L'unico Francia-Italia allo stadio che ho perso é stato nel 2018 perché si giocò a Marsiglia.
Le abbiamo perse tutte. Alcune anche in malomodo.
Andai anche vedere il test match, subito prima del mondiale del 2019. Poi l'ultimo nel 2020.
Uscii dallo stadio bestemmiando per l'orribile spettacolo dato dai nostri azzurri, anche perché gli avevo dato una piotta tra biglietto e parcheggio. Abito a pochi km dallo stade de France, me la potrei anche fare a piedi. Ma stavolta non mi va. Nei primi tempi qualcuno, per accompagnarmi, lo trovavo sempre. Adesso manco i francesi ci vogliono venire più Lo stadio sarà mezzo vuoto. Lo riempiranno con biglietti gratuiti e scolaresche in gita premio.
Che il futuro del rugby italiano sia roseo lo scriviamo da vent'anni. E da mo che il futuro é diventato passato. Anche remoto. Di giocatori di livello, qualcuno, lo abbiamo anche ma a forza d'aspettare ci siamo fatti vecchi.
Nel torneo 6 nazioni del 2013 facemmo il nostro miglior risultato, con due vittorie più che di prestigio, contro Irlanda e Francia. Anche nel torneo U20 facemmo molto bene. Ricordo di aver visto, in TV, quell'anno la nostra Under prendere a pizze i pari età irlandesi. C'era Campagnaro, tra i nostri ragazzi.
9 anni dopo l'Irlanda é tra le migliori nazioni del mondo e Campagnaro gioca in ProD2 francese, gioca, diciamo che riscalda la panca.
Da vent'anni si fanno sempre gli stessi discorsi. L'idea di avere due franchigie era una buona idea, é diventata pessima nel momento in cui piccole gelosie territoriali ne hanno minato alla base il valore e l'efficacia. Dovevano servire per allargare il rugby all'intero paese, e invece si stanno restringendo sempre di più nell'ormai mefitico angolino del veneto tra Treviso e Padova. Il nuovo presidente federale, espressione di quella politica del campanile veneto e che il rugby, in Italia, si deve giocare solo ed esclusivamente tra San Donà di Piave e Treviso. Il nuovo presidente federale, ovviamente eletto coi voti veneti, sembra già intenzionato a portare la franchigia che ora é a Parma (comunque a meno di 100km dal veneto) a Padova. Cosi che se la vedranno fra di loro.
Tra i convocati della nostra under, a parte qualche ragazzetto di origine italiana ma cresciuto all'estero, la maggior parte dei convocati viene da quelle zone, qualcuno da roma, ma poca roba. Il resto d'Italia zero carbonella. C'era una volta la bellissima esperienza aquilana, da cui va detto sono usciti giocatori che hanno fatto la storia del rugby italiano, come Masi e, in via indiretta, anche Sergio Parisse. Vuoi per il terremoto che ha distrutto molte strutture, vuoi per disinteresse della federazione, ora non c'é più. Il rugby campano, quello siciliano, é stato devastato. Anche quello Milanese va detto. Quei serbatoi che nel corso dei decenni ci hanno dato giocatori come Lo Cicero, Perugini, Mascioletti, Festuccia, Troiani, non esiste più.
Si doveva andare a cercare i talenti per far esplodere il rugby italiano in tutta la penisola.
Di riffa o di raffa si é arrivati a drenare risorse e conoscenza solo tra quei quattro contadini incolti che da decenni tengono il nostro rugby in ostaggio e lo soffocano appena prova a mettere la testa fuori dai confini della serenissima regione. Allora andassero affanculo.
ps. Tanto poi lo so che domenica me riprende l'orgoglio e ci vado. Ma per ora lo scoramento vince.