La quarta Rivoluzione Industriale

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Offline Thorin

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La quarta Rivoluzione Industriale
« il: 03 Ago 2017, 11:15 »
Sto leggendo con estremo interesse la discussione sul Venezuela, non partecipo attivamente perché avete una cultura di filosofia politica che fa paura. Sul serio.

Però leggendovi sto pensando ad una cosa: le filosofie alle quali si sta facendo riferimento sono fondamentalmente derivanti dalla prima Rivoluzione Industriale, gli è stata data giusto un'imbiancata ogni tanto per dare una parvenza di modernità, aiutate anche dal fatto che in fondo il lavoro dell'operaio con i telai a vapore non è molto diverso da quello con i nuovi macchinari, al netto di diritti acquisiti col tempo.

Quindi mi chiedevo se, all'alba della quarta Rivoluzione Industriale, o Rivoluzione Robotica, si senta il bisogno di far nascere una nuova filosofia.

Pensateci: stiamo andando a grandi passi verso un futuro dove verosimilmente non esisterà più la classe operaia, sostituita da Robot dotati di intelligenza artificiale ed in grado di interagire fra loro.

Si stima che nel 2020 (fra tre anni, cioè domani), almeno 5 Milioni di posti di lavoro saranno rimpiazzati da robot, ed in futuro, affinando l'IA, lo stesso destino lo avranno molti lavori "di concetto" o intellettuale.
Un robot saprà sapere le circa 160.000 leggi italiane lettera per lettera, metterle in relazione fra loro e trovare la migliore strategia accusativa/difensiva per statistica in pochi minuti.
Esce una nuova legge? L'aggiornamento richiede pochi minuti.

Stiamo andando verso un mondo nel quale si potrà fornire servizi e produrre a basso costo beni e servizi che in pochi potranno comprare, o in un mondo nel quale i robot pagheranno i nostri salari e le nostre pensioni?

Cosa ne pensate? Credete che liberismo e socialismo saranno ancora riferimenti sensati?


Offline FatDanny

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Re:La quarta Rivoluzione Industriale
« Risposta #1 il: 03 Ago 2017, 11:58 »
l'illusione della robotica nasce dalla mancata comprensione della teoria del valore (da Smith a Marx).
Marx non parla di lavoro "meccanico" ma di qualsiasi lavoro (anche intellettuale) ricondotto ad alcune caratteristiche dalle necessità del capitale.
Possiamo avere tutte le innovazioni tecnologiche che vuoi ma finché sarà il lavoro umano a dare valore alle merci la tendenza sarà a ridurlo, ma mai ad eliminarlo, anche se la tecnologia lo consentirebbe.

Esattamente come accade per i brevetti e il copyright, i quali non sono altro che forme per riportare alla legge del valore merci che per la loro riproducibilità potrebbero esserne svincolate.

Ti faccio un altro esempio contemporaneo: i callcenter e gli sviluppatori.
Il lavoro nei callcenter potrebbe teoricamente essere slegato dall'alienazione marxiana e svolgersi in forma del tutto "libera", ossia affidata alle capacità individuali del singolo lavoratore.
Allo stesso modo uno sviluppatore potrebbe lavorare in totale libertà, attraverso la conoscenza di un linguaggio, alla scrittura del più svariato codice.
Nei fatti così non avviene. Nella totalità dei callcenter e tra il 98% degli sviluppatori (eccetto quei pochi che fanno un lavoro realmente creativo in qualche grande corporation) si tratta di ripetere in modo ossessivo e alienato una serie di operazioni standard, molto più simili alla catena di montaggio novecentesca di quanto potrebbe sembrare.
La novità del lavoro contemporaneo si gioca tutta sul piano simbolico, più che su quello economico.

Ambedue i lavori vengono ricondotti ad uno standard perché questo è omogeneo e misurabile a differenza del lavoro creativo-artistico.
Non è una necessità tecnica, ma una necessità economica del capitale legata alla sua valorizzazione ben spiegata dalla legge del valore classica.

Certo che la robotica (così come l'informatica e tante altre tecnologie) ti permetterebbe di andare oltre la legge del valore sul piano tecnico. E' sul piano politico-economico che questo non avviene perché il capitale riconduce tutto alle sue forme, almeno fino a che è la forma egemone di riproduzione.
Ed esattamente questo è ciò che sfugge a buona parte degli economisti neoliberisti e i loro allievi nelle attuali facoltà di economia.

Fino a che il Capitale è la forma economica egemone, è sensato fare riferimento a Marx.
Dopo non saprei...

Offline porga

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1600
Re:La quarta Rivoluzione Industriale
« Risposta #2 il: 03 Ago 2017, 12:42 »
l'illusione della robotica nasce dalla mancata comprensione della teoria del valore (da Smith a Marx).
Marx non parla di lavoro "meccanico" ma di qualsiasi lavoro (anche intellettuale) ricondotto ad alcune caratteristiche dalle necessità del capitale.
Possiamo avere tutte le innovazioni tecnologiche che vuoi ma finché sarà il lavoro umano a dare valore alle merci la tendenza sarà a ridurlo, ma mai ad eliminarlo, anche se la tecnologia lo consentirebbe.

Esattamente come accade per i brevetti e il copyright, i quali non sono altro che forme per riportare alla legge del valore merci che per la loro riproducibilità potrebbero esserne svincolate.

Ti faccio un altro esempio contemporaneo: i callcenter e gli sviluppatori.
Il lavoro nei callcenter potrebbe teoricamente essere slegato dall'alienazione marxiana e svolgersi in forma del tutto "libera", ossia affidata alle capacità individuali del singolo lavoratore.
Allo stesso modo uno sviluppatore potrebbe lavorare in totale libertà, attraverso la conoscenza di un linguaggio, alla scrittura del più svariato codice.
Nei fatti così non avviene. Nella totalità dei callcenter e tra il 98% degli sviluppatori (eccetto quei pochi che fanno un lavoro realmente creativo in qualche grande corporation) si tratta di ripetere in modo ossessivo e alienato una serie di operazioni standard, molto più simili alla catena di montaggio novecentesca di quanto potrebbe sembrare.
La novità del lavoro contemporaneo si gioca tutta sul piano simbolico, più che su quello economico.

Ambedue i lavori vengono ricondotti ad uno standard perché questo è omogeneo e misurabile a differenza del lavoro creativo-artistico.
Non è una necessità tecnica, ma una necessità economica del capitale legata alla sua valorizzazione ben spiegata dalla legge del valore classica.

Certo che la robotica (così come l'informatica e tante altre tecnologie) ti permetterebbe di andare oltre la legge del valore sul piano tecnico. E' sul piano politico-economico che questo non avviene perché il capitale riconduce tutto alle sue forme, almeno fino a che è la forma egemone di riproduzione.
Ed esattamente questo è ciò che sfugge a buona parte degli economisti neoliberisti e i loro allievi nelle attuali facoltà di economia.

Fino a che il Capitale è la forma economica egemone, è sensato fare riferimento a Marx.
Dopo non saprei...

Sto leggendo con estremo interesse la discussione sul Venezuela, non partecipo attivamente perché avete una cultura di filosofia politica che fa paura. Sul serio.

uno solo, guarda...
 :lol:
Re:La quarta Rivoluzione Industriale
« Risposta #3 il: 03 Ago 2017, 12:53 »
l'illusione della robotica nasce dalla mancata comprensione della teoria del valore (da Smith a Marx).
Marx non parla di lavoro "meccanico" ma di qualsiasi lavoro (anche intellettuale) ricondotto ad alcune caratteristiche dalle necessità del capitale.
Possiamo avere tutte le innovazioni tecnologiche che vuoi ma finché sarà il lavoro umano a dare valore alle merci la tendenza sarà a ridurlo, ma mai ad eliminarlo, anche se la tecnologia lo consentirebbe.

Esattamente come accade per i brevetti e il copyright, i quali non sono altro che forme per riportare alla legge del valore merci che per la loro riproducibilità potrebbero esserne svincolate.

Ti faccio un altro esempio contemporaneo: i callcenter e gli sviluppatori.
Il lavoro nei callcenter potrebbe teoricamente essere slegato dall'alienazione marxiana e svolgersi in forma del tutto "libera", ossia affidata alle capacità individuali del singolo lavoratore.
Allo stesso modo uno sviluppatore potrebbe lavorare in totale libertà, attraverso la conoscenza di un linguaggio, alla scrittura del più svariato codice.
Nei fatti così non avviene. Nella totalità dei callcenter e tra il 98% degli sviluppatori (eccetto quei pochi che fanno un lavoro realmente creativo in qualche grande corporation) si tratta di ripetere in modo ossessivo e alienato una serie di operazioni standard, molto più simili alla catena di montaggio novecentesca di quanto potrebbe sembrare.
La novità del lavoro contemporaneo si gioca tutta sul piano simbolico, più che su quello economico.

Ambedue i lavori vengono ricondotti ad uno standard perché questo è omogeneo e misurabile a differenza del lavoro creativo-artistico.
Non è una necessità tecnica, ma una necessità economica del capitale legata alla sua valorizzazione ben spiegata dalla legge del valore classica.

Certo che la robotica (così come l'informatica e tante altre tecnologie) ti permetterebbe di andare oltre la legge del valore sul piano tecnico. E' sul piano politico-economico che questo non avviene perché il capitale riconduce tutto alle sue forme, almeno fino a che è la forma egemone di riproduzione.
Ed esattamente questo è ciò che sfugge a buona parte degli economisti neoliberisti e i loro allievi nelle attuali facoltà di economia.

Fino a che il Capitale è la forma economica egemone, è sensato fare riferimento a Marx.
Dopo non saprei...

sbem

Offline ES

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20560
Re:La quarta Rivoluzione Industriale
« Risposta #4 il: 07 Ago 2017, 00:49 »
Gran post.

Offline arturo

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14744
Re:La quarta Rivoluzione Industriale
« Risposta #5 il: 07 Ago 2017, 10:18 »
Fat.  :clap: :clap: :clap:
 

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