Mi faccio carico di aprire un topic prendendo spunto dalla discussione che stava partendo da qui:
Pasquale Bruno intervistato dal Corriere dello Sport, senza peli sulla lingua:"Vlahovic, Chiesa, Dybala, Zaniolo, Lukaku? E questi sarebbero campioni? Non fatemi ridere. E perché non parliamo dei difensori di oggi? Sogno di vedere Bonucci costretto a marcare in campo aperto Maradona o Van Basten, Careca o Aguilera. I veri fenomeni erano quelli di un tempo, di un calcio in cui la serie A dominava il mercato: Vierchowod, Gentile, Francini, Ferrara, Annoni, anche Villa".
"Mi chiedono spesso di contare quante partite avrei giocato con le nuove regole. Gli arbitri neanche mi ammonirebbero con gli attaccanti attuali, scarsi come sono. Non gliene darei motivo. Avrei bisogno di anticipare Belotti o Immobile quando ogni stop di Belotti finisce a tre metri? Non sto scherzando. Prima facevo fallo perché era impossibile anticipare Van Basten, Careca, Pato Aguilera, Ruben Sosa, e Maradona manco lo cito. Con la qualità che hanno adesso, figurati… Il calcio di oggi evito di guardarlo, una sofferenza, una tristezza, una noia. Anche la Nazionale l’ho vista poco e quel poco a strappi".
Ora, a parte la specificità della citazione e del suo autore, a volte anch'io che pure non mi sento "passatista" mi sono trovato a fare inevitabili paragoni con il calcio degli anni 80 e soprattutto 90, con il quale coincidono i miei ricordi di ragazzino.
Ovvio che il tempo filtri un po' tutto, anche perché fa sentire la nostalgia non tanto dei tempi in sé, quanto dei momenti della nostra viva legati a quei tempi. Però nel calcio ci sono anche aspetti oggettivi che sono cambiati negli ultimi almeno trent'anni, dalle regole alla preparazione fisica, al fatto che si giochi molto di più. Ne consegue che sono cambiate anche le caratteristiche tecniche necessarie perché un giocatore possa arrivare a certi livelli, per cui trovo che abbia poco senso applicare paragoni diretti tra giocatori di epoche diverse.
Restano però gli aspetti da tifoso, anzi ancor più di appassionato di calcio. E su questo fronte, in particolare negli ultimi due-tre anni mi sono trovato più volte a interrogarmi su quanto, a parte il coinvolgimento emotivo per la Lazio, effettivamente mi divertisse vedere una partita da neutrale, solo per il gusto di vederla. E devo ammettere con me stesso che il calcio sempre più fisico, la ragnatela di passaggi, l'insistenza nella costruzione dal basso finiscono spesso per non appassionarmi molto di più di quanto non facessero i retropassaggi al portiere e l'indolente circolazione di palla delle partite degli anni Ottanta davanti alle quali, da bambino, puntualmente mi addormentavo.