Non mi trovo d'accordo con l'OP ma prenderò la strada più lunga per spiegarne il motivo.
In primis io sono contrario all'idea di nascondere l'esistenza, gli effetti o la semplice realtà che la violenza, il sopruso e gli aspetti peggiori sono una quotidianità e che nasconderla, minimizzarla o ridurla ad un trafiletto di giornale, nell'era dell'informazione, sarebbe una colpevole minimizzazione.
C'è un motivo se le tirannie hanno sempre voluto censurare la cronaca nel corso della storia e questo NON era tenere i cittadini al sicuro dalla violenza, ma illuderli che la violenza fosse scomparsa grazie agli sforzi del sovrano/tiranno del periodo.
Come dice giustamente Coldilana l'idea di diffondere mediaticamente cronaca e violenza era pensata per sensibilizzare le masse e fino ad un certo punto la cosa ha funzionato, purtroppo il concetto di bulimia mediatica poi è entrato in azione, invertendo il risultato da terapeutico a concettuale.
Ossia è passata l'idea che essendo la società costantemente bombardata da fatti e subliminal violenti questa realtà è stata ridotta ad un inevitabile normalità, ad una eccessiva esposizione volta quasi a mitizzarla e/o a venderla come un qualunque altro prodotto.
Ma chiariamoci, non è quello, NON è quella la causa, non la mediatizzazione della violenza il problema, ma il fatto che se ne senta un bisogno impellente, sia chi la compie, sia chi la guarda, sia chi la diffonde, non necessariamente in quest'ordine.
Repubblica è poco più di un tabloid scandalistico di terza categoria, il fatto che in italia sia considerata una "autorevole fonte mediatica" la dice lunga sul disastro contemporaneo che stiamo vivendo.
Se tu, persona, essere umano, assisti ad un atto di violenza, un sopruso e invece di pensare a come interromperlo pensi a filmarlo con il telefonino non è, non può e non deve essere, la diffusione mediatica della violenza il problema, è individuale e dannatamente reale, altro che mediatico.
Ribadisco:
Il problema sono tutti quegli stronxi che filmano il fatto e non fanno null'altro che postarlo su youtube o venderselo ai giornali, stronxi due volte.
facebook, per dire è un coacervo quotidiano traboccante di violenze immani e inenarrabili, fisiche, morali e verbali.
Ricordo ai tempi in cui incominciarono a diffondersi, sul web, le decapitazioni per mano di al qaeda e com'è, come non è, questi video balzavano rapidamente in cima alla lista dei video più guardati e ricercati in tutti gli aggregatori che li ospitassero (più o meno volontariamente...ricordo che inizialmente youtube rifiutava di rimuoverli per oscure ragioni).
Ora io non metto in dubbio che si tratti di video raccapriccianti e inutilmente violenti, però io mi chiedo cosa spinge centinaia, migliaia di persone a cercarli e guardarli, e la prima volta che mi imbattei in uno di questi, la mia prima reazione fu di repulsione immediata.
Ricorderete tutti il clamore mediatico che suscitò l'uccisione di un povero cane in calabria, ecco, ma di video simili sul web ce ne sono centinaia... ripeto, centinaia.
Ragionando "de panza" verrebbe da rimuoverli tutti e bannare chi li diffonde, ragionando in ottica più ampia, invece, la stessa esistenza di simili prove video invece permette di riconoscere ed evitare socialmente, ed infine di denunciare coloro che se ne rendono responsabili.
Però ad agire, a reagire, deve essere la società civile.
Nascondere e censurare la violenza temo convintamente che sarebbe controproduttivo perchè questa comunque non se ne andrà rimuovendone alcuni bit, sarebbe come nascondere la polvere sotto il tappeto...
Allo stesso modo ci sono TUTTORA decine di fonti video sulla guerra in siria, in iraq, sugli accadimenti in ucraina e via dicendo, e tu vedi azioni di guerra VERA, cecchini, bombardamenti durante e dopo, rastrellamenti dell'esercito, scontri a fuoco, prigionieri catturati, fosse comuni e quant'altro.
Inizialmente il mio pensiero è stato quello di Coldilana, sta roba servirà a sensibilizzare i riceventi, coloro che guardano capiranno il genere di emergenza umanitaria a cui questa povera gente è sottoposta, invece no, invece ho, inspiegabilmente, avuto lo stomaco per arrivare a leggere i commenti a taluni di questi video e questi sono spesso persino peggiori della violenza che appare sullo schermo, e io non sono esattamente una persona impressionabile.
Ma di nuovo, il problema non è di chi vive o riprende la sua realtà, magari a scopo di denuncia, il problema è di chi la mitizza, di chi la assimila acriticamente, di chi la vive di riflesso come se fosse uno stream di un videogame.