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Varie / General => Temi => Topic aperto da: cartesio - 14 Gen 2016, 10:27

Titolo: Jobs act e disoccupazione
Inserito da: cartesio - 14 Gen 2016, 10:27
Da https://it.finance.yahoo.com/notizie/jobs-act-con-le-nuove-regole-i-disoccupati-spariranno-dalle-statistiche-ma-senza-aver-trovato-un-lavoro-203506937.html

Le statistiche Istat potrebbero presto perdere una quota consistente di disoccupati. Ma non per questi abbiano trovato lavoro. Come segnala il Fatto Quotidiano, infatti, sarò il cambio di regole nei servizi per l’impiego, approvato dal Ministero del Lavoro conseguentemente a quanto prescritto dal Jobs Act, a spostare molti disoccupati dai centri di impiego verso agenzie interinali private.


È solo l'inizio dell'articolo.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: COLDILANA61 - 14 Gen 2016, 12:56
E' l'inizio dell'articolo e la fine di qualsiasi diritto .

Ma l'importante e' trovare un lavoro , sottopagato e senza futuro .

Non serve a "salvare" le imprese . Serve a salvare il profitto di pochi ed amici .



Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Monsieur Opale - 14 Gen 2016, 15:48
addaveni!
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Zanzalf - 15 Gen 2016, 20:05
Arieccoci. Ennesima bufala del Fatto Quotidiano, ansioso di fare da cassa da risonanza all'azionista comico di riferimento.
Orsù, informiamoci su giornali, seri. Tipo Avvenire.

http://www.avvenire.it/Commenti/Pagine/IL-TRUCCO-NON-C-E-SI-VEDE-.aspx (http://www.avvenire.it/Commenti/Pagine/IL-TRUCCO-NON-C-E-SI-VEDE-.aspx)
Disoccupazione, il governo falsa i dati?
No, il trucco non c'è. E si vede

La 'notizia' parte dall’allarme di un sindacalista della Cgil, viene lanciata da qualche quotidiano, finisce sul blog di Grillo e infine si diffonde sui social: «Il governo trucca i dati sulla disoccupazione». O meglio: il «mago-Otelma Poletti ha trovato il modo di far sparire la disoccupazione con una magia».

Oh, finalmente l’esecutivo è smascherato! Cerca di falsare i dati sul lavoro e adesso c’è la prova! Già, la prova. Peccato che sia proprio quest’ultima a non reggere. Basta una piccola verifica, leggere qualche nota per accorgersene. Ma nessuno di quelli che rilanciano la notizia se ne prende la briga.

Andiamo con ordine. Alla vigilia di Natale una circolare (la 34/2015) del ministero del Lavoro ridisegna alcuni obblighi di comunicazione per assicurare prestazioni sociali e servizi anche a chi non è del tutto disoccupato ma svolge qualche lavoretto saltuario, stabilendo che, perciò, non è più necessario iscriversi come 'disoccupato' ai Centri per l’impiego, essendo sufficiente un’autodichiarazione di 'inoccupazione'.

La circolare è scritta come al solito in burocratese, ma non è difficile comprendere che l’intento è quello di agevolare soggetti deboli e precari. Invece, secondo l’accusa ciò comporterebbe– sostiene il M5S – «la falsificazione delle statistiche sulla disoccupazione. L’Istat infatti usa i dati sui disoccupati forniti proprio dai Centri per l’impiego: se non è più obbligatorio iscriversi per ottenere lo status di disoccupato, tali dati rispecchieranno il calo degli iscritti ai Centri dell’impiego, e non quello dei disoccupati». Insomma, «una soluzione da mago da quattro soldi».

Solo che a non valere quattro soldi è la teoria sostenuta. L’Istat infatti per le statistiche sulla disoccupazione non incorpora le iscrizioni ai Centri per l’impiego ma basa le sue stime sulle interviste a un campione di famiglie con un questionario da 78 pagine, in base a criteri armonizzati a livello europeo. La persona interpellata viene classificata come disoccupata se, nelle 4 settimane precedenti l’intervista ha effettuato un’azione attiva di ricerca di lavoro ed è disponibile a lavorare. Per verificarlo basta leggere le note metodologiche alla fine di ogni comunicato dell’Istituto di statistica. I dati sul lavoro vanno sempre analizzati andando oltre la scontata propaganda governativa. Ma il trucco questa volta non c’è. E si vede (se si vuole).
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Lativm88 - 15 Gen 2016, 23:08
Io so solo che dei miei coetanei, laureati o meno in qualunque ambito, nessuno NESSUNO, ha in questo momento un'occupazione che non sia un tirocinio pagato, una collaborazione occasionale, o quella cosa dei voucher.

So che molti sono andati via, questo si.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: MisterFaro - 15 Gen 2016, 23:35
L’Istat infatti per le statistiche sulla disoccupazione non incorpora le iscrizioni ai Centri per l’impiego ma basa le sue stime sulle interviste a un campione di famiglie con un questionario da 78 pagine, in base a criteri armonizzati a livello europeo. La persona interpellata viene classificata come disoccupata se, nelle 4 settimane precedenti l’intervista ha effettuato un’azione attiva di ricerca di lavoro ed è disponibile a lavorare. Per verificarlo basta leggere le note metodologiche alla fine di ogni comunicato dell’Istituto di statistica. I dati sul lavoro vanno sempre analizzati andando oltre la scontata propaganda governativa. Ma il trucco questa volta non c’è. E si vede (se si vuole).

Confermo:
http://contropiano.org/politica/item/34746-disoccupati-e-statistiche-una-precisazione

(Con una interessante riflessione sul fatto che la stima dei disoccupati in realtà non comprende tutti i potenziali in cerca di lavoro; ma è una sottostima strutturale, non ha impatto specifico sulle variazioni nel tempo)
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: cartesio - 16 Gen 2016, 05:30
L’Istat infatti per le statistiche sulla disoccupazione non incorpora le iscrizioni ai Centri per l’impiego ma basa le sue stime sulle interviste a un campione di famiglie con un questionario da 78 pagine, in base a criteri armonizzati a livello europeo. La persona interpellata viene classificata come disoccupata se, nelle 4 settimane precedenti l’intervista ha effettuato un’azione attiva di ricerca di lavoro ed è disponibile a lavorare. Per verificarlo basta leggere le note metodologiche alla fine di ogni comunicato dell’Istituto di statistica. I dati sul lavoro vanno sempre analizzati andando oltre la scontata propaganda governativa. Ma il trucco questa volta non c’è. E si vede (se si vuole). [/color]

Famiglie?
Perché famiglie e non persone?
E come viene scelto questo campione?
Perché, voi lo sapete, in un'indagine sociologica l'elemento fondante è la scelta del campione da esaminare. È per questo che in alcuni casi indagini svolte da agenzie diverse hanno fornito dati contrastanti.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Thorin - 16 Gen 2016, 11:26
Io so solo che dei miei coetanei, laureati o meno in qualunque ambito, nessuno NESSUNO, ha in questo momento un'occupazione che non sia un tirocinio pagato, una collaborazione occasionale, o quella cosa dei voucher.

So che molti sono andati via, questo si.
Il trucco è qui, loro nelle statistiche stanno fra gli occupati.
Poi che je frega che con lo stipendio da tirocinio/stage non ci fai neanche la benzina per andare a lavoro "de sti tempi ringrazia che lavori" (cit.)
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Zanzalf - 16 Gen 2016, 11:31
Non c'entra nulla con la bufala di inizio topic del Fatto Quotidiano sulle statistiche truccate.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: carib - 16 Gen 2016, 14:16
Ad alcuni interessa discutere del contenuto, ad altri la caccia alle streghe. Vecchia pratica clerico-fascista, altrimenti detta metodo Boffo (ops..).



(Con una interessante riflessione sul fatto che la stima dei disoccupati in realtà non comprende tutti i potenziali in cerca di lavoro; ma è una sottostima strutturale, non ha impatto specifico sulle variazioni nel tempo)
Cosa si intende per tutti i potenziali in cerca di lavoro? Grazie
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Zanzalf - 16 Gen 2016, 15:26
Il contenuto è che la notizia di apertura del topic era una bufala.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: MisterFaro - 16 Gen 2016, 22:27
Cosa si intende per tutti i potenziali in cerca di lavoro? Grazie

Mi avvalgo di quanto scritto da Davide Di Laurea nell'articolo che ho linkato
(http://contropiano.org/politica/item/34746-disoccupati-e-statistiche-una-precisazione)


"La distinzione fra disoccupati e inattivi (o non forze di lavoro) nasce dall'esigenza di "contabilizzare", fra coloro che non lavorano, quanti sono "pronti" a (ri)entrare nel mondo del lavoro non appena ce ne siano le condizioni.

Occupati e disoccupati sono difatti considerati, insieme, forze di lavoro (e, in termini da economista, offerta di lavoro). Man mano che il tasso di disoccupazione ha acquisito valenza nel dibattito politico, si è affermata l'esigenza di "restringere" il numero dei disoccupati.

Il che ha affievolito la rilevanza reale di una stima affidabile di questo aggregato statistico (so bene che parliamo di persone....caso mai vi avessi fatto sorgere un dubbio). La definizione di disoccupato in uso risale a metà anni '90.

Questo "sporco lavoro" (NdMF: "restringere" il numero dei disoccupati) lo fanno i riferimenti temporali nella definizione; è disoccupato chi:

- non ha un lavoro e, allo stesso tempo,
- fa una ricerca attiva nelle quattro settimane precedenti e, allo stesso tempo,
- è disponibile a iniziare un lavoro (qualora gli venga offerto) entro le due settimane successive.

Ci sono lavori accademici che, con diversi approcci di analisi, mostrano che la definizione è troppo stringente (e quindi "conta" male i disoccupati). In particolare, è la seconda condizione a risultare maggiormente discriminante.

Una porzione di inattivi ha caratteristiche e chances di (ri)entrare a lavorare molto simili ai disoccupati."



In sintesi, ci sono persone che nelle quattro settimane precedenti non hanno "attivamente" cercato lavoro ma non significa che non siano interessate ad averlo (però non risultano comunque tra i "disoccupati").
Questa sottostima però è quindi strutturale, non è una novità recente. A meno di:



"...si può ipotizzare un effetto di tipo un po' diverso: è destinato a scomparire dal novero dei disoccupati quel sottoinsieme di persone la cui unica azione di ricerca attiva di lavoro (nelle 4 settimane precedenti l'intervista, come prescrive la definizione Ilo adottata da Eurostat e, quindi, Istat) fosse stata l'iscrizione al centro pubblico per l'impiego.
Quindi, se la norma non dovesse cambiare le "abitudini" nella ricerca di lavoro da parte dei non occupati, ma solo "spostare" l'azione di ricerca da un centro pubblico a uno privato, ​la stima dei disoccupati è destinata a non cambiare."
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: MisterFaro - 16 Gen 2016, 22:41
E come viene scelto questo campione?
Perché, voi lo sapete, in un'indagine sociologica l'elemento fondante è la scelta del campione da esaminare. È per questo che in alcuni casi indagini svolte da agenzie diverse hanno fornito dati contrastanti.

http://www3.istat.it/dati/catalogo/20060830_00/met_norme_06_32_%20rilevazione_forze_lavoro.pdf

Ci si perde un po' se non si è del settore.
Però credo si capisca comunque che sono state prese grandi cautele per evitare distorsioni sistematiche nel campione.
Molte scelte, inoltre, discendono da decisioni prese in ambito sovranazionale (per permettere la confrontabilità dei dati).
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: carib - 17 Gen 2016, 11:50
Gracias MF
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: cartesio - 18 Gen 2016, 11:49
Grazie MisterFaro. Ciò che riporti aumenta i miei dubbi sull'attendibilità dei risultati.

A parte il dettaglio delle 78 pagine di questionario necessarie per sapere se uno è disoccupato o no.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: MisterFaro - 18 Gen 2016, 12:02
Grazie MisterFaro. Ciò che riporti aumenta i miei dubbi sull'attendibilità dei risultati.

Io ritengo i risultati attendibili invece, solo che vanno valutati tenendo conto non tanto della cifra secca (che nel caso dei "disoccupati" potrebbe essere in effetti più bassa di quella reale) ma del confronto nel tempo e nello spazio. Le variazioni sono importanti e quelle si cerca di mantenerle attendibili. A meno che non si pensi che sia semplice sintetizzare con pochi numeri fenomeni umani complessi.



A parte il dettaglio delle 78 pagine di questionario necessarie per sapere se uno è disoccupato o no.

Non ho capito.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: happyeagle - 20 Gen 2016, 22:47
http://www.asimmetrie.org/opinions/lesercito-europeo-di-riserva/
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: FatDanny - 21 Gen 2016, 10:00
Che i numeri sul Jobs Act siano oggetto di manipolazioni dialettiche del governo non lo prova tanto il FQ quanto lo scontro in atto tra governo e lo stesso Istituto di Statistica in merito a tali cifre (vedi scontro di questa estate).

Gli effetti del Jobs Act in termini di nuovo lavoro sono risibili.
Sicuramente l'effetto c'è in termini di trasformazione dei contratti ma avendo perso diritti quello a tempo indeterminato, cosa cambia IN CONCRETO per il lavoratore?

L'effetto sulla disoccupazione  è ancor più contestabile.
Nel senso che io potrei non rientrare più tra i disoccupati non tanto perché ho trovato lavoro, ma perché ho smesso di cercarlo da 29 giorni (cosa ben più comune).

E' come con Garanzia Giovani: si idea un intervento che mira specificatamente a modificare i numeri, senza cambiare in nulla la sostanza.
Vai a fare uno stage pagato (dalla Regione) presso la Upim.
Poco importa che quello non sia un vero stage, ma stai facendo il cassiere per la Upim pagato dalla collettività.
Poco importa che tu non sia un giovane che si sta formando, ma stai facendo l'ennesimo lavoro generico (e Upim ci fa profitto gratuitamente!)
Da quel momento tu rientri nella casistica numerica che il governo ha interesse a modificare.

Ma se si cambia non la realtà, quanto semplicemente la sua percezione, come chiamare sta cosa se non manipolazione?
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: italicbold - 21 Gen 2016, 10:02
Vi dico solo che in Francia si parla ormai solo del "modello italiano" come un esempio di come si lotti contro la disoccupazione. Sono ormai al terzo pranzo con amici in cui mi si parla di come sia positivo il lavoro "del vostro presidente del consiglio".
Mah...
A me sembra, come ha ben scritto il buon Fat, una cosmetizzazione dei dati.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Zanzalf - 21 Gen 2016, 10:21
A me sembra il contrario: di fronte a risultati oggettivi si cerca di imbruttire i dati con considerazioni aprioristiche.

comunque, colgo lo spunto per una storiella; quando nel 2007 iniziai a venire in Francia per lavoro si chiacchierava coi colleghi. Il tema era allora la legge antifumo, vigente in Italia e in discussione in Francia. E i miei colleghi francesi mi spiegavano, candidamente, che eravamo presi come esempio per farla visto che "PERFINO in Italia c'era la legge antifumo". Anime innocenti!
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: MisterFaro - 21 Gen 2016, 10:37
Vi dico solo che in Francia si parla ormai solo del "modello italiano" come un esempio di come si lotti contro la disoccupazione. Sono ormai al terzo pranzo con amici in cui mi si parla di come sia positivo il lavoro "del vostro presidente del consiglio".
Mah...
A me sembra, come ha ben scritto il buon Fat, una cosmetizzazione dei dati.


Le perplessità sulle capacità di misurare la realtà da parte dello strumento di misura (la rilevazione Istat sulle forze di lavoro) sono condivisibili ma soprattutto perché i governanti cercano di ingannarlo. Un po' vale il detto "fatta la legge trovato l'inganno".

Lo strumento di misura statistico deve rispondere, tra gli altri, a due requisiti:

Come è facile capire questi due requisiti possono entrare in contrasto tra loro e sicuramente c'è un gap temporale con cui si può riuscire a modificare in maniera attendibile e condivisa lo strumento rispetto ai cambiamenti della realtà da misurare.


Ad esempio, se riduco i diritti previsti nei contratti a tempo indeterminato a quelli precedentemente previsti nei contratti a tempo determinato posso dire che una trasformazione dei contratti da determinato a indeterminato porti effettivi benefici alle persone?

Oppure, se dico che per non risultare disoccupati basta aver lavorato un giorno e rendo conveniente la chiamata giornaliera rispetto all'assunzione (anche temporanea) e poi le aziende ogni giorno chiamano persone diverse per svolgere un lavoro (di quelli in cui non servono competenze particolari), posso dire che avere sei persone che hanno lavorato un giorno ciascuno quella settimana rispetto a una persona che ha lavorato sei giorni ha prodotto un calo della disoccupazione di 5 unità? (è un esempio limite, ma spero permetta di capire i paradossi effettivi)


Lo statistico cerca spesso di fare bene il suo lavoro, come in tutte le categorie professionali. Ma si devono anche leggere gli indicatori in un contesto complessivo, e non è facile.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: italicbold - 21 Gen 2016, 10:44
I dati di inghilterra e Germania sono, ad esempio, drogati dai contratti a 0 ore che esistono da loro.
Non vengono contabilizzati tra i dati della disoccupazione, anche se non lavorano e non guadagnano.
In Francia stanno annunciando il grande piano contro la disoccupazione, circa un miliardo di euro destinato alla "formazione". La questione é semplice, nel momento in cui possono mettere 50mila disoccupati in "formazione", questi 50 mila li tolgono dalle cifre dei disoccupati che verranno comunicate urbi et orbi al paese.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: FatDanny - 21 Gen 2016, 11:14
Esattamente IB.
Il "giochino" è esattamente lo stesso.

Ma di questi giochini ne esistono diversi.
Ad esempio pensate a come si stabilisce nei conti pubblici cosa considerare investimento e cosa no.
Cosa che di per se non è sbagliata eh (es. considerare la Ricerca investimento è augurabile), ma che, anche qui, serve in gran parte dei casi ad aggiustare i numeri più che a produrre cambiamenti effettivi.

Il problema è che viviamo in un mondo in cui il numero è considerato un dato oggettivo.
Mentre nulla è più soggettivo di un numero. Addirittura in fisica, figuriamoci in economia.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: MisterFaro - 21 Gen 2016, 11:28
I dati di inghilterra e Germania sono, ad esempio, drogati dai contratti a 0 ore che esistono da loro.
Non vengono contabilizzati tra i dati della disoccupazione, anche se non lavorano e non guadagnano.
In Francia stanno annunciando il grande piano contro la disoccupazione, circa un miliardo di euro destinato alla "formazione". La questione é semplice, nel momento in cui possono mettere 50mila disoccupati in "formazione", questi 50 mila li tolgono dalle cifre dei disoccupati che verranno comunicate urbi et orbi al paese.

Perfetto!
Certo se stessi nei panni degli statistici francesi che si devono occupare di stimare i dati sulla disoccupazione non saprei quali pesci prendere. Sicuramente cercherei di accompagnare i dati da commenti e analisi, ma poi ad essere sbandierati sarebbero sempre e solo i numeri che fanno comodo (l'ideologia, quella che a parole molti vorrebbero far sparire ma si dimenticano di specificare "l'ideologia degli altri")
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Davy_Jones - 21 Gen 2016, 11:38
Il problema è che viviamo in un mondo in cui il numero è considerato un dato oggettivo.
Mentre nulla è più soggettivo di un numero. Addirittura in fisica, figuriamoci in economia.

ot   :o   eot

una statistica e' uno strumento politico come un altro, perche' le regole con cui vengono compilate non sono decise da chi si occupa di mettere assieme i dati. e' probabilmente deprecabile ma e' cosi' ovunque. dovremmo essere vaccinati. non lo siamo e allora i media dovrebbero aiutare. ma non aiutano perche' sono uno strumento politico anche loro.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Zanzalf - 21 Gen 2016, 11:38
Ma le rilevazioni statistiche sull'occupazione non hanno un valore assoluto. Lo hanno in modo relativo; ovvero, se l'occupazione sale è una cosa positiva. Difficile affermare il contrario.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: FatDanny - 21 Gen 2016, 11:45
ot   :o   eot

una statistica e' uno strumento politico come un altro, perche' le regole con cui vengono compilate non sono decise da chi si occupa di mettere assieme i dati. e' probabilmente deprecabile ma e' cosi' ovunque. dovremmo essere vaccinati. non lo siamo e allora i media dovrebbero aiutare. ma non aiutano perche' sono uno strumento politico anche loro.

OT
la mia era una boutade (fino a un certo punto) tenendo conto della formazione specifica di alcuni interlocutori.
I numeri in fisica non descrivono la realtà, ma come noi percepiamo la realtà.
Sembra un dettaglio e in moltissimi casi lo è (es: la gravità e più o meno tutta la meccanica), ma nel confondere le due affermazioni si rischia davvero di credere che il gatto nello stesso istante è vivo e morto ;)

EOT

Il fatto che il numero relativo all'occupazione salga non implica necessariamente che siano aumentati gli occupati reali. Quindi non è detto che il dato sia REALMENTE positivo, spesso lo è solo NOMINALMENTE. Questo è il punto.

Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Davy_Jones - 21 Gen 2016, 11:50
Ma le rilevazioni statistiche sull'occupazione non hanno un valore assoluto. Lo hanno in modo relativo; ovvero, se l'occupazione sale è una cosa positiva. Difficile affermare il contrario.

dipende. se sai con quali regole sono stati compilati i dati per dire che fra i tempo A e il tempo B gli occupati sono saliti, magari diventa opinabile che la cosa sia positiva. ovviamente se non lo sai o se fai finta di non saperlo allora stappiamo i brachetti. dico che le rilevazioni statistiche sono strumenti politici e non andrebbero trattati come dati "reali" sullo stato delle cose (assoluti o relativi). non dico che sia una cosa orripilante, eh. casomai dico che i cittadini dovrebbero essere critici e se questi dati possono essere usati contro di loro in fondo e' anche per colpa loro.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: italicbold - 21 Gen 2016, 12:01
Perché oltre alla possibilità, appunto, di manovrare le cifre a volontà é anche la qualità dell'occupazione che deve essere tenuta in conto.
Io non credo che un paese in cui l'aumento dell'occupazione é dovuto all'aumento esponenziale di posti di lavoro pagati una miseria che neanche permettono di mettere insieme il pranzo con la cena, sia un paese in salute.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: FatDanny - 21 Gen 2016, 12:08
Perché oltre alla possibilità, appunto, di manovrare le cifre a volontà é anche la qualità dell'occupazione che deve essere tenuta in conto.
Io non credo che un paese in cui l'aumento dell'occupazione é dovuto all'aumento esponenziale di posti di lavoro pagati una miseria che neanche permettono di mettere insieme il pranzo con la cena, sia un paese in salute.

GUFO!
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Thorin - 21 Gen 2016, 12:12
Perché oltre alla possibilità, appunto, di manovrare le cifre a volontà é anche la qualità dell'occupazione che deve essere tenuta in conto.
Io non credo che un paese in cui l'aumento dell'occupazione é dovuto all'aumento esponenziale di posti di lavoro pagati una miseria che neanche permettono di mettere insieme il pranzo con la cena, sia un paese in salute.

Occhio che quando l'ho detto io Zanzalf s'è offeso, vacci piano!
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Sonni Boi - 21 Gen 2016, 12:13
Perché oltre alla possibilità, appunto, di manovrare le cifre a volontà é anche la qualità dell'occupazione che deve essere tenuta in conto.
Io non credo che un paese in cui l'aumento dell'occupazione é dovuto all'aumento esponenziale di posti di lavoro pagati una miseria che neanche permettono di mettere insieme il pranzo con la cena, sia un paese in salute.

Eppure a me questo concetto sembra così semplice.


Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: MisterFaro - 21 Gen 2016, 12:25
Ma le rilevazioni statistiche sull'occupazione non hanno un valore assoluto. Lo hanno in modo relativo; ovvero, se l'occupazione sale è una cosa positiva. Difficile affermare il contrario.

Quello che dici è vero se e solo se mantieni costanti le regole del mondo del lavoro E lo strumento di rilevazione.

Se una delle due componenti cambia senza avere un corrispondente cambiamento nell'altra si perde anche il valore relativo. Tanto più quanto più sono grandi i cambiamenti.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: FatDanny - 21 Gen 2016, 12:26
MH IB, fatevi una risata (ridemo per non piagne): quando ho avuto modo di esporre questo concetto abbastanza semplice personalmente a Poletti la risposta fu:

"(silenzio).... beh meglio di niente no?..."

 :o :o :o :o

(Signori e Signore, il Ministro, nonché dirigente del movimento Cooperativo in Italia. AMEN).
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: TomYorke - 21 Gen 2016, 12:29
MH IB, fatevi una risata (ridemo per non piagne): quando ho avuto modo di esporre questo concetto abbastanza semplice personalmente a Poletti la risposta fu:

"(silenzio).... beh meglio di niente no?..."

 :o :o :o :o

(Signori e Signore, il Ministro, nonché dirigente del movimento Cooperativo in Italia. AMEN).

Poi dici uno bestemmia....
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Sonni Boi - 21 Gen 2016, 12:35
MH IB, fatevi una risata (ridemo per non piagne): quando ho avuto modo di esporre questo concetto abbastanza semplice personalmente a Poletti la risposta fu:

"(silenzio).... beh meglio di niente no?..."

 :o :o :o :o

(Signori e Signore, il Ministro, nonché dirigente del movimento Cooperativo in Italia. AMEN).

Ecco chi gestisce il mondo del lavoro in Italia.

E poi si ha il terrore dell'incompetenza che si annida nelle file grilline... ma veramente si può far peggio di così?
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Zanzalf - 21 Gen 2016, 12:41
Meglio niente?
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: FatDanny - 21 Gen 2016, 12:44
Meglio niente?

 :lol: :lol: :lol: :lol:

Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Zanzalf - 21 Gen 2016, 12:49
C'è poco da ridere. Il motivo per cui, quando ti presenti alle elezioni, con qualsiasi sigla e logo, il voto antagonista te lo frega tutto beppegrillo, è che i lavoratori sanno che tu sei quello che, da decenni, gli dice: "compa', fidateve, è meglio *niente*!!"
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: MisterFaro - 21 Gen 2016, 13:08
(http://www.lettera43.it/upload/images/07_2011/l43-nuoto-shanghai-110720133104_big.jpg)

et voilà, parliamo ora de "Il voto antagonista"!
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Zanzalf - 21 Gen 2016, 13:12
No, parliamo di Poletti
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: FatDanny - 21 Gen 2016, 13:15
Esattamente. Quando non si riesce a rispondere nel merito, l'unica risposta resta "voi non contate un cazzo per questo" (e, segnalo, occhio zanzi che trattasi di modalità cross-topic. resta IT).


Il punto è che impostare la questione come un ricatto (preferisci sto pezzo de pane raffermo o restà digiuno?) è una cosa deprecabile. Che dimostra come il PD abbia assunto, subendole, le formule egemoniche della Destra (ossia il liberismo economico egemone condiziona l'intero campo politico-istituzionale).

Ma il punto è: come l'azione di governo può puntare a trasformare il mondo del lavoro in modo favorevole ai lavoratori al posto che mettere due pezze fatte male?
E soprattutto: l'azione di governo ha questo intento? Si pone almeno la domanda?
La risposta ad oggi è: NO. Il Jobs Act ha tutto fuorché questo intendo trasformatorio.

Il Jobs Act mira al contrario a confermare in termini stringenti le dinamiche del mondo del lavoro, che, hic et nunc, sfavoriscono i lavoratori. al posto che provare a inserire una qualche controtendenza, si conferma organicamente il quadro e si istituzionalizza quel che prima era zona d'ombra.

Meglio niente?
no, meglio qualcos'altro.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: MisterFaro - 21 Gen 2016, 13:17
No, parliamo di Poletti

Era un post sarcastico per evidenziare l'ottusità/ipocrisia dei nostri politici su questi temi, ci stava tutto.
Ci puoi permettere di continuare a parlare dei limiti dei dati sull'occupazione? Grazie
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Zanzalf - 21 Gen 2016, 13:25
Però non è che quando si fanno i post su Poletti e sul Piddì si fa digressione costruttiva e quando si fa presente che nell' *oggetto* della critica c'è qualcosa che non funziona diventa crosstopic.

Stiamo parlando di lavoro, ci sono alcuni che criticano le statistiche nel metodo e nel merito. Nel merito fanno presente che "meglio niente". Non mi sembra chissà che divagazione fare presente che "meglio niente" per molti non è una soluzione.

Se volete potete interpretare il mio post con minor rischio di CT, considerate che "meglio di niente" non lo dice solo Poletti, ma anche i lavoratori. E questo mi sembra pienamente IT.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Zanzalf - 21 Gen 2016, 13:27
detta diversamente e a muso duro, e pienamente IT: "meglio di niente" lo rivendichiamo
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: MisterFaro - 21 Gen 2016, 13:51
detta diversamente e a muso duro, e pienamente IT: "meglio di niente" lo rivendichiamo

Si era capito (ma hai fatto bene a smettere di creare confusione, grazie)


Per quanto mi riguarda, senza fare il muso duro, mi riconosco in questa posizione

Meglio niente?
no, meglio qualcos'altro.





Il muso duro se vuoi te lo faccio per farti notare che non mettere "alcuni" prima di "lavoratori" in questa frase è altamente scorretto

... considerate che "meglio di niente" non lo dice solo Poletti, ma anche i lavoratori. E questo mi sembra pienamente IT.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Zanzalf - 21 Gen 2016, 14:01
Eh ma anche i lavoratori hanno i loro indicatori statistici...

E qui torniamo sulla rilevanza IT di quello che ho detto prima, che rivendico: dire che i lavoratori non votano chi gli propone un certo tipo di soluzione è dare un giudizio di merito, di valore, sulle politiche del lavoro. Il Jobs Act non lo giudichiamo tanto io, te e Fat, lo giudicano soprattutto i lavoratori.

Anche con le statistiche di voto.

(Anche noi tre siamo lavoratori ma famose a capi'. Se poi dobbiamo portare le esperienze individuali io porto la mia: lo scorso anno ho cambiato lavoro e mi sono accordato per un contratto a tempo determinato, per mutuo periodo di valutazione con la nuova azienda. Oggi passo a tempo indeterminato col Jobs Act, e con l'azienda approfittiamo anche degli incentivi per minori contributi e migliore retribuzione)
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Thorin - 21 Gen 2016, 14:04
detta diversamente e a muso duro, e pienamente IT: "meglio di niente" lo rivendichiamo

Il "meglio di niente" è un perfetto indice della disperazione di un paese.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: MisterFaro - 21 Gen 2016, 16:06
Eh ma anche i lavoratori hanno i loro indicatori statistici...

E qui torniamo sulla rilevanza IT di quello che ho detto prima, che rivendico: dire che i lavoratori non votano chi gli propone un certo tipo di soluzione è dare un giudizio di merito, di valore, sulle politiche del lavoro. Il Jobs Act non lo giudichiamo tanto io, te e Fat, lo giudicano soprattutto i lavoratori.

Anche con le statistiche di voto.

(Anche noi tre siamo lavoratori ma famose a capi'. Se poi dobbiamo portare le esperienze individuali io porto la mia: lo scorso anno ho cambiato lavoro e mi sono accordato per un contratto a tempo determinato, per mutuo periodo di valutazione con la nuova azienda. Oggi passo a tempo indeterminato col Jobs Act, e con l'azienda approfittiamo anche degli incentivi per minori contributi e migliore retribuzione)

Permettimi, ma se si discute dei limiti dell'Informazione in Italia rispondere che le persone giudicano (sottintendendo "consapevolmente") con il voto significa un po' tornare in prigione senza passare dal via.


Per il resto, a parte le derive della discussione, condivido che nel jobs act ci possono essere anche aspetti positivi.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Thorin - 21 Gen 2016, 16:11
Permettimi, ma se si discute dei limiti dell'Informazione in Italia rispondere che le persone giudicano (sottintendendo "consapevolmente") con il voto significa un po' tornare in prigione senza passare dal via.


Per il resto, a parte le derive della discussione, condivido che nel jobs act ci possono essere anche aspetti positivi.

Ma certo, nel Jobs Act ci sono eccome aspetti positivi!
Ad esempio gli sgravi fiscali sono un ottimo incentivo per le imprese ad assumere a tempo indeterminato (io ad esempio sono stato assunto grazie a questo), ma ci sono aspetti talmente negativi, come le tutele crescenti, da far passare in secondo piano i lati positivi.
Almeno a mio avviso eh. ;)
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: FatDanny - 22 Gen 2016, 09:55
E' come la storia dei vaucher.
Dovevano "combattere il lavoro nero" (ahahah). L'hanno istituzionalizzato.
Meglio di niente, no?

E invece la risposta è proprio NO.
Perché almeno il lavoro nero era appunto nero.
Faceva si che determinate condizioni lavorative fossero ancora nell'ambito dell'illeggittimità, dell'illegalità.
Oggi invece non è che si sono trasformate le condizioni di chi lavorava in nero. No, semplicemente quelle condizioni sono divenute legittime.
Vale per i vaucher, vale per il lavoro scarsamente garantito del Jobs Act.

A questo punto sai cosa c'è? Domani facciamo il contratto a "diritti zero" che sono convinto ci ritroviamo tutti, ma proprio TUTTI, con i contratti a tempo indeterminato. E sai che svolta.
E' come se ti dicessero: da domani l'euro vale 0.0000000000001 e regaliamo 1 milione di euro a tutti.

Funziona sempre così.
E funziona così perché "qualcuno" ha deciso che la trasformazione sociale è un retaggio del passato, un'utopia politica buona per qualche sciocco e che l'unica cosa seria da fare è mettere le pezze, lavorare sulla semplice assistenza alle piaghe prodotte dal proprio stesso sistema, che non va assolutamente messo in discussione.
Guai a disturbare il manovratore, non gli si parla, lo dice anche il cartello.

Così si crea falsa coscienza, così si trasmette l'idea che nulla può cambiare, così si intossicano i lavoratori con idee bislacche e velenose. Tossiche. E questo è un danno forse peggiore della stessa misura specifica.


Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: happyeagle - 22 Gen 2016, 11:04
Ecco chi gestisce il mondo del lavoro in Italia.

E poi si ha il terrore dell'incompetenza che si annida nelle file grilline... ma veramente si può far peggio di così?

SÌ !
http://failedevolution.blogspot.gr/2016/01/signals-of-unsustainable-future-coming.html
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: COLDILANA61 - 22 Gen 2016, 12:00
Meglio di niente .

E' come l'elemosina , lava la coscienza .

Poi ci commuoveremo leggendo la piccola fiammiferaia .

Tanto capita agli altri , mica a noi .

 
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: sigurd - 01 Feb 2016, 23:19
(sì, però non può essere che per seguire un dibattito che vale la pena di seguire, io debba aprire il sito della mia squadra di calcio.
E sì che sono un insegnante che da anni cerca di ragionare con i colleghi su cosa stanno facendo alla scuola pubblica.
Vabbè, vado a vede' se su fregna.it parlano dell'influenza di Bayes sul metodo scientifico.
Scusate l'OT. Vi seguo con piacere.)
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: NandoViola - 03 Feb 2016, 11:07
fondamentalmente sono (ero) d'accordo con il jobs act, poi come al solito il diavolo si nasconde nei dettagli.
smuovere questo asfittico mercato del lavoro italiano lo ritenevo prioritario, speravo soprattutto servisse a scardinare quell'insopportabile ed ingiusta dicotomia dei due binari, tra chi era tutelato (t.indeterminato) e chi saltava da albero ad albero nella giungla della precarietà.
il diavolo chiaramente sono le (inesistenti) tutele crescenti: solo ad un idiota od ad un criminale (quando non tutti e due) può venire in mente di mettere il tetto dei due anni in caso di licenziamento.
era tanto difficile modificare l'art.18 in questo modo: un anno ogni tre passati in aziende fino ad un massimo di tot (per esempio cinque)? no eh?
due anni di stipendi, e se non sbaglio netti, nemmeno lordi, con le remunerazioni che girano alle aziende converrà sempre di più ogni tanto licenziare e ricominciare con la giostra.
sono nell'informatica, immagino le schiere di 50/60enni, anche professionisti apprezzati con cv pesanti, in futuro, elemosinare 1.200€, in concorrenza con giovani neolaureati, pur di tirare a campare, pagare il mutuo e andarsene affa.nculo in pensione con poco sopra la minima.
manco la thatcher.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Rorschach - 03 Feb 2016, 13:39
Per eliminare il lavoro nero basta(va) aumentare il numero degli ispettori del lavoro, che di cantiere in cantiere e di azienda in azienda avrebbero scoperchiato i letamai, comminato sanzioni (autofinanziandosi) e reso meno 'sicuro' lo sfruttamento attuale.
Un po' come con l'evasione fiscale, dove invece di rafforzare i controlli si modificano solo le modalità di calcolo.

Però credo che il discorso sia più ampio.

OT
La necessità di forza lavoro continuerà a diminuire, e bisogna convivere con una domanda sempre inferiore, che non potrà essere sviluppata attraverso la legislazione.
Uno Stato SERIO dovrebbe sforzarsi di fornire ai suoi cittadini una formazione (investimenti nella scuola e maggior valore dei titoli di studio) e delle infrastrutture (attirare investimenti di società tecnologicamente avanzate) che permettano di fornire lavoro ad alto valore aggiunto, mentre gli accordi al ribasso non fanno che metterci in competizione con i paesi in via di sviluppo, con risultati certi.
EOT

EDIT: Aggiungo: pari opportunità. Ogni ragazzo bravo dev'essere messo nelle condizioni di accedere alla formazione migliore, se meritevole. Ogni pirla, di qualsiasi censo, non deve sottrarre risorse agli altri.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: COLDILANA61 - 03 Feb 2016, 18:46
Da questo :

Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa (cit.) .

A questo :

Meglio che niente (cit) .

Passando per bocconiani e cooperative .

Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: MisterFaro - 03 Feb 2016, 19:00
Da questo :

Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa (cit.) .

A questo :

Meglio che niente (cit) .

Passando per bocconiani e cooperative .



"Meglio che niente" è giusto, solo che va visto dal punti di vista delle classi dominanti:

non dando proprio niente niente si rischierebbe l'effetto pentola a pressione con la valvola rotta.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Zanzalf - 03 Feb 2016, 19:30
"Meglio DI niente" è diverso da "meglio CHE niente". Noi si rivendica solo il meglio DI niente.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Thorin - 03 Feb 2016, 22:59
"Meglio DI niente" è diverso da "meglio CHE niente". Noi si rivendica solo il meglio DI niente.
Ti giuro che questa non l'ho capita.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: FatDanny - 22 Feb 2016, 16:55
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02/22/jobs-act-ricolfi-precariato-ai-massimi-storici-e-ripresa-occupazionale-modesta-renzi-non-capisce-le-statistiche/2484646/   (http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02/22/jobs-act-ricolfi-precariato-ai-massimi-storici-e-ripresa-occupazionale-modesta-renzi-non-capisce-le-statistiche/2484646/)
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: italicbold - 22 Feb 2016, 17:05
Qui in Francia stanno preparandone una che farà epoca.
I sindacati ancora non reagiscono perché stanno ancora con le bocche aperte da quando hanno lette le prime bozze.
Manca solo ius primae noctis e poi é medioevo spinto.
I partiti di destra sono sconcertati, se lo sapevano prima c'andavano loro a sinistra.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: COLDILANA61 - 22 Feb 2016, 23:27
Qui in Francia stanno preparandone una che farà epoca.
I sindacati ancora non reagiscono perché stanno ancora con le bocche aperte da quando hanno lette le prime bozze.
Manca solo ius primae noctis e poi é medioevo spinto.
I partiti di destra sono sconcertati, se lo sapevano prima c'andavano loro a sinistra.

Sono convinto , pero' , magari sbaglio , che poi ci sara' la Bastiglia e qualche testa che rotola . In Francia .

MAMMMAGGARI sbaglio io .
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Kappa - 23 Feb 2016, 13:57
Sono convinto , pero' , magari sbaglio , che poi ci sara' la Bastiglia e qualche testa che rotola . In Francia .

MAMMMAGGARI sbaglio io .
non sbagli, una cosa che ho sempre ammirato nei francesi è la loro forza di mobilitazione, dalla rivoluzione francese in poi. Ovviamente ha i suoi pro e contro, ma meglio della nostra proverbiale ignavia
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Monsieur Opale - 23 Feb 2016, 14:17
c'è bisogno di comunismo


Slavoj Zizek «Resto comunista, perché tutti possono essere socialisti, persino Bill Gates»
Pubblicato il 18 giu 2015

Vi proponiamo la traduzione dell’intervista al filosofo sloveno Slavoj Zizek pubblicata sul quotidiano francese Liberation lo scorso 5 giugno.
«Meno che niente» lo stravagante filosofo sloveno stronca la sinistra morale, legittima lo scherzo razzista, facendo, allo stesso tempo, di Malcolm X il proprio eroe.
Scrivere un libro di 960 pagine e intitolarlo «Meno che niente», ecco un esempio tipico della bizzarra pop-star della filosofia. Si pensava di fargli un intervista in occasione dell’uscita del suo libro presso Fayard, bocciato! Il direttore di ricerca alla Birkbeck School of Law fa le domande e le risposte, passa di palo in frasca, parla di Marx e soprattutto di Hegel, del suo comunismo e di molte altre cose. Briciole.
Il progresso, Hegel e la modernità
«Se si vuole restare di sinistra oggi, si deve assolutamente rigettare questa metafora del progresso storico. C’è forse una tendenza della storia, ma porta piuttosto verso una catastrofe. Mi piace molto questa frase di Walter Benjamin: «Oggi il nostro compito non è progredire nei tempi del progresso ma piuttosto di tirare il campanello d’allarme». E’ questo!
Hegel dice che la filosofia non può prescrivere o analizzare il futuro. E’ solo nel tempo passato che la filosofia può concettualizzare. Non era un cretino completo. Formula un’utopia possibile di quello che può formarsi dopo la rivoluzione francese. Ma c’è di più di questo, è infatti straordinariamente aperto. Per questo ritengo che si debba ritornare da Marx a Hegel, precisamente nella prospettiva della nostra situazione di oggi. Hegel è molto più materialista, nel senso di aperto alla contingenza. Il suo problema è precisamente di sapere come restare fedele alla rivoluzione francese senza ripetere il Terrore. In questo senso è beckettiano: “Try again, fail again, fail better”. Non si tratta di sapere come preparare la Rivoluzione – si è già tentato, c’è stata un insuccesso! Il nostro problema è esattamente quello di Hegel: come, dopo lo stalinismo, restare fedeli al progetto d’emancipazione, come non diventare un cinico liberale o un conservatore”
Io, comunista?
In maniera naive e stupida si potrebbe semplicemente dire: “OK, il comunismo, è finito”. Ma io resto comunista, un comunista negativo molto modesto. Io resto marxista in che senso? Non si può mai dimenticare la relazione di Marx con il capitalismo, che è stata molto ambigua, perché il capitalismo, allo stesso tempo, esercita un fascino su di lui: è il sistema più dinamico è quasi un miracolo! Io sono interamente d’accordo con lui e ciò mi crea delle difficoltà politiche.
Io dico comunista e non socialista, perché tutto il mondo può essere socialista, Bill Gates può essere socialista. Socialista, vuol dire, oh mio Dio, c’è della gente che soffre, bisogna aiutarla, bisogna essere solidale, c’è bisogno di umanitarismo, blablabla… Ma questo non è il problema. Il problema è quello della resistenza contro il capitalismo globale. Ciò che distingue il comunismo, è l’universalità”
La sinistra e la “censura dei nostri sogni”
“Io amo questa formula di Badiou che dice che si deve cominciare con la censura dei nostri sogni. È quando si abbandona il nostro mondo per immaginarne un altro che si rimane imprigionati. Si può suscitare la protesta di un uomo di sinistra, ma non posso che andare al fine: riabilitare lo Stato! Io credo che, per affrontare i nostro problemi, si avrà sempre più bisogno di una grande formazione sociale. Si dice che lo Stato perde di potere, ma non è vero. Il capitalismo d’oggi dipende di più in più dai regolamenti dello stato. Quando Hegel dice che lo Stato è l’estensione visibile di Dio, è forse vero! Il problema della sinistra, è quello che sogna a distanza invece di riappropriarsi dello stato.”
Alain Finkielkraut, mio amico?
“Io sono amico con lui perché amo i conservatori, ma non i reazionari. Marx dice che i conservatori pessimisti sono spesso meglio che i liberali, perché i primi ammettono l’antagonismo. Il problema con Finkielkraut, è che crede che si possa difendere in nome di qualche identità, mentre io sono pessimista”.
Sono obbligato ad amare il mio vicino?
“Si è creduto che il capitalismo ci avrebbe permesso di dissolvere le identità parziali… Ma, c’è una forma di capitalismo o di globalizzazione del mercato che può coesistere idealmente con una fortissima identità etnica, razzista… Lacan aveva predetto già che il mercato comune ci stava per spingere verso forme di razzismo.
Il limite dell’universalismo, è ciò che si chiama i modi di vita. Ciò che mi interessa, è il razzismo che si riproduce nelle piccole cose quotidiane. Ho amici che sono di sinistra, antirazzisti, ma quando un tipo asiatico o nero si avvicina, c’è un certo fastidio. Sono seccati da certi piccoli dettagli: “Io non amo quella cucina”, “questo modo di vestirsi” ecc. L’universalismo, per me, non è l’idea di un valore di universale che regna ovunque lo indicano le opere pubblicate dall’Unesco: la cultura mondiale, la visione beata di un patrimonio culturale universale… Io detesto tutto questo. Io credo che la sola universalità, è l’universalità della lotta sociale e politica, il fronte comune che permette una identificazione, una solidarietà autentica. Io non amo i liberali di sinistra, i multiculturalisti che dicono: “Si deve comprendere l’altro”. No, io non voglio comprendere l’altro, me ne frego. Il mio ideale non è di vivere in un palazzo dove c’è una famiglia vietnamita, un’altra latina, un’altra nera. Certo, ci vivrei certamente, ma come ha detto Peter Sloterdijk, c’è bisogno di un “codice di discrezione”. Questo è l’antirazzismo autentico: un’“ignoranza”, una discrezione molto gentile, un rispetto. Io voglio vivere in una città con tutte le culture, ma penso che devono mantenere una distanza e che non è una cosa malvagia.
Il locale, il globale, Malcolm X
Io sono eurocentrico, io non credo assolutamente a questa idea che le tradizioni, le culture locali, le identità parziali possano essere una resistenza contro il capitalismo globale. Malcolm X è una delle figure eroiche per me perché ha fatto una cosa geniale con quella X che, naturalmente, vuol dire: non ho cognome, ci hanno strappati la nostra identità… ma la sua genialità è consistita nel dire: non dobbiamo riscoprire le nostre radici: questa x ci dà una possibilità unica di inventare un modo di vita più autenticamente universalista che l’Occidente stesso. È la tesi fondamentale di Marx.”
Ecologie, biogenetica, apartheid… Contraddizioni contemporanee
“Solo qualche esempio del nostro tempo. L’ecologia, è una necessità, è obbligata a inventarsi un modo di azione collettiva che non è controllata dalla macchina.
Oggi il problema non è più il nucleare, ma la biogenetica, questa possibilità di controllo del cervello altrui per mezzo di campi magnetici. Si può connette già il cervello alle macchine. Lo si vede per certe protesi o sedie a rotelle, si pensa di avanzare e la macchina ci fa avanzare. Per quanto mi riguarda, ciò che mi spaventa, è che si può farlo in questa direzione, e si può fare nell’altra: dalla macchina al nostro cervello. Ci sono già degli esperimenti sui topi e si arriva a teleguidarli. Se si giunge a farlo sugli uomini, quale sarà la mia esperienza: avrò l’impressione che si è preso il controllo di me o penserò ancora di essere libero?
Ci si avvicina di nuovo a una società di apartheid. Il muro di Berlino è caduto, ma ci sono dei piccoli muri ovunque. Non ci sarà una Grande Guerra, ma una “guerra civile fredda”, implicita. Ci sono delle persone che sono incluse e delle altre escluse, fuori dai muri, e questo diviene ancora più violento che la differenza di classe di Marx. Nella sua idea, malgrado le differenze tra proprietario e proletario, c’è allo stesso tempo, a livello politico, una uguaglianza formale. Io credo che questo sta per sparire. Le tensioni, gli antagonismi si creano nel seno della stessa comunità politica, persino tra gli svantaggiati, come “una guerra tra poveri”
La molestia, la sigaretta, lo scherzo
Amo molto questa frase di Gilles Deleuze: “Non ci sono solamente delle risposte sbagliate, ci sono anche delle domande sbagliate”. Bisogna pensarci quando si parla, per esempio, come negli Stati Uniti, di molestia. Da un lato, ci sono degli stupri, del razzismo ma dall’altro, al quotidiano, quando l’altro si avvicina troppo a voi, voi lo guardate negli occhi… vi si dice che è violenza visiva! Ciò che mi rende triste, è questa paura della prossimità dell’altro. Quando si parla di molestia, il vero bersaglio, sono in fondo i poveri, che sono sempre volgari ecc.
Io trovo davvero profondamente problematica tutta questa campagna sul tabagismo passivo. Siamo già in una crisi finanziaria, perché non fare un gioco stalinista del genere: se tu puoi provare che fumi almeno un pacchetto di sigarette al giorno, è formidabile, aiuti lo stato con le tasse, forse morirai pure prima e risolverai il problema della pensione. Tu puoi avere una medaglia per la stabilizzazione finanziaria. È uno scherzo, ma lo scherzo, il Witz, ha una forza. In Yugoslavia, negli anni 80, con l’ondata del nazionalismo, le menzogne razziste, ciò ha funzionato come lo strumento più forte di solidarietà. Non sono arguzie contro le altre ma contro la propria identità ogni nazione è identificata e si identifica con un tratto razzista: gli Sloveni sono avari, i montenegrini sono pigri. Invece di criticare, ci si identifica volentieri con piacere, si raccontano dei Witz e, e questo ha funzionato in una modo liberatorio. Quando le cose sono realmente orribili, la tragedia non funziona più, perché suppone una certa dignità. Per esempio, se si immagine una tragedia a Auschwitz, un ebreo che si confronta in modo eroico con un nazista concede già troppo al nazista. La situazione è talmente orribile che ciò non è possibile per la vittima. Tutti i bei film sull’Olocausto sono delle commedie!
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Thorin - 23 Feb 2016, 14:26
Secondo me i comunisti dovrebbero essere più sintetici. :D
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Monsieur Opale - 23 Feb 2016, 14:33
Secondo me i comunisti dovrebbero essere più sintetici. :D

il comunista.2 lo sarà  :D
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: FatDanny - 31 Mar 2016, 14:50
http://www.repubblica.it/economia/2016/03/31/news/lavoro_francia-136614917/?ref=HREC1-2

Vedi che succede?
Oggi Hollande starà dicendo "e' l'Europa che ce lo chiede"
"anche in Italia l'hanno fatto. Non possiamo restare indietro".

Così funziona la comunicazione oggi. L'Europa come autogiustificazione dei propri crimini politici.
E intanto gli imprenditori esultano giustamente, dinanzi a questi regali forniti al Profitto a danno di chi lavora.

L'unico aspetto positivo e che lì, a differenza nostra dove non c'è più uno straccio di sinistra, sono scesi in strada con le mazze a far capire la grammatica degli oppressi.
I quali di fronte alla violenza oscena dello Stato che precarizza vite e condizioni di lavoro non si fanno problemi a rispondere con la violenza minimale di un innocuo pezzo di legno.

Un pezzo di legno fa male, un lavoro senza sicurezze uccide.
3 persone al giorno solo in Italia. Questa è violenza. Il Jobs Act è violenza oscena.
E non si può sempre subire.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Thorin - 31 Mar 2016, 18:25
http://www.repubblica.it/economia/2016/03/31/news/lavoro_francia-136614917/?ref=HREC1-2

Vedi che succede?
Oggi Hollande starà dicendo "e' l'Europa che ce lo chiede"
"anche in Italia l'hanno fatto. Non possiamo restare indietro".

Così funziona la comunicazione oggi. L'Europa come autogiustificazione dei propri crimini politici.
E intanto gli imprenditori esultano giustamente, dinanzi a questi regali forniti al Profitto a danno di chi lavora.

L'unico aspetto positivo e che lì, a differenza nostra dove non c'è più uno straccio di sinistra, sono scesi in strada con le mazze a far capire la grammatica degli oppressi.
I quali di fronte alla violenza oscena dello Stato che precarizza vite e condizioni di lavoro non si fanno problemi a rispondere con la violenza minimale di un innocuo pezzo di legno.

Un pezzo di legno fa male, un lavoro senza sicurezze uccide.
3 persone al giorno solo in Italia. Questa è violenza. Il Jobs Act è violenza oscena.
E non si può sempre subire.
Domanda seria: qui in Italia ci sono state manifestazioni serie contro il Jobs Act?
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: FatDanny - 01 Apr 2016, 11:30
Non ci sono state manifestazioni e molti a sinistra, anche qui dentro, addirittura affermavano che la proposta aveva aspetti buoni, che era di sinistra (?!?!?!).

In francia hanno fatto il panico.
1,2 mln di persone in piazza in tutto il paese, tutte le città principali bloccate, scontri più o meno ovunque.

Considerazioni sparse:

- per una legge che è una versione sbiadita del Jobs Act hanno fatto il panico mentre qui abbiamo cincischiato e addirittura in molti casi giustificato la legge. Vergogna Italia. E soprattutto vergogna a chi in Italia si ritiene di sinistra.

- il PSE non può essere considerato di sinistra, ma partito organico agli interessi della controparte.
Alcuni di noi lo dicono da tempo. Avevamo decisamente ragione.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Monsieur Opale - 01 Apr 2016, 11:36
basta con l'inglese

questo è il giobat (giobbare con un atto)
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Tarallo - 01 Apr 2016, 11:41
Un grazie di cuore a chi manifesta in difesa anche di chi urla e strepita perche' sfasciate vetrine. Magari sono anche loro dei poveracci, ma voi mette, la violenza gratuita contro un negozio o una macchina? Inconcepibile. Mentre le leggi che fanno masturbare in asfissia i capi d'azienda non sono violente, no. E' la democrazia.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: anderz - 01 Apr 2016, 13:10
Grazie francesi, grazie.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: FatDanny - 01 Apr 2016, 14:04
ma ndo so finiti tutti quelli che "il Jobs Act è di sinistra?"

Dissolti assieme all'idea che questo governo potessere essere minimanete utile a chi lavora?
Evaporati con tutte quelle chiacchiere su cosa avrebbe fatto Hollande in francia una volta eletto?
Peccato non poter recuperare quel topic.
Si perché qui si potrà pure dire che il PD da Prodi fino a Renzi non ha mai avuto la maggioranza necessaria a governare da solo, ma in Francia che scusa hanno i seguaci del PSE?
Come mai lì che i numeri ce li hanno propongono le stesse porcate?
Sarà forse che questa è esattamente la linea politica di un partito che ormai non ha più nulla di sinistra se non la truffa di un nome senza contenuto?

Il rammarico nostro è che con la ragione ci si fa poco.
Baratterei senza problemi la ragione con una bella massa critica assieme a cui scatenare l'inferno in questo paese assopito.
Abbiamo bisogno di uno scossone. Abbiamo bisogno delle barricate per le strade, metafora di un limite non più valicabile a costo dell'ordine pubblico e della pace sociale. A metafora di una misura ormai colma.
Abbiamo bisogno di tornare alla vita da questo coma farmacologico in cui c'hanno ridotto.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: kelly slater - 01 Apr 2016, 15:48
ma ndo so finiti tutti quelli che "il Jobs Act è di sinistra?"

Guarda: mejo che nse fanno piu' vede' senno' te riattaccano la pippa co i 5 stelle e bersani che insieme
avrebbero fatto il socialismo
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: kelly slater - 01 Apr 2016, 15:55
qui alcune cose interessanti, da Internazionale


Il lavoro ai tempi del jobs act

Christian Raimo, giornalista e scrittore

Di recente sono usciti un paio di interessanti dati che raccontano il mondo del lavoro in Italia. Il primo è il numero di voucher usati nel 2015: 115 milioni circa, più del 64 per cento rispetto all’anno precedente. I voucher sono dei “buoni lavoro”, dei biglietti del valore di dieci euro per pagare il cosiddetto lavoro accessorio, quello non riconducibile a contratti di lavoro perché effettuato in modo saltuario.

I voucher hanno il vantaggio per il committente di includere una copertura assicurativa, e lo svantaggio per chi lavora di non accedere a disoccupazione, maternità, malattia, assegni familiari, eccetera. L’intento – a detta del governo – era di far emergere il lavoro nero. Il risultato sembra quello di aver reso legale e diffusissimo il cottimo anche per lavori che non avevano alcuna caratteristica di “accessorietà”.

Il secondo dato interessante riguarda il piano nazionale garanzia giovani, rivolto a tutte le persone tra 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non sono impegnate in nessun percorso formativo (i cosiddetti neet – not in education, employment or training) e finanziato in maniera molto generosa dalla comunità europea (più di 1,5 miliardi di euro).

Confini labili

In quasi due anni di attività – è partito nel maggio 2014 – al piano si sono iscritte più di 850mila persone, di queste finora ha trovato lavoro circa il 3,7 per cento, come riporta La Stampa. La maggior parte dei fondi è stata spesa per tirocini (pagati in gran parte sempre dal piano) che non si sono trasformati in contratti, per corsi di formazione che in molti casi sono stati considerati non qualificanti e che spesso non hanno avuto iscritti, senza contare che spesso – negli ultimi mesi – ci sono stati lunghi ritardi o mancanze nei pagamenti. Lo strumento che doveva servire a contrastare la disoccupazione giovanile sembra essersi trasformato in una scuola di precariato.

Quanto questi piani indicano semplicemente lavoro non pagato e sfruttamento non formativo?

La maggior parte delle persone che sono pagate con i voucher o sono inserite nel piano garanzia giovani è sfruttata o precarizzata. Probabilmente nessuna di loro potrebbe affermare di avere un lavoro, forse qualcuna potrebbe dire di lavorare ogni tanto, o di avere “un lavoretto”.

Del resto, che cos’è lavoro e cosa non lo è? Sarebbe interessante contare quante volte nella giornata usiamo espressioni come “sto lavorando”, “sono al lavoro”, “devo lavorare”, eccetera. Molte delle occasioni in cui si pronuncia una frase del genere non corrispondono a un’attività regolata da un contratto. Io stesso dico “sto lavorando” quando sono a insegnare ai ragazzi a scuola (contratto), quando sto scrivendo un pezzo per il mio blog (non contratto), quando sto leggendo un libro che forse mi servirà per aggiornarmi (contratto?). Lo stesso riguarda situazioni di lavoro meno definibili, tipo le casalinghe che escono per la spesa, chi dà ripetizioni al nipote, lo studente che sta facendo una ricerca di gruppo.

È altrettanto indefinibile quell’universo che sta tra il lavoro e la formazione. Ecco allora che ci si chiede quanto servono a formarsi, quanto sono lavoro, questi dispositivi “frankensteiniani” tipo garanzia giovani, i voucher per il lavoro “accessorio” e pagati in ritardo, gli stage per lavori che già sappiamo fare, i tirocini da 40 ore settimanali, l’alternanza scuola lavoro. Quanto alle volte sono semplicemente lavoro non pagato e sfruttamento non formativo?

Invece di tutelare forme di lavoro meno definibili si è pensato di indebolire le tutele già esistenti

L’autorappresentazione dei confini del lavoro è molto labile: è un insieme ovviamente molto più grande di ciò che è contrattualizzato, ma è un insieme che non coincide nemmeno con ciò che può portare reddito.

Faccio un esempio: quando devo spiegare il marxismo ai miei studenti a scuola, gli parlo di Facebook. Quanto vale Facebook in borsa? Mettiamo per approssimazione cento miliardi di dollari. Quanti iscritti ci sono su Facebook? Mettiamo per approssimazione un miliardo. Questo cosa vuol dire? Che ogni iscritto a Facebook produce di media un valore di cento dollari.

Se – poniamo caso – metà degli iscritti a Facebook domani decidesse di migrare su un nuovo più strabiliante social network, ecco che di colpo, probabilmente, il valore di Facebook si dimezzerebbe. Questo vuol dire che il tempo che passiamo su Facebook, su Google, su Twitter, eccetera, è un tempo che produce reddito che non ci viene riconosciuto – è plusvalore dato dal nostro pluslavoro, per usare categorie un po’ desuete.

Chi volesse mettere mano a una nuova legislazione sul lavoro dovrebbe tenere conto di queste trasformazioni. Dovrebbe capire come ridistribuire questo reddito, e come allargare il più possibile a tutti le forme di tutela che oggi sono appannaggio di una parte. Malattia, maternità, aspettative, eccetera.

E non si può dire che il jobs act non si sia confrontato con questo paesaggio così mutato. Il punto è che invece di capire come tutelare quelle forme di lavoro più plastico e meno definibile attraverso delle chiare forme contrattuali, si è scelta la strada opposta: si è pensato di rendere più deboli le tutele che già esistevano – riducendo quello che finora abbiamo considerato lavoro a una specie di “attività”, di “prestazione” occasionalissima.

Il sol dell’avvenire è sorto senza che ce ne accorgessimo, e si chiama flessibilità in uscita

Se la riforma Treu aveva provato con molti obbrobri concettuali e linguistici a venire incontro a una frammentazione delle forme di lavoro, creando dei mostri come i contratti di collaborazione a progetto (cocopro), il jobs act ha eliminato l’articolo 18 e trasformato la possibilità di licenziamento in un inconveniente da gestire con un po’ di indennizzo. Di fatto ha scelto di liberarsi di un senso di colpa, che almeno aveva mascherato la diminuzione dei diritti in una specie di tentativo rabberciato di difenderne il valore almeno sul piano formale.

Semplice prestazione

Il jobs act no: Renzi e Poletti hanno sostenuto senza più pudore che la vecchia normativa era ideologia, e che il sol dell’avvenire che non avevamo voluto inseguire finora è invece sorto senza che ce ne accorgessimo, e si chiama flessibilità in uscita.

Con gli sgravi fiscali, la possibilità di licenziare senza giusta causa e la trovata dei voucher, è facile vedere come non sia stato cambiato semplicemente l’aspetto legislativo, ma sia stato trasformato lo stesso contesto in cui si parla di lavoro. Il lavoro è una semplice prestazione – posso fruirne, poi posso smettere di fruirne: la prospettiva di cui tengo conto non è mai quella del lavoratore, ma quella dell’azienda che si serve di questa prestazione.

Questa concezione che toglie al lavoro l’aspetto identitario (il lavoro non è più ciò che struttura la mia identità di persona, ma una prestazione tra le altre, meno di un cottimo) fa sua la plasticità della definizione di ciò che è lavoro e ciò che non lo è, ma si sottrae dall’immaginare un mondo diverso in cui pensare tutela e dignità anche per chi non è contrattualizzato, è in formazione oppure è disoccupato.

Queste sono le gravi responsabilità di chi ha concepito questa legge. Dall’altra però ci sono anche quelle di chi in questi anni ha pensato che tra le reliquie del novecento ci fosse anche il sindacato. Può essere paradigmatico che Paola Regeni, madre di Giulio Regeni, qualche giorno fa alla conferenza stampa in senato, abbia ricordato: “Giulio era andato in Egitto per fare ricerca sul sindacato. Oggi se uno dice sindacato, sembra quasi che dica una brutta parola”.

Con un po’ di spietata tenerezza uno alle volte si chiede perché esista una generazione di persone che, in nome di una parvenza di riconoscimento sociale, accettano di scrivere per un giornale a tre euro al pezzo, diinsegnare a centinaia di studenti all’università per un euro al semestre, si dannano l’anima per un dottorato senza borsa, oppure non battono ciglio di fronte alla proposta di pagarsi di tasca loro un tirocinio.

È anche questa allucinazione di massa ad aver fatto sì che oggi la rivendicazione di diritti, la sindacalizzazione, siano pratiche obsolete, se non inimmaginate. Quello che si vuole, spesso, non sono né soldi né diritti, ma uno status. Il feticcio dello status è ciò che ha compensato l’assenza di una forma di coscienza di classe seppure embrionale. È incredibile come questa generazione di lavoratori precari, iperflessibili, sfruttati e senza futuro, condivida una condizione così comune – una condizione che è quasi un tono emotivo per quanto è specifico: un basso depressivo di rassegnazione – e non riesca a trovare il modo di organizzarsi politicamente.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: FatDanny - 02 Apr 2016, 14:07
Meraviglioso come giornali del calibro di Repubblica o Corriere dedichino alla vicenda giusto lo spazio di un articolo di terz'ordine.
La Francia, il nostro vicino, è in rivolta su un tema importante come quello del lavoro, con una legge che si ispira al nostro Jobs Act, e qui facciamo quasi finta che non stia accadendo nulla.

Il re è nudo.
Anzi, ad essere spogliati dagli avvenimenti d'oltralpe so' evidentemente in parecchi...
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: FatDanny - 04 Apr 2016, 10:52
Chissà perchè questa Place de la Republique, a differenza di quella post-attentati, non viene mostrata dai media italiani...
Non si parla minimamente di una mobilitazione mastodontica che sta facendo tremare la Francia intera.
Ognuno ne tragga le proprie conclusioni.

(http://www.revolutionpermanente.fr/local/cache-vignettes/L860xH484/arton3500-59853.jpg)
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: FatDanny - 05 Apr 2016, 11:09
http://ilmanifesto.info/jobs-act-il-piu-costoso-flop-di-renzi-ha-sbancato-il-bilancio-statale/ (http://ilmanifesto.info/jobs-act-il-piu-costoso-flop-di-renzi-ha-sbancato-il-bilancio-statale/)

Miliardi regalati alle imprese.
Perché se si parla di redistribuzione a chi lavora c'è la crisi e non ci sono i soldi.
Quando si parla invece di padroni 22 miliardi in tre anni si trovano facile.

Pensate a tutto quello che si può fare in termini di welfare con 22 miliardi.
E adesso cari amici del PD sentitevi pure alla stregua di un elettore di Forza Italia.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Rorschach - 05 Apr 2016, 11:40
Il PIL italiano è stabile.

La domanda di lavoro è diminuita.

Quindi che facciamo?

Facciamo lavorare di più chi il lavoro già ce l'ha, no?
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: FatDanny - 05 Apr 2016, 16:43
Altri aggiornamenti riguardo la giornata di oggi:

- violentissima repressione da parte della polizia a Parigi. Spezzato in due il corteo degli studenti, CENTOTRENTA ARRESTI

(ah la democrazia, ah la francia dell'eguaglianza, della libertà, della fraternità!)

http://www.revolutionpermanente.fr/Direct-Repression-industrielle-a-Paris-130-lyceens-interpelles-Liberation-immediate-et-sans (http://www.revolutionpermanente.fr/Direct-Repression-industrielle-a-Paris-130-lyceens-interpelles-Liberation-immediate-et-sans)

- Nuovo corteo proprio in questo momento, con partecipazione crescente. Per le 18 nuovo appuntanto a Place de la Republique.
Vorrei postarvi qualche video in quasi diretta ma non ne trovo di utili.


Possiamo ormai parlare non più di mobilitazione, ma di vero e proprio movimento sociale.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: TomYorke - 05 Apr 2016, 20:05
http://ilmanifesto.info/jobs-act-il-piu-costoso-flop-di-renzi-ha-sbancato-il-bilancio-statale/ (http://ilmanifesto.info/jobs-act-il-piu-costoso-flop-di-renzi-ha-sbancato-il-bilancio-statale/)

Miliardi regalati alle imprese.
Perché se si parla di redistribuzione a chi lavora c'è la crisi e non ci sono i soldi.
Quando si parla invece di padroni 22 miliardi in tre anni si trovano facile.

Pensate a tutto quello che si può fare in termini di welfare con 22 miliardi.
E adesso cari amici del PD sentitevi pure alla stregua di un elettore di Forza Italia.

Parliamo di un partito il cui segretario dichiara che ha fatto più Marchionne per i lavoratori che i sindacati.
Chi sta in quel partito sa bene di essere alla stregua di un elettore di Forza Italia, e non credo se ne vergogni molto.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: MisterFaro - 05 Apr 2016, 21:44
Parliamo di un partito il cui segretario dichiara che ha fatto più Marchionne per i lavoratori che i sindacati.
Chi sta in quel partito sa bene di essere alla stregua di un elettore di Forza Italia, e non credo se ne vergogni molto.

Se chi dirige il PD stesse dirigendo un altro partito quanti degli attuali loro elettori li voterebbe?

Potere dell'eredità del grande partito comunista italiano...
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: FatDanny - 10 Apr 2016, 11:37
Testimonianze...
Questa è la democrazia. Questa è la determinazione popolare. Questo è ciò che si intende per riprendersi il proprio destino.
Non lo scontro per lo scontro. Ma il rovesciamento dei significati e dei rapporti di forza.
Si. Si può fare.
E chi dice di no sta semplicemente lavorando per l'avversario, consapevolmente o meno.


Un corteo spontaneo di migliaia di persone e' partito stasera da place de la République, al grido di "Paris debout souleve-toi!". Nel buio della notte, il corteo ha attraversato per chilometri le vie del centro, dirigendosi verso il domicilio del premier Valls. Quando la polizia e' riuscita a raggiungere i manifestanti, chiudendo loro la strada, la notizia e' stata tempestivamente riportata alle centinaia di persone che ancora erano riunite à République in assemblea generale. al microfono e' stato lanciato l'appello à raggiungere i manifestanti bloccati dalla polizia. La quantita' di gente sopraggiunta ha completamente rovesciato la situazione. I celerini si sono trovati accerchiati da maniestanti e solidali, e persino dalle finestre delle abitazioni circostanti la gente batteva le mani gridando ironicamente " libérez les policiers". Alla célère non e' rimasta che la ritirata, non prima di buttare una scarica di lacrimogeni sui manifestanti. Il corteo si e' ricompattato ed e' rientrato à république dove la #NuitDebout non si era mai spenta. In Francia sta succedendo qualcosa di grande. E il modo migliore per sostenerlo e' amplificarlo in tutte le direzioni. #NuitDebout ovunque !


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Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: FatDanny - 29 Apr 2016, 10:27
Sarà che lì la CGT (l'equivalente della CGIL) è pienamente parte della mobilitazione facendo sembrare il sindacato nostrano una manica di incompetenti,
sarà che la proposta Hollande palesa come certe politiche filo-padronali non siano un problema di numeri parlamentari italiani, ma una scelta compiuta dei partiti che fanno riferimento al PSE e che nulla hanno a che vedere con la sinistra,
sarà che il numeroso movimento francese mette a nudo il vergognoso immobilismo italiano, noi che abbiamo accolto il Jobs Act a braccia aperte, come una meravigliosa legge di sinistra (ahahah che caproni che siamo diventati!)...


ma sta di fatto che dopo un mese di mobilitazione permanente in tutta la Francia in italia ancora si stenta a parlarne.
Repubblica è riuscita a fare solo un mini-trafiletto sulla straordinaria giornata di ieri in cui ci sono state manifestazioni in tutta la Francia, mettendo al centro l'infiltrazione dei "facinorosi" nei cortei.
Ahahahah, che ridicola l'informazione filo-PD in Italia.

Questo è il canale Youtube dove si può seguire quello che succede (ma è in francese ovviamente...)

http://www.youtube.com/channel/UCRLZ1A3OweyAlESd89Ho7_A (http://www.youtube.com/channel/UCRLZ1A3OweyAlESd89Ho7_A)

Resta il fatto che sarebbe utile iniziare a parlare di quanto avviene, visto che la ruota gira e.... il Portogallo... la Grecia... la Spagna... ora la Francia...
che dite, arriverà anche da noi?

 :=))


PS: francesi de LazioNet le volete dì du cose oltre a parlà de cazzate??? Ce portate na testimonianza?

 :=)) :=)) :=))

Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Tarallo - 29 Apr 2016, 11:09
Testimonianza di Tommaso:
ah pa', ieri una caciara!! Sono rimasto coinvolto nelle manifestazioni, siamo arrivati da dietro al cordone della polizia e ci hanno detto di andarcene che i manifestanti avrebbero cominciato a lanciare roba, e appena hanno finito e' arrivato de tutto! Siamo entrati in un negozio per non essere colpiti, quando la polizia ha cominciato a indietreggiare siamo usciti mischiati ai manifestanti proprio mentre arrivavano i lacrimogeni. In quel momento uno aveva un carrello della spesa pieno di roba, per lo piu' di legno, e j'ha dato foco. Una ficata!! Allora siamo andati a casa di Marco e abbiamo visto tutto dal balcone, guerriglia urbana pura!*

*Questa versione e' stata adattata dall'inglese e arricchita in alcuni aspetti dall'autore.

Da noi anche ci sono le nuit debout e dopo gli eventi di ieri ce li portero', cominciano alle 6 tutte le sere, per vedere come si fa politica per strada. Pare che i sindacati si stiano avvicinando a Nuit Debout, e' possible che in Francia ci siano cambiamenti alla legge dovuti a questa pressione dal basso ma io non ci spererei troppo.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: FatDanny - 09 Mag 2016, 12:16
Questo intanto il modello di riferimento del PD in tema di Lavoro.
"meglio che niente" no?

http://www.intelligonews.it/articoli/6-maggio-2016/40934/modello-flessibilita-americano-base-del-sistema-economico-giannini-istituzionalizza-il-precariato (http://www.intelligonews.it/articoli/6-maggio-2016/40934/modello-flessibilita-americano-base-del-sistema-economico-giannini-istituzionalizza-il-precariato)

Vergognoso anche solo parlare di sinistra per questo governo di banditi
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: FatDanny - 11 Mag 2016, 15:28
http://www.dinamopress.it/news/francia-governo-vuole-approvare-loi-travail-senza-voto-parlamento-movimento-in-piazza#!pa_5 (http://www.dinamopress.it/news/francia-governo-vuole-approvare-loi-travail-senza-voto-parlamento-movimento-in-piazza#!pa_5)

La democrazia secondo il PSE.
Il governo in francia è talmente in difficoltà sul "Jobs Act di oltralpe" da voler saltare il parlamento.
E come mai? Pure lì ce stanno i centristi che impediscono di attuare politiche di centrosinistra?
Ma hollande non era l'equivalente di Bersani?

Ah, considerazione a margine: tutto questo continua a essere completamente ignorato dai media italiani.
Sono due mesi che la Francia è in subbuglio e noi qui ne sappiamo ZERO per gli interessi di Renzi.
Quale democrazia co questi livelli di informazione pubblica?
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Monsieur Opale - 11 Mag 2016, 18:24
http://www.dinamopress.it/news/francia-governo-vuole-approvare-loi-travail-senza-voto-parlamento-movimento-in-piazza#!pa_5 (http://www.dinamopress.it/news/francia-governo-vuole-approvare-loi-travail-senza-voto-parlamento-movimento-in-piazza#!pa_5)

La democrazia secondo il PSE.
Il governo in francia è talmente in difficoltà sul "Jobs Act di oltralpe" da voler saltare il parlamento.
E come mai? Pure lì ce stanno i centristi che impediscono di attuare politiche di centrosinistra?
Ma hollande non era l'equivalente di Bersani?

Ah, considerazione a margine: tutto questo continua a essere completamente ignorato dai media italiani.
Sono due mesi che la Francia è in subbuglio e noi qui ne sappiamo ZERO per gli interessi di Renzi.
Quale democrazia co questi livelli di informazione pubblica?

renzi può anche mettere tutte le veline che vuole, ma oggi, in epoca di rete, se non sappiamo è perchè non ce ne frega un caz.zo

e mi spiace di ciò
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Thorin - 11 Mag 2016, 20:41
renzi può anche mettere tutte le veline che vuole, ma oggi, in epoca di rete, se non sappiamo è perchè non ce ne frega un caz.zo

e mi spiace di ciò
100%
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Kredskin - 12 Mag 2016, 01:23
renzi può anche mettere tutte le veline che vuole, ma oggi, in epoca di rete, se non sappiamo è perchè non ce ne frega un caz.zo

e mi spiace di ciò
non sono tutti svegli e tecnologici come te, mi madre a malapena va su facebook (de mi padre).
Ed il suo voto vale quanto il tuo.

La rete come strumento di informazione la usa molta meno gente di quella che usa i tg di regime/partito.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: FatDanny - 12 Mag 2016, 11:00
Ma non è solo questo. Sull'orizzontalità dell'informazione ai tempi della rete c'è una forte illusione.
Fate questo esperimento: vedete i trend Topic Twitter e confrontateli con la gerarchia delle notizie scelta dai media mainstream. Le due gerarchie corrispondono, quasi coincidono.
L'informazione resta fortemente verticale perché la potenzialità di arrivare alla notizia non coincide con la sua effettiva disponibilità, che è data dalla presenza di centri alternativi di diffusione.

In parole povere se c'è già un soggetto sociale attivo allora la rete rappresenta uno strumento orizzontale.
Ma senza attivazione sociale la gerarchia standard resta quella funzionante.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: italicbold - 12 Mag 2016, 11:37
PS: francesi de LazioNet le volete dì du cose oltre a parlà de cazzate??? Ce portate na testimonianza?

 :=)) :=)) :=))

Io da mo che ne ho parlato.

Qui in Francia stanno preparandone una che farà epoca.
I sindacati ancora non reagiscono perché stanno ancora con le bocche aperte da quando hanno lette le prime bozze.
Manca solo ius primae noctis e poi é medioevo spinto.
I partiti di destra sono sconcertati, se lo sapevano prima c'andavano loro a sinistra.

pero' non te fa neanche troppi film sui francesi per strada, sulla mobilitazione permanente...
Parigi é tranquillissima, qualche tafferuglio, ma roba che blocca, al massimo, due o tre stradine del centro.
Il prossimo anno c'é l'elezione presidenziale, l'unica cosa che conta, per Hollande, é presentarsi a quell'appuntamento con qualche indicatore positivo.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: FatDanny - 12 Mag 2016, 17:59
ma non penso a Parigi pervasa da scene di guerra eh. Non è quello che mi interessa e, fosse così, sarebbe magari più "telegenico" ma molto meno proficuo.

A me interessa quel che accade a Place de la Republique e in altre decine di piazze francesi.
Mi interessa della crisi delle rappresentanze istituzionali, l'affermazione di nuovi modelli di decisione e partecipazione pubblica, mi interessa tutto quel che può conseguire da queste piazze che si stanno dispiegando in tutta la francia (cercate la mappa delle Nuit Debout, praticamente in ogni centro francese degno di questo nome il movimento è presente).

Mi interessano le incredibili analogie col movimento degli indignados o di Occupy, con il movimento di piazza taksim e le rivoluzioni arabe.
Stanno nascendo pian piano dei modelli di superamento della democrazia liberale che ha ormai mostrato tutte le sue contraddizioni e le sue menzogne.
La dittatura della troika che si impone solo quando si tratta di spesa sociale, la violenza inaudita sui migranti, gli accordi economici con le dittature, gli accordi commerciali ai danni dei cittadini (TTIP), l'UE che dinanzi ad una palese violazione ecologica al posto che imporre gli standard li cambia per non scomodare le case automobilistiche.
Insomma il quadro attuale mostra quotidianamente come la democrazia sia solo un nome. Che il cittadino non conta assolutamente nulla e che quel voto è solo il modo formale per poter dire di avere un consenso che è solo apparente e che non muta in nulla un'azione politica che in ogni caso sarebbe identica a se stessa. Dai Popolari al PSE. Da Forza Italia al PD.
Ma da questa vagonata di merda, assieme alla puzza e al marcio, sta nascendo qualche fiore.

Solo questi fiori sono la speranza che non tutto finisca sommerso dal letame.
Solo questi fiori ci dicono che possiamo ancora cambiare.
Lo dico da anni qui dentro, ne resto convinto: dalla sconfitta del movimento operaio dagli '80 in avanti oggi noi stiamo iniziando a vedere gli embrioni di un nuovo ciclo. E questi embrioni vanno compresi nelle forme e nei contenuti che non sono identici a quelli di trent'anni fa.
Per questo è bene andare oltre le categorie rigide di "Destra" e "Sinistra", le quali rischiano solo di confondere maggiormente le acque.

Quando Hollande ti fa una legge sul lavoro come tu dici o quando Renzi si spende a difesa dei banchieri a danno dei cittadini, perseverare nell'utilizzo di quelle categorie crea solo falsa coscienza. Crea l'idea che in fin dei conti, se anche la sinistra fa così, evidentemente certe scelte sono davvero necessarie.

In parlamento non c'è destra e sinistra. C'è solo l'Alto. E l'Alto pensa solo all'Alto, qualsiasi maglietta indossi.
Noi siamo il Basso. E dobbiamo organizzarci qui sulla terra per riprendere l'assalto al cielo.
C'è chi già lo fa, noi siamo in ritardo. Ma non c'è alternativa al risveglio che non sia la morte.
E noi non siamo ancora morti.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: FatDanny - 24 Mag 2016, 17:12
Intanto dalla Francia:

CGT (equivalente CGIL) annuncia sciopero ad oltranza.
Oggi tutte le raffinerie di francia si sono fermate e ci sono stati anche incidenti.
In alcune zone inizia anche a scarseggiare il carburante.
Scioperi e manifestazioni proseguono incessanti.

http://www.repubblica.it/esteri/2016/05/24/news/francia_riforma_lavoro_polizia_sgombera_raffinerie_occupate-140473490/?ref=HREC1-19


MO, io credo che se non se ne parla nonostante sia un fenomeno di estrema importanza per l'Europa non è per disinteresse, ma perchè la totalità dei soggetti coinvolti su sponda italica ci fa una figura misera e quindi glissa.
Il governo che qui è stato in grado di fare peggio (Jobs Act).
Il sindacato, in particolar modo la CGIL, che qui non si è mosso mentre lì sta facendo il panico.
Opinionisti e commentatori, in particolar modo a sinistra, che hanno salutato con favore la misura renziana che in francia, nonostante sia in forma sbiadita, sta trovando la ferrea opposizione di tutto il mondo del lavoro.

Per questo si evita di parlarne. Per vergogna.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: FatDanny - 26 Mag 2016, 15:20
Altro aggiornamento:

http://www.huffingtonpost.it/2016/05/26/jobs-act-francia-nucleari_n_10138406.html?1464246882&utm_hp_ref=italy

oltre alle raffinerie (TUTTE hanno aderito allo sciopero) si aggiungono le centrali nucleari.
Diverse parti della Francia sono senza carburante. Sono arrivati a intaccare gli stock di riserva.
Senza contare i porti bloccati, i posti di lavoro chiusi, le barricate....

Situazione pazzesca, peccato che gli articoli ancora oggi si contino con il lanternino.
Per una riforma che è la versione sbiadita del Jobs Act.
Fateve un po' n'esame de coscienza (non uso la prima persona perchè so' stato tra quei pochi che ha provato a mobilitarsi).
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: kelly slater - 04 Lug 2016, 18:32
Situazione economica. La prima forma di lotta alla povertà è la crescita. E' riportare il segno più davanti agli indicatori economici, è creare posti di lavoro. Di questi 401mila a tempo indeterminato. Pochi? Certo, ma non c'è mai stata una crescita dell'occupazione di milioni in due anni. Piaccia o non piaccia, il Jobs Act ha messo alle corde il precariato. E noi ce ne vergogniamo". "Investimenti, con Graziano Delrio parliamo tutti i giorni. Nel 2014 siamo ritornati a 30 miliardi di investimenti annui, non basta ma è questa la direzione: Jobs Act, investimenti e riduzione delle tasse". Lotta alla povertà, "io considero di sinistra il Jobs Act non l'assistenzialismo o gli aiuti a pioggia. Il problema non è dare una mano a chi non ce la fa, proviamo a farlo tutti. E' il principio che non può funzionare. Non posso avere uno stipendio solo in qualità di cittadino". "Ma questa è anche la legislazione dei diritti civili, la legge sulle unioni civili. Altre proposte sull'autismo, sul caporalato, sulla cittadinanza, per un cantiere sociale di estrema importanza anche per la cooperazione internazionale". In conclusione, la Repubblica democratica "è fondata sul lavoro, non sullo stipendio al cittadino.

Matteo Renzi, oggi alla direzione PD.

Decenni di studi che dimostrano come forme di reddito garantito siano un fattore di ripresa economica oltre che di equita' sociale, e questo signore che ancora ha il coraggio di nominare la parola "sinistra" va avanti ancora con la vecchia ideologia lavorista de "la fame stimola l'intelletto" e le altre boiate che sono il presupposto volgare del neoliberismo ( che tra l'altro sta collassando ).
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: FatDanny - 04 Lug 2016, 19:28
Se è per questo pochi giorni fa ho sentito Pia Marconi, capo dipartimento della Funzione Pubblica, esprimersi nel seguente articolato modo:

beh se in Francia protestano così tanto e in Italia non è successo nulla, evidentemente la nostra era una buona riforma...
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: anderz - 04 Lug 2016, 19:32
Se è per questo pochi giorni fa ho sentito Pia Marconi, capo dipartimento della Funzione Pubblica, esprimersi nel seguente articolato modo:

beh se in Francia protestano così tanto e in Italia non è successo nulla, evidentemente la nostra era una buona riforma...

bestemmie varie e variopinte che sto evitando a fatica di autocensurare.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: FatDanny - 05 Lug 2016, 19:00
Eccola qui la dittatura della minoranza al potere in Europa.
Come in Grecia, come in italia, come in Spagna eccola in Francia

http://www.repubblica.it/esteri/2016/07/05/news/francia_jobs_act_valls_adotta_legge_senza_voto_parlamento-143483912/

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Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: rio2 - 06 Lug 2016, 18:47
ormai siamo alla dittatura sia economica che politica, insomma sono convinto che il predecessore della padrona d'europa non avrebbe saputo fare di meglio
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: FatDanny - 15 Dic 2016, 14:25
Visto che il tema è caldo, forse è il caso di riprendere questo topic. Io inizio così:


http://www.sialcobas.it/2016/12/chi-ha-perso-la-guerra-dei-dati-sul-jobs-act/ (http://www.sialcobas.it/2016/12/chi-ha-perso-la-guerra-dei-dati-sul-jobs-act/)
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: kelly slater - 20 Dic 2016, 06:19
Noto con piacere che per il ministro Poletti i ragazzi come LaziAle82 che hanno deciso di cercare lavoro all'estero sono da considerare una scocciatura che meno male che si sono levati dai piedi.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: laziAle82 - 20 Dic 2016, 08:03
Ehehehhehehehe. Lui è un [...] vero ma diciamo che sono d'accordo su un principio: bisogna smetterla con questa narrazione per cui sono i migliori quelli che stanno partendo perché è sciocco ed irreale.
Per quanto riguarda la seconda parte, un ministro che non considera un problema l'emigrazione di massa dei suoi concittadini, trovo che si sia di fronte ad un atto di superficialità imperdonabile.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Thorin - 20 Dic 2016, 09:05
Ehehehhehehehe. Lui è un [...] vero ma diciamo che sono d'accordo su un principio: bisogna smetterla con questa narrazione per cui sono i migliori quelli che stanno partendo perché è sciocco ed irreale.
Per quanto riguarda la seconda parte, un ministro che non considera un problema l'emigrazione di massa dei suoi concittadini, trovo che si sia di fronte ad un atto di superficialità imperdonabile.

In due settimane ha prima detto che bisogna impedire il referendum e poi questo squivolone sui giovani all'estero, non lo fate parla' più oh  :)
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: anderz - 20 Dic 2016, 09:30
Atto di superficialità mi sembra quasi un complimento rispetto alla gravità dell'affermazione.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: carib - 20 Dic 2016, 09:35
Degno rappresentante di una cricca di mentecatti
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: laziAle82 - 20 Dic 2016, 09:40
Atto di superficialità mi sembra quasi un complimento rispetto alla gravità dell'affermazione.

Questo perché ormai abbiamo il gusto dell'iperbole.. ;)
Essere superficiali (e sciatti) su un argomento tanto delicato e che impatta in maniera importante la vita di M di persone (considerando anche le famiglie) è la peggiore cosa che un rappresentate delle istituzioni possa fare. (nell'ambito della legalità, ovviamente).
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: NandoViola - 20 Dic 2016, 10:52
ho capito, ma pure voi che ve ne andate all'estero e che non accettate di essere pagati con i voucher... si vede che Poletti c'è rimasto male.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: RoundMound - 20 Dic 2016, 11:39
ha l'aria di essere una buona forchetta
con il cenone del 24 tornerà il sorriso
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Giako77 - 20 Dic 2016, 12:06
Visto che il tema è caldo, forse è il caso di riprendere questo topic. Io inizio così:


http://www.sialcobas.it/2016/12/chi-ha-perso-la-guerra-dei-dati-sul-jobs-act/ (http://www.sialcobas.it/2016/12/chi-ha-perso-la-guerra-dei-dati-sul-jobs-act/)

La cosa più allucinante è che con i 20mld del jobs act e i 10mld degli 80 € si poteva finanziare il reddito di cittadinanza e tie' (!) se vuoi 10mld di sgravi fiscali alle imprese...e avresti avuto tutt'altro effetto sull'economia e sulle diseguaglianze sociali
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: italicbold - 20 Dic 2016, 12:51
Ehehehhehehehe. Lui è un [...] vero ma diciamo che sono d'accordo su un principio: bisogna smetterla con questa narrazione per cui sono i migliori quelli che stanno partendo perché è sciocco ed irreale.
Per quanto riguarda la seconda parte, un ministro che non considera un problema l'emigrazione di massa dei suoi concittadini, trovo che si sia di fronte ad un atto di superficialità imperdonabile.

Concordo perfettamente.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Thorin - 21 Dic 2016, 10:35
Ha ragione Ale  . Non e' vero che se ne vanno i migliori . Se ne vanno i piu' coraggiosi . I pionieri . Ed io sto perdendo questa battaglia .

Per via del mio lavoro ho ricevuto N proposte dall'Inghilterra: paese migliore, politica migliore, salario migliore.
Non ho avuto il coraggio di mollare qui famiglia, amici, e tutte le comodità che comunque piano piano ho conquistato.
Chi ha quel coraggio andrebbe solamente stimato, altro che.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: anderz - 21 Dic 2016, 11:31
Citazione
Per via del mio lavoro ho ricevuto N proposte dall'Inghilterra: paese migliore, politica migliore, salario migliore.

E accettare una di queste proposte sarebbe "coraggio"? Nel 2016? Davvero?
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: kelly slater - 21 Dic 2016, 12:05
http://www.corriere.it/politica/16_dicembre_21/poletti-bufera-figlio-lui-non-emigra-perche-prende-soldi-pubblici-c06e9348-c75e-11e6-b6a3-9b0a9ecc738b.shtml
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: vaz - 21 Dic 2016, 12:07
Li mortacci tua.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: bertux - 21 Dic 2016, 12:45
l'anima delli mejo
mortacci tua.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Davy_Jones - 21 Dic 2016, 13:52
Noto con piacere che per il ministro Poletti i ragazzi come LaziAle82 che hanno deciso di cercare lavoro all'estero sono da considerare una scocciatura che meno male che si sono levati dai piedi.

che scemo. un brunetta al quadrato. i "giovani" gli hanno votato contro al referendum e lui li "bastona". ora lo faranno giustamente a pezzi tirando fuori di tutto. si dimettesse, non perdiamo tempo.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Thorin - 21 Dic 2016, 15:00
E accettare una di queste proposte sarebbe "coraggio"? Nel 2016? Davvero?

No accettare una proposta non è coraggio.
E' coraggio far perdere il lavoro a tua moglie per seguirti, è coraggio allontanarti dai tuoi genitori sapendo che dopo che hanno fatto mille sacrifici per crescerti "li abbandoni" quando cominciano ad essere loro ad aver bisogno di te, e tante altre cose.
Poi oh, uno queste domande può anche non farsele ed andarsene a cuor leggero, è questione di sensibilità.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: FatDanny - 11 Gen 2017, 18:47
Bella la democrazia.
Amato fa un favore a Gentiloni e dichiara inammissibile il quesito sull'art.18 (e come mai nel 2003 invece lo era???), adesso azzoppato a dovere il referendum sull'unico quesito che non sapevano come riformare faranno una bella modifica farlocca sui voucher e così eviteranno il voto.

Belli. Bravi. Bis.
Evviva il governo di centrosinistra! Evviva la magistratura indipendente!
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: PabloHoney - 11 Gen 2017, 19:43
Bella la democrazia.
Amato fa un favore a Gentiloni e dichiara inammissibile il quesito sull'art.18 (e come mai nel 2003 invece lo era???), adesso azzoppato a dovere il referendum sull'unico quesito che non sapevano come riformare faranno una bella modifica farlocca sui voucher e così eviteranno il voto.

Belli. Bravi. Bis.
Evviva il governo di centrosinistra! Evviva la magistratura indipendente!

Questi possono fare tutto cio che vogliono perché non hanno paura delle reazione delle persone, che purtroppo oramai non reagiscono piu' su nulla, si possono calpestare i piu' elementari diritti della gente senza conseguenze... meglio che mi taccio altrimenti rischio l'account e metto in difficolta LN ma so io che je ce vorrebbe a ste merde putride

edit: PS la Meloni e' soddisfatta della decisione della consulta
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: PabloHoney - 11 Gen 2017, 20:09
comunque la GCIL si fregia dell'ennesima stronzata ai danni dei lavoratori: probabilmente se non avessero inserito l'estensione alle aziende con piu' di 5 dipendenti avremmo votato anche per il recupero dell'Art.18.

a pensa male se fa peccato ma....

Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: COLDILANA61 - 20 Gen 2017, 20:44
Vogliamo parlare della "buona scuola" e degli effetti sulla presenza in aula dei docenti ?

Solo chi vive a Roma e dintorni (molto ampi) non poteva immaginare cosa sarebbe successo .

Il dubbio e' come al solito lo stesso . Ci fanno o ci sono .

Una domanda . Esiste il diritto al lavoro , ma esiste anche il dovere al lavoro ?

La mancanza del primo ha fatto venire meno anche la "necessita'" del secondo .

E' un paese allo sbando , marcio dalle fondamenta .

Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: PabloHoney - 21 Gen 2017, 11:04
Stanno smantellando la scuola e il diritto all'istruzione da anni .. una riforma che chiamarla cosi pare un insulto .. ora prendersela con i docenti mi pare il peggiore degli errori

(Sempre se ho capito cosa intendevi dire)
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: kelly slater - 03 Mag 2017, 16:00
Chiedo ai netter frequentatori di TEMI e in particolare a Fat Danny:
che ne pensate di questa tesi? A me ha lasciato perplesso...

http://espresso.repubblica.it/visioni/2017/04/30/news/il-reddito-di-cittadinanza-e-una-trappola-contro-i-poveri-1.300503

DI RAOUL KIRCHMAYR
30 aprile 2017

La discussione pubblica vede da qual che tempo circolare un’espressione che compare con maggiore frequenza che in passato, anche in virtù di un dibattito politico in corso. L’espressione è “reddito di cittadinanza”.

Ne sentii parlare per la prima volta una ventina d’anni fa, a Bruxelles, dove conobbi il filosofo Jean-Marc Ferry, che aveva dato alle stampe un volumetto dedicato appunto alla “allocation universelle”. Di globalizzazione ancora non si parlava, perlomeno non nei termini che si sarebbero imposti di lì a poco, aprendo un dibattito che, sebbene scemato d’intensità nell’attuale fase di crisi, è lungi dall’essere esaurito. In quel momento i principali temi politici riguardavano soprattutto la costruzione europea dopo Maastricht e la prospettiva della moneta unica. Mi resi conto che, seppure limitato ai circuiti dell’accademia e ad alcuni ambienti politici, fuori dall’Italia esisteva un dibattito filosofico e culturale di cui da noi non arrivava l’eco.

Il reddito di cittadinanza mi parve un interessante concetto-limite con cui si poteva mettere alla prova l’effettiva capacità d’inclusione della democrazia: il nesso tra la cittadinanza e una base economica garantita mi sembrava una forma di protezione sociale capace di mettere al riparo dalle incertezze di quella che, di lì a poco, sarebbe stata chiamata “società del rischio”.

Ciò che mi sfuggiva era il nesso tra l’orientamento liberaldemocratico di Ferry, allievo di Habermas, e il contesto storico-politico più ampio in cui quelle tesi cominciavano a essere proposte.

Non lo sapevo, ma Ferry non aveva presentato nulla di particolarmente nuovo né tantomeno di rivoluzionario. Semplicemente, aveva un po’ anticipato i tempi rispetto ai processi già avviati di riconfigurazione dello spazio economico e politico europeo.

Infatti, quando in quegli anni si discuteva di reddito di cittadinanza, nessun accenno veniva ancora fatto alla povertà. Al contrario, la prospettiva assunta era quella delle eguali condizioni di partenza per ciascuno (ecco, dunque come veniva intesa l’idea di inclusione democratica, cioè nella forma delle pari opportunità). Di povertà non si parlava semplicemente perché la correlazione non era posta.

L’idea del reddito appariva dunque come progressista, democratica ed inclusiva. Presentava un unico limite pratico, seppure sostanziale, che la relegava nel territorio dell’utopia politica, soprattutto in anni di dichiarata vocazione pragmatica del discorso politico: gli alti costi di realizzazione. A parità di welfare, le risorse economiche pubbliche non sarebbero state sufficienti per coprire le esigenze di tutti, si diceva.

Ecco perché pareva esserci un salto incolmabile tra l’elaborazione teorica e la sua concretizzazione. Insomma, l’idea poteva anche essere condivisibile ma la sua realizzazione avrebbe richiesto delle risorse che non erano nella disponibilità degli stati.

* * *

Oggi possiamo riconoscere che omettere il nesso con la povertà non era stata un’operazione casuale. Una delle scoperte più importanti compiute dalle scienze dell’informazione e dalla teoria della comunicazione del Novecento è consistita nel riconoscere la decisiva funzione che ha la cornice (frame) nella produzione del senso. Non c’è senso senza cornice, poiché quest’ultima permette di collocare una proposizione all’interno del contesto in cui è prodotta. Per converso, una delle tecniche impiegate per impedire che si possa cogliere una correlazione significativa sotto il profilo cognitivo consiste nel tenere fuori dal frame di riferimento uno o più elementi che, se inclusi, potrebbero mutare il senso del discorso. Nel nostro caso, il nesso che non figurava nei discorsi - e dunque non poteva avere senso - era quello tra il reddito di cittadinanza e la povertà.

Questo nesso è cominciato a comparire dopo la crisi del 2008. Se invece si fa comparire nel discorso il termine della povertà, il senso del reddito di cittadinanza muta: non si rivela più tanto un progetto d’inclusione (dunque un provvedimento di ampliamento dei diritti democratici materiali) quanto un intervento-tampone per limitare la sofferenza dei ceti più attaccati dalla crisi. Ecco perché la crisi ha comportato uno spostamento d’asse interessante nella produzione discorsiva pubblica in merito al reddito di cittadinanza, attribuendogli un carattere non più utopico, ma addirittura facendolo entrare, da qualche anno a questa parte e con denominazioni diverse, nell’agenda politica nazionale di movimenti e partiti.

Ricostituendo il nesso povertà-reddito di cittadinanza, quale operazione è stata condotta? In primo luogo, per farlo diventare significativo occorre metterne in ombra un altro, cioè quello relativo al rapporto tra democrazia e lavoro, che innerva il dettato della nostra Costituzione.

In breve, il reddito di cittadinanza diventa il sostituto “cosmetico” del diritto al lavoro. In secondo luogo, si afferma che, stanti i vincoli di spesa pubblica, il reddito di cittadinanza non può essere introdotto se non come provvedimento d’emergenza, e dunque temporaneo.

Per evitare che gli individui lo percepiscano come un diritto universale, quindi svincolato dalla contingenza del momento - leggi: la congiuntura economica - devono essere disciplinati attraverso un discorso di natura morale che si concreta in un obbligo al lavoro sottoretribuito. Il senso di questa incorniciatura è chiaro: al povero, che è tale perché escluso dal mercato del lavoro, può essere riconosciuto un diritto a reddito sussidiato solo se si piega a quella logica economica che ha fatto di lui ciò che è, cioè un povero. In questo circolo vizioso, il sostegno pubblico viene vincolato a una pedagogia moralizzatrice, alimentata dalla circolazione a senso unico di opinioni che consolidano, nella percezione collettiva, l’idea secondo la quale la povertà è una colpa.

* * *

La natura progressiva e democratica del reddito di cittadinanza si rivela così un tragico equivoco. Costituendo una formidabile accoppiata con la tanto desiderata “meritocrazia”, questa ideologia della povertà instilla il falso convincimento che le diseguaglianze economiche e sociali siano qualcosa di naturale.

La conseguenza è che coloro che si sono trovati in stato di povertà (i cosiddetti “neo-poveri”) siano spinti a seguire il flusso mainstream delle opinioni, e inizino così a chiedere meno tasse, meno spesa pubblica, meno Welfare, meno controlli su imprese e capitali (leggi i “lacci e lacciuoli” visti sempre come negativi e dunque da levare), meno diritti per i lavoratori.

La povertà trova così un suo temibile supplemento psicologico consistente nell’aver interiorizzato il discorso del neoliberismo, confermato nella sua valenza morale e nella sua istanza pedagogica. L’espressione “reddito di cittadinanza” non è che l’ultimo anello aggiuntosi al dominante discorso del “meno”.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Thorin - 03 Mag 2017, 20:27
Chiedo ai netter frequentatori di TEMI e in particolare a Fat Danny:
che ne pensate di questa tesi? A me ha lasciato perplesso...

http://espresso.repubblica.it/visioni/2017/04/30/news/il-reddito-di-cittadinanza-e-una-trappola-contro-i-poveri-1.300503

DI RAOUL KIRCHMAYR
30 aprile 2017

La discussione pubblica vede da qual che tempo circolare un’espressione che compare con maggiore frequenza che in passato, anche in virtù di un dibattito politico in corso. L’espressione è “reddito di cittadinanza”.

Ne sentii parlare per la prima volta una ventina d’anni fa, a Bruxelles, dove conobbi il filosofo Jean-Marc Ferry, che aveva dato alle stampe un volumetto dedicato appunto alla “allocation universelle”. Di globalizzazione ancora non si parlava, perlomeno non nei termini che si sarebbero imposti di lì a poco, aprendo un dibattito che, sebbene scemato d’intensità nell’attuale fase di crisi, è lungi dall’essere esaurito. In quel momento i principali temi politici riguardavano soprattutto la costruzione europea dopo Maastricht e la prospettiva della moneta unica. Mi resi conto che, seppure limitato ai circuiti dell’accademia e ad alcuni ambienti politici, fuori dall’Italia esisteva un dibattito filosofico e culturale di cui da noi non arrivava l’eco.

Il reddito di cittadinanza mi parve un interessante concetto-limite con cui si poteva mettere alla prova l’effettiva capacità d’inclusione della democrazia: il nesso tra la cittadinanza e una base economica garantita mi sembrava una forma di protezione sociale capace di mettere al riparo dalle incertezze di quella che, di lì a poco, sarebbe stata chiamata “società del rischio”.

Ciò che mi sfuggiva era il nesso tra l’orientamento liberaldemocratico di Ferry, allievo di Habermas, e il contesto storico-politico più ampio in cui quelle tesi cominciavano a essere proposte.

Non lo sapevo, ma Ferry non aveva presentato nulla di particolarmente nuovo né tantomeno di rivoluzionario. Semplicemente, aveva un po’ anticipato i tempi rispetto ai processi già avviati di riconfigurazione dello spazio economico e politico europeo.

Infatti, quando in quegli anni si discuteva di reddito di cittadinanza, nessun accenno veniva ancora fatto alla povertà. Al contrario, la prospettiva assunta era quella delle eguali condizioni di partenza per ciascuno (ecco, dunque come veniva intesa l’idea di inclusione democratica, cioè nella forma delle pari opportunità). Di povertà non si parlava semplicemente perché la correlazione non era posta.

L’idea del reddito appariva dunque come progressista, democratica ed inclusiva. Presentava un unico limite pratico, seppure sostanziale, che la relegava nel territorio dell’utopia politica, soprattutto in anni di dichiarata vocazione pragmatica del discorso politico: gli alti costi di realizzazione. A parità di welfare, le risorse economiche pubbliche non sarebbero state sufficienti per coprire le esigenze di tutti, si diceva.

Ecco perché pareva esserci un salto incolmabile tra l’elaborazione teorica e la sua concretizzazione. Insomma, l’idea poteva anche essere condivisibile ma la sua realizzazione avrebbe richiesto delle risorse che non erano nella disponibilità degli stati.

* * *

Oggi possiamo riconoscere che omettere il nesso con la povertà non era stata un’operazione casuale. Una delle scoperte più importanti compiute dalle scienze dell’informazione e dalla teoria della comunicazione del Novecento è consistita nel riconoscere la decisiva funzione che ha la cornice (frame) nella produzione del senso. Non c’è senso senza cornice, poiché quest’ultima permette di collocare una proposizione all’interno del contesto in cui è prodotta. Per converso, una delle tecniche impiegate per impedire che si possa cogliere una correlazione significativa sotto il profilo cognitivo consiste nel tenere fuori dal frame di riferimento uno o più elementi che, se inclusi, potrebbero mutare il senso del discorso. Nel nostro caso, il nesso che non figurava nei discorsi - e dunque non poteva avere senso - era quello tra il reddito di cittadinanza e la povertà.

Questo nesso è cominciato a comparire dopo la crisi del 2008. Se invece si fa comparire nel discorso il termine della povertà, il senso del reddito di cittadinanza muta: non si rivela più tanto un progetto d’inclusione (dunque un provvedimento di ampliamento dei diritti democratici materiali) quanto un intervento-tampone per limitare la sofferenza dei ceti più attaccati dalla crisi. Ecco perché la crisi ha comportato uno spostamento d’asse interessante nella produzione discorsiva pubblica in merito al reddito di cittadinanza, attribuendogli un carattere non più utopico, ma addirittura facendolo entrare, da qualche anno a questa parte e con denominazioni diverse, nell’agenda politica nazionale di movimenti e partiti.

Ricostituendo il nesso povertà-reddito di cittadinanza, quale operazione è stata condotta? In primo luogo, per farlo diventare significativo occorre metterne in ombra un altro, cioè quello relativo al rapporto tra democrazia e lavoro, che innerva il dettato della nostra Costituzione.

In breve, il reddito di cittadinanza diventa il sostituto “cosmetico” del diritto al lavoro. In secondo luogo, si afferma che, stanti i vincoli di spesa pubblica, il reddito di cittadinanza non può essere introdotto se non come provvedimento d’emergenza, e dunque temporaneo.

Per evitare che gli individui lo percepiscano come un diritto universale, quindi svincolato dalla contingenza del momento - leggi: la congiuntura economica - devono essere disciplinati attraverso un discorso di natura morale che si concreta in un obbligo al lavoro sottoretribuito. Il senso di questa incorniciatura è chiaro: al povero, che è tale perché escluso dal mercato del lavoro, può essere riconosciuto un diritto a reddito sussidiato solo se si piega a quella logica economica che ha fatto di lui ciò che è, cioè un povero. In questo circolo vizioso, il sostegno pubblico viene vincolato a una pedagogia moralizzatrice, alimentata dalla circolazione a senso unico di opinioni che consolidano, nella percezione collettiva, l’idea secondo la quale la povertà è una colpa.

* * *

La natura progressiva e democratica del reddito di cittadinanza si rivela così un tragico equivoco. Costituendo una formidabile accoppiata con la tanto desiderata “meritocrazia”, questa ideologia della povertà instilla il falso convincimento che le diseguaglianze economiche e sociali siano qualcosa di naturale.

La conseguenza è che coloro che si sono trovati in stato di povertà (i cosiddetti “neo-poveri”) siano spinti a seguire il flusso mainstream delle opinioni, e inizino così a chiedere meno tasse, meno spesa pubblica, meno Welfare, meno controlli su imprese e capitali (leggi i “lacci e lacciuoli” visti sempre come negativi e dunque da levare), meno diritti per i lavoratori.

La povertà trova così un suo temibile supplemento psicologico consistente nell’aver interiorizzato il discorso del neoliberismo, confermato nella sua valenza morale e nella sua istanza pedagogica. L’espressione “reddito di cittadinanza” non è che l’ultimo anello aggiuntosi al dominante discorso del “meno”.


Praticamente la volpe e l'uva.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: kelly slater - 23 Giu 2017, 12:37
Farinetti stavolta si è incazzato.

http://www.wumingfoundation.com/giap/2017/06/i-denti-di-farinetti-e-il-sorriso-di-marta-fana-di-alberto-prunetti/?utm_source=twitter&utm_medium=Social&utm_campaign=SocialWarfare
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: Thorin - 23 Giu 2017, 15:26
Farinetti stavolta si è incazzato.

http://www.wumingfoundation.com/giap/2017/06/i-denti-di-farinetti-e-il-sorriso-di-marta-fana-di-alberto-prunetti/?utm_source=twitter&utm_medium=Social&utm_campaign=SocialWarfare

La peggio destra. Che schifo.
Titolo: Re:Jobs act e disoccupazione
Inserito da: COLDILANA61 - 23 Giu 2017, 19:58
La peggio NUOVA destra. Che schifo.

Provasse a contrattare con i dipendenti di Alitalia (a cui fa pubblicita') ,

Ma la merda non e' lui , la merda e' della politica che appoggia questi nuovi soggetti , dopo anni e decenni di Agnelli , Montezemolo , Colaninno .

Ma tanto quelli NUOVI sono pronti con al vaselina per il loro chiulo .