17 Febbraio 1977 .

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17 Febbraio 1977 .
« il: 17 Feb 2017, 14:53 »
Il comunismo è pane e rose,
il necessario e il superfluo,
una società dove si mangia meglio e di più (non solo pane),
dove si lavora meglio e di meno,
ma anche una società dove si è più felici, realizzati, liberi" (K.M)


Vale ancora ?

Si puo' fare ?

Con chi ?

Lo vogliamo chiamare in altro modo ?





Online FatDanny

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Re:17 Febbraio 1977 .
« Risposta #1 il: 17 Feb 2017, 15:03 »
Lo dobbiamo chiamare in un altro modo per distinguerlo da quel che storicamente conosciamo.

Meno santini, più concetti, che tanti degli assunti di un tempo sono stati dimenticati, gli altri stereotipizzati.

Non significa essere tutti uguali, come invece siamo oggi. Tutti identici consumatori.
Significa avere tutti il diritto di essere quel che si vuole.


E a un dio "fatti il culo" non credere mai.
Re:17 Febbraio 1977 .
« Risposta #2 il: 17 Feb 2017, 15:16 »
« Ed ero già vecchio quando vicino a Roma
a Little Big Horn
capelli corti generale ci parlò all'Università
dei fratelli tute blu che seppellirono le asce
ma non fumammo con lui non era venuto in pace
e a un dio fatti il culo non credere mai. »
(Coda di lupo, Rimini (1978), Fabrizio De André)

Offline carib

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Re:17 Febbraio 1977 .
« Risposta #3 il: 17 Feb 2017, 17:47 »
Sono di sinistra. A me della felicità non frega untazzo e so che posso dire di essere un uomo libero solo dopo aver realizzato la mia identità. Io penso che tutti gli esseri umani sono uguali e tali restano quando c'è da soddisfare i loro bisogni primari (e garantire i diritti), e che tutti gli esseri umani sono diversi quando c'è da soddisfarne le esigenze. Perché ciascuno ha le proprie.
Dopo Marx vorrei qualcuno in grado di tradurre in azione politica questo pensiero. Vorrei uno Stato che a partire dall'idea di uguaglianza originaria di tutti gli esseri umani si comporti con coerenza - cioè con umanità - nei confronti dei cittadini, e che al tempo stesso riconoscendo il valore "aggiunto" della diversità di ciascun individuo fornisca a ogni cittadino tutti gli strumenti necessari per realizzare la propria identità. Identità umana che IMHO è un po' più complessa, articolata e "profonda" di come l'aveva pensata il seppur geniale - per l'epoca - Karl Marx. Sì, d'accordo, l'equità in economia (sintetizzo all'osso) è importante ma c'è dell'altro, tanto altro che occorre prima realizzare per rendere un uomo essere umano. Ecco, in tal senso e non solo perché oggi è il 17 febbraio, direi che Giordano Bruno ci era andato molto più vicino.

Offline carib

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30356
Re:17 Febbraio 1977 .
« Risposta #4 il: 17 Feb 2017, 17:53 »
edit:... per rendere un uomo libero. Ecco, in tal senso,...

Offline Warp

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Re:17 Febbraio 1977 .
« Risposta #5 il: 17 Feb 2017, 19:29 »
L'ultimo sussulto di un paese che da quel momento ha perso qualsiasi forma di idea alternativa di mondo. È si è arreso al conformismo comunista e al mercatino democristiano
Re:17 Febbraio 1977 .
« Risposta #6 il: 17 Feb 2017, 19:50 »
Sono di sinistra. A me della felicità non frega untazzo e so che posso dire di essere un uomo libero solo dopo aver realizzato la mia identità. Io penso che tutti gli esseri umani sono uguali e tali restano quando c'è da soddisfare i loro bisogni primari (e garantire i diritti), e che tutti gli esseri umani sono diversi quando c'è da soddisfarne le esigenze. Perché ciascuno ha le proprie.
Dopo Marx vorrei qualcuno in grado di tradurre in azione politica questo pensiero. Vorrei uno Stato che a partire dall'idea di uguaglianza originaria di tutti gli esseri umani si comporti con coerenza - cioè con umanità - nei confronti dei cittadini, e che al tempo stesso riconoscendo il valore "aggiunto" della diversità di ciascun individuo fornisca a ogni cittadino tutti gli strumenti necessari per realizzare la propria identità. Identità umana che IMHO è un po' più complessa, articolata e "profonda" di come l'aveva pensata il seppur geniale - per l'epoca - Karl Marx. Sì, d'accordo, l'equità in economia (sintetizzo all'osso) è importante ma c'è dell'altro, tanto altro che occorre prima realizzare per rendere un uomo essere umano. Ecco, in tal senso e non solo perché oggi è il 17 febbraio, direi che Giordano Bruno ci era andato molto più vicino.

sottoscrivo tutto. tutto proprio. 17/2/1600

Offline orchetto

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Re:17 Febbraio 1977 .
« Risposta #7 il: 22 Feb 2017, 18:59 »
il comunismo, inteso in senso marxista, cioè la fase che supera il socialismo (o fase inferiore del comunismo), quindi il comunismo inteso come società organizzata non è un utopia e quindi è un processo di trasformazione di cui se ne possono tratteggiare alcune caratteristiche generiche di principio ma di cui si sa ben poco.
Altro discorso è il comunismo come movimento, concetto ancora più ampio che parte da lontano e che integra quello di una società realizzata, che non sarebbe comunque una società statica.
Rimanendo a questa ultima accezione -la società realizzata- il comunismo non prevede divisioni sociali cosi come le conosciamo, non prevede divisione del lavoro cosi come la conosciamo, non prevede lo stato e non prevede un sistema di produzione capitalistico.
Per il resto ben poco si può sapere, essendo una cosa ancora a divenire.
Ma perché una società comunista?
Da dove nasce l'intuizione dell'elaborazione scientifica che porta a prevedere che la lotta ed il conflitto tra le classi, tra capitale e lavoro, potrebbe avere (sottolineo il condizionale, questo perché nella storia umana una civiltà può bloccarsi in un determinato modo di produzione praticamente in eterno, ne abbiamo degli esempi ma si divergerebbe troppo dal discorso) uno sbocco verso una società comunista?
Dall'analisi delle contraddizioni stesse del capitalismo. Capitalismo che trasforma, distrugge, crea, ricrea, ridistrugge, aumentando sempre più la posta e fagocitando nel proprio processo tutto l'esistente, tutta l'umanità. Nei fatti, in un certo senso, sembrerà quasi paradossale, il capitalismo già di suo pone in essere processi in un certo senso collettivi.
Ma si badi bene, ciò che deve interessarci è la collettivizzazione dei grossi mezzi di produzione.
Non una società totalitaria, che collettivizza tutto e tutti, anche se il processo rivoluzionario ha degli aspetti inevitabilmente totalizzanti passando, per forza di cose, per la presa del potere.
Interessante notare a margine, che anche alcune correnti "comunitaristiche"  potrebbero avere, quanto meno sul piano dello spirito delle idee, dei risvolti totalizzanti, se non proprio totalitari.

 
 

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