Roma-Inter: Far West, altro che esempio
08:32 del 06 maggio
Calcio polveriera, calcio manicomio. L’Inter guerriera strappa la Coppa Italia a una Roma troppo carica e, per questo, troppo rigida. E uno, dunque: in attesa di scudetto e Champions League, Mourinho raccoglie il primo scalpo. Altra categoria, Diego Milito: il gol ne riassume la carriera e il repertorio. La partita si dipana aspra e isterica, in linea con la tendenza italiota. Se sulle gradinate fila tutto (abbastanza) liscio, sono i giocatori in campo a darsele come hooligans, complice il buonismo di Rizzoli: a rischio rosso Burdisso, Materazzi, Mexes, Perrotta; a rischio rigore, Samuel.
Impossibile non espellere Totti, alla fine: il calcio a Balotelli è vergognosamente cercato, voluto, mirato. Un gesto squallido e ingiustificabile. Totti: il capitano, il simbolo. Altro che Nazionale. Per la cronaca, era già stato ammonito (e graziato). Ranieri lo aveva lasciato in panchina per un tempo: a maggior ragione, avrebbe dovuto essere freddo, lucido.
Contro la Sampdoria, in campionato, l’Inter finì in nove; la Roma ci è andata vicina, con Tagliavento sarebbe rimasta in otto o giù di lì. Quando l’arbitro non «fa paura», lorsignori si adeguano, regolando antiche e fresche pendenze con armi e trucchi che si spingono ben oltre la decenza. Anche al termine dell’ordalia, scaramucce e scintille (Taddei su Muntari), con tanto di solitario invasore. L’ennesimo, volgare, spot che l’Italia ha regalato a coloro che ci aspettano al varco. Il 28 maggio, si assegnano gli Europei del 2016. Siamo in lizza con Francia e Turchia: da Lazio-Inter a Roma-Inter tira una gran brutta aria.
L’Inter non ruba nulla: sa cosa vuole, e, soprattutto, sa come prenderselo. La Roma non c’è con la testa, la tensione la conduce troppo lontano dal gioco e dalle esigenze. Il raptus di Totti ne incarna l’impotenza e l’incoscienza. Ha 33 anni, non è più un pivellino. Coppa all’Inter ma questo, credetemi, è il meno. Sui giornali stranieri, si parlerà di ben altro.
(La Stampa)
Roberto Beccantini