vedo che intigni con le imprecisioni sul problema agro-alimentare
tu scrivi
il chavismo ha mancato in questo, ma perché ha voluto toccare questo aspetto senza stravolgerlo, senza interventi pesanti. Questa è la sua colpa e se oggi si ritrova in mutande è proprio perché non sono intervenuti su questo espropriando e riorganizzando loro la produzione e distribuzione alimentare.
e
il Chavismo ha toppato pesantemente nella gestione del petrolio e nella distribuzione alimentare.
Ma perché ha preservato la proprietà privata dei mezzi di produzione e ha costruito uno stato paternalista, invece che attivare la partecipazione - anche armata - del popolo.
in realtà, è esattamente il contrario: il governo ha imposto un modello inefficiente per 17 anni, basato sul “socialismo del XXI secolo”, ovvero sul totale controllo di tutta la catena di produzione alimentare per garantire una distribuzione di cibo equa a tutta la popolazione, con un occhio di riguardo nei confronti delle categorie sociali più disagiate
per questo si sono appropriati, attraverso espropriazioni e nazionalizzazioni, di imprese che producevano farina, latte, olio, conserve di pesce, pomodori, concentrato di pomodoro, semi di cacao trasformato, banane
oltre alla nazionalizzazione delle imprese, hanno eliminato le coltivazioni non originarie del territorio e hanno incentivato gli incendi e la distruzione delle aziende appartenenti alle classi privilegiate
tutto in nome del popolo, con l'obiettivo di restituire queste risorse ai venezuelani, peccato però che queste azioni siano diventate una persecuzione irrazionale nei confronti di ogni prosperità autosufficiente e indipendente dal governo
trascorsi pochi anni, le imprese e le fabbriche convertite al socialismo sono fallite, per mancanza di lavoro, investimenti sbagliati o macchinari vecchi (e niente: le politiche tipo NEP, fallite quasi 100 anni fa, ancora trovano seguaci)
i grandi appezzamenti di terreno espropriati, bruciati o ripartiti alle cooperative non sono stati riconvertiti come promesso e oggi sono abbandonati, e in molti casi, i caseifici, gli allevamenti o i campi coltivati non appartengono effettivamente al popolo ma ai parenti dei governanti
a questo quadro si aggiunge la creazione, attraverso il "programma di sviluppo economico e sociale" messo in atto per sopperire alla grande crisi avviata dallo sciopero generale indetto nel 2003, di un nuovo concetto di distribuzione con la creazione della rete distributiva di prodotti alimentari MERCAL, nato ad aprile 2003
la rete mercal ha come obiettivo principale la distribuzione di una serie di prodotti
alimentari di prima necessità a prezzi bassi ed accessibili a quella parte della
popolazione con esigue risorse finanziarie
secondo i dati del ministero del potere popolare sull'alimentazione-MINAL solo nel 2005 la rete mercal ebbe più di 15 milioni di clienti, attraverso i suoi oltre 14 mila punti di vendita, nel 2006 è riuscita a commercializzare più di un milione di tonnellate di generi alimentari e nel 2010 è diventato il primo gruppo distributivo del Paese, rilevando le quote di Carrefour ai tempi primo distributore in venezuela: altro che industriali e gruppi stranieri de 'sta ricca fava
mercal conta su una rete di circa 20mila punti vendita distribuiti su tutto il territorio nazionale con una capacità distributiva (fino all'inizio dell'ultima crisi) è di circa 200mila tonnellate di prodotti alimentari mensili; inoltre, la rete mercal ha a disposizione due tenute agricole dove si producevano al mese circa 5 mila litri di latte ed un'area per la messa a coltura di riso pari a circa 300 ettari destinata alla
produzione di riso
oltretutto, ad aggravare la situazione nel 2008, per far fronte alla situazione di scarsità di alcuni prodotti di prima necessità, è stata creata l’impresa "Producción y Distribución Venezolana de Alimentos PDVAL", che ha affiancato la rete di distribuzione MERCAL, con la finalità di migliorare nel paese la distribuzione di prodotti alimentari di prima necessità: PDVAL, è in pratica una filiale di PDVSA Agrícola ovvero il ramo della società nazionalizzata di estrazione petrolio che si occupa della produzione agricola
oltre all'utilizzo iniziale come punti vendita delle installazioni della compagnia statale del petrolio, avvalendosi dei Pdvalitos, la rete distributiva di PDVAL è cresciuta fino a quasi 800 strutture su tutto il territorio; il problema è sorto con la decisione di utilizzare le strutture e caserme militari come punti vendita: immagina le conseguenze circa la gestione e la ruberia dei generi di prima necessità da parte dei quadri dell'esercito
seppure non esistano dati aggiornatissimi, il segmento MERCAL+PDVAL ha coperto quasi il 60% della distribuzione venezuelana (no, non è che il restante 40% sia in mano solo ai cattivoni: se consideriamo le cooperative di distribuzione - cecosesola e coopercentro - ed i supermercati familiari, ai cospiratori stranieri o cmq agli industriali ricchi resta poco più del 20% della catena distributiva venezuelana, con il quale - diciamolo - non metti in ginocchio un intero paese)
il problema distributivo è nato con l'errore fatto dagli economisti chavisti che credevano che il prezzo del petrolio seguisse un trend di eterno rialzo (dal 2003) senza prevedere delle politiche di ammortizzazione relative ad un crollo (probabile, presunto, anelato e guidato) del suddetto prezzo
le politiche di sussidi per le classi sociali più disagiate adottate dal governo, in momenti di vacche grasse, hanno fatto crescere a dismisura il fenomeno mercal che ha continuato ad espandersi ed a ritagliarsi uno spazio sempre più ampio nello specifico segmento del mercato venezuelano, a discapito dei suoi concorrenti, no aiutati dal governo: altro che "complotto della grande distribuzione straniera" (che, peraltro, da dati ICE - istituto commercio estero italiano - è presente in venezuela attraverso gruppi olandesi - shv - e spagnoli - plan suarez)
altra mazzata all'economia del paese è il controllo del cambio bolivares/dollaro: questo controllo ha portato a un sistema corrotto e illegale, dove gli alleati o gli amici del governo pagano pochi bolivares per 1 dollaro, mentre il cittadino medio paga più di 1000 bolivares
per molti questa situazione è diventata un vero e proprio business: tanti comprano il cibo all'estero con valuta preferenziale e lo rivendono in Venezuela a prezzi altissimi o speculando sui tassi di cambio
tra l'altro sono anni che non si importano automobili, macchinari né pezzi di ricambio, quindi diventa molto difficile trasportare i rifornimenti in tutto il paese e questo è aggravato dal coinvolgimento di interessi privati e personali dei membri delle forze militari che hanno il controllo delle dogane e chiedono delle mazzette ai produttori e ai distributori di prodotti alimentari
da qui le lunghe code al supermercato, il mercato nero dei bachaqueros e la disperazione per ottenere il cibo
i bachaqueros, che prendono il nome da bachaco, una formica rossa che attacca le piantagioni impossessandosi delle foglie, sono coloro che comprano a prezzi regolamentati e li rivendono a prezzi maggiorati, anche del 1000%
e, per diventare bachaqueros, devi avere aderenze molto prossime con i sistema di potere vigente (partito, militari, polizia, funzionari pubblici)
parliamoci chiaro. chi prima si poteva permettere una cena in un ristorante di lusso lo può fare anche adesso, anche perché tutti i prodotti non regolamentati (quindi non di prima necessità) sono reperibili: il problema è che la totalità della popolazione non rientra in questa élite, generalmente vicina, molto vicina, ai potentati della PDVSA e la popolazione burocratica-partitica da loro corrotta
quindi, si è creato un paradosso: un governo orientato al popolo che sta affamando il suo stesso popolo grazie a politiche sbagliate, previsioni fasulle, investimenti a perdere, accentramento delle risorse senza alternative