No, non è il 95%, è questo il problema.
Stiamo parlando della categoria dei tassisti anche se ce ne sono diverse analoghe, bene.
Finora hanno goduto di rendita corporativa, quindi negando il libero mercato ( e graziarcazzo ).
Adesso che la festa è finita mi sta bene offrirgli un'alternativa, ma l'alternativa non può essere che torni ai privilegi di prima.
Si però non se po' parlà di privilegi a prescindere.
Come dice giako tocca vedere quanto davvero si intascano i tassisti per poter parlare di privilegi.
Perchè se poi scopriamo che con la situazione precedente tra mutui, manutenzione e spese varie se mettevano in tasca 1800-2000 euro io non parlerei esattamente di privilegi, tenendo conto che devi considerare anche previdenza e rischi di un'attività in proprio.
Quindi, fosse così, o gli abbassi i costi oppure le tariffe in essere sarebbero corrette.
Ma dove? Ma se non c'è un minimo di collaborazione tra imprese e università? Magari fossimo all'esigenza di imprese, io per la mia tesi sto all'esigenze dell'ENEA che vive di fondi a perdere. In facoltà apparecchiature fatiscenti e zero organizzazione. Mi chiedo se chi scrive questi programmi abbia mai studiato o perlomeno sia mai entrato in facoltà scientifiche, perché poi magari sono i primi a dare del populista a Salvini. Come se non fossero già dei laureifici, ci manca solo l'esentazione totale dalle tasse universitarie.
Guarda, io l'università la conosco piuttosto bene e ho scritto anche cose proprio su quanto afferma il programma (la messa a disposizione dei privati dell'università), che è cosa assolutamente vera.
Non partire dal tuo specifico particolare pensando che possa essere vero anche sul piano generale, perché rischi di non avere visione d'insieme.
Dopo la 133 di Brunetta (quella per cui, evidentemente a ragione, facemmo il panico con l'Onda senza però riuscire a bloccarla) hanno applicato simultaneamente due misure: taglio progressivo del FFO e possibilità di collaborazioni private.
In realtà, proprio alla luce dei tagli, queste più che possibilità erano stringenti esigenze.
Molti atenei furono e sono costretti a tali collaborazioni per rientrare delle semplici spese ordinarie, piegandosi però alle necessità d'impresa in tema di ricerca e programmi.
Ovviamente non è che questo si vede in TUTTE le facoltà scientifiche, dipende che fai e dove lo fai, visto che le imprese mica finanziano l'università in generale ma poli di ricerca specifici.
Quindi non immaginare la collaborazione con le imprese stile fiction in cui questo ti permette di lavorare con apparecchi ultramoderni e fare cose fichissime. Quella è pura propaganda.
Quanto dice il programma è semplicemente che si sono indeboliti finanziariamente gli atenei così da costringerli a correre dai privati. Questo significa "messa a disposizione" che è una formula che pensammo proprio noi all'epoca (ricordo le discussioni, bei tempi
) per distinguerla dalla "privatizzazione dell'università" che è fenomeno differente.
Sulle tasse universitarie: non è tramite le tasse che hai un'università migliore.
Le migliori università pubbliche europee sono gratuite. Dipende dallo stato e da quanto vuole spenderci.
C'è chi finanzia l'università e chi grandi opere inutili. Prendi i miliardi buttati per tav, f35 o mose e dalli all'università. vedi poi se te ritrovi ancora i laboratori fatiscenti.