Premettendo che mai avrei scritto questo topic se avessimo vinto, è comunque un pensiero che mi agita da un po'.
La Champions League si chiamava Coppa dei Campioni, un tempo, ed aveva un suo senso. Le squadre che vincono i campionati si sfidano. Poi la UEFA ha deciso di monetizzare l'interesse a questa Coppa. Il ragionamento è: "che senso ha, che interesse può avere se in una Coppa c'è la vincitrice del campionato lussemburghese e non - ad esempio - un Real, un Bayern, un Manchester Utd che non abbiano vinto il proprio campionato?" Si è passati dal concetto di "sfida tra le vincitrici dei campionati" a "coppa per decretare la squadra più forte". E non è la stessa cosa.
Può essere accettabile, comunque, a patto che realmente le 32 squadre che si incontreranno nella fase a gironi siano le più forti d'Europa. In realtà no, si è optato per un contraddittorio sistema per il quale, oltre alle migliori dei campionati più importanti, si impone una "quota pippe" obbligatoria, per cui alla fase a gironi poi ci va un Maccabi Tel Aviv, o un'Astana, o un Gent. Degli sparring partner per dimostrare una sorta di democrazia calcistica. Lo sappiamo che queste squadre non sono tra le prime 32 d'Europa, ma così dimostriamo che "il calcio è aperto a tutti", che "tutti possono vincere", eccetera.
Per me è un ibrido e una contraddizione, tra l'altro non vista benissimo dalle squadre più forti, che spingono (non da oggi) per una vera SuperLiga, dove si scontrino annualmente le squadre migliori d'Europa. E invece ci troviamo a vedere spareggi per entrare tra le "elette" da una parte Monaco-Valencia e Lazio-Bayer, dall'altra Astana-Apoel o Dinamo Zagabria-Skënderbeu. Non si capisce allora cosa dovrebbe esprimere, alla fine, la Champions League. Dal "campione tra i campioni" si passa alla "più forte". Ok, ma allora fai sfidare davvero le più forti. Che poi alla fine si vadano ad incontrare un Barcellona e un Bayern, con qualsiasi formula si sarebbe andati a finire là. Ma è il metodo per determinare le partecipanti che mi sembra altamente a cappero. Mi sembra un po' come quelle Olimpiadi in cui vengono iscritti partecipanti delle Isole Salomone, che finiscono gli 800 doppiati tra la commozione del pubblico e gli articoli di colore della Gazzetta, o della rappresentante dodicenne di Timor Est che termina i 1500 di nuoto quando in piscina hanno già spento le luci, o il pesista del Burundi che fa 6 metri. Per me questo non è sport. Si dirà: in questo modo si dà una chance a tutti. Fino ad un certo punto. Ciò dà adito al contrario, quando il principio non è il "vinca il migliore" a storture imbarazzanti, come i mille kenioti o etiopi che finiscono sotto bandiere arabe (cambiando nome), generose nella concessione delle nazionalità, o a ciclisti italiani che partecipano ai mondiali con vessilli sudafricani o moldavi.
Facciamolo davvero, allora, un Campionato Europeo per Club, dove ci sia una Serie A, una Serie B, e si istituisca un sistema di promozioni e retrocessioni analogo a quello dei campionati nazionali. Eliminiamo questa pagliacciata dell'Europa League, coppa inutile a livello della Coppa Italia, dove non frega niente a nessuno fino alla finale, e le squadre, dopo aver lottato un anno per raggiungerla, mandano in campo la Primavera.
Oppure facciamo una Coppa all'inglese. Ci stanno tutte, e a tutte è data una chance. Un tabellone come l'ATP, a partire - che so - dai centoventottesimi di finale. Fino alla finalissima. Nel rispetto del ranking, mica possono partecipare migliaia di squadre.
Così definita, la Champions League, imho, ha un solo senso. Quello di permettere alla roma di beccarsi il suo 7-1 stagionale. In effetti, ripensandoci...