Ero più che convinto che vincesse il Sì, i risultati sono stati una sorpresa. Dico la mia:
- Sono insoddisfatto della campagna elettorale, si è parlato molto poco del quesito del referendum nel dettaglio, è stata una rincorsa a chi era più populista: tu vuoi il dimezzamento degli stipendi dei deputati, io voglio la diminuzione dei senatori e così via. Forse, vedendo il trionfo del NO in Sardegna e Sicilia, l’unico tema che ha veramente contato è stato il rapporto tra Stato e Regioni.
- Renzi ha trasformato il referendum in un plebiscito, in un ballottaggio su di lui: e io sono sempre stato convinto che in un ballottaggio vince il voto contro, non il voto a favore. Ieri non ha vinto nessuna parte politica specifica: è stata una sommatoria di voti contro.
- E’ stato capovolto il sentimento con cui ci si è avvicinati a voto: mi spiego. In genere il voto per il Sì doveva essere il voto per il cambiamento, per il coraggio di cambiare e il NO il voto della conservazione, di chi aveva paura. Invece in campagna elettorale il Sì è diventato il voto della paura (cade il governo, arrivano Grillo, Salvini, le banche, lo spread, le cavallette…) e il NO il voto di chi non aveva paura.
- Mi dispiace che una parte consistente del mondo culturale e politico abbia avuto paura: mi riferisco, per fare qualche nome, a Romano Prodi, a Michele Serra e quelli che una volta scrivevano su Cuore (Lia Celi & co.), Roberto Benigni. Non credo si siano “venduti”, non ne hanno assolutamente bisogno: hanno avuto paura.
- Che ci aspetta adesso ? Al Senato abbiamo una legge elettorale proporzionale, alla Camera l’Italicum che, col ballottaggio porta alla vittoria sicura dei M5S. Quindi verrà cambiata: mi aspetto una legge elettorale proporzionale, in modo tale da escludere le ali estreme e continuare le larghe intese. Perché è dal 2011 che abbiamo governi di larghe intese. E il risentimento dei cittadini aumenterà. Allegria. La vedo male, ma non ho paura del futuro, accetto la sfida.