Questo è uno di quei giorni che ti senti un altro pezzetto della tua vita che se ne è andato. Praticamente coetanei, protagonista assoluto dell'ultima Nazionale Italiana che sia mai valsa la pena di guardare, per quanto riguarda me.
Ricordo che dove lavoravo, in piena crisi e in cassa integrazione, si presero la soddisfazione di non farci uscire un'ora prima per poterla vedere tutta, e la corsa a casa per il secondo tempo nella sola speranza che il Brasile non l'avesse già chiusa.
E invece, al triplice fischio, la corsa al lungomare dove sapevo sarebbe stata festa grande per tutta la notte, ancora prima della finale.
Un protagonista indimenticabile di quegli anni, sempre amato anche perchè la sua immagine è legata più alla Nazionale che a qualsiasi altra squadra di club juve compresa, che dopo non averci creduto ebbe il merito di dargli fiducia dopo la squalifica (ma forse per loro significava solo un'occasione) ma nel cui gruppo non si inserì mai del tutto.
L'unica squadra di club con la quale lo identifico ancora è il Lanerossi Vicenza di GiBi Fabbri, in quei tempi dove si snocciolavano le formazioni a memoria e alcune me le ricordo certamente meglio delle poesie imparate a scuola
la linea offensiva dell'attacco più prolifico del campionato di quella squadra che nel '78 chiuse seconda dietro solo alla juve suonava così
Cerilli-Salvi-Rossi-Faloppa-FilippiE ricordi di un tempo che, visto da oggi, pareva fatto di persone migliori. Come dimenticare le immagini col presidente Pertini, Bearzot, Zoff. Ma forse è solo la prospettiva e la nostalgia di un tempo che pare non esserci più.
Di certo Pablito, per quel poco seguito in questi anni, pareva essere rimasto una persona per bene, distante anni luce dal mondo dei piccoli caciaroni di ex calciatori che fanno un insopportabile chiasso su televisioni radio giornali e quant'altro.
Riposa in pace, Pablito, e le mie più sincere condoglianze alla tua famiglia