Dopo i primi due turni, la cosa che colpisce più di tutte è il predominio calcistico del continente americano che, tranne la cenerentola Honduras, ha saputo proporre le sue rappresentative come le migliori fin qui viste, a livello sia di rendimento che di gioco.
Alle corrazzate Argentina e Brasile, che pur non entusiasmando ancora, soprattutto la seconda, possono vantare punteggi pieni assieme a Olanda e Cile, si aggiungono appunto Cile, Messico e Uruguay, vere e proprie sorprese positive dell'intera manifestazione, e se vogliamo anche gli Stati Uniti che, pur non avendo ancora mai vinto, ha mostrato grande solidità e capacità di reazione alle avversità, meritando il match point di domani pomeriggio contro l'Algeria (in caso di vittoria, il passaggio di turno è matematico).
Giudizi alterni, nonostante i 6 punti per ciascuna, quelli che toccano rispettivamente a Brasile ed Argentina.
Questi ultimi hanno dimostrato finora di saper reggere brillantemente il peso di un numero così elevato di giocatori dal talento cristallino contemporaneamente in campo (Tevez, Higuain, Di Maria e ovviamente Messi, ben 4, di più forse è impossibile...), senza particolari contraccolpi, anzi, addirittura cambiando modulo rispetto alla prima partita, quando a far parte dell'undici titolare c'era anche Veron, assente invece contro la Corea.
Dal 4231 visto all'opera contro i nigeriani, si è passati al 433 della goleada contro gli asiatici, con Maxi Rodriguez a fianco di Mascherano e l'indietreggiamento di Di Maria sulla linea di centro campo. Tatticamente la squadra sembra legata principalmente alle possibilità di Messi e Tevez di ricevere palla tra le linee arretrate avversarie. La loro spiccata capacità di puntare l'avversario o la porta sono l'arma che deciderà più di ogni altra le sorti della nazionale di Maradona.
La nazionale carioca invece sembra molto più monolitica, a cominciare anche dai numeri di maglia scelti per i 23 presenti al mondiale: i titolari fin qui utilizzati, infatti, sono espressamente contrassegnati dalla numerazione classica dall'1 all'11, quasi a sancire di fatto la loro inamovibilità e di conseguenza a relegare tutti gli altri a ruolo di semplici comprimari, o peggio tappabuchi. Una scelta molto radicale, quindi quella di Dunga, che mostra di voler contare unicamente su quel blocco di 10 giocatori più portiere e di non prevedere turn over vari o scelte inizialmente differenti in relazione all'avversario affrontato (anche se col Portogallo, suo malgrado, sarà costretto a farlo, per via dell'espulsione di Kakà rimediata contro la Costa d'Avorio).
Il Brasile fin qui ammirato, si mostra in un classico 4231, con il terzetto di trequartisti talentuosi Elano, Kakà e Robinho a supportare l'unica punta Fabiano e con Gilberto Silva e Felipe Melo a orchestrare alternativamente il gioco partendo dal basso. Balza subito agli occhi la grandissima similitudine con le scelte di Maradona, soprattutto pensando alla prima partita contro la Nigeria, quella con Veron in campo.
Evidentemente anche per il Brasile molto si basa sulla capacità del trio di 3/4isti di creare situazioni tra le linee arretrate avversarie.
La differenza invece sta prima di tutto nel centrocampo: il duo brasiliano è molto più di sostanza, ritmo e geometria, mentra quello argentino, che pecca un po' di muscoli è molto più incline al talento, all'accelerazione bruciante, alla giocata improvvisa. Per dirla con una metafora automobilistica, quello brasiliano sembra un motore diesel, adatto per non tradire mai ma anche per non stupire. Tutto il contrario quello argentino, perché come detto, il duo Mascherano Veron è una miscela di talento e intuizione davvero notevole.
Quello che il Brasile, rispetto all'Argentina, perde a centrocampo, per quanto riguarda velocità e capacità di sorprendere l'avversario, lo guadagna invece sulle fasce. I terzini brasiliani infatti, a differenza di quelli argentini, sono due stantuffi inesauribili, e i flussi di gioco carioca dimostrano molto chiaramente che quando la squadra non riesce o trova difficoltà a portare danni in profondità, può provarci (e ci prova! eccome se ci prova), anche in ampiezza.
E' un tipo di imprevedibilità che l'Argentina invece non può vantare: i due terzini Gutierrez e Heinze non hanno tra le loro caratteristiche quelle di "fluidificare", cosa che invece fanno disinvoltamente i colleghi Maicon e Bastos, ma restano sempre abbastanza bloccati, e se li vediamo in proiezione avanzata è unicamente sui calci piazzati, tipo angoli o punizioni laterali dalla tre quarti.
Una scelta abbastanza comprensibile, quella di Maradona, poiché è questo assetto che permette alla squadra di sopportare i 4 più il vecchio e mai mobilissimo Veron (non lo era neanche 10 anni fa alla Lazio, figuriamoci ora...), senza particolari squilibri. E che getta una luce molto limpida anche sulla rinuncia a Zanetti, uno dei più grandi terzini d'attacco del mondo.
Dunga invece, data per scontata la grande mobilità dei difensori di fascia, prova a riequilibrare l'assetto grazie al sacrificio dei due centrali di centrocampo, che risultano quasi bloccati: Silva e Melo non si allontanano mai troppo da casa base, ossia il cerchio di centro campo e la linea della difesa. E ancor più difficilmente li vedi ad oltre 10/15 metri di distanza l'uno dall'altro.
L'effetto finale, finora, ci consegna un Brasile molto più compassato e, diciamolo, noioso, cosa davvero paradossale. Questo soprattutto per la scarsa vena di uno dei suoi protagonisti annunciati, Kakà: tuttora un lontano parente del giocatore pallone d'oro 2007.
Una squadra che va avanti a folate e singole giocate, come quella di Maicon che ha sbloccato la partita contro la Corea del Nord, o quella di Fabiano che ha messo in cassaforte il risultato contro la Costa d'Avorio. E un'Argentina invece molto più frizzante e convincente, in grado di creare tantissimo e allo stesso tempo di mantenere il possesso di palla a lungo, senza particolari impacci. Ma soprattutto di saper colpire ogni qualvolta le si presenti occasione. Non soltanto attraverso le qualità dei suoi singoli più attesi, se è vero che né Messi né Tevez, finora, hanno trovato la via della rete.
(segue più tardi, con tutte le altre... se c'ho tempo...)