Pensieri sparsi:
- il valore di Sartori non è definibile estraniandolo dal contesto, e su questo Paris ha ragione. Però è stato l'artefice del miracolo Chievo, dal triplo salto di categoria fino alla A acquisita e certificata per anni, comprensiva del preliminare (per carità, nell'anno di calciopoli, quindi facilitato dalle situazioni contingenti) di Champions'. In quegli anni sarebbe riduttivo fare la lista dei giocatori acquistati e/o valorizzati, sta di fatto che ha montato e mantenuto un organico in grado di rimanere in serie A con continuità, basterebbe questo per giudicarlo positivamente al di là dei soldi (pochi) investiti da campedelli. Il passaggio successivo alla dea mi sembra che quantomeno abbia mantenuto il trend, e non è roba da poco.
Probabilmente è uno che si sceglie bene il suo staff e soprattutto le sue destinazioni, ed ecco perché forse non approda ancora in una big conclamata: non tutti i professionisti puntano ad andare dove l'oro luccica, soprattutto quelli che hanno un ruolo dirigenziale e non "di campo", in cui l'ambiente, le strutture e le risorse a disposizione sono importantissime per stabilire se il proprio lavoro sarà vincente oppure no.
- Per me è prematuro stabilire che tare sia già fuori da formello, quindi andrei cauto sugli scenari successivi. Però potrebbe anche essere che Sarri abbia capito che non può richiedere un Giuntoli, soprattutto con tutte le conseguenze che quella scelta scatenerebbe in termini di risorse economiche necessarie, costruzione di un reparto dedicato allo scouting di livello, ecc ecc.
Può essere che stia pensando di incentrare il lavoro a monte con i suoi collaboratori più fidati (picchioni) e di lasciare che il ruolo del DS sia occupato da un professionista che non ha grilli per la testa e la volontà di stupire e/o consolidare i suoi rapporti con procuratori e operatori di mercato ma da un "esecutore" che si limiti a mettere in pratica le strategie impostate avendo capacità relazionali con il presidente.
Con questo non voglio dire che tare non facesse quello che gli veniva richiesto, ma come detto in precedenza nell'ultimo periodo era più concentrato sui vari redde rationem con Sarri e con la comunicazione che non sulla volontà di trovare strategie diverse, magari più simili a quelle che gli sono valse a ragione la sua notorietà e il suo apprezzamento.
Un cortocircuito che andrebbe interrotto una volta per tutte, avendo però anche il coraggio di stringerci idealmente la mano e di riconoscergli la bontà del suo lavoro almeno fino a un certo punto della sua pluriennale carriera alla Lazio.