Posto che di articoli simili ce ne saranno stati a bizzeffe, ognuno con un approccio e uno stile proprio e magari contrario ad altri.
Posto che il Napoli veniva da due anni in cui erano stati fatti investimenti importanti, con un allenatore all'epoca tra i big del momento, che lasciavano pensare che l'obiettivo fosse quello di consolidarsi nei top club d'Europa, e quindi un minimo di scoramento era preventivabile.
Posto che comunque la rosa data a Sarri credo che non sia paragonabile per obiettivi e acquisti a quella di Baroni (ma forse manco a quella del "nostro" Sarri).
Fatte le dovute premesse, ribadisco che il tema qui non è la percezione.
Per qualcuno Baroni può anche essere il grande allenatore incompreso che non ha brillato nelle grandi piazze per mancanza di intermediari capaci o per ostracismo istituzionale, io sono aperto a qualsiasi considerazione.
La realtà è che se vuoi paragonare le due cose devi necessariamente confrontare le premesse: dopo Benitez i napoletani, vista anche la rosa a disposizione, si sarebbero aspettati un Klopp, un Allegri, un Ancelotti (che poi in effetti arrivò). Il nostro post Sarri (che già era un Sarri che veniva da un anno sabbatico e non era più il giovane vecchio in rampa di lancio, ma manco il trainer vittorioso di juve e chelsea) è stato Tudor, che paradossalmente poteva rappresentare il salto apparentemente traumatico da un big (o ex big) a un esordiente che stava mostrando qualche segnale di crescita importante.
Dopodiché siamo passati a Baroni, contemporaneamente c'è stata l'epurazione (in parte sospirata) dei nostri giocatori più iconici e l'arrivo di un gruppo di ragazzi promettenti ma senza grossi palmarès sulle loro spalle.
Tant'è vero che il motto "tutto contro Lotito, nulla contro Baroni" rappresenta proprio il mood di una tifoseria più preoccupata dall'atteggiamento della società sul mercato che non dalla scelta del mister, una cosa che mal si presta a paragoni con la piazza di Napoli che all'epoca era nel pieno della sua ricerca di grandezza dopo investimenti che credo già allora doppiassero il totale di quelli fatti da Lotito dall'inizio della sua presidenza.
Se la società fa un mercato obiettivamente e non solo parzialmente e cervelloticamente migliore degli altri, stai pur sicuro che Baroni sarebbe l'ultimo dei problemi. Per noi. Su questo sono d'accordo con TomYorke: l'allenatore oggi viene criticato per determinate scelte e per determinate soluzioni, non "in quanto tale". Che questo sposti di poco o di molto il destino della Lazio attuale è un tema che riguarda il singolo tifoso, che ha le sue idee e che ragiona in base alle sue aspettative.
Quella di Sarri al Napoli può essere sembrata una pazzia di De Laurentiis perché l'ha fatta avendo una rosa da scudetto o quasi e perché il trend della squadra era evidentemente quello di una che smaniava per diventare grande (e l'ultimo anno di Benitez paradossalmente l'abbiamo affossata noi con Pioli, altro grande rimpianto). La differenza è che a forza di provarci poi grande c'è diventata davvero, mentre noi discutiamo del valore intrinseco dei nostri allenatori perché sappiamo che su quello generale delle rose che hanno avuto a disposizione c'è sempre stato qualcosa che mancava. E l'incostanza della nostra crescita credo che sia lì a certificarlo.
Tant'è vero che il motto "tutto contro Lotito, nulla contro Baroni" rappresenta proprio il mood di una tifoseria più preoccupata dall'atteggiamento della società sul mercato che non dalla scelta del mister, una cosa che mal si presta a paragoni con la piazza di Napoli che all'epoca era nel pieno della sua ricerca di grandezza dopo investimenti che credo già allora doppiassero il totale di quelli fatti da Lotito dall'inizio della sua presidenza.La piazza di Napoli, all'epoca, pur con tutti i giocatori prestigiosi che abbiamo citato e che aveva in rosa, parlò di ridimensionamento e reagì male. Perché? Perché Sarri era un nome che strideva rispetto alla voglia di "grandeur" di chi vuole vincere e si sente, sotto sotto, insicuro e piccolo; chi si sente insicuro e piccolo vuole farsi portar per mano da chi viene reputato vincente, da chi ha anche l'aspetto e il curriculum del vincente, non certo vuole farsi portar per mano da chi ha il viso di un "operaio colto"; l'operaio, sebbene colto, non può vincere; nel nostro mondo e nella logica del provinciale piccolo borghese l'operaio è un perdente; e l'operaio, l'impiegato piccolo borghese non vuole riflettere sè stesso nell'altro, in questo caso un allenatore di calcio, perché gli ricorda la sua condizione esistenziale.
Galliani aveva pensato a Sarri e l'imprenditore vincente Berlusconi rifiutò. Perché? Perché l'estetica di Sarri non rispecchiava la sua idea di estetica, quella, appunto, del vincente Berlusconi.
"L’estetica è funzionale al progetto, giusto? La tuta di Sarri diceva invece della pigra comodità dell’uomo di campo, nato per stare in campo, appunto, non per presentarsi - magari con doppiopetto blu, camicia azzurra, cravatta regimental e mocassino con le nappe - ad una convention"https://www.gazzetta.it/Calcio/Serie-A/Milan/30-04-2025/sarri-al-milan-nel-2015-era-vicino-ma-berlusconi-disse-no-ha-la-tuta-ed-e-di-sinistra.shtmlBaroni continua ad essere antipatico a molti per un movente cosciente o meno; perché ha un volto e un'estetica da impiegato; l'estetica del perdente.
L'estate scorsa, prima ancora di capire che mercato si dovesse fare, si è parlato di ridimensionamento per il solo fatto di aver ingaggiato un signore che aveva sempre bazzicato in piccole squadre, ma che aveva avuto il merito di compiere un miracolo. Non meritava la panchina di una grande? Non meritava una chance? L'ha colta Baroni e ha disputato un ottimo campionato, avendo una rosa tecnicamente poco dotata. Che cosa si voleva di più? Non poteva fare meglio.