'sera ragazzi.
Ieri sera ho assistito agli sproloqui di Sacchi, e non ho più dubbi nel definirlo un patetico rin[...]to.
Stiamo parlando di uno che pontifica da anni predicando umilté (cit.), rispetto, cultura sportiva ed etica.
Lui, proprio lui, l'allenatore del Milan che, nell'ordine:
1) comprava giocatori -strapagandoli- solo per toglierli alla concorrenza e li faceva marcire in tribuna.
2) era in panchina la notte dei lampioni marsigliesi.
3) era in panchina quando Borgonovo e Massaro, al minuto novantatre di una semifinale di Coppa Italia contro l'Atalanta (parziale 1-0 per i bergamaschi), non restituirono una rimessa laterale ottenendo il rigore che valse pareggio e qualificazione.
4) era in panchina a Verona nel lontano 1990, quando Van Basten gettò la maglietta e il suo mister si fece espellere per proteste.
5) il suo Milan giocava partite a ritmi vertiginosi al mercoledì e alla domenica successiva perdeva ad Ascoli, pareggiava col Pisa o andava sotto a Verona camminando per il campo.
Se è mai esistito l'aiutino chimico nel calcio italiano degli anni Novanta, tutto è partito da Pincolini.
Uno dei più falsi perbenisti che ha infestato il calcio negli ultimi trent'anni.
Ah, fra parentesi, il grande filosofo Sacchi deve la sua fama a due coincidenze quantomeno curiose:
1) lo scudetto del 1988, conquistato contro un Napoli che smise di giocare, con lo spogliatoio frantumato (ricordate gli "ammutinati" contro Ottavio Bianchi?) e voci su presunte pressioni della malavita che non avrebbe visto di buon occhio il bis di Maradona e soci.
2) la nebbia belgradese, che impose la sospensione di un match che il grande Milan stava perdendo male ad un quarto d'ora dalla fine. Niente replay, niente prima Coppa dei Campioni, niente Vate di Fusignano. E probabilmente, niente grande Milan e di conseguenza niente Berlusconi "in campo".
Ipocrita.