ma tu pensi davvero che se nel sud del mondo o nelle favelas, le condizioni di vita e di lavoro fossero simili a quelle dei nostri baraccati e precari, ci sarebbe il discorso delle immigrazioni?
gente che si imbarca in viaggi al limite del possibile e dell'immaginabile per chiunque di noi, rischiando la vita, e ben sapendolo.
il tutto per lavorare piu' o meno come schiavi e vivere come animali?
e sono quelli piu' fortunati.
il mondo e' bello attraverso i libri, ma non particolarmente realista.
ma che discorsi fai, ti sembra per caso che l'Occidente si rappresenti attraverso Tor Bella? O Casilino '900? Scampia? Forse la periferia ormai desertica di Detroit? O qualche banlieue povera parigina?
Cioè secondo te in Senegal pensano "
uh guarda come vivono meglio i baraccati a roma, tentiamo la sorte!"?
O forse sono attirati esattamente da un immaginario che racconta l'occidente come terra di opportunità e benessere diffuso a prescindere dalla realtà effettiva?
E infatti poi arrivano qui e vanno a fare proprio gli schiavi in qualche campo di pomodori in Puglia, mica a condividere quel presunto benessere.
Benessere che in parte c'è, ma proprio perché l'Europa è stata terra di lotte sociali di cui fortunatamente ancora ereditiamo alcuni effetti (non a caso dall'89 sempre meno)
Rispetto alle aspettative di vita ci sono i DATI.
Certo i dati bisogna saperli leggere perché chiaramente se li prendi solo sul piano nazionale, esattamente come dicevo, alcuni elementi ti sfuggono.
Ma già così qualcosa si vede, tipo che negli USA l'aspettativa di vita è 10 anni meno che in Europa, anche in Stati "progressisti" quali NY o la California. Il che ti dimostra come il problema non siano i valori liberali, ma l'eredità delle lotte (che negli USA pure ci furono, ma in una fase ancora precedente, prima che il democraticissimo potere decidesse di farla finita con i sindacati a colpi di fucile ad inizio '900).
Se i dati li scomponi sul piano sociale ti accorgi che di differenze ce ne sono ancora di più.
E che nei quartieri poveri europei e statunitensi l'aspettativa di vita REALE è simile a quella del Sud del mondo, a prescindere dall'idea che il Sud del mondo possa avere della vita in Occidente.
Quindi sei tu che vivi in un mondo immaginario, letteralmente, perché prodotto di un immaginario, che confondi con la realtà. Paradossale il tuo parlare di realismo non basandoti su mezzo dato reale, ma solo su convinzioni diffuse, sul senso comune.
Tanto che continui ad utilizzare ed affibiare categorie che io non userei MAI, quali il "buono e cattivo da lavagna e gesso".
Ma quando mai mi hai sentito utilizzare una roba simile.
Io capisco che per chi conosce il marxismo dai film di muccino (e quindi il marxista come una sorta di studentello che si rifiuta di crescere) è facile cadere in questo errore, ma continuare a banalizzare in questo modo dimostra un'incapacità di discutere nel merito portando argomenti.
Non ci sono cattivi, non ci sono colpe, come non ci sono buoni né meriti. C'è un sistema e i suoi effetti.
Cazzo nell'altra discussione sto dicendo che il popolo è BESTIALE, te pare un aggettivo che esprime "bontà"?
La demarcazione netta non è giusta né sbagliata di per sé, se hai modo di falsificarla fallo invece di ribadire stucchevoli concetti di senso comune.
aaaa società è cambiata
eeee non ce so' boni e cattivi
èèèè tutto complessoh
eeee pure er capitalismo c'ha cose bone
eeeer progresso nostro sooo sognano tutti
L'unica arma utilizzata SEMPRE contro l'argomentazione marxista è il senso comune.
Un'arma sicuramente forte ed efficace, ma non per questo valida.
Perché il senso comune non basa la sua forza sulla verifica, ma semplicemente sul grado di convincimento che genera.
Citando Goebbels che in merito qualcosa ne sapeva:
ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità