I contro-mondiali degli impoveriti (Il Manifesto 19 maggio)

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I contro-mondiali degli impoveriti (Il Manifesto 19 maggio)
« il: 19 Mag 2010, 08:47 »
Citazione da: Serena Corsi
Con il fischio d'inizio dei mondiali di calcio ormai prossimo, hanno sempre meno audience le voci di quelli che non solo sono rimasti esclusi dall'arricchimento sudafricano e dai passi avanti della Nazione Arcobaleno nei quindici anni di post-apartheid, ma che si sono opposti fin da subito alle grandi opere per la realizzazione della Coppa del Mondo. Fra loro, venditori ambulanti e autisti di mezzi di trasporto abusivi, ma soprattutto i movimenti degli abitanti delle baraccopoli, spazzati via per fare posto a qualche infrastruttura sportiva o turistica. Ma soprattutto per tenere lontano dalla telecamere la povertà che ancora riguarda tre quarti della popolazione.
Abahlali baseMjondolo («quelli che vivono nelle baraccopoli» in lingua zulu) è il più grande movimento di «impoveriti» del Sudafrica, con sedi in più di quaranta città, in particolare a Durban, Pinetown, Città del Capo, Pietermaritzburg e Port Shepstone. Secondo il Times il movimento ha «scosso il panorama politico del Sudafrica». Chi conosce da vicino la loro prassi politica li paragona, mutatis mutandis, agli zapatisti messicani. «Ipolitiki ephilayo» è la loro parola d'ordine. «La politica della vita»: la loro lotta non mira a che venga riconosciuto l'uno o l'altro diritto fondamentale - acqua, elettricità, casa - bensì, ancora più radicalmente dal punto di vista simbolico, che li si riconosca come esseri umani. Loro e tutti gli altri impoveriti del Sudafrica, dell'Africa, del mondo. Quella del movimento Abahlali è anche la politica dei poveri: tutto il movimento è gestito da poveri e per i poveri. Questa scelta di non delegare a nessuno la lotta ha fatto andare su tutte le furie gli amministratori locali, ma anche molte Ong e persino qualche istituzione ecumenica.
Inevitabile che con l'avvicinarsi dei mondiali aumentasse la pressione del partito di governo, l'ANC di Jacob Zuma, che a Durban, la città in cui è basato il movimento, è rappresentato da Jonathan Sutcliff, autore fra l'altro dello Slums Clearence Act, un decreto che facilita gli sgomberi di baraccopoli in zone che dovrebbero essere «pulite» entro il fatidico 11 giugno. Ecco perchè nel settembre del 2009 Abahlali è stato attaccato con una violenza e un accanimento che non hanno precenti nella recente storia sudafricana: la loro sede nella storica baraccopoli di Kennedy Road distrutta, diversi portavoce in carcere. E' più o meno all'epoca di questi fatti che un gruppo di persone (in particolare i missionari comboniani di Castelvolturno e la redazione di Carta) vicine al movimento lancia l'idea dei «mondiali al contrario»: un tour di alcuni militanti del movimento presso movimenti italiani impegnati in altrettante lotte di base. Votati dai compagni di Abahlali per rappresentarli, Busisiwe, Thembani e Philani sono sbarcati ieri a Roma. «La Coppa del Mondo esclude la maggioranza dei cittadini sudafricani. I poveri non sono ammessi nelle città, le baraccopoli sono state espiantate, soprattutto a Città del Capo, per far posto alla strutture. I mondiali sono un grande evento ma il momento è sbagliato, il nostro paese non è pronto»
I tre incontreranno associazioni e movimenti per raccontare che cosa significa la Coppa del mondo per i sudafricani più poveri, e ascoltare a loro volta il racconto delle lotte sociali di qui. Ieri sera hanno raggiunto Castelvolturno per incontrare i loro fratelli migranti, oggi si sposteranno a Reggio Calabria, il 20 e il 21 maggio saranno tra Chieti e l'Aquila, dove visiteranno il villaggio autocostruito di Pescomaggiore. Il 22 maggio a Pisa; da lì a Verona e poi a Vicenza con i No Dal Molin, a Milano alla Casina Torchiera, in Val di Susa con i No Tav. Infine di nuovo a Roma, il 29 e 30 maggio, presso il centro sociale Strike, poi in visita al Forte Prenestino e alla città dell'Altreconomia. Per tutti una buona occasione di incontrare, finalmente, un movimento di base africano.


 

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