Michele e la sua lettera d'addio.

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Offline cartesio

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Re:Michele e la sua lettera d'addio.
« Risposta #40 il: 08 Feb 2017, 21:58 »
se nessuno ci insegna che il nostro valore è indipendente da quello che facciamo
......
http://www.michelamarzano.it/michele-suicida-udine/

Nessuno può insegnarcelo perché non è vero.
Re:Michele e la sua lettera d'addio.
« Risposta #41 il: 08 Feb 2017, 22:19 »
Vicinanza e solidarietà ai genitori e agli amici del ragazzo.



Tough times don't last, tough people do.

Offline Ranxerox

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Re:Michele e la sua lettera d'addio.
« Risposta #42 il: 09 Feb 2017, 00:26 »
Il problema è che l'informazione negli ultimi 30 anni ci ha convinto che abbiamo bisogno di tutto.
E che solo raggiungendo questo tutto avrai la tua collocazione all'interno del quadro.

Solo che si sono dimenticati di darci gli strumenti per partecipare alla gara.

Chi arriva in fondo è solo un sopravvissuto.

Caro Stylish, per quello che può valere, secondo me questo post è una perla.
Re:Michele e la sua lettera d'addio.
« Risposta #43 il: 09 Feb 2017, 01:09 »
La vita a volte ci mette di fronte a dolori insopportabili .

Michele avrebbe potuto NON lasciare alcuna lettera .

Non cambia niente . Niente .

Quel dolore , qualunque sia stato , NON poteva essere sopportato .

La "pubblicazione" della lettera e' stato l'atto dei famigliari di voler dare un senso a questa morte . Qualunque fosse .

Perche' ti "devi" aggrappare a qualcosa . Perche' "devi" , senza volerlo , toglierti i sensi di colpa . O vivere , per sempre , chiedendoti cosa avresti potuto fare MA sapendo che non potevi fare nulla .

Qual'e' il limite di sopportazione al dolore per chiunque di noi ?

Cosa o chi potrebbe farcelo superare ?

Cosa o chi , forse , con il passare degli anni lo fa allontanare ?

Perche' il limite esiste . E li .

Facciamo solo finta di non vederlo . O non sappiamo dov'e' .

Offline Baldrick

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Re:Michele e la sua lettera d'addio.
« Risposta #44 il: 09 Feb 2017, 10:36 »
Premesso che il tema richiede contegno e lo richiedono ancora di più i tempi, funestati da valanghe incontrollate di opinioni su tutto (finanche sull'indicibile), di seguito le mie contestabilissime considerazioni, se non altro perché sono sempre stato abbastanza sensibile al tema della depressione e delle sue potenziali conseguenze.

La prima, e mi tocca quotare FD (ma anche lo sventurato autore della lettera), è che le condizioni emotive e psicologiche da cui scaturisce uno stato di profonda prostrazione sono del tutto soggettive e fungono, in qualche modo, da specchio magico attraverso cui la realtà viene osservata dal soggetto, per così dire, "affetto". Non a caso si parla di "realismo depressivo" per definire il particolare punto di vista di chi vede la vita e il mondo per ciò che sono, vale a dire un buco nero senza scopo né speranza, una condanna imperitura all'ingiustizia e al sopruso (cfr. "legge naturale").

Quanto appena detto dovrebbe spiegare anche perché, nonostante le parole di questo ragazzo abbiano trovato ampio riscontro e condivisione (a volte prestandosi anche a un riutilizzo poco rispettoso), non ci appendiamo tutti al soffitto con una corda ma preferiamo nel migliore dei casi adoperarci per (soprav)vivere e, nel peggiore, lamentarci sui social. Senza bisogno di prendere in mano la cartina geografica e le statistiche come fa Pentiux, faccio notare la profonda tristezza che emerge dalla lettera di Michele è la stessa che ha ispirato, per dirne una, un secolo di musica folk e rock, tra i protagonisti della quale si contano sì tanti suicidi, ma pure tante serenissime assimilazioni al sistema.
 
C'è però un altro aspetto, ancora più cogente dal punto di vista clinico, che non va taciuto sebbene richieda estrema delicatezza nell'essere trattato. Ad un occhio avvezzo non possono sfuggire alcuni tratti della personalità del ragazzo: il disturbo narcisistico è uno di questi. Ora, fermo restando che alle mie orecchie chi parla dall'alto (o dal basso) di una condizione di realismo depressivo merita sempre ascolto, alcuni passaggi dello scritto denunciano una condizione di "superomismo frustrato" piuttosto eclatante. Intendiamoci: di Jacopo Ortis, nella storia, ce ne sono stati milioni, la storia di ognuno di essi degnissima di un rispetto profondo e muto. Il punto è che ogni Jacopo Ortis si uccide in quanto Jacopo Ortis e non in quanto membro di una società inaccettabile e alienante, perché il suo suicidio è gesto di protesta romantico e individualista, solo parzialmente legato alla realtà che lo circonda, per quanto possa sembrare ne scaturisca direttamente. Brutalmente: l'infelicità di Michele trova oggi una motivazione del tutto incidentale nel precariato e nelle facili previsioni di una distopia prossima ventura.

Per questo, con la delicatezza dovuta a chi si sente toccato in prima persona da quanto denunciato nelle righe disperate di un ragazzo che ha scelto liberamente (e rispettabilmente) di morire, il riuso in chiave politica e sociologica di una storia del genere rischia di essere un autogol o, peggio, un atto di profonda disonestà intellettuale.

Offline genesis

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23772
Re:Michele e la sua lettera d'addio.
« Risposta #45 il: 09 Feb 2017, 10:41 »
La malattia non è nel ragazzo.
È nel sistema che lo ammala.
La cura non è al ragazzo, ma al sistema che fa ammalare.

Il sistema sanitario nazionale dovrebbe mettere in cura poletti e i suoi compari, confindustria e i suoi compari per perdita di umanita, non questo ragazzo.

Se non si cura il sistema (e ci vuole la politica e la convinzione che rovesciare questa realtà è possibile) io non voglio guarire da questa sofferenza, che ritengo paradossalmente sana.


Più sana di chi riesce a conviverci.

Sostanzialmente d'accordo, il problema principale è il sistema.

Hanno parlato anche la madre

http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2017/02/08/news/generazione-perduta-1.14844857

Anna, ma non è questo il suo nome, mamma di Michele, rifiuta di parlare di ciò che «è privatissimo». Come il dolore.
Nessuna ricerca di condivisione ne di compassione. E nemmeno «voglio storie lacrimose...»Nulla da dire se non che «è questa società ad essere malata», e che la tragedia di Michele «è la tragedia di una intera generazione che non riesce a progettare futuro». Ma non perchè non voglia, ma perchè non gli viene consentito.


e l'ex fidanzata.

http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2017/02/09/news/le-parole-dell-ex-fidanzata-quell-ossessione-del-lavoro-1.14845932?ref=hfmvudea-1

Offline Baldrick

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8006
Re:Michele e la sua lettera d'addio.
« Risposta #46 il: 09 Feb 2017, 10:43 »
La società è sempre malata rega', un po' come il calcio: buongiorno.
O, almeno, lo sarà sempre per qualcuno.
Re:Michele e la sua lettera d'addio.
« Risposta #47 il: 09 Feb 2017, 10:57 »
[...]alcuni passaggi dello scritto denunciano una condizione di "superomismo frustrato" piuttosto eclatante. Intendiamoci: di Jacopo Ortis, nella storia, ce ne sono stati milioni, la storia di ognuno di essi degnissima di un rispetto profondo e muto. Il punto è che ogni Jacopo Ortis si uccide in quanto Jacopo Ortis e non in quanto membro di una società inaccettabile e alienante, perché il suo suicidio è gesto di protesta romantico e individualista, solo parzialmente legato alla realtà che lo circonda, per quanto possa sembrare ne scaturisca direttamente. Brutalmente: l'infelicità di Michele trova oggi una motivazione del tutto incidentale nel precariato e nelle facili previsioni di una distopia prossima ventura. [...]

Molto d'accordo.
Molto.
Re:Michele e la sua lettera d'addio.
« Risposta #48 il: 09 Feb 2017, 11:00 »
Caro Stylish, per quello che può valere, secondo me questo post è una perla.

E' una perla amara, caro Ranx.

Viviamo in tempi in cui, se non sei un vincente, sei un perdente da evitare.
Non ci sono vie di mezzo al gran premio del successo a tutti i costi.

Che pena.

Offline pan

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Re:Michele e la sua lettera d'addio.
« Risposta #49 il: 09 Feb 2017, 11:11 »
il sistema sarà pure malato, ma non ci si ammazza mica perché il sistema è malato se no ciò implicherebbe che chi non si ammazza  è perché invece accetta sto maledetto sistema.
il problema è che ancora oggi, nel 2017, c'è ancora tanta vergogna nel parlare di depressione come qualcosa di curabile e non come uno struggimento romantico, e si preferisce fare disamine sociologiche piuttosto che pensare che una cura potrebbe evitare gesti definitivi.

Offline Sonni Boi

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Re:Michele e la sua lettera d'addio.
« Risposta #50 il: 09 Feb 2017, 11:11 »
La società è sempre malata rega', un po' come il calcio: buongiorno.
O, almeno, lo sarà sempre per qualcuno.

Già, e aggiungerei che ogni epoca ha la sua malattia.
Quella contemporanea non è certamente più grave di quella antica, medioevale o romantica. Solo diversa.

Offline laziAle82

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Re:Michele e la sua lettera d'addio.
« Risposta #51 il: 09 Feb 2017, 11:39 »
Post di Baldrick il più bello del topic, so far.
Re:Michele e la sua lettera d'addio.
« Risposta #52 il: 09 Feb 2017, 11:42 »
Post di Baldrick il più bello del topic, so far.

d'accordo.

Offline syrinx

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21610
Re:Michele e la sua lettera d'addio.
« Risposta #53 il: 09 Feb 2017, 12:01 »
Perfetto Baldrick.

Offline carib

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30354
Re:Michele e la sua lettera d'addio.
« Risposta #54 il: 09 Feb 2017, 12:52 »
il sistema sarà pure malato, ma non ci si ammazza mica perché il sistema è malato se no ciò implicherebbe che chi non si ammazza  è perché invece accetta sto maledetto sistema.
il problema è che ancora oggi, nel 2017, c'è ancora tanta vergogna nel parlare di depressione come qualcosa di curabile e non come uno struggimento romantico, e si preferisce fare disamine sociologiche piuttosto che pensare che una cura potrebbe evitare gesti definitivi.
Drammaticamente vero, secondo me. Spesso purtroppo le conseguenze "sociali" di questa verità sono tragicamente negate anche dalle persone più sensibili.

Offline pentiux

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18582
Re:Michele e la sua lettera d'addio.
« Risposta #55 il: 09 Feb 2017, 12:55 »
In tutto questo, almeno a leggere il buon Mentana, al momento non sembra neanche del tutto certa la veridicità della lettera stessa:

Offline carib

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30354
Re:Michele e la sua lettera d'addio.
« Risposta #56 il: 09 Feb 2017, 13:20 »
In tutto questo, almeno a leggere il buon Mentana, al momento non sembra neanche del tutto certa la veridicità della lettera stessa:

Se non è un abile smarcamento per mantenere una legittima scelta giornalistica, chi ha scritto quella lettera (i genitori??) è un mostro di cinismo.

Restando in tema di informazione, ieri quando sono entrato in questo topic la mia prima reazione è stata: ma come tazzo è venuto in mente al Messaggero Veneto di pubblicare quella lettera senza contestualizzarla, come se fosse una qualsiasi lettera aperta (si fa). Sono andato sul loro sito e invece IMHO è un servizio giornalistico completo. C'è la lettera, c'è la conferma e la reazione dignitosa dei genitori, c'è il ricordo della ex ragazza, c'è l'analisi dell'esperto. Ci sono insomma tutti gli elementi per dar vita a un dibattito pubblico, secondo me doveroso, sul tema della depressione. Il giornalismo serve a questo. Ovviamente, come in qualsiasi dibattito, si è generato un confronto tra opinioni diverse, tra scuole di pensiero diverse, tra back ground culturali diversi, tra sensibilità diverse, tra esperienze di vita diverse. Ed è esattamente ciò che sta accadendo anche in questo topic.
Personalmente mi sento arricchito 

Offline pentiux

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18582
Re:Michele e la sua lettera d'addio.
« Risposta #57 il: 09 Feb 2017, 13:28 »
Se non è un abile smarcamento per mantenere una legittima scelta giornalistica, chi ha scritto quella lettera (i genitori??) è un mostro di cinismo.
I genitori di chi?

Sul Messaggero veneto c'è la lettera. Anonima.

C'è la lettera della ex ragazza. Anonima.
Federica: "Vi scrivo perché voglio che si sappia che Michele non era solo un giovane precario come me e come tanti e i motivi che lo hanno portato a non esserci più sono quella molteplicità di cose, che era, quelle tante cose che ciascuno di noi è"
Sono stata la fidanzata di Michele per tre anni, mi piace il nome che avete scelto per lui perché Michele è un nome da angelo e lui un angelo era.


C'è l'intervista alla mamma. Anonima.
Anna chiama in redazione rispondendo ad una richiesta, ma definisce subito i confini. E chiarisce un punto: «Michele era psicologicamente sano. Michele era come doveva essere: una brava persona».

Non posso permettermi di neanche ipotizzare che sia una invenzione, una bufala, una provocazione.
Però per il momento non mi sembra neanche una notizia certa, avendo un'unica fonte che cita solo notizie anonime.
Re:Michele e la sua lettera d'addio.
« Risposta #58 il: 09 Feb 2017, 13:31 »
Ma quel che hanno tolto a questa generazione pentiux, e tanti sono gli esempi, è che non ha alcun senso lottare perché è tutto inutile e questo è l'unico mondo possibile.

Che tanta gente al mondo stia peggio è del tutto irrilevante perché la condizione personale è un rapporto col contesto, non un assoluto. E quindi su questo contesto va misurata e non con quello di un ragazzo nato a kartoum.
Ed è questo contesto a portarti a quelle conclusioni.

Massimo rispetto non solo per il dolore, ma anche per la scelta.
Non è la mia oggi, ma la comprendo dalla prima all'ultima parola.
Non ci vedo assolutamente nulla di paranoico o folle, anzi mi sembra drammaticamente lucido.

E ti posso assicurare che quella lettera la stanno condividendo tanti, tantissimi miei coetanei. Anche tra chi non smette un giorno solo di fare quel che dici.

massimizzare la durata della propria vita a mio avviso è il delirio folle (e paranoico) dell'essere umano occidentale.
Abbiamo un problema serio con la morte al punto tale da ritenere augurabile trascinare la vita fino a oltre 100 anni e tutto questo per non arrenderci alla nostra compiutezza... Mah.

La vita va vissuta finché merita e dire che merita sempre è una cazzata buonista.
Il mio grido di dolore non va alla scelta individuale, perché se smetti di vedere la cosa con certe convinzioni ferree che abbiamo, vedrai che ci sarebbe stato più dolore nella vita che nella sua interruzione.
E allora è per me comprensibile farla finita.
Non uso la parola giusto perché la ritengo sbagliata quanto sbagliato.
È semplicemente comprensibile.
È un bilancio quotidiano che mi pongo pure io e "accontentarsi" delle "piccole cose" che hai attorno è proprio quel che NON VOGLIO fare, seppur possibile.

Ma allora questo è il punto: il mio grido va alle cause di quel dolore di vita e non alla scelta di morte.

La vita è anche altro? Quel che è la vita e il suo significato, non me lo dice lo stato, né la patria, né la famiglia e nemmeno iddio.
Il senso della mia vita lo decido io. E con esso anche quando cessa di sussistere.
Mi deprime anche il solo pensiero di trovare nel sorriso dei miei cari negli affetti o in qualche zuccherino quotidiano l'unica motivazione.

Ciao fratello mio, che la terra ti sia lieve più di quanto non lo sia stato questa società immonda.

Ho letto tutti i commenti, ed alla fine trovo che questo di FD rispecchia meglio quel che provo.
R.I.P., ragazzo mio.
Forse non è adesso il momento, non in questa discussione. Ma inizio a pensare che, dopo i recenti avvenimenti e l'accelerazione populista che sta inquinando le politiche mondiali, si inganna colui che riduce quella lettera ad un problema di depressione.
Ci sono problemi politici e sociali che bisogna affrontare come società, senza più procrastinare.

Offline carib

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30354
Re:Michele e la sua lettera d'addio.
« Risposta #59 il: 09 Feb 2017, 13:39 »
I genitori di chi?

Non posso permettermi di neanche ipotizzare che sia una invenzione, una bufala, una provocazione.
Però per il momento non mi sembra neanche una notizia certa, avendo un'unica fonte che cita solo notizie anonime.
Tutto condivisibile. Però c'è da considerare che l'uso di pseudonimi in casi come questo, per tutelare la privacy, se non c'è autorizzazione dei familiari, è un obbligo.


Riguardo la tua domanda, mi riferivo a questo--> Cito:... La lettera viene pubblicata per volontà dei genitori, perché questa denuncia non cada nel vuoto...
 

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