"Diego è morto in una casa dove non c’era nemmeno un gabinetto: doveva usare il bagno chimico, come in un camper. Aveva il cuore che pompava solo al 38%, in aritmia e in tachicardia, con ipertensione arteriosa non gestita neppure da un semplice diuretico. Condizioni da terapia intensiva, non certo da assistenza a domicilio, assistenza peraltro solo teorica visto che nessuno si occupava realmente di lui.
In quella casa nessuno voleva o poteva occuparsi di un uomo distrutto, appena operato al cervello, intossicato dall’alcol e dalle medicine e addirittura in crisi d’astinenza da sostanze: questo è scritto nella relazione della psichiatra Agustina Cosachov, che nel momento delle frettolose dimissioni di Diego dalla clinica Olivos consigliò con forza un’assistenza medica e non solo psicologica, 24 ore su 24, oltre alla presenza costante di un’ambulanza. Nulla di tutto questo è stato fatto”.
Fonte: La Repubblica