Tralaltro, perché la notte non é sempre detto che porti consiglio, c'é una fattore fondamentale che l'estensore dell'articolo dimentica di scrivere. Non un dettaglio ma il cuore del problema.
Che a metà degli anni 90 il rugby é diventato uno sport professionistico. Fino a quel momento i grandi campioni dell'emisfero sud venivano in Italia a giocare nelle pause dei loro campionati sfruttando il fatto che mentre da loro era estate qui era inverno. Ed essendo sulla carta dilettanti spesso non costavano tanto. Questo permise appunto al Petrarca Padova di far venire a giocare nel campionato italiano gente come Campese, Botha, Shelford, Kirwan, Lynagh e tanti altri. Addirittura, appunto, uno dei migliori giocatori della storia del rugby venne a giocare in A2 con la Lazio.
Questo permetteva a società semi dilettantistiche di portare in Italia giocatori che hanno fatto la storia di questo sport senza averne i mezzi. E' simpatico scrivere che i Giapponesi possono permettersi Dan Carter e che noi dovremmo fare la stessa cosa. Ma Dan Carter non é più, come poteva esserlo un David Campese negli anni 80, un dilettante fenomenale che si allena 3 volte a settimana e lo porti a Padova 4 mesi l'anno con la scusa di un pur notevole rimborso spese. Dan Carter a Parigi stava sui 2 milioni di euro l'anno. Come cazzo ce lo porti a Rovigo ?
Oggi il rugby é uno sport professionistico che comporta, per le società spese importanti. Una rosa decente deve comprendere almeno 40 giocatori. Un botto. La Benetton, sebbene sia sponsorizzata da una delle aziende più ricche e conosciute del paese, ha un budget intorno ai 10 milioni l'anno, che per le nostre latitudini é un'enormità. E credo riceva anche dei fondi federali grazie alla lega celtica.
Ma sono soldi che non ritornano. Se gli dice benissimo alla fine dell'anno vanno pari.
Si, certo, un campionato italiano in cui ci fossero 10, 15 squadre sarebbe bellissimo, ma anche in Francia arrivano difficilmente ad avere 10 squadre competitive. E va detto anche che questo fenomeno ha devastato il serbatoio storico del rugby francese facendo affondare tutte quelle piccole squadre che per decenni hanno dominato il campionato transalpino. Perché, nel periodo dilettantistico, era facile per i piccoli paesi pirenaici avere squadre competitive pagando, magari, i giocatori con assunzioni in comune o cose del genere. Questo periodo é finito. Anche il rugby francese si sta polarizzando sui grandi centri urbani, dove ci sono i fondi. E anche in questo caso, spesso, la questione é complicata. Due anni fa lo Stade Français ha rischiato, e in parte ancora rischia, il fallimento e aveva addirittura proposto la fusione con i rivali storici del Racing.
Insomma, la questione é complicata, in parte per ragioni storiche legate allo sviluppo del rugby italiano che é eccessivamente legato a zone geografiche ben precise* e in parte anche per l'evoluzione del rugby internazionale che richiede sempre più fondi e risorse anche in paese più evoluti del nostro.
* Giusto per dire, quest'anno ci sarà il campionato del mondo U20 in Italia. Un evento piuttosto seguito nei paesi dove il rugby é sport importante. Tutte le partite si giocheranno tra Verona, Viadana e Calvisano. Per dire dell'iniquità della questione.