Calcio, allarme conti
ROSSO DA RECORD PER I 20 CLUB DI A: 770 MILIONI RISCHIO DEFAULT (Gazzetta dello Sport, 15 Novembre 2020)
La stima Gazzetta del deficit aggregato del 2019-20 è da brividi: colpa del Covid ma anche di un sistema già squilibrato
Non ci sono soldi: 2020-21 drammatico
di Marco Iaria
Il calcio italiano è stato abituato a vivere al di sopra dei propri mezzi nel corso dell’era moderna, cioè nel trentennio cominciato con il primo boom dei diritti televisivi. La gestione in deficit è stata la regola, non l’eccezione. Ma il numero che fotografa la scorsa stagione mette lo stesso i brividi: 770 milioni di euro è stata la perdita aggregata dei 20 club di Serie A nel 2019-20. Uno sprofondo da record. Nemmeno nella sbornia di inizio anni Duemila (ricordate le sette sorelle che spendevano e spandevano?) si era raggiunto tale livello: cartellini gonfiati, crac finanziari, una legge dello Stato a spalmare le svalutazioni, e un 2002-03 chiuso a -536 milioni, il deficit più alto della storia del massimo campionato. Il più alto prima di oggi. La Gazzetta è in grado di stimare in anteprima la perdita della Serie A edizione 2019-20 grazie all’esame dei bilanci già pubblicati e alle informazioni finanziarie raccolte ufficiosamente tra le altre società del massimo torneo.
Come ci si è arrivati?
L’effetto Covid, ovviamente, è stato determinante. Da marzo, per esempio, sono venuti a mancare gli incassi da stadio, con una riduzione dei proventi stimabile in 100 milioni solo dal ticketing. Quanto ai diritti tv, i club non hanno potuto conteggiare nei bilanci 2019-20 la quota relativa alle ultime 10 giornate, disputate dopo il 30 giugno: parliamo di poco meno di 300 milioni. E c’è da aggiungere pure quella fetta di premi Uefa per le coppe europee conteggiata solo ad agosto. Le società, infatti, hanno tendenzialmente applicato il principio della competenza temporale. Il lockdown, con il conseguente sconfinamento del 2019-20 alla stagione sportiva successiva, ha alterato i conti. Ma c’è da dire che, in base allo stesso principio, i club hanno potuto suddividere in 14mensilità anziché 12 i costi del personale spostando circa 250 milioni su luglio-agosto. Quindi lo sfasamento delle date ha impattato in misura marginale sul numero monstre di 770 milioni, che rimane in tutta la sua gravità, soprattutto alla luce del corso dell’epidemia. Se il 2019-20 è stato stravolto dal Covid solo per l’ultimo quadrimestre, il 2020-21 rischia di essere pregiudicato integralmente, visto che è cominciato a porte chiuse (salvo le temporanee aperture a 1000 spettatori) e presumibilmente si concluderà in impianti vuoti o quasi. Alcuni club aderiranno alla facoltà concessa dal decreto Agosto di sospendere gli ammortamenti, ma è un pannicello caldo: gli stipendi, in impetuosa crescita negli ultimi anni, sono ormai diventati insostenibili in rapporto all’attuale livello dei fatturati. Il grosso guaio, per la Serie A, è che lo stato di salute pregresso era già preoccupante. Nel 2018-19, l’ultima stagione pre-coronavirus, la Serie A aveva accumulato 292 milioni di perdite, con i debiti al netto dei crediti saliti a quota 2,5 miliardi (1,7 miliardi 4 anni prima). Il sistema calcio italiano appariva indifeso di fronte a un’emergenza come quella che stiamo vivendo. Adesso siamo nel pieno di una profonda crisi di liquidità. Non ci sono soldi in cassa e i club di Serie A hanno chiesto alla Figc una proroga dei termini per i pagamenti di emolumenti e contributi: la scadenza del 30 settembre per le mensilità di giugno e luglio è stata inizialmente posticipata al 16 novembre, quindi è arrivato lo slittamento al 1° dicembre per gli stipendi di luglio, agosto e settembre. Pare che soltanto Atalanta, Parma e Sassuolo abbiano saldato tutte le spettanze e pagato il mese di settembre in anticipo sulla scadenza.
Flussi di cassa stop
D’altronde, le difficoltà accomunano tutti e non risparmiano affatto le grandi che hanno pagato a caro prezzo lo stop dei flussi di cassa della biglietteria: parliamo, solo per la quota-abbonati, di oltre 30 milioni per la Juventus. Proprio le big sono quelle che “trainano” il rosso della Serie A. Il primato negativo spetta alla Roma che ha chiuso il 2019-20 a -204 milioni, precedendo il Milan a -195. L’Inter, che terrà il 27 l’assemblea, si è attestata sui 100 milioni di passivo, mentre la Juve ha chiuso a -90 potendo contare sui 90 milioni di stipendi risparmiati in virtù dell’accordo con squadra e staff tecnico ma in buona parte ricalcolati nei prossimi mesi. Più contenute le perdite della Lazio (-16) e del Napoli, che dovrebbe aver chiuso sotto i 20 milioni di rosso. Le 6 società principali hanno generato poco più di 620 milioni di perdite. Quasi 150 sono stati bruciati dalle altre 14 squadre della Serie A 2019-20: tutte in rosso, con l’eccezione di Atalanta, Cagliari, Genoa, Spal e Verona.