Faccio un discorso ampio da cellulare, quindi forse un po' troppo disunito e fuori fuoco: Da oramai ex giocatore di rugby voglio un attimo sfatare questo mito della "purezza" di uno sport rispetto ad un altro.
Ogni sport ha una sua filosofia di base che premia a volte la resistenza, altre l'agilità, altre la coesione di squadra etc.
Il rugby italiano ha vissuto, nel suo periodo di massima gloria (circa 1995-2007) e massima popolarità soprattutto nei media, un processo agiografico che lo rende antipatico ad appassionati di altre discipline.
Se da un lato è assolutamente vero che, essendo uno sport di contatto, se ti metti a urlare e piangere per ogni contatto/falletto il gioco diventa impraticabile, dall'altro non enfatizza abbastanza la complessità delle regole che sottendono a questo gioco che permettono di viverlo in assoluta (relativa) sicurezza poiché tutto è codificato dal placcaggio alla mischia, dalla touche alla ruck.
Per mia personalissima sensibilità le "componenti" del calcio (per fare il paragone che hai fatto tu) che più mi urtano sono la simulazione, la perdita di tempo e la scorrettezza in senso assoluto sugli spalti o in campo.
In parte perché assolutamente impraticabili nel rugby (tempo effettivo, l'arbitro non ferma il gioco in caso di infortunio salvo colpi alla testa e il giocatore viene medicato sul campo mentre gli altri giocano salvo sanguinamento) e In parte perché contrarie allo spirito dello sport (contrarie anche allo spirito del calcio se poi vogliamo essere precisi),
Ma immagino che questo sia anche lo scotto che si paga quando uno sport è immensamente più popolare di un altro e che quindi attrae non solo sportivi e appassionati di quello sport che magari lo hanno praticato e sanno due o tre meccanismi, o le fatiche che si fanno e complessità nell'applicazione di alcuni concetti ma una folla molto variegata che segue uno sport anche senza averne una particolare conoscenza oppure che porta, vista la sua importanza, a piegarne i princìpi in funzione del risultato finale influenzando anche chi lo pratica.
Non solo, vivendo uno sport come tale e non come ragione esistenziale/sociale/di appartenenza è più difficile voler trarre qualunque vantaggio a detrimento del gioco in sé.
Ho messo in fila dei pensieri, non per forza coerenti, non per enfatizzare il trito e stantio paragone tra uno sport e l'altro, ma solo per immaginare perché alcune cose sono più probabili con la maggiore popolarità di uno rispetto all'altro. In sintesi non è il valore sportivo alla base che cambia ma la percezione di chi lo segue che ne modifica i valori o li torce.