"Quello "ruspato" nel 1942 mi è tornato in mente vedendo la cerimonia che si è svolta il 9 gennaio scorso all'Altare della Patria dove è stata deposta una corona d'alloro al sacello del Milite Ignoto per celebrare i 111 anni della SS. Lazio e per ricordare i 42 atleti della Polisportiva morti durante la guerra. Tra questi le medaglie d'oro al valore militare Scalia e Friggeri, Chiesa, De Mori, De Rinaldis, Gaggiotti, Alberto Canalini, Kusterman, Rivalta, Mengarini, Mar-sili, Ausenda, Nazzari, Gaslini, Levi (II), Leonardo e Mario Di Napoli. Contemporaneamente il pensiero è andato a quei fortunati che, mentre gli altri rischiavano al fronte, erano tornati per giocare per la A.S. Roma. Il tutto testimoniato dai documenti pubblicati in questa pagina. Ecco come andarono realmente le cose. 1939, l'Italia entra in guerra e un milione di italiani sono costretti ad indossare la divisa e partire per i vari fronti. Tra questi naturalmente anche i calciatori di serie A. Il campionato '41-42 non si sarebbe dovuto disputare causa conflitto ma un deciso intervento di alcuni alti "papaveri" del regime fece cambiare idea alla Federazione. Il torneo iniziò con due mesi di ritardo, (26 ottobre, ndr). Napoli, Modena e Livorno furono le società più colpite, ben sette i giocatori richiamati alle armi. Inevitabilmente ne pagarono le conseguenze, serie B per le prime due, mentre il Livorno si salvò all'ultima giornata. Lazio e Roma, come tutte le altre squadre della serie A, fecero la loro parte con 5 atleti inviati al fronte. Con una differenza: quelli della Roma dopo pochi mesi tornarono a casa. Fortuna? No, aiutino! Infatti il presidente della Roma Bazzini l'11 settembre inviò una lettera al Consigliere Federale Monzeglio con la richiesta di intercedere con il Duce per far rientrare i 5 giocatori chiamati alle armi al fine di rendere più competitiva la squadra che rappresentava la capitale (!). In quei giorni le incursioni della Raf sul nostro Paese non si contavano, Torino, Porto Marghera, Genova, Savona, Milano, Livorno, Varese, Monza, Cagliari, Trapani, Palermo, Merano, Verona, Alessandria, Pavia, Brindisi, Vercelli,Taranto, Crotone, Catania, La Spezia, Messina, Licata, Siracusa, Reggio Calabria, Catanzaro, Marsala, Augusta, Ragusa, Comiso, Pescara, Venezia, Bologna, Vado e Novi Ligure, Pisa, Modena, Trieste, Bari e soprattutto Napoli subivano quasi quotidianamente pesanti bombardamenti, la gente aveva paura. Un lusso che il regime non si poteva permettere. E il calcio diventò l'oppio del popolo.
La supplica della Roma fu accolta e i 5 titolari il 26 ottobre, prima di campionato, furono tra i protagonisti del 5 a 1 inflitto al Napoli privo invece dei sette titolari impegnati al fronte. I giallorossi furono Tunica società ad avere a disposizione l'intera rosa dei titolari, le altre 15 partecipanti al torneo non ebbero questa "fortuna". A quelli che non vorranno dar credito a quanto letto fino ad ora cito l'onestà di Amedeo Amadei. Intervenendo in una puntata del programma di Rai 3 "Sfide" nel raccontare dello scudetto del '42 ammise che il ritorno dalle armi dei 5 compagni fu determinante per la vittoria dello scudetto. Oggi quando la racconto non c'è un romanista che crede a questa storia.
"Te la sei inventata perché stai a rosicà". lo sorrido perché comprendo la loro ignoranza, se la prendono perché ignorano la storia. La ignorano perché chi aveva il dovere di raccontarla l'ha nascosta e la nasconde ancora oggi. Senza nessun pudore, senza nessuna vergogna.
A "noi" va bene, sia chiaro.