L'orrore è on line

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L'orrore è on line
« il: 16 Ago 2017, 14:37 »
Una volta non era così.
Fino a non molti anni fà certa violenza, scioccante ed esplicita, non veniva raccontata,non era esposta, non veniva messa a disposizione di tutti.
Mi si dirà che ora viviamo l'era della comunicazione digitale, che nulla, ormai, si può nascondere che distogliere lo sguardo è un atto d'altri tempi.
Questo discorso vale, purtroppo, per la contaminazione cosidetta virale, per il tam tam tra piattaforme web e social network, che rimbalzano video e immagini sempre producibili da chiunque possegga uno smartphone e ritiene di riprendere un incidente automobilistico, una litigata tra vicini, un omicidio, una qualsiasi scena disturbante o violenta.
Ma il giornalismo mainstream, le grandi testate nazionali come si relazionano rispetto alla deriva in atto, a questa mostra delle atrocità?
Prendiamo il recente caso di Niccolò Ciatti, il ragazzo ucciso fuori da una discoteca in Spagna da tre picchiatori.
Esistono le immagini naturalmente, l'aggressione è avvenuto con un pubblico di passanti intorno.
Immagini terrificanti, un pestaggio mortale.
Ho visto un telegiornale su Rai 3 e, al momento del servizio, non hanno mandato in onda la terribile scena.
Ebbene La Repubblica, ad esempio, non si è fatta scrupoli di mettere in homepage, alla portata di tutti la visione della violenza.
Ieri sullo stesso giornale cartaceo, in un cortocircuito schizzofrenico e colmo d'ipocrisia, un articolo denunciava la deriva fuori controllo di questa pornografia della violenza e si interrogava su come arginare il fenomeno.
La ricerca di lettori e maggiori profitti ha, di fatto, imbarbarito oltremisura il giornalismo facendolo adeguare all'osceno costume diffuso.
Di fatto si è sdoganata definitivamente (non da ora) la morte in diretta.
Basta un clic e lo spettacolo della brutalità è bello e pronto, alla portata di tutti, grandi e piccoli.
Vergogna vera.


Offline pan

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Re:L'orrore è on line
« Risposta #1 il: 16 Ago 2017, 18:26 »
è sempre triste dire "ai miei tempi" però, in questo caso, oggettivamente le cose sono veramente cambiate e lo si può affermare senza, credo, di essere tacciati per vdm.
si potrebbe dire che fatti analoghi ci sono sempre stati, vedi Vermicino e la tragedia del piccolo Alfredino, con quella estenuante diretta. ma non a caso si dice  che l'Italia "perse l'ingenuità" in quel frangente: la diretta venne fatta con lo scopo di mostrare alla popolazione il lieto fine che non ci fu. adesso invece chi si accosta a certe immagini sa ciò che vedrà, sa cosa lo aspetta. nessuna empatia in quello che si vede. e non è un fatto disgiunto da quello in cui ci si è trasformati nella concretezza. perché la stessa nonempatia la dimostra anche l'indifferenza delle persone in carne ed ossa, non dietro uno schermo, che assistevano alla scena del ragazzo morto e non hanno neanche preso un cellulare, così tanto utilizzati inutilmente, per chiamare qualcuno se proprio non ti vuoi avvicinare al corpo di un morente.
i giornalisti, le redazioni, fatti da persone delle generazioni correnti, mettono in pratica solo ciò che sono diventati.

Offline Tornado

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Re:L'orrore è on line
« Risposta #2 il: 18 Ago 2017, 19:52 »
La tragedia di Alfredino mi colpì tantissimo...fu la prima volta che piansi a 15 anni. Singhiozzai per ore, una tristezza infinita. E come hai detto te, l'idea della diretta fu quella di voler mostrare il lieto fine.
Adesso ci troviamo a tutt'altro, alla spettacolarizzazione della violenza. E la tristezza si accentua accompagnata dal disgusto.
Re:L'orrore è on line
« Risposta #3 il: 19 Ago 2017, 20:10 »
L'orrore mostrato dovrebbe essere terapeutico .

Immaginate i campi di battaglia della Somma con i gas .

Le stragi di civili a S.Anna o Marzabotto .

Dachau ed i gulag .

https://www.youtube.com/watch?v=SGyBvvbC_Mg

Re:L'orrore è on line
« Risposta #4 il: 21 Ago 2017, 02:56 »
Non mi trovo d'accordo con l'OP ma prenderò la strada più lunga per spiegarne il motivo.

In primis io sono contrario all'idea di nascondere l'esistenza, gli effetti o la semplice realtà che la violenza, il sopruso e gli aspetti peggiori sono una quotidianità e che nasconderla, minimizzarla o ridurla ad un trafiletto di giornale, nell'era dell'informazione, sarebbe una colpevole minimizzazione.
C'è un motivo se le tirannie hanno sempre voluto censurare la cronaca nel corso della storia e questo NON era tenere i cittadini al sicuro dalla violenza, ma illuderli che la violenza fosse scomparsa grazie agli sforzi del sovrano/tiranno del periodo.

Come dice giustamente Coldilana l'idea di diffondere mediaticamente cronaca e violenza era pensata per sensibilizzare le masse e fino ad un certo punto la cosa ha funzionato, purtroppo il concetto di bulimia mediatica poi è entrato in azione, invertendo il risultato da terapeutico a concettuale.
Ossia è passata l'idea che essendo la società costantemente bombardata da fatti e subliminal violenti questa realtà è stata ridotta ad un inevitabile normalità, ad una eccessiva esposizione volta quasi a mitizzarla e/o a venderla come un qualunque altro prodotto.

Ma chiariamoci, non è quello, NON è quella la causa, non la mediatizzazione della violenza il problema, ma il fatto che se ne senta un bisogno impellente, sia chi la compie, sia chi la guarda, sia chi la diffonde, non necessariamente in quest'ordine.
Repubblica è poco più di un tabloid scandalistico di terza categoria, il fatto che in italia sia considerata una "autorevole fonte mediatica" la dice lunga sul disastro contemporaneo che stiamo vivendo.
Se tu, persona, essere umano, assisti ad un atto di violenza, un sopruso e invece di pensare a come interromperlo pensi a filmarlo con il telefonino non è, non può e non deve essere, la diffusione mediatica della violenza il problema, è individuale e dannatamente reale, altro che mediatico.
Ribadisco:
Il problema sono tutti quegli stronxi che filmano il fatto e non fanno null'altro che postarlo su youtube o venderselo ai giornali, stronxi due volte.

facebook, per dire è un coacervo quotidiano traboccante di violenze immani e inenarrabili, fisiche, morali e verbali.
Ricordo ai tempi in cui incominciarono a diffondersi, sul web, le decapitazioni per mano di al qaeda e com'è, come non è, questi video balzavano rapidamente in cima alla lista dei video più guardati e ricercati in tutti gli aggregatori che li ospitassero (più o meno volontariamente...ricordo che inizialmente youtube rifiutava di rimuoverli per oscure ragioni).
Ora io non metto in dubbio che si tratti di video raccapriccianti e inutilmente violenti, però io mi chiedo cosa spinge centinaia, migliaia di persone a cercarli e guardarli, e la prima volta che mi imbattei in uno di questi, la mia prima reazione fu di repulsione immediata.
Ricorderete tutti il clamore mediatico che suscitò l'uccisione di un povero cane in calabria, ecco, ma di video simili sul web ce ne sono centinaia... ripeto, centinaia.
Ragionando "de panza" verrebbe da rimuoverli tutti e bannare chi li diffonde, ragionando in ottica più ampia, invece, la stessa esistenza di simili prove video invece permette di riconoscere ed evitare socialmente, ed infine di denunciare coloro che se ne rendono responsabili.
Però ad agire, a reagire, deve essere la società civile.
Nascondere e censurare la violenza temo convintamente che sarebbe controproduttivo perchè questa comunque non se ne andrà rimuovendone alcuni bit, sarebbe come nascondere la polvere sotto il tappeto...

Allo stesso modo ci sono TUTTORA decine di fonti video sulla guerra in siria, in iraq, sugli accadimenti in ucraina e via dicendo, e tu vedi azioni di guerra VERA, cecchini, bombardamenti durante e dopo, rastrellamenti dell'esercito, scontri a fuoco, prigionieri catturati, fosse comuni e quant'altro.
Inizialmente il mio pensiero è stato quello di Coldilana, sta roba servirà a sensibilizzare i riceventi, coloro che guardano capiranno il genere di emergenza umanitaria a cui questa povera gente è sottoposta, invece no, invece ho, inspiegabilmente, avuto lo stomaco per arrivare a leggere i commenti a taluni di questi video e questi sono spesso persino peggiori della violenza che appare sullo schermo, e io non sono esattamente una persona impressionabile.

Ma di nuovo, il problema non è di chi vive o riprende la sua realtà, magari a scopo di denuncia, il problema è di chi la mitizza, di chi la assimila acriticamente, di chi la vive di riflesso come se fosse uno stream di un videogame.
 

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