In questo caso la contrapposizione tra romanisti e napoletani era troppo evidente per essere insabbiata, la militanza politica anche se esistente era del tutto marginale nell'accaduto, l'omicidio di Ciro Esposito è stato il frutto della mentalità deviata di un ultras romanista e come tale viene trattato.
Diciamo che la mentalità deviata non era solo del romanista
Lorenzo D’Albergo per “La Repubblica”
1. CIRO, LA NUOVA VERITÀ: GASTONE MASSACRATO PRIMA DI SPARARE
Daniele De Santis a terra, steso in una pozza del suo stesso sangue tra le urla dei tifosi del Napoli. “Gastone” picchiato, massacrato a colpi di bastone, accoltellato, ma con ancora in corpo la forza per impugnare la semiautomatica e sparare all’impazzata contro i supporter partenopei.
Questa è la fotografia che i periti del Racis, i tecnici della scientifica dei carabinieri, hanno consegnato al gip Giacomo Ebner in vista dell’incidente probatorio del 24 settembre. Un documento che, partendo dalla macchia di sangue trovata sulla pistola, ricostruisce a ritroso gli attimi del ferimento di Ciro Esposito, il 29enne di Scampia morto a Roma dopo essere stato colpito dai proiettili esplosi in viale di Tor di Quinto lo scorso 3 maggio, prima della finale di Coppa Italia. «Si ritiene che De Santis — scrivono i periti nelle oltre 600 pagine — sopraffatto dagli aggressori, ferito, con le mani sporche del suo stesso sangue abbia impugnato l’arma ed abbia esploso i quattro colpi ferendo i tifosi napoletani».
E non è finita, perché nella ricostruzione degli scontri avvenuti prima di Napoli-Fiorentina spunta anche una lama. La scena inizia con De Santis, impegnato a lanciare bombe carta e fumogeni contro i pullman dei tifosi partenopei. La reazione è scontata: un gruppo di napoletani, 20 o 30, inizia a inseguire “Gastone”.
La fuga dell’ultrà giallorosso è brevissima. Dopo aver tentato di chiudere il cancello del vialetto che porta al Ciak Village e alla polisportiva Boreale, il circolo dove si trova l’abitazione dell’ultrà giallorosso, «De Santis cade a terra viene aggredito e inizia a perdere abbondantemente sangue. Non si esclude che in questa fase sia stato utilizzato il coltello a serramanico per mano di uno dei tifosi partenopei. Dopo avvengono gli spari in rapida successione ».
Poi la pistola si inceppa. «In tale situazione concitata — scrivono ancora i periti — è probabile che gli aggressori abbiano anche tentato di afferrare l’arma, generando una resistenza sul carrello- otturatore della pistola (che, altra ipotesi, potrebbe essersi sporcata dopo essere caduta nella pozza di sangue dell’ultrà giallorosso, ndr)». I tecnici continuano e tentano di trovare una spiegazione ai contraddittori risultati dello stub effettuato subito dopo la sparatoria: «I corpi degli aggressori sarebbero stati molto vicini a quello di De Santis e non si esclude che possano aver schermato il deposito delle particelle dello sparo sulla felpa ».