Confermo, a Torino lo sanno. Ci capito spesso, non abito lontano, ho amici e una collega torinese. Nei bar la mattina, mentre sorseggiano un caffè con gli occhi ancora stanchi parlano del tempo, del governo, ma prima di lasciarsi per avviarsi verso il loro luogo di lavoro gli occhi si incrociano consapevoli, l'espressione di chi l'ha scampata grossa ma non può liberarsi di quel velo di paura che resta con noi, sempre, quando ripensiamo al rischio che abbiamo corso, a quanto siamo stati vicini al disastro.. gli sguardi si incrociano, si abbassano lentamente e, con un misto di pudore e sollievo, si sussurrano l'un l'altro: "Tu lo sai, si...." per rispondersi poi con voce ancor più fioca "E come non lo so?". Tutti sanno di cosa si parla, non osano pronunciare il verbo oscuro perché intimamente sanno che non sono ancora del tutto al riparo dell'orrore. Con un brivido che non vede fra le sue cause il freddo che attanaglia la città della Mole, una impercettibile goccia di sudore gelido distribuita invisibile sulla superficie della fronte, posano 50 centesimi sul bancone del bar, si stringono a un cappotto fatto di calore e conforto, aprono la porta del bar e si gettano nelle loro esistenze, ancora incapaci di liberarsi del terrore ma consci che un giorno, quando tutto questo sarà finito, saranno capaci di tornare a godere della vita, una vita che sorriderà di nuovo loro, grazie a un piccolo, all'apparenza insignificante errore del presidente della roma.
Confermo: a Torino lo sanno.