ci sono state delle aggressioni, questo sì, ma non si può parlare di persecuzioni.

Il Libano è un esempio di convivenza tra fedi diverse.

Noi sappiamo come vivere in Medio Oriente. Da 1.400 anni viviamo insieme, abbiamo attraversato momenti difficili, ma siamo ancora qui. Abbiamo favorito la nascita della moderazione musulmana. Adesso gli occidentali cercano di sradicare i cristiani dai loro Paesi lavorando per la guerra. Nessuno, tranne il Papa, parla di pace. Tuttavia, qui rimane sempre la volontà di vivere insieme. Ma se si vuole che vi sia riconciliazione in Medio Oriente, bisogna che la comunità internazionale favorisca la riconciliazione tra Arabia Saudita e Iran.

https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/ra-per-la-guerra-in-iraq-perso-un-milione-di-cristiani

Offline surg

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Re:Guerra in Medio Oriente
« Risposta #277 il: 10 Giu 2018, 18:26 »
Nei primi anni 70 due giornalisti di Le Monde, di sinistra ma ebrei, hanno pubblicato un libro sulla Palestina molto interessante, nel quale si dimostrava in base a censimenti di fine '800 che la popolazione  era prevalentemente  ebrea.
Ho prestato questo libro ad un collega di lavoro che però si è presto trasferito in un'altra città portando con se il mio libro che non mi ha più restituito. C'è qualcuno che conosce questo libro?

Offline FatDanny

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Re:Guerra in Medio Oriente
« Risposta #278 il: 26 Giu 2018, 15:09 »
https://www.internazionale.it/opinione/gideon-levy/2018/06/20/esercito-israeliano-testimoni-cisgiordania

La principale democrazia del medio oriente.
Che battuta poco divertente.
Re:Guerra in Medio Oriente
« Risposta #279 il: 27 Giu 2018, 07:20 »
http://www.middleeasteye.net/news/united-states-tells-syrian-rebels-it-will-not-intervene-southern-syria-1262798413

https://www.irishtimes.com/news/world/middle-east/kurdish-group-in-syria-open-to-talks-with-assad-regime-1.3527079?mode=amp

Oh ieri è praticamente  finito l’intervento Occidentale in Siria. Nessuno ne parla ovviamente. Però ora decide tutto la Russia, è ufficiale. Israele probabilmente questa cosa la sa già da un po’…
 

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