Sono passati nove anni da quando Marco se n'è andato, il 14 febbraio. Nella notte degli innamorati lui è partito per la sua ultima fuga , lasciandosi alle spalle tutto: le vittorie, le accuse, gli amici che lo amavano, e mamma Tonina che ormai non ha più lacrime da piangere.
E' passato tanto tempo eppure per chi gli ha voluto bene quel dolore è ancora lì, pungente e aspro, come quella notte; e con un senso pesante d'ingiustizia che ancora graffia l'anima. E sapete perché...? Perché Marco ha pagato con la sua stessa vita, e volontariamente, ogni piccolo o grande errore che, come ognuno di noi, può aver commesso.
Un uomo così merita un unica cosa: il rispetto.
Lo hanno accusato, lo hanno processato anche quando ha rischiato di morire, con una macchina che lo ha travolto in corsa frantumandogli una gamba. Ma vi rendete conto? Marco condannato in primo grado in un tribunale? E per che cosa? non si sa. Pantani adesso è là, dove nessuno può più toccarlo e la verità di quel che era il ciclismo di quegli anni sta emergendo giorno dopo giorno. Ma sapete quale è l'altra verità? Doping o non doping lui sarebbe stato, lo stesso , Marco Pantani. Lui sarebbe stato comunque il più grande. Gli altri, a cominciare da Armstrong no. Chi l'ha conosciuto, oggi ha una sola cosa nel cuore: "Marco mi manchi".
Davide Dezan
